di
Vanessa Beeley (da 21st Century Wire)
traduzione
per Doppiocieco di Domenico D'Amico
29
marzo 2018
Guidando verso il campo di Wafedin, che sta ricevendo i civili evacuati da Ghouta Est. (Foto: Vanessa Beeley)
La
verità finisce per venir fuori. L'abbiamo visto a Homs, Aleppo, Deir
Ezzor, Raqqa, Madaya – in tutte le zone della Siria dove i civili
vengono liberati dall'esercito di gruppi terroristici che agiscono su
mandato della Coalizione statunitense. Stavolta tocca a Ghouta
mostrare la campagna dell'industria mediatica occidentale per quello
che è, una propaganda sensazionalistica continuata per gli ultimi
sette anni di questo conflitto senza senso, imposto dall'esterno allo
stato sovrano della Siria e al suo popolo.
Conferenza stampa delle NU presso l'Hotel Four Seasons, 28 marzo
2018. (Foto: Vanessa Beeley)
Ieri,
a Damasco, le Nazioni Unite hanno tenuto una conferenza stampa. Siamo
arrivati in ritardo, ma in tempo per sentire parlare di 75.000 civili
che sono fuggiti da Ghouta Est verso la sicurezza dei centri
allestiti dal governo siriano per accogliere questa gente
traumatizzata che scappa dall'occupazione terroristica delle loro
città e villaggi, attraverso i corridoi umanitari aperti e negoziati
da Russia e Siria.
Secondo
un funzionario delle NU, 25.000 di questi civili sono stati riuniti
alle loro famiglie grazie al governo siriano, mentre altri 50.000 si
trovano in centri per sfollati interni [IDP centres], assistiti da
organizzazioni della società civile siriana.
Le
cifre fornite dalle NU sono inferiori a quelle diffuse da
rappresentanti siriani e russi, ma in questo campo la discrepanza,
per le NU, non è insolita. L'agenzia siriana SANA [Syrian Arab News
Agency] ha comunicato di recente cifre più vicine a 135.000.
Comunque sia, le cifre delle NU dimostrano come quelle, molto più
basse, diffuse dai media occidentali, siano nel migliore dei casi
inesatte, nel peggiore ingannevoli.
Assaf
Abood, della BBC Arabic, mi ha riferito che le NU non fanno
abbastanza per assistere questi centri per sfollati e ha sollevato la
questione durante l'incontro. Mi ha inoltre informato che c'è ancora
un numero stimato di 130.000 civili nella parte di Douma controllata
dal Jaish Al Islam.
Sono
in corso negoziati tra Russia, governo siriano e il Jaish Al Islam
(un gruppo terroristico finanziato dai sauditi), per decidere sulla
loro destinazione finale, importante condizione tra quelle per la
loro resa e il rilascio di tutti i civili sotto il loro controllo.
Vale
la pena rilevare che il Jaish Al Islam ha la reputazione di essere
una delle formazioni terroristiche più brutali ed estremiste tra
quelle che occupano Ghouta Est. È lì che si trova la famigerata
“prigione del pentimento” [“repentance prison”]:
Questi terroristi prendono civili come ostaggi, hanno una prigione a Douma (la principale località di Ghouta Est) chiamata la Prigione del Toubah, sapete che significa Toubah in arabo? Vuol dire “pentimento”, non si esce finché non ci si pente. Hanno preso prigioniere migliaia di persone innocenti, civili, e li hanno rinchiusi in questa prigione di Douma. E ogni tanto prendono donne e bambini, li mettono dentro delle gabbie e li portano in strada. [Syria News]
Il
Campo di Wafedin
Ieri
sono stata al Campo di Wafedin, che si trova all'estremità al
rpincipale corridoio umanitario che ha permesso ai civili di
abbandonare, sotto la protezione dell'Esercito Siriano, il Ghouta Est
occupato.
Questi
corridoi sono stati regolarmente bombardati, e i civili colpiti da
cecchini, nel tentativo, da parte dei terroristi, di impedire il loro
esodo.
La
perdita di scudi umani e strumenti di propaganda è un duro colpo per
questi gruppi terroristici sostenuti dai membri della NATO. C'è
anche il timore di ciò che quegli stessi civili riferiranno una
volta al sicuro e liberi di esprimersi senza la minaccia di
imprigionamento o peggio. È quello che abbiamo visto ad Aleppo Est.
