venerdì 6 aprile 2018

Video e Foto Diario da Ghouta Es

di Vanessa Beeley (da 21st Century Wire)
traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico

29 marzo 2018

Guidando verso il campo di Wafedin, che sta ricevendo i civili evacuati da Ghouta Est. (Foto: Vanessa Beeley)

La verità finisce per venir fuori. L'abbiamo visto a Homs, Aleppo, Deir Ezzor, Raqqa, Madaya – in tutte le zone della Siria dove i civili vengono liberati dall'esercito di gruppi terroristici che agiscono su mandato della Coalizione statunitense. Stavolta tocca a Ghouta mostrare la campagna dell'industria mediatica occidentale per quello che è, una propaganda sensazionalistica continuata per gli ultimi sette anni di questo conflitto senza senso, imposto dall'esterno allo stato sovrano della Siria e al suo popolo.


Conferenza stampa delle NU presso l'Hotel Four Seasons, 28 marzo 2018. (Foto: Vanessa Beeley)

Ieri, a Damasco, le Nazioni Unite hanno tenuto una conferenza stampa. Siamo arrivati in ritardo, ma in tempo per sentire parlare di 75.000 civili che sono fuggiti da Ghouta Est verso la sicurezza dei centri allestiti dal governo siriano per accogliere questa gente traumatizzata che scappa dall'occupazione terroristica delle loro città e villaggi, attraverso i corridoi umanitari aperti e negoziati da Russia e Siria.
Secondo un funzionario delle NU, 25.000 di questi civili sono stati riuniti alle loro famiglie grazie al governo siriano, mentre altri 50.000 si trovano in centri per sfollati interni [IDP centres], assistiti da organizzazioni della società civile siriana.
Le cifre fornite dalle NU sono inferiori a quelle diffuse da rappresentanti siriani e russi, ma in questo campo la discrepanza, per le NU, non è insolita. L'agenzia siriana SANA [Syrian Arab News Agency] ha comunicato di recente cifre più vicine a 135.000. Comunque sia, le cifre delle NU dimostrano come quelle, molto più basse, diffuse dai media occidentali, siano nel migliore dei casi inesatte, nel peggiore ingannevoli.
Assaf Abood, della BBC Arabic, mi ha riferito che le NU non fanno abbastanza per assistere questi centri per sfollati e ha sollevato la questione durante l'incontro. Mi ha inoltre informato che c'è ancora un numero stimato di 130.000 civili nella parte di Douma controllata dal Jaish Al Islam.
Sono in corso negoziati tra Russia, governo siriano e il Jaish Al Islam (un gruppo terroristico finanziato dai sauditi), per decidere sulla loro destinazione finale, importante condizione tra quelle per la loro resa e il rilascio di tutti i civili sotto il loro controllo.
Vale la pena rilevare che il Jaish Al Islam ha la reputazione di essere una delle formazioni terroristiche più brutali ed estremiste tra quelle che occupano Ghouta Est. È lì che si trova la famigerata “prigione del pentimento” [“repentance prison”]:
Questi terroristi prendono civili come ostaggi, hanno una prigione a Douma (la principale località di Ghouta Est) chiamata la Prigione del Toubah, sapete che significa Toubah in arabo? Vuol dire “pentimento”, non si esce finché non ci si pente. Hanno preso prigioniere migliaia di persone innocenti, civili, e li hanno rinchiusi in questa prigione di Douma. E ogni tanto prendono donne e bambini, li mettono dentro delle gabbie e li portano in strada. [Syria News]

Il Campo di Wafedin
Ieri sono stata al Campo di Wafedin, che si trova all'estremità al rpincipale corridoio umanitario che ha permesso ai civili di abbandonare, sotto la protezione dell'Esercito Siriano, il Ghouta Est occupato.
Questi corridoi sono stati regolarmente bombardati, e i civili colpiti da cecchini, nel tentativo, da parte dei terroristi, di impedire il loro esodo.
La perdita di scudi umani e strumenti di propaganda è un duro colpo per questi gruppi terroristici sostenuti dai membri della NATO. C'è anche il timore di ciò che quegli stessi civili riferiranno una volta al sicuro e liberi di esprimersi senza la minaccia di imprigionamento o peggio. È quello che abbiamo visto ad Aleppo Est.


