giovedì 31 maggio 2012

Io non ci sto


Basta così o stiamo aspettando che ammazzino le vecchiette ed espiantino i reni ai bambini per rivenderli al mercato nero? Non bastava la fiducia al governo Monti, la mazzata sulle pensioni, il perché ce lo chiede l'Europa, il perché abbiamo speso al di sopra delle nostre possibilità. Non bastavano i tagli al welfare, i soldi alle banche, gli esodati,  gli statali fannulloni e assenteisti, i sindacati gialli? Avete voluto aspettare che ci fottessero anche l'art 18. Adesso cos'altro manca? 
Vendola Di Pietro, movimenti vari, dobbiamo ancora aspettare che il Pd si decida a mettersi con voi, magari allargando la coalizione ai “moderati”, per poi darvi lezioni di realpolitik su come non disturbare il manovratore e su come sia inevitabile massacrare i lavoratori, perché si sa l'economia funziona così? Dobbiamo fare una coalizione con il Pd per rivedere D'Alema scambiarsi tenerezze con una come Condoleeza Rice, fra un guerra e l'altra? Dobbiamo imbarcare i Fioroni, i Rutelli, i Franceschini, le Bindi, e magari i Casini, per sentirci dire i matrimoni gay giammai, l'eutanasia Dio ce ne scampi e i soldi alla chiesa sono benedetti come pure le sue scuole. 
Va bene facciamoci spellare vivi, ma prima un po' di Bunga Bunga ovviamente.
Io non ci sto, abbiamo già dato e ci potete scommettere che non sarò il solo.

Intervista a Paul Ginsborg su ALBA – (L’Unità)



Il professor Paul Ginsborg  racconta che sono in molti a chiedersi come il nuovo soggetto politico Alba (Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente), creato insieme a Ugo Mattei, Marco Revelli, Paolo Cacciari, Chiara Giunti, Nicoletta Pirotta e Alberto Lucarelli, si stia at-trezzando in vista del 2013.
Professore, non è ancora il tempo di parlarne? Le elezioni si avvicinano.
«Siamo appena nati, è molto presto per noi prendere una posizione sulle elezioni. Certamente vorremmo fare parte di una cultura di sinistra che contribuisce alla sconfitta  del berlusconismo. Ma ci siamo visti solo una volta ad aprile,  la prossima sarà  alla fine di giugno  e lì sperimenteremo una vera forma di democrazia partecipativa e a parlare non saranno solo “i capi”. In quella sede affronteremo anche il tema delle elezioni. Per ora siamo forti di circa 80 gruppi territoriali, cresciuti con grande rapidità, al di là di ogni previsione».
Un altro segnale che i cittadini mandano chiedendo luoghi di rappresentanza di- versi dai partiti?
«Ha ragione, è una grande  responsabilità quella che sentiamo. Credo che que sto interesse dipenda  dal fatto che nei cittadini c’è l’esigenza di trovare nuove interlocuzioni. In questi mesi abbiamo visto crescere molto in fretta il Movimento  5 Stelle e noi vorremmo porci come un’alternativa a Beppe Grillo per-ché ci sono molte persone che chiedo-no un rinnovamento ma non si riconoscono nel grillismo,  fenomeno che va distinto  da tanti elettori che hanno  votato  M5S. Quello che noi rifiutiamo è proprio  la figura del capo carismatico, questo  Paese ne ha conosciuti  diversi, e quando  vediamo che ce n’è uno che ha addirittura la proprietà del marchio del suo movimento non possiamo  non avvertire  un pericolo  per  la democrazia».
Quindi Alba non avrà capi?
«Alba non avrà capi, meno che mai carismatici, anzi siamo molto sospettosi verso di loro. Sia a destra  sia a sinistra ce ne sono troppi.  Nel nostro Manifesto quello che vogliamo è che lo spazio della politica in Italia, le sue regole, la sua cultura, il suo genere,  troppo  maschile rispetto al resto d’Europa, devono cambiare radicalmente. Non diciamo “facciamo un’alleanza con questo o quel partito”, invitiamo  alla creazione collettiva di una cultura politica diversa».
Ma per dare un vostro contributo dovrà esserci una forma di partecipazione alla competizione elettorale. Guarderete al Pd, farete una lista civica nazionale o cos’altro?
«Arriveremo ad una decisione in modo democratico, anche se mi rendo conto che interessa sapere con chi ci schiereremo e in che modo. A giugno ci vedremo in Emilia Romagna, anche in segno di solidarietà con i terremotati, e stabiliremo modi, forme e tempi».
Pensate  di poter  occupare anche una parte dello spazio a cui oggi guarda Grillo?
«È quello  che ci auguriamo anche  se facciamo  fatica  a far conoscere il nostro progetto, abbiamo  trovato  grandi difficoltà ad avere spazi sui quotidiani. Se ci sono professori di destra, rispettabilissimi, forse possono  essercene anche di sinistra  che hanno  qualcosa  da dire. Io mi appello anche ai tanti del Pd che sono stufi della vecchia politica di venire con noi e dare il proprio  contributo ad un progetto davvero innovativo».
Professore, forse Bersani questo suo appello non lo gradirà…
«Temo proprio  che sia così…».

Mario Monti odia lo Stato. E ci dicono che lo salverà. (quello che non ho potuto spiegare a L’Ultima Parola venerdì scorso)