All'arrivo dei civili, i media siriani erano presenti, ma quelli
occidentali, che io sappia, no. (Foto: Vanessa Beeley)
Curiosamente,
l'industria mediatica sembra di nuovo diventata muta quando i civili
si riversano fuori dalle zone che, negli ultimi sette anni, quella
stessa industria aveva definito zone controllate da “ribelli
democratici”.
I soldati dell'Esercito Siriano che portano borse, beni personali
e bambini. (Foto: Vanessa Beeley)
Ad
accoglierci (me e il mio interprete), il Generale dell'Esercito
Siriano incaricato delle operazioni di evacuazione a Wafedin.
Cortese, cordiale ed efficiente, ci ha guidato fino al punto finale
del corridoio, dove i civili entrano nell'area del campo sfollati.
Soldati erano posizionati per reagire nel caso che i gruppi
terroristici facessero fuoco sui civili. Come sempre in simili
situazioni, non c'era tensione ma calma efficienza e attenzione per i
civili. I soldati erano in allerta, pronti, ma consapevoli dei
bisogni dei civili traumatizzati ed esausti che procedevano con aria
stordita verso la salvezza.
Il
video che segue è stato girato proprio mentre i civili arrivavano a
quel “traguardo”.
La prima donna con cui abbiamo parlato era chiaramente esausta: “Il cuore mi batte talmente forte” ci ha detto. I suoi occhi erano di un azzurro impressionante, e sembrava ansiosa di procedere oltre, ma ci ha detto che, arrivata finalmente lì, si sentiva “rassicurata”. Un ragazzino ci ha detto quanto fosse molto meglio star lì che a Ghouta. Due giovani donne definirono tragiche le condizioni a Douma, ma si dissero speranzose che la situazione si risolvesse presto, così da poter tornare a casa.
Tra questi civili, molti gli uomini feriti, appoggiati a stampelle o procedenti con difficoltà. Abbiamo visto in molte occasioni la Mezza Luna Rossa siriana e la VERA Protezione Civile Siriana intervenire in aiuto di quelli che non erano in grado di percorrere quegli ultimi passi verso la libertà.
Abbiamo parlato con un membro della VERA Protezione Civile siriana. Con prosaica modestia ci ha detto che dell'assistenza all'evacuazione all'interno di Ghouta Est si occupa la La Mezzaluna Rozza. Mentre il ruolo della Protezione Civile è l'assistenza medica per i civili in arrivo, o il loro trasporto in ospedale per i casi più seri.
I civili venivano scortati fino al campo per sfollati di Wafedin. Una volta al suo interno molti di loro si sedevano a terra, visibilmente esausti e sollevati di poter finalmente riposare. I bambini apparivano chiusi in se stessi, e molti mostravano evidenti sintomi di stress e malnutrizione.
Un bambino appena arrivato a Wafedin. (Foto: Vanessa Beeley)
Bambini esausti, appoggiati a un muro del capo. (Foto: Vanessa Beeley)
Molti bambini mostravano denutrizione e perdita di capelli. (Foto: Vanessa Beeley)
Borse e oggetti personali venivano controllati dall'esercito prima che i civili potessero registrarsi presso il centro. Molti si riuniranno coi loro familiari a Damasco. Abbiamo intervistato alcuni di loro. Tutti hanno descritto la situazione a Douma come intollerabile. Ci hanno riferito di gruppi terroristici che si impossessavano di cibo e aiuti umanitari, per poi venderli a caro prezzo ai civili. Un chilo di riso poteva superare i 10 dollari, un chilo di zucchero i 36. Inoltre, la repressione delle opinioni dissenzienti, la privazione degli elementi essenziali della vita quotidiana, come acqua ed elettricità. L'intervista che segue è con un uomo appena arrivato da Douma con la sua famiglia.
Alla domanda su come si sentisse all'arrivo a Wafedin, l'uomo ha risposto, raggiante: “Mi sento nato di nuovo”. Una parola davvero appropriata, visto l'avvicinarsi del weekend di Pasqua a Damasco.
Qui di seguito, foto dell'evacuazione che trasmettono un senso di sollievo e liberazione che non si possono falsificare. Durante questa evacuazione i media occidentali si sono mostrati latitanti, forse perché avrebbero dovuto affrontare (ancora una volta) la verità delle sciagure che le loro menzogne hanno inflitto al popolo siriano, una verità che non possono affrontare, ma di cui dovrebbero essere chiamati a rendere conto.
Leggi altre informazioni sulla Siria su 21st Century Wire Syria Files [in inglese]
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