All'arrivo dei civili, i media siriani erano presenti, ma quelli occidentali, che io sappia, no. (Foto: Vanessa Beeley)

Curiosamente, l'industria mediatica sembra di nuovo diventata muta quando i civili si riversano fuori dalle zone che, negli ultimi sette anni, quella stessa industria aveva definito zone controllate da “ribelli democratici”.


I soldati dell'Esercito Siriano che portano borse, beni personali e bambini. (Foto: Vanessa Beeley)

Ad accoglierci (me e il mio interprete), il Generale dell'Esercito Siriano incaricato delle operazioni di evacuazione a Wafedin. Cortese, cordiale ed efficiente, ci ha guidato fino al punto finale del corridoio, dove i civili entrano nell'area del campo sfollati. Soldati erano posizionati per reagire nel caso che i gruppi terroristici facessero fuoco sui civili. Come sempre in simili situazioni, non c'era tensione ma calma efficienza e attenzione per i civili. I soldati erano in allerta, pronti, ma consapevoli dei bisogni dei civili traumatizzati ed esausti che procedevano con aria stordita verso la salvezza.
Il video che segue è stato girato proprio mentre i civili arrivavano a quel “traguardo”.


La prima donna con cui abbiamo parlato era chiaramente esausta: “Il cuore mi batte talmente forte” ci ha detto. I suoi occhi erano di un azzurro impressionante, e sembrava ansiosa di procedere oltre, ma ci ha detto che, arrivata finalmente lì, si sentiva “rassicurata”. Un ragazzino ci ha detto quanto fosse molto meglio star lì che a Ghouta. Due giovani donne definirono tragiche le condizioni a Douma, ma si dissero speranzose che la situazione si risolvesse presto, così da poter tornare a casa.



Tra questi civili, molti gli uomini feriti, appoggiati a stampelle o procedenti con difficoltà. Abbiamo visto in molte occasioni la Mezza Luna Rossa siriana e la VERA Protezione Civile Siriana intervenire in aiuto di quelli che non erano in grado di percorrere quegli ultimi passi verso la libertà.
Abbiamo parlato con un membro della VERA Protezione Civile siriana. Con prosaica modestia ci ha detto che dell'assistenza all'evacuazione all'interno di Ghouta Est si occupa la La Mezzaluna Rozza. Mentre il ruolo della Protezione Civile è l'assistenza medica per i civili in arrivo, o il loro trasporto in ospedale per i casi più seri.


I civili venivano scortati fino al campo per sfollati di Wafedin. Una volta al suo interno molti di loro si sedevano a terra, visibilmente esausti e sollevati di poter finalmente riposare. I bambini apparivano chiusi in se stessi, e molti mostravano evidenti sintomi di stress e malnutrizione.


Un bambino appena arrivato a Wafedin. (Foto: Vanessa Beeley)


Bambini esausti, appoggiati a un muro del capo. (Foto: Vanessa Beeley)


Molti bambini mostravano denutrizione e perdita di capelli. (Foto: Vanessa Beeley)

Borse e oggetti personali venivano controllati dall'esercito prima che i civili potessero registrarsi presso il centro. Molti si riuniranno coi loro familiari a Damasco. Abbiamo intervistato alcuni di loro. Tutti hanno descritto la situazione a Douma come intollerabile. Ci hanno riferito di gruppi terroristici che si impossessavano di cibo e aiuti umanitari, per poi venderli a caro prezzo ai civili. Un chilo di riso poteva superare i 10 dollari, un chilo di zucchero i 36. Inoltre, la repressione delle opinioni dissenzienti, la privazione degli elementi essenziali della vita quotidiana, come acqua ed elettricità. L'intervista che segue è con un uomo appena arrivato da Douma con la sua famiglia.


Alla domanda su come si sentisse all'arrivo a Wafedin, l'uomo ha risposto, raggiante: “Mi sento nato di nuovo”. Una parola davvero appropriata, visto l'avvicinarsi del weekend di Pasqua a Damasco.


Qui di seguito, foto dell'evacuazione che trasmettono un senso di sollievo e liberazione che non si possono falsificare. Durante questa evacuazione i media occidentali si sono mostrati latitanti, forse perché avrebbero dovuto affrontare (ancora una volta) la verità delle sciagure che le loro menzogne hanno inflitto al popolo siriano, una verità che non possono affrontare, ma di cui dovrebbero essere chiamati a rendere conto.

















Leggi altre informazioni sulla Siria su 21st Century Wire Syria Files [in inglese]

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