dal Blog di Paolo Barnard

Mario Monti, il criminale che sta smembrando il futuro delle prossime due generazioni di bambini italiani e tutta la nostra ricchezza residua, è un fanatico discepolo del Libero Mercato. Il Libero Mercato è possibile solo e unicamente a condizione che lo Stato cessi di esistere, poiché lo Stato moderno è nato con la funzione primaria di proteggere la gente dalla furia predatoria del Libero Mercato.
Il fanatismo integralista del Libero Mercato anti-Stato ha un padre-profeta, che risponde al nome di Friedrich August von Hayek, economista austriaco vissuto dal 1899 al 1992. Di seguito alcuni suoi principi:
Sullo Stato Sociale, Hayek così si pronunciò: “Fornire agli indigenti e agli affamati qualche forma di aiuto, ma solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi”.
Sulla democrazia dello Stato, si dichiarò a favore di uno Stato minimo, ma anche di uno Stato dittatoriale che imponesse le leggi dell’ordine supremo al popolo ignorante.
Sulla funzione pubblica della spesa statale, Hayek pensò che distruggendo ogni accesso dello Stato alla moneta si sarebbe finalmente abolita ogni forma di spesa pubblica. Propose l’abolizione completa del monopolio statale sull’emissione della moneta, per permettere solo alle banche private di creare denaro in libera competizione fra loro. Di fatto, si sarebbe trattato dell’abolizione del Tesoro nazionale e del bilancio dello Stato. L’abolizione dello Stato in sé.
** Si noti che quanto sopra è precisamente il disegno dell’Eurozona, cioè la sottrazione radicale agli Stati sovrani della loro moneta. Otmar Issing, uno dei padri dell’Euro e membro della BCE, ha dichiarato: “Quello che è successo con l’introduzione dell’Euro ha davvero ottenuto ciò che invocava Hayek”. E ancora: “E’ oggi chiaro che idee come le sue hanno ispirato i Trattati dell’Unione Europea… Non dovrebbe Hayek essere oggi felice di ciò che abbiamo fatto? Così tanta parte delle sue idee degli anni ’60 sono oggi legge europea”. Questo ammette il maggior insider della BCE nel 1999, parlando liberamente presso una delle più accanite fondazioni di destra neoliberista del mondo, l’Institute of Economic Affairs di Londra. Ammette che davvero, come da me scritto molte volte, questa Unione fu modellata sul volere dei profeti delle elites sociopatiche e anti-Stato, in palese sfregio del mandato ricevuto dagli amministratori dei cittadini comuni d’Europa. **
Posto di fronte alla scelta se favorire l’occupazione o la lotta all’inflazione, Hayek non ha dubbi: la lotta all’inflazione deve essere Regina, e tutto il resto dell’economia viene dopo, incluse le masse disperate delle persone condannate a una vita ignobile nella disoccupazione e sottoccupazione, che non lo toccano minimamente.
Hayek era un propagandista di un Darwinismo sociale senza pietà. Per lui ogni singolo aspetto del vivere comune, inclusa la morale, doveva essere frutto di una lotta spontanea, e mai di una pianificazione democratica dello Stato. Niente tutele per le minoranze, per i deboli, assolutamente no spesa dello Stato per il bene pubblico, trionfa solo il meritevole, il forte, in assenza completa di una qualsivoglia funzione pubblica. Hayek rappresenta il massimo profeta anti-Stato forse mai esistito.
Va inoltre compreso che figure come Hayek, come Walras, come l’italiano Evola, come Perroux, come Schuman, come Attali, come Issing e Weigel, come Draghi, come Amato, come Prodi, come Bini Smaghi, e come Monti, insomma, come tutti questi tecnocrati Neoclassici e Neoliberisti che hanno o hanno avuto in pugno questo continente, erano e sono cultori del diritto insindacabile delle elites di governare “le masse ignoranti” (Hayek – Schuman). La democrazia è per loro solo un grave ingombro alla giusta guida di ‘ste masse di “outsider rompicoglioni” (la definizione di cittadini di Walter Lippmann), e dunque va grandemente ridotta. I trattati europei sovranazionali che hanno esautorato i parlamenti, e l’Eurozona che ha tolto la moneta ai governi, furono pensati proprio per questo fine.
Abbiamo già visto sopra come le idee di Friedrich August von Hayek abbiano inzuppato la creazione sia dell’Unione Europea che dell’Eurozona. Già qui chiunque sia sano di mente dovrebbe saltare sulla sedia e gridare allo scandalo. Come può il pensiero di chi odia lo Stato a morte comporre la spina dorsale di una Unione di Stati? Come può un uomo che scrive, lo ripeto, “… fornire agli indigenti e agli affamati qualche forma di aiuto, ma solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi” aver ispirato le regole votate dai Premier il cui mandato costituzionale dovrebbe essere la tutela dei cittadini? E nel caso italiano parlo di Mario Monti, ma anche di Prodi e D’Alema, Ciampi, Amato.
Monti, come una lunga serie dei padri creatori dell’Euro, è contiguo, è inzuppato, è intriso di Friedrich August von Hayek, di Libero Mercato integralista, di darwinismo sociale. E’ intriso cioè del credo di chi odia lo Stato. Una dimostrazione:
Monti – che non è solo un fedele di Goldman Sachs, del Bilderberg, della Trilaterale, ma è anche stato Presidente del Consiglio d’Amministrazione del Bruegel, finanziato da Microsoft e dal mostro affamatore del mondo Syngenta (sarà forse per questo che Monti Commissario europeo multò Microsoft di una cifra equivalente a multare Montezemolo di 1 euro e 20 centesimi per eccesso di velocità) – Monti dicevo ha ricevuto nel 2005 il premio della Friedrich August von Hayek Foundation, che già aveva premiato proprio Otmar Issing (e Margaret Thatcher, sic). Monti siede fiero e compiaciuto in un consesso la cui ideologia ispiratrice, come già detto, è l’antitesi più feroce allo Stato mai concepita se si esclude la palese tirannide, e sentite come viene apostrofato:
Onoriamo oggi un uomo (Monti) che è stato fedele nelle parole e nei fatti ai principi di Friedrich August von Hayek”.
La sua vita, il suo lavoro, e la sua personalità (di Monti) non potrebbero essere meglio caratterizzati e onorati se non da un premio che porta il nome del grande economista Friedrich August von Hayek”.
Applausi. Non risulta che Mario Monti si sia alzato e abbia rifiutato gli onori proclamando, inorridito, “… ma io sono un uomo di Stato!”.
Monti riceve nel 2004 la Medaglia Schuman, e questo non vi dice nulla? Se non vi dice nulla leggete ciò che ci ha rivelato il Prof. Alain Parguez dell’università francese di Besancon ed ex consigliere di Mitterrand, a Milano il 12 maggio: “Schuman era amico di Salazar, di Mussolini e di Pio XII. In un discorso del 1935 all’assemblea cattolica francese Schuman disse che bisognava abolire leggi infami repubblicane, ristabilire la libertà religiosa e negare sia la scuola laica che lo stato laico. Egli avrebbe dedicato i suoi sforzi a costruire una Unione Europea così”.
E dunque un tecnocrate, Monti, con queste affiliazioni, con questa contiguità ideologica coi peggiori nemici dichiarati della funzione pubblica, come può essere compatibile con un incarico di pubblico amministratore del pubblico bene? Cioè della mia e della tua vita, di quella dei tuoi genitori ammalati, o di tuo figlio a scuola. Lo capite ora com’è possibile che lui e i suoi sciagurati sicari siamo oggi intenti alla demolizione della democrazia e della sovranità economica dello Stato italiano? Mario Monti odia lo Stato, disprezza noi e crede ciecamente nelle elites. Dall’alto dei cieli lo benedice benevolo Friedrich August von Hayek.
Ma Mario Monti è stato chiamato dall’indegno Presidente Giorgio Napolitano a ‘salvare’ il nostro Stato.
Tutto ciò è, nella forma, una grottesca oscenità. Nella sostanza è invece molto peggio, è la devastazione delle vite di milioni di nostri connazionali e della democrazia stessa, una devastazione pensata e voluta da questa potente scuola ideologica senza una briciola di rimorso. Un crimine. Mario Monti è un criminale.

La "manifesta insussistenza" del Pd

Tomo tomo il governo si fotte l'art 18.
Si sono fatti in quattro pur di approvare la riforma del lavoro, tanto voluta dai mercati per mano della vendicatrice dei ricchi, sig.ra Fornero. Il DDL sul lavor infatti è stato spacchettato in 4 emedamenti, per renderlo più digeribile si suppone, anche se i nostri parlamentari quando si tratta di digerire misure contro i lavoratori hanno uno stomaco di ferro. La modifica sostanziale, là dove si cela l'inganno riguarda la "manifesta insussistenza": SE IL LICENZIAMENTO individuale economico è illegittimo per "manifesta insussistenza", il giudice potrà reintegrare il lavoratore. In tutti gli altri casi di licenziamento per motivi oggettivi senza giusta causa, scatterà un'indennità tra le 12 e 24 mensilità, fissata dal giudice in base all'anzianità e ad altri parametri. È questa la modifica più importante alla riforma del mercato del lavoro che da ora ha anche un testo ufficiale.
Un trappolone ben congegnato, come ha dimostrato egregiamente Bruno Tinti, analizzando al microscopio proprio il concetto di "manifesta insussistenza". Ma ciò che passa scandalosamente sotto silenzio è la solerzia con la quale il Pd, insieme a quelli che non vogliono il decreto anticorruzione per salvare Berlusconi, ha votato la fiducia, accompagnata dai balbettii della sig. Camusso e dagli applausi di Bonanni che si vanta di essere un ottimo incassatore di batoste ("poteva andare peggio"). Mi chiedo per quale motivo dovremmo stare a disquisire di alleanze o liste civiche (si parla addirittura di una lista Saviano), per salvare il culo a gente come questa, che sputa sui diritti dei lavoratori e si fa persino tentare dall' "andare a vedere le carte" di una fantomatica riforma semipresidenzialista (D'Alema), che con i problemi del paese ci sta come una colonscopia per un'unghia incarnita. 
Ginsborg è fin troppo prudente nell'affermare che non è detto che i movimenti si alleino col PD. 
Cambiare l'Italia e invertire la tendenza alla demolizione dei diritti dei lavoratori è tutta un'altra storia.

martedì 29 maggio 2012

Poche storie: ritorno al sistema retributivo e abbassamento dell'età pensionabile


Non mi pare che qualcuno, fra i vari soggetti che si propongono per un'alternativa politica in Italia, ci sia qualcuno che rimetta in discussione il cosiddetto “decreto salva Italia”, una truffa colossale ai danni dei lavoratori, che nella buona sostanza, per quanto riguarda la materia pensionistica aumenta l'età pensionabile a 66 anni e i contributi pensionistici ad un minimo di 42 anni e rotti. Tutti danno per scontato il principio di fondo di “equità intergenerazionale” di tale decreto, alla cui base sta il concetto del mandiamo in pensione più tardi le vecchie generazioni per favorire l'ingresso al lavoro dei giovani. Come dicevo una truffa, per tanti motivi: primo perché è impensabile per qualsiasi categoria lavorativa sottoposta a lavori usuranti, ripetitivi o anche di grossa responsabilità, che il lavoratore resti al suo posto fino a 66 anni. Si aprirebbero scenari di lunghi periodi di malattia per dipendenti esangui e inutilizzabili causa logoramento psico-fisico, con l'aggiunta di situazioni paradossali, dove da una parte  cercano di tenerti dentro per salvaguardare i conti e dall'altra cercano di espellerti dal lavoro a 50 anni, per prendersi giovani più malleabili, meno garantiti e meno costosi. Secondo perché con questo sistema uno statale, ad esempio, non graverà sul sistema pensionistico prima dei 70 anni, ma finirà col gravare comunque sui costi generali dello stato senza consentire al tempo stesso un ricambio generazionale. Terzo perché nelle attuali condizioni di mercato non solo i giovani non riescono a entrare nel mercato del lavoro, ma continueranno ancora per chissà quanto tempo a rimanere precari. Quindi da una parte schiavi del lavoro, dall'altra vittime della precarietà. Ciò che però è estremamente odioso e intollerabile è il voler scaricare la responsabilità del debito dello stato su un contrasto fra generazioni inventato ad arte. Qual'è in sostanza la colpa dell'anziano? Una sola, avere dei diritti conquistati con sudore e sangue. Se consideriamo che tutto ciò avviene in un paese dove ben altre sono le iniquità su cui dovrebbe gravare la responsabilità di un bilancio statale disastrato, la cosa è particolarmente odiosa. Se ci aggiungiamo poi che i fustigatori nostrani godono di pensioni d'oro e liquidazioni di platino, allora cominciano seriamente a prudere le mani. Eppure nessuno, fra politici e sindacalisti, salvo poche eccezioni, considera il dato delle pensioni un motivo di lotta e di rivendicazione, ma bensì un fatto incontrovertibile, una battaglia ormai persa, se non addirittura il raddrizzamento di un torto. Persino la tanto decantata giornalista di Report, Milena Gabanelli ha affermato che aumentare l'età pensionabile è stato un atto sacrosanto, credendo che tutti facciano un mestiere come il suo. Forse sono distratto, ma non ho ancora sentito nemmeno i vari Landini o Giraudo parlare del ripristino del retributivo e dell'abbassamento dell'età pensionabile. Il momento non è propizio? Quello che è fatto è fatto bisogna andare oltre? Oltre cosa? Il baratro? Stiamo di nuovo soccombendo ad una logica vecchia come il mondo: dare per scontato che la ridondanza di un messaggio e la sua pervasività equivalgano alla verità, soprattutto se a diffondere il messaggio è il tuo avversario. La Fiom vuole fare un suo partito? Parli chiaro o vada la diavolo.
Disgraziatamente da quando sono riusciti a conculcarci l'idea della necessità del risanamento dei conti stiamo ormai giocando sul loro terreno. Basta fandonie, basta farsi incantare da liberisti con la faccia pulita e la tessera del Pd in tasca. Ormai è evidente che la teorie neoclassiche e liberiste, che coniugano pareggio dei conti con privatizzazioni, liberalizzazioni e tagli della spesa pubblica, rappresentano una sciagura biblica, ma seppure volessimo mantenerci in una dimensione puramente contabile, anche in quel caso soldi ce ne sarebbero in abbondanza per pagare pensioni e welfare. Se non fosse che la questione è del tutto ideologica. Lo stato liberale non è concepito come sistema di garanzie e di tutela del bene comune, bensì (nella sua accezione più “ nobile”) come teatro della realizzazione delle istanze del singolo, che nella sua applicazione pratica si traduce nel mantenimento delle diseguaglianze come sistema armonico di funzionamento della società. A corollario di questa ideologia di merda si sono inventati l'idea della "ricchezza che cola” negli strati più bassi. In pratica ci hanno messo a credere che produrre ricchezza, e quindi ricconi, è necessario, poiché chi produce ricchezza ne fa poi colare un po' nei pertugi degli affamati e oltretutto dinamizza la società. Come dire facciamo ingrassare i ricchi così almeno mangeremo le briciole e ci terremo in allenamento.
Ribaltare questo paradigma non solo è sacrosanto, ma è anche necessario se non vogliamo continuare ad affidare le nostri sorti a gente come la Camusso, che si differenziano dalle Fornero solo perché hanno un parrucchiere diverso.

Casaleggio Connection. Chi controlla il controllore (di Grillo?). Un Sasson nella rete di Bildeberg

Nome: Enrico. Cognome: Sassoon. Nazionalità: italiana. Segni particolari: discendente della famiglia Sassoon. Oltre a ricoprire prestigiose cariche ed essere primo partner della Casaleggio, è soprattutto Board Member dell’Aspen Institute Italia, think tank emanazione diretta del Gruppo Bilderberg. Vale a dire il medesimo gruppo di tecnocrati che sta sconvolgendo l’Europa e che ha piazzato il “suo” Mario Monti in capo alla Presidenza del Consiglio italiano. Come diavolo è possibile che Casaleggio, influencer di Grillo, permetta al suo membro più rappresentativo di sedere tra le fila dell’Aspen, insieme a figure quali lo stesso Mario Monti, Giulio Tremonti, John Elkann, Giuliano Amato, Fedele Confalonieri, i due Letta, Enrico e Gianni, Emma Marcegaglia, Cesare Romiti, Lorenzo Ornaghi e altri? In teoria dovrebbero essere "nemici", Casaleggio e gli aspeniani…


di Andrea Succi da infiltrato

enrico_sassoon_casaleggio_connectionL’affaire Pizzarotti, in cui il neo sindaco di Parma si sarebbe consultato con Gianroberto Casaleggio, editore di Grillo e spin doctor del Movimento 5 Stelle, per scegliere il Direttore Generale del Comune parmigiano ha portato alla luce una questione di fondamentale importanza: chi controlla il controllore, ovvero chi c’è dietro Grillo?
Negli ultimi mesi, in particolare negli ultimi giorni, tutti giù a raccontare vita morte e miracoli di Gianroberto Casaleggio, la manina che scriverebbe i post più aggressivi, compresi quelli epurativi nei confronti dei Cinquestelle non allineati, vedi Tavolazzi, Favia e altri.
E mentre gli altri stanno lì a indicare la pagliuzza Gianroberto noi siamo andati a fare le pulci alla trave Sassoon, il più importante, autorevole, carismatico e potente socio/partner della Casaleggio Associati. Per capire che non scherziamo né millantiamo basta comparare il suo curriculum professionale con quello degli altri soci/partner: a confronto sembrano poppanti ancora da svezzare.
enrico_sassoonTre lauree, la prima in economia alla Bocconi nel 1973, Sassoon proviene da una famiglia di origini ebraiche, anche se non c’è nessuna prova, fino ad ora, che lo lega alla dinastia Sassoon imparentata con i Rotschild.
Nel 1974, quindi appena un anno dopo la prima laurea - le altre due sono state conseguite in Scienze Politiche e Storia – Enrico Sassoon mette piede nell’Ufficio Studi della Pirelli, “allora considerato un think tank tra i migliori d’Italia in campo economico”. Una carriera fondata all’insegna dei think tank, dove le lobby economiche incontrano il potere politico per decidere le sorti future di uno stato (o di un insieme di stati). E deve averne fatta di strada il nostro Sassoon se è vero com’è vero che nel tempo è diventato Board Member e Presidente del Comitato Affari Economici dell’American Chamber of Commerce in Italy, la camera di commercio americana in Italia, “un ponte qualificato tra Italia e Stati Uniti con un network di cinquecento soci che include il cuore del mondo produttivo italiano, un gruppo di aziende ad alto tasso di internazionalizzazione capace di rappresentare il 2% del PIL nazionale.”
Praticamente una super lobby di multinazionali, banche e grandi gruppi che unisce le forze per proteggere in maniera più efficace i propri interessi e che promuove lo sviluppo dei rapporti commerciali tra Italia e USA. Per rendere bene l’idea di quanto esteso sia questo cartello basta leggere i nomi di alcuni dei gruppi presenti in Amcham: Standard & Poor's, Philip Morris, IBM, Microsoft, ENI, Enel, Intesa San Paolo, Sisal, Rcs Editori, Esso, Bank of America, Coca Cola, Fiat, Fincantieri, Finmeccanica, Italcementi, Jp Morgan, Pfizer, Rai, Sky, Unicredit
Tutti i migliori/peggiori gruppi che hanno generato la crisi economica in cui versiamo.
Enrico Sassoon, primo e più importante socio della Casaleggio, siede fianco a fianco con certi personaggi. Che poi sono gli stessi componenti dell’Aspen Institute Italia, think tank tecnocratico, diretta emanazione del gruppo Bilderberg. Quando il Sistema si organizza è capace di tutto: persino di creare un Comitato Esecutivo Aspen formatooltre che da Enrico Sassoon della Casaleggioanche da Mario Monti, John Elkann, Romano Prodi, Giulio Tremonti, tutti componenti italiani del Bilderberg.
Ora: come diavolo è possibile che la Casaleggio, a detta di molti spin doctor e influencer di Grillo e del Movimento 5 Stelle, abbia il suo membro più importante all’interno di un Istituto popolato da quelli che dovrebbero in realtà essere i nemici dichiarati proprio di Grillo? Qual è la ragione per cui questo accade?
Le stranezze, purtroppo, non finiscono qui: a parte il fatto che il dominio beppegrillo.it risulta intestato ad un certo Emanuele Bottaro di Modena, e potrebbe trattarsi di un normale prestanome (ma la trasparenza?), a destare sospetti è la domiciliazione del gestore tecnico del dominio, Via Jervis 77 a Ivrea. Lo stesso indirizzo della sede legale Olivetti, gruppo Telecom Italia.
Cosa c’è di così strano?
gianroberto-casaleggio
C’è che Gianroberto Casaleggio, il secondo socio per importanza della Casaleggio, fa partire la sua avventura professionale proprio nella Olivetti, guidata all’epoca da Roberto Colaninno, attuale presidente di Alitalia e padre di Matteo, deputato Pd. Poi Gianroberto inizia la scalata sociale e diventa amministratore delegato di Webegg, joint venture tra Olivetti e Finsiel. A fine giugno 2002 Olivetti cede la propria quota del 50% in Webegg S.p.A. a I.T. Telecom S.p.A., che nel frattempo partorisce Netikos Spa, dove il più famoso dei Casaleggio partecipa al Cda con Michele Colaninno (secondogenito di Roberto e presente nel Cda Piaggio). Questo fino al 2004, quando decide di fondare la Casaleggio Associati, attuale editore di Beppe Grillo, con altri dirigenti Webegg. Tra cui proprio Enrico Sassoon.
La Casaleggio parte forte e chiude due contratti importanti, prima con Grillo poi con l’Italia dei Valori, quest’ultimo finito a male parole quando Di Pietro e De Magistris capiscono chi si sono messi in casa. Grillo, invece, decide di continuare il suo percorso di crescita con gli strateghi legati ai più noti gruppi di potere italiani e non.
A questo punto le domande che sorgono sono tante: può Grillo non sapere che Sassoon siede, fianco a fianco, con Monti, Tremonti e gli altri? Può Grillo non sapere che la gestione tecnica del suo dominio è domiciliata nella sede di un’azienda legata al Gruppo Telecom, contro cui lui si è scagliato più e più volte? Perché non si affranca da questi “maledetti” personaggi, che rischiano di rovinare il lavoro sul territorio dei ragazzi del Cinquestelle?
Se risulta lampante a tutti quanto di buono - spesso ma non sempre e a volte con modalità piuttosto ortodosse - riescano a realizzare i "grillini", è altrettanto chiaro che dietro il faccione del comico/politico genovese si nascondono personaggi ambigui e dai tratti inquietanti. Tocca quindi ad elettori e componenti del Movimento pretendere chiarezza. Prima che sia troppo tardi.

lunedì 28 maggio 2012

La mia risposta alla proposta di primarie di coalizione


Bersani è fuori, lo ha detto lui, lo dicono i cittadini. Anche gli elettori del Pd sono stanchi. Quella di Flores D'Arcais è l'ennesimo deragliamento di un apparente buon senso, il che è pura illusione. Non ci servono i Bersani,  i Veltroni i D'Alema e compagnia bella. Ci serve solo un po' di coerenza e di chiarezza

http://doppiocieco.blogspot.it/2012/05/un-pd-da-rottamare-5-definitivamente.html
http://doppiocieco.blogspot.it/2012/05/vendola-va-bene-dialogare-con-tutte.html

Ci sei o ci fai: fra evoluzionismo e creazionismo


 da unipv

[da NCSE] Interessanti i risultati di un sondaggio, comunque geograficamente limitato al piccolo stato USA del New Jersey, che permette di verificare che, di fronte ad una domanda secca “L’uomo ha avuto origine da forme viventi precedenti?”, il 51% risponda affermativamente, il 42% negativamente e il 7% si astenga. E’ interessante comunque il confronto con le altre domande a cui il campione ha risposto. Si è potuto infatti verificare che fra i non credenti (all’evoluzione biologica) prevalgano i repubblicani, gli anziani oltre i 55 anni e le donne ma soprattutto che la differenza più rilevante riguardi il livello di scolarizzazione, la differenza fra i laureati e le persone limitate alle scuole superiori o anche meno.
Il
report evidenzia quindi che la scuola sia utile, e come sia quindi necessario preoccuparsi dei programmi scolatici, della qualità e della preparazione degli insegnanti: chi trova ragionevole che l’uomo attuale sia derivato da forme viventi precedenti passa infatti dal 37% al 69%, raddoppia in quelli che escono dall'università!
Meno influenza dovuta all’istruzione si nota invece in chi crede nella vita dopo la morte (da 65% a 61%) o nell’astrologia (da 41% a 28%). Il ruolo dell’istruzione è comunque ancora più rilevante nella valutazione della Bibbia; chi crede sia un’opera del tutto umana balza dal 12% in chi al massimo è arrivato a frequentare il liceo al 34% in chi è uscito dall’università.
E’ quindi importante verificare con cura i programmi scolastici, controllare che vengano rispettati, ma soprattutto preoccuparsi che nessuno venga abbandonato (“
No child left behind”). Puo’ evitare che, in un futuro in cui tutti avessero la migliore istruzione, qualche antievoluzionista possa accorgersi di essere semplicemente ignorante, non avendo ricevuto le informazioni minime che il sondaggio evidenzia come indispensabili per capire l’evoluzione biologica.

·         [da NCSE] Da qualche giorno sono disponibili in rete le prime bozze del Next Generation Science Standards, Come il volume del 2011 dell'autorevole National Research Council (A Framework for K-12 Science Education), a cui questa proposta di futuri standard per l'insegnamento delle scienze nelle scuole fa riferimento,  i nuovi standard non sono affatto reticenti per quanto riguarda l'evoluzione e il cambiamento climatico.
La selezione naturale e l'evoluzione sono fra i principali temi proposti per le superiori, mentre la selezione naturale e l'adattamento è uno dei 5 principali temi per le medie. Lo stesso dicasi per "Cambiamento climatico e sostenibilità"  e per "Meterologia, clima e Pressione umana sull'ambiente" nell'ambito delle scienze della terra e dello spazio.
·         [da NCSE] Sempre in questi giorni sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio ("Climate Change in the American Mind: Americans' Global Warming Beliefs and Attitudes in March 2012"). Molte le domande e le risposte, per le quali vengono presentate anche le variazioni per il periodo dal 2008 ad oggi.
Curioso osservare come i rischi peggiori vengano riservati alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, ma sopratto alle specie animali e vegetali, senza che si rifletta sulle inevitabili conseguenze che comunque ricadrebbero sulla nostra specie. Se molti americani continuano a non credere al riscaldamento globale o comunque a non preoccuparsene (21%+20%), chi se ne preoccupa in maggioranza crede che sia responsabilità umana (38% contro il 25%).
·         [da NCSE] Leggi che intendevano proteggere chi voleva insegnare informazioni antievoluzioniste nelle scuole nelle ore di scienze sono decadute recentemente nelle assemblee legislative nel Missouri e in Alabama.

Grexit: Papademos e il baubau della catastrofe


 di Ambrose Evans-Pritchard da blogs.telegraph.co.uk via ComeDonChisciotte

L'ex premier greco Lucas Papademos ha fatto una stima delle conseguenze di un ritorno alla Dracma.

“Alcuni dei calcoli che ho esaminato suggeriscono che l'inflazione potrebbe accelerare fino al 30%, o addirittura al 50%, a seconda dell'impatto degli eventi sulle aspettative e dalla forza degli effetti secondari dell'aumento dei prezzi sui salari,” ha detto al Wall Street Journal.

Potrebbe succedere, ma non c'è alcun motivo per cui debba succedere. Sarebbe il risultato di un errore di gestione politica.

L'Islanda ha sperimentato un collasso del 50% nel tasso di cambio dopo l'esplodere della crisi alla fine del 2008. Nel 2009 la sua inflazione era al 12%, nel 2011 del 5,4% e nel 2011 del 4% (dati OCSE). Ora è risalita al 6% mentre l'economia recupera vistosamente, ma questa è un'altra storia.

Dal punto di vista tecnico, la Grecia potrebbe fare lo stesso – o potrebbe andarci vicino. Nel paese ci sono economisti di prima classe. La task force dell'Unione Europea ha fatto meraviglie con le riforme strutturali. Per alcuni aspetti, la Grecia sta (molto tardivamente) guadagnando punti nei confronti della Germania, nel campo delle normative ultra-liberiste sul lavoro [1].

Il signor Papademos – che è stato un ottimo docente al MIT e uno dei due governatori della BCE a livello di premio Nobel negli ultimi anni (l'altro è Orphanides, anch'egli greco) – afferma che il costo totale [dell'uscita della Grecia dall'Euro] sarebbe tra i 500 e i 1000 miliardi, a seconda delle conseguenze transnazionali, eccetera. Be', sì. Forse. Ma si presume che nel fatidico “Drachma Day” le banche centrali e le autorità mondiali potrebbero/vorrebbero intervenire con una massiccia iniezione di liquidi [nel mercato], proprio per evitare un contagio transnazionale. È per questo che i finanzieri più furbi si stanno preparando a una vivace – per quanto breve – risalita dei mercati, quando sarà il momento.

Dal mio punto di vista i rischi sono altri. Per Eurolandia il rischio è quello di un contagio lento, che accadrà in seguito, una volta che la sacralità dell'unione monetaria sarà stata violata, aggravando la crisi in corso mentre Portogallo, Spagna e Italia affondano sempre più nella deflazione da debito [2] (determinata da scelte politiche).

Il capo analista dell'agenzia di rating Fitch, David Riley, ha affermato durante un forum bancario tenutosi nella City [3] che la vicenda greca sta “demolendo le colonne portanti che sostengono l'unione monetaria”.

I leader europei hanno affermato, nell'ordine:

1) Non ci saranno salvataggi monetari.
2) Un default dei singoli stati all'interno dell'Unione Monetaria sono inconcepibili.
3) Una liquidazione dell'Unione Monetaria è fuori questione, folle, eccetera.

Ognuna di questa affermazioni si è dimostrata falsa. “La questione se l'Unione Monetaria Europea si avvii a diventare un regime di tassi di scambio fissi, piuttosto che un'effettiva unione monetaria, è di primaria importanza,” ha continuato Riley.

E lo è davvero. La credibilità dell'Unione si estinguerebbe. A quale velocità dipende dall'atteggiamento dei leader europei nei prossimi mesi. Ma chi crede sul serio a Wolfgang Schauble, che dice che l'Europa eliminerà le remore per un aiuto al Portogallo?

La Fitch dice che, nel momento in cui la Grecia uscirà [dall'UME], declasserebbe tutte le altre economie dell'Unione, dato che la confusione sarebbe generale, e le sopravvenienze passive decollerebbero [4].

Il signor Riley ha detto che i dirigenti europei, senza la Grecia, non potrebbero far finta di niente e tornare allo status quo ante, Si dovrebbe inaugurare un regime completamente nuovo per Eurolandia, e un salto di qualità verso l'unione fiscale che restituisca credibilità [all'Unione]. Come debba realizzarsi tutto questo, è tutt'altro che chiaro.

Sia come sia, il signor Papademos ha affermato che il ritiro dall'Euro per la Grecia sarebbe “catastrofico”. Questo è  un  mantra religioso, o forse soltanto una minaccia. Sarebbe catastrofico se i leader dell'UE e l'FMI decidessero di renderlo tale. È una decisione politica. Qui l'opportunismo politico [5] sfuma nel ricatto politico.

Questo tipo di linguaggio viene usato ogni volta che si prevede una crisi svalutativa. L'Argentina nel 2001-2002, il Messico del 1994-1995, la crisi delle Tigri Asiatiche del 1997-1998, per non citarne innumerevoli altre nel corso della storia, incluso l'affrancamento da parte del Regno Unito da due malfunzionanti sistemi di tasso di cambio fisso, nel 1931 e nel 1992. “Nessuno ci aveva detto che potevamo farlo,” disse Sidney Webb, eminente laburista fabiano, dopo che i Tory tirarono fuori l'Inghilterra dal sistema aureo nel 1931. Difatti no, non l'avevano detto. Il mantra era stato che un abbandono del genere sarebbe stato, ma certo, “catastrofico”.

La catastrofe – letterale per la democrazia di Weimar e per la Terza Repubblica francese – fu per coloro che, privi di immaginazione politica, si aggrapparono ideologicamente, ciecamente, al meccanismo distruttivo del sistema aureo tra le due Guerre Mondiali [6].

Il signor Papademos è stato governatore della banca centrale greca [1994-2002], quando furono prese le iniziali, pessime decisioni, e in seguito vice presidente della BCE [2002-2010], mentre Francoforte presiedeva al disastro incombente.

Era al timone, o giù di lì, quando la politica monetaria stra-fallimentare della BCE spinse l'economia greca nella sua bolla disastrosa. Era vice presidente della BCE quando il deficit commerciale della Grecia raggiungeva il 16% del PIL.

Da uomo di punta del MIT, avrebbe dovuto sapere cosa stava per accadere. E cosa ha fatto al riguardo, se non è troppo ardire chiederlo? Non si è forse docilmente conformato alla politica della Bundesbank quando i semi del disastro venivano piantati, e poi quando la BCE ha alzato i tassi di interesse, due volte in momenti cruciali della crisi, e quando ha ritirato il suo sostegno creditizio alla Grecia all'inizio del 2010?

Papademos è un brav'uomo, un uomo onorevole [7]. È anche un uomo di progetto, totalmente compromesso dal suo stesso ruolo da protagonista in questa disfatta. È ovvio che cerchi di riscattare la sua eredità. È la natura umana.

Ma la triste verità è che il signor Papademos è responsabile per la crisi disperata che la Grecia sta affrontando molto di più di altre figure pubbliche, certamente più responsabile dello sfortunato George Papandreou, che aveva semplicemente ereditato le conseguenze di enormi errori strategici e monetari.

Papandreou cadeva dal pero, ma Papademos era complice. Di chi è davvero la colpa?

La fuoriuscita greca potrà forse essere catastrofica. Restare nell'Euro è già adesso un'evidente catastrofe.

C'è veleno e veleno.

Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk
Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100017364/papademos-grexit-and-catastrophe-blackmail/
23.05.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D'AMICO*

Note del traduttore

[1] Nell'originale si parla delle note teorie della cosiddetta supply side economics (economia dell'offerta) di epoca reaganiana. Si diminuiscono le tasse, si liberalizza il liberalizzabile, e alla fine, se i ricchi diventano più ricchi, qualcosa “colerà giù” fino ai subumani incapaci di arricchirsi. Negli anni 80 George Bush (senior) definì questa ideologia “economia voodoo”.
[2] “Qui i debiti nominali diminuiscono, però addirittura aumentano i debiti reali, perché i prezzi cadono più rapidamente.” [ Harold James] “Supponiamo che sia stata acquistata una casa stipulando un mutuo. Quella stessa casa viene a costituire la garanzia collaterale per la banca che ha erogato il prestito, il che significa che in caso di inadempimento del debitore la casa sarà pignorata dalla banca. Se il prezzo di vendita potenziale della casa diminuisce di valore quando si stanno ancora pagando le rate del debito, allora si sarebbe nel bel mezzo di uno scenario di deflazione da debito.” [ Investitore Eccelente ]
[3] Ritengo che l'originale ”form” sia l'errata digitazione di “forum”.
[4] Ulteriori oscillazioni impreviste: “Oneri conseguenti ad aumenti di passività che sorgono in relazione ad operazioni estranee all'attività ordinaria di gestione, a seguito di eventi imprevedibili od occasionali. Ad esempio: risarcimento danni a terzi per mancata osservanza di norme o incidenti.” [Soldionline]
[5] “Shroud waving” (lett. “sventolio di sudari”) Approfittare di circostanze o prospettive tragiche per ottenere vantaggi politici o di altro genere.
[6] “Dopo la Prima guerra mondiale, molti paesi, a causa dell’eccessiva emissione di denaro per le spese belliche e della scarsità dell’oro, si trovarono in difficoltà nel garantire la diretta corrispondenza tra quantità d’oro detenuta e banconote in circolazione. Il g. fu di conseguenza abbandonato a favore del gold bullion standard o del gold exchange standard”. [ Treccani]
[7] Sardonico riferimento a Shakespeare (Giulio Cesare III,2). 


*Domenico D'Amico è cooautore di doppiocieco 
 

sabato 26 maggio 2012

Perché il Vaticano teme “Sua Santità”. Parla Gianluigi Nuzzi


Intervista a Gianluigi Nuzzi di Mariagloria Fontana da Micromega


Gianluigi Nuzzi, firma del quotidiano ‘Libero’ e volto del programma televisivo in onda la scorsa stagione su la7 ‘Gli intoccabili’, dopo le inchieste “Vaticano Spa” e “Metastasi”, torna a raccontare i segreti del Vaticano. Questa volta lo fa con il libro "Sua Santità" (ed. Chiarelettere) in cui svela intrighi di potere, corruzione e intrecci tra il Governo italiano e la Chiesa, attraverso carte segrete di Papa Benedetto XVI, inedite e private, al centro di polemiche in queste ore dopo l'arresto dell'uomo che secondo il Vaticano avrebbe trafugato i documenti riservati.

Immediatamente dopo la pubblicazione del suo libro ‘Sua Santità’, il Vaticano ha comunicato che agirà per vie legali.Questa è una risposta oscurantista da parte del Vaticano. Il giornalista ha il dovere deontologico di rendere pubbliche le notizie che trova. Io ho fatto solo il mio mestiere. Mi fa ridere pensare che il Vaticano chieda aiuto ai magistrati italiani dopo che non ha mai risposto alle rogatorie che ha ricevuto su tante vicende. Gliene indico solo una: l’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Lo stesso pm del caso Calvi ha detto che alcune rogatorie sono rimaste del tutto inevase. Da una parte, sulle vicende di sangue, il Vaticano non risponde. Dall’altra, dopo l’uscita del mio libro, ricorre alla magistratura italiana per stanare le mie fonti.

Non c’è stata nessuna violazione della privacy?Ma sta scherzando? Qui si tratta di dovere di cronaca. Quando si entra in possesso di un memorandum del Papa in occasione dell’incontro con il Presidente Napolitano, credo che il dovere di cronaca sia preminente. Capire chi sono stati i congiurati che hanno fatto fuori Boffo, secondo le sue stesse parole, è prioritario. Sapere che c’è stato un lavoro diplomatico che si è sviluppato tra l’Italia e il Vaticano per evitare che il Vaticano pagasse una multa sugli arretrati della tassa dell’Ici e che questa trattativa si è sviluppata in incontri tra Tremonti e l’ex presidente della Banca dello Ior Gotti Tedeschi, interessa tutti gli italiani che pagano le tasse. Come pure il memorandum sulle leggi da modificare che finisce nelle mani del Santo Padre alla vigilia dell’incontro con il Presidente Giorgio Napolitano. È interessante sapere che il Vaticano è intervenuto perché l’Eta deponesse le armi. Sono storie che non riguardano solo il Vaticano, ma tutta la politica italiana e internazionale, si intrecciano con essa e con le scelte economiche. Ci sono vicende singolari, come quella dell’automobile targata ‘Stato Città del Vaticano’ condotta da alcuni gendarmi del Vaticano che vanno a cena con colleghi dell’Interpol e quando escono ritrovano la macchina crivellata di colpi. Vogliamo rassicurarci dicendo che sicuramente è stato un balordo? Cos’è successo? Non lo sappiamo.

I ‘reati’ imputati dal Vaticano sono furto e ricettazione.La ricettazione di notizie è un brutto segnale, indica un bavaglio all’informazione. È curioso che in un Paese, il Vaticano, dove hanno introdotto soltanto nel 2009 la legge antiriciclaggio, proprio loro indichino alle autorità italiane il reato di ricettazione. È surreale. Comunque in Italia per la Cassazione non esiste la ricettazione di notizie. Se io avessi dei documenti e li tenessi nel cassetto, farei un altro mestiere. Ancora peggio se tenessi per me una parte dei documenti senza pubblicarli, qualora li reputassi ‘compromettenti’, perché sarei da considerare un ricattatore che distilla notizie per il suo tornaconto. I cassetti dei giornalisti devono essere vuoti.

Si aspettava tanto clamore o è abituato, date le tematiche del suo precedente libro ‘Vaticano spa’?‘Vaticano Spa’ non ha sortito alcuna reazione del Vaticano. Hanno cercato di far passare tutto sotto silenzio nonostante avessi migliaia di documenti e parlassi di come la maxi tangente Enimont fosse passata per lo Ior, la banca vaticana. Anche lì c’erano tante lettere, ma forse non davano fastidio ad altri.

Perché ‘Sua Santità’ indispettisce il Vaticano?Per la prima volta abbiamo occasione di conoscere il dietro le quinte delle attività tra l’ Italia e il Vaticano. Sappiamo dei timori del Vaticano rispetto alla situazione economica mondiale, soprattutto in relazione alla crisi delle offerte. Inoltre, veniamo a conoscenza del conto personale del Papa nella banca vaticana, lo Ior. Si sono adirati perché abbiamo una molteplice varietà di notizie e di informazioni. Ma non con me, mi auguro, perché sarebbe un brutto segnale per la libertà di stampa. Ce l’hanno con le mie ‘fonti’. Ora cercheranno di individuare chi ha passato i documenti.

Nel suo libro sostiene che una delle priorità del papato attuale è di tenere unita la Chiesa. Fino a che punto?È un tentativo dal Santo Padre rispetto alla crisi dei fedeli, che, certo, di questi tempi non aumentano. C’è l’impegno di tenere unite le varie anime della chiesa, tutti i movimenti interni: da Comunione e Liberazione all’Opus Dei e altri. C’è anche un tentativo di dialogo con la chiesa ufficiale cinese. Poi c’è stata un’apertura anche quando il Papa ha revocato la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. Benedetto XVI cerca di recuperare lo scisma che c’è stato con tutti i gruppi, anche con i Legionari di Cristo emerge in maniera forte il tentativo di non criminalizzarli. Peccato che poi ci sia molto disagio e subbuglio all’interno di questi movimenti.

Lei dedica anche un capitolo alle offerte destinate al Vaticano. Ci sono varie personalità, tra cui Bruno Vespa, che versa un assegna di 10.000 euro.Trovavo interessante questo viavai di oboli che arriva in Vaticano la vigilia di Natale. Volevo evidenziare il flusso di denaro proveniente da tante personalità. Credo che il fatto che Bruno Vespa ceni a casa sua con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone non sia un fatto proprio usuale. C’è un mondo, che non conosciamo, che dialoga con il Vaticano, un mondo di relazioni che è emblematico e che si manifesta anche con quell’assegno. Mi piaceva e mi interessava il fatto che Vespa chiedesse un appuntamento a Papa Benedetto XVI nella stessa lettera in cui versa diecimila euro. Letta, Geronzi, Bisignani, sono tutti uomini che hanno ruotato in quel mondo, tutta quella rete relazionale è stata un pezzo importante del potere politico ed economico in Italia ed era giusto raccontarlo. Vespa rappresenta un’interfaccia mediatica. Mi incuriosiva perché lui chiede un appuntamento con il Papa e c’è un’attenzione che normalmente, se lei scrive al Papa o a chi per lui, certo non le rivolgono, non valutano la sua lettera.

A suo avviso, quali sono le differenze tra il papato di Benedetto XVI e quello del suo predecessore Giovanni Paolo II?Benedetto XVI cerca di cambiare le cose, al contrario del precedente pontificato, però incontra tante resistenze. La priorità per Giovanni Paolo II era soprattutto far cadere il comunismo nei Paesi dell’Est e liberare la sua Polonia con qualsiasi mezzo, anche finanziario. Benedetto XVI è molto meno simpatico, mediaticamente parlando. Però ha compiuto dei cambiamenti importanti. Durante il papato di Giovanni Paolo II, la pedofilia non era perseguita come oggi. Questo papa ha rimosso cinquanta vescovi, Giovanni Paolo II ha coperto la pedofilia. Inoltre, ho notato da questi documenti che nel precedente papato rivolgersi a Giovanni Paolo II era un fatto raro ed eccezionale, ci si rivolgeva alla Segreteria di Stato. Oggi invece molti scavalcano la Segreteria di Stato e si rivolgono direttamente al Santo Padre. Anzi, indicano nella Segreteria di Stato una sorta di ‘problema’. C’è un’ipoteca sulla Segreteria di Stato da parte di diversi cardinali. Tant’è che andarono a Castel Gandolfo per chiedere al Papa di dimettere Bertone.

Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone è una figura chiave.È Il numero due del Vaticano. La Digos scandaglia anche il rapporto tra lui e Benedetto XVI, è interessante capirne le radici e comprendere che tipo di rapporto c’è tra il Papa e lui. Benedetto XVI lo ha voluto fortemente, si fida di lui, lo ha avuto con sé dal 1995 al 2003 come segretario della Congregazione per la Dottrina di Fede, quando il Papa era ancora prefetto. Bertone è fondamentale per i suoi legami e i contatti con il mondo della politica italiana.

Quali scenari politici ed economici odierni spaventano il Vaticano? La paura oggi non viene dal patto di Varsavia, naturalmente siamo in un altro periodo storico. Il timore oggi è rappresentato dalla Cina e dai paesi emergenti. La preoccupazione, come si deduce dai documenti che ho pubblicato, è di vedere i paesi occidentali impoverirsi a causa della crisi economica e del sistema che stanno soffocando l’economia americana, italiana, spagnola, tradizionalmente i paesi più generosi nei confronti della Chiesa. Mentre i paesi che sarebbero da evangelizzare, come l’India e la Cina, stanno diventando la locomotiva economica del mondo. L’allarme è che la Cina, oltre a questa sua bulimia finanziaria, economica, industriale, metta le mani sull’estrazione delle materie prime, controlli le borse e i fondi di investimento, compri il debito dei paesi e, oltre a tutto questo, esporti l’ateismo, lo diffonda. Questo spaventa i sacri palazzi.

Il ‘caso Boffo’ rivela scuole di pensiero distinte, all’interno del Vaticano, nei confronti della politica dell’ex governo Berlusconi.Non riduciamo la questione a pro e contro Berlusconi. Ci sono davvero tante individualità all’interno del Vaticano. Sicuramente c’è Dino Boffo che afferisce alla scuola di Ruini e di Bagnasco, i quali sostengono che la Chiesa deve avere un ruolo attivo nei confronti della politica italiana perché la missione politica e sociale fa parte del compito della Chiesa stessa. Dall’altra parte, c’è una scuola più tradizionale che dice il contrario, cioè che non ci deve essere questa ‘ingerenza’. In realtà, vediamo che i rapporti sono strettissimi. In Vaticano ci sono tante anime che si sovrappongono, non è una partita di calcio. Il caso Boffo è stata un’operazione partita all’interno del Vaticano che è finita sul tavolo di Vittorio Feltri con tanto di documenti. Mi perdonerete, ma io credo che Feltri fosse in buona fede, aveva verificato la sua ‘fonte’, non aveva motivo di dubitarne. Ha fatto il suo ‘scoop’ in una logica per taluni discutibile: Boffo criticava di malcostume Berlusconi, poi lo stesso Boffo era condannato per molestie omosessuali. Essendo il giornale di Feltri di proprietà di Berlusconi, è evidente che questa cosa ha assunto un rilievo politico tutto italiano. Si è detto: Berlusconi e Feltri attaccano Boffo, da lì ‘il metodo Boffo’ e si è vissuta questa vicenda nel solito dramma agrodolce all’italiana, senza chiedersi chi avesse portato questo documento a Feltri e perché. Oggi Boffo indica dei nomi, sono quelli veri? Non lo so, lo dice Boffo. Di certo, lui è stato riammesso all’interno della Chiesa e gli è stato dato un altro ruolo di grande rilievo, la direzione della tv della Cei, Tv 2000. Se io dico delle falsità il mio datore di lavoro non mi promuove, ma nemmeno mi riassume. Dall’altra parte anche le persone che accusa Boffo sono rimaste tutte ai loro posti. È una situazione gemella a quella di Viganò e troviamo le stesse persone coinvolte nella faccenda. I congiurati sono sempre gli stessi.

Quali sono stati gli uomini politici del Governo Berlusconi che hanno mediato con il Vaticano e quali sono quelli del Governo Monti?Il governo Berlusconi aveva due ‘alfieri’, due diplomatici a cui era legata l’attività di confronto con il Vaticano: Gianni Letta e Giulio Tremonti. Oggi il Vaticano può contare su ministri che prima di dire sì al Governo Monti hanno chiesto il beneplacito all’interno dei Sacri Palazzi. Hanno chiesto a Padre Georg Ganswein se potevano accettare l’incarico di diventare Ministri. Uno su tutti: Andrea Riccardi, il fondatore della comunità di Sant’Egidio, che è esattamente Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione. Poi ci sono i ministri Lorenzo Ornaghi e Corrado Passera. Per dirlo con una battuta: questo è uno tra i governi ‘tecnicamente’ più filo vaticani che abbiamo mai avuto. Mi riferisco a questo secolo, perché naturalmente Andreotti e la Dc battevano tutti.

Sul caso Emanuela Orlandi lei, fino a qualche tempo fa, diceva che non sarebbe stata mai aperta la tomba del boss della Magliana Renato De Pedis sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare.Sono cambiati gli scenari. Quando ho detto che il Vaticano non l’avrebbe mai aperta, è perché non sapevo che fosse indagato Don Vergari. Il fatto che l’ex rettore della basilica di Sant’Apollinare sia indagato mette il Vaticano in una posizione che non può ostacolare lo sviluppo delle indagini, quindi ha dato un nulla osta, non indispensabile, ma importante, perché venga fatta chiarezza. Quello che emerge dalle carte è che il prelato Giampiero Gloder, capo dei ghotstwriters del Papa, scrive al Santo Padre di non intervenire sulla vicenda durante l’omelia dell’Angelus, perché sarebbe un riconoscimento indiretto del problema. Comunque, credo che si debba sempre ragionare sulla vicenda Orlandi ricordandosi di Mirella Gregori. Entrambe le ragazze sono scomparse a un mese di distanza. Penso che questa sia la giusta chiave di lettura.

Lei racconta di una ‘nota preparatoria’ scritta da monsignor Dominique Manberti, ministro degli Esteri della Santa Sede, per Benedetto XVI in occasione di una cena segreta con il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.Nella nota, Dominique Manberti indica al Papa una serie di appunti relativi all’incontro del 19 gennaio 2009, giorno in cui vedrà Napolitano. Il primo paragrafo è dedicato a una biografia di Napolitano. Ho trovato ‘divertente’ il fatto che sottolinei che Napolitano si è sposato con rito civile e non con quello religioso. Poi si entra più nel dettaglio nel secondo paragrafo, perché si introducono i temi di interesse della Santa Sede e della Chiesa in Italia. Si evidenzia la centralità e il valore della famiglia e, in seguito, i temi eticamente sensibili. In questi appunti è scritto che si devono evitare equiparazioni legislative e amministrative tra le famiglie fondate sul matrimonio e altri tipi di unione. Magari il Papa non li ha neanche usati, ma il fatto stesso che siano stati evidenziati questi temi è grave. Non hanno evidenziato il problema della fame nel mondo, la disoccupazione, le tasse. Hanno sottolineato i problemi legati a temi eticamente sensibili. C’è scritto, inoltre, che riguardo all’ipotesi di intervento legislativo in materia di fine vita e di fine trattamento, si deve evitare che l’eutanasia passi. Poi si parla anche di parità scolastica e di calo demografico. Ci sono indicazioni precise. il Papa deve fare leva su Napolitano. Lei si immagini Napolitano che fa pressione su Obama su delle leggi americane. Perché lo stato vaticano può far pressione sullo stato italiano? Perché uno stato sì e l’altro non può farlo? La mia è una provocazione, ma credo che qui ci sia una rilevanza della notizia.

Il Vaticano ha paura di essere delegittimato dalle rivelazioni contenute nel suo libro?Ma scusi, sono io che delegittimo le Sacre Istituzioni o sono loro che si autodelegittimano con l’omicidio Calvi, con Emanuela Orlandi, con la strage delle guardie svizzere, con la banca dello Ior?


Paolo Barnard a L’Ultima Parola: “Monti è un criminale bugiardo”

da controcopertina


Le rare volte che Paolo Barnard compare in tv, le scintille sono assicurate. E’ stato così anche ieri, all’Ultima Parola, il programma di Rai Due condotto da Gianluigi Paragone. Si parla del terremoto dell’Emilia Romagna e del rischio che i cittadini e le aziende colpite non vengano indennizati. “Anche le banche hanno avuto dei terromoti e la Bce di Mario Draghi è subito intervenuta, pompando mille miliardi di euro. Questi soldi sono stati creati semplicemente premendo un pulsante e vengono poi usati per fare speculazione contro gli Stati. E’ una questione di scelte: si potrebbero creare soldi dal nulla per risarcire i terremotati, ma non si fa. Si tratta di una scelta precisa”.
Quando il deputato del Pd Colaninno ripete per l’ennesima volta il mantra per cui “Monti ha salvato l’Italia”, Barnard esplode. “Monti è un bugiardo e un criminale, sa che stiamo andando al disastro perché è un esperto di economia monetaria”. Paragone si affretta a prendere le distanze dall’ex giornalista di Report: “Lei si assume le responsabilità di quello che dice”. Colaninno s’infuria: “Non possiamo permettere che in Rai qualcuno definisca il presidente del consiglio un criminale!”
Nei pochi minuti in cui viene lasciato parlare, Barnard argomenta: “L’euro è un disegno che nasce 70 anni fa per affamare il Sud dell’Europa. Si utilizza lo spread e il debito pubblico per incutere terrore fra la gente e fare accettare i tagli allo stato sociale e la diminuzione di democrazia. Il problema è la sovranità monetaria, che l’Italia ha ceduto alla Bce. Quest’ente privato favorisce le banche private e strozza gli Stati. Quando c’era la lira il rapporto tra debito pubblico e Pil era molto più alto di adesso, eppure non siamo andati in bancarotta. Il Giappone e gli Stati Uniti hanno un debito pubblico molto più elevato dell’Italia, eppure non vanno in bancarotta. Perché? Semplice: hanno una propria banca centrale che immette moneta nel sistema economico e non subiscono lo strozzinaggio. Bisogna uscire dall’euro, perché lo scopo della moneta unica è affamare i popoli. Le conseguenze le stiamo vedendo: imposte altissime, disoccupazione fuori controllo, recessione, imprese che falliscono, stato sociale indebolito…”
Oliviero Beha (giornalista e scrittore) e Paolo Ferrero (segretario di Rifondazione Comunista) dicono che Barnard “ha fondamentalmente ragione, ma se dà a Monti del criminale poi la gente si ricorda solo di questo”. E infatti…

venerdì 25 maggio 2012

Il mondo sempre più vicino al crollo deflattivo, mentre l'offerta monetaria si contrae in Cina


di Ambrose Evans-Pritchard da  telegraph.co.uk via ComeDonChisciotte

Tutti i principali indicatori dell'offerta di moneta in Cina danno segnali d'allarme. Le operazioni valutarie maggiori sono crollate a livelli di stagnazione mai visti fin dai tardi anni 90

I dati dell'aggregato ristretto M1 [1] di aprile sono i più bassi registrati in epoca moderna. I depositi reali definiti dall'M1 – un importante indicatore delle prospettive di crescita economica per il prossimo semestre – da novembre hanno conosciuto una contrazione.

Questa contrazione è più rapida di quella delle crisi del 2008-2009, e più rapida di quella attualmente in corso in Spagna, secondo Simon Ward della Henderson Global Investors.

Se la Cina fosse un paese normale, sarebbe lanciata contro un muro di pietra. Un “atterraggio duro” ad anno inoltrato sarebbe già dietro l'angolo.

Se questo sistema ibrido di leninismo del mercato – con le banche guidate dai boss del Partito – sia conforme alla teoria monetaria occidentale è una questione molto controversa. Il problema sarà risolto presto, in un modo o nell'altro.

Quello che sembra chiaro è che l'economia cinese non ha toccato il suo minimo come ci si aspettava nel primo quadrimestre. E continua a scherzare col fuoco. Yao Wein (della Societe Generale) afferma che una valanga di dati tremendi “invocano a gran voce un alleggerimento [quantitativo]” [2]

La produzione cinese di elettricità – monitorata religiosamente dai ribassisti – in aprile è scesa di molto. Supera quella dell'anno scorso di appena 0,7 punti percentuali. Gli investimenti statali nelle ferrovie sono scesi del 44%, con una tendenza verso il basso acuitasi negli ultimi mesi. La costruzione di autostrade è diminuita del 2,7%. “I dati mostrano un'estrema debolezza dell'economia cinese,” dice Alistair Thomton della IHS Global Insight a Pechino.

I cantieri navali sullo Yangtze parlano da soli. La rivista Caixin riferisce che otto dei dieci costruttori nazionali quest'anno non hanno ricevuto un singolo ordinativo. “Un'ondata di fallimenti, nella cantieristica navale, non è ancora cominciata. Ma la tempesta è vicina,” afferma un addetto ai lavori.

Le vendite di immobili sono scese del 25% nel primo quadrimestre, testimonianza dello zelo dei legislatori [3]. Tutto ciò ha contribuito a una drastica riduzione di nuovi edifici. Il signor Thornton ha affermato che gli immobili in costruzione sono diminuiti, solo in aprile, del 28,3%.

Non si tratta di un fenomeno accessorio. Il settore impiega il 10% della forza lavoro cinese, e nell'indotto un ulteriore 20%. Le vendite di terreni procurano alle autorità locali il 70% delle entrate fiscali, il 30% al governo centrale. È l'illusione finanziaria del “fair weather”, come abbiamo visto in Irlanda [4]. Le opportunità per uno stimolo fiscale potrebbero ridursi se per la proprietà immobiliare si prospetta un prolungato declino.

L'intervento sul mercato degli immobili viene ritenuto benefico perché è stato pianificato. Il premier Wen Jiabao desidera utilizzare la discesa forzata dei prezzi come politica di welfare. Eppure, non fu la Fed a premere sul freno nel 1928, per rintuzzare un boom dei titoli finanziari? Non ha fatto lo stesso la banca centrale giapponese nel 1990, solo per scoprire che la deflazione anti-boom ha essa stessa un suo diabolico slancio? Una volta che si è permesso al credito di aumentare del 100% rispetto al PIL [5] in cinque anni – come ha fatto la Cina, molto di più di quanto è accaduto negli USA o in Giappone – ci si ritrova in balia di forze potentissime.

Ora sta succedendo qualcosa di strano. La Banca Popolare Cinese riferisce che i nuovi prestiti sono scesi da 160 miliardi di dollari [circa 125 miliardi di euro] in marzo a 108 miliardi di dollari [circa 84 miliardi di euro] in aprile. Anche il credito non convenzionale ha conosciuto un arresto. Il prestito fiduciario è crollato del 96%, le accettazioni bancarie [6] del 90. Sono dati stupefacenti.

Per Pechino potrebbe non essere facile tornare ad aprire i rubinetti. La richiesta di mutui è in caduta da mesi. Le banche offrono credito. Le imprese si rifiutano di accettarlo. È la vecchia storia giapponese di spingere una corda [7], oppure la storia dell'Europa di oggi.

“La Cina è in deflazione,” dice Charles Dumas della Lombard Street Research. Certo, l'inflazione sui prezzi al consumo è del 3,4% - anche se in discesa – ma i consumi sono un terzo del PIL. Gli investimenti a capitale fisso sono al 46%, cioè sono scesi del 3,5% in sei mesi. I prezzi dei beni esportati sono scesi del 6,6%.

Le autorità politiche hanno reagito in ritardo, tagliando il rapporto di riserva [8] di 50 punti (arrivando al 20%) nel corso del fine settimana. Ma è solo acqua fresca. Dovremmo concludere che la Banca del Popolo è decisa a superare la capacità produttiva in eccesso [9] in una catartica purificazione schumpeteriana [10], o invece che la lotta per la leadership ha paralizzato il Partito? Difficile a dirsi.

I paesi BRIC [11] devono stare in campana. La produzione industriale dell'India è scesa del 3,5% nel mese di marzo. Il paese sembra intrappolato in una morsa di stagflazione stile anni 70. Anche il Brasile impallidisce, con la vendita di automobili che cala del 15% e la produzione industriale in diminuzione, sempre in marzo. I prestiti inesigibili delle banche sono arrivati al 10,3%, più che dopo il fallimento della Lehman Brothers.

Probabilmente la bolla è già esplosa, ma gli albergatori di Rio tengono duro. Il Parlamento Europeo si è ritirato dal forum delle Nazioni Unite di Rio sullo sviluppo sostenibile che si terrà in giugno, perché le sistemazioni alberghiere sono esorbitanti. “Puntiamo di più sui paesi occidentali carichi di debiti, e molto di meno sui stra-vantati e stra-venduti BRICs,” dice Hugh Hendry, gestore di hedge fund notoriamente controcorrente.

Quello che ho sempre temuto è che il ciclo creditizio delle “economie emergenti” collassi prima che il Vecchio Mondo si sia pienamente ripreso, o almeno abbia raggiunto la “velocità di fuga”, per usare un termine di moda.

L'Europa continuerà a scivolare verso un'autodistruzione in stile anni 30 finché non si doterà di un prestatore di ultima istanza e non eliminerà dall'orizzonte qualsiasi rischio di un default dell'Unione Monetaria, per quanto possa già essere troppo tardi. Gli Stati Uniti, almeno, hanno istituzioni che funzionano, ma la crescita è appena al di sopra dello stallo. Il “precipizio fiscale” di Ben Bernanke si spalancherà quest'autunno. L'Economic Cycle Research Center Insitute (ECRI) non ha ancora ritirato il suo allarme recessione per gli USA. I paesi del BRIC hanno contribuito a salvarci nel 2008-2009. Se dobbiamo affrontare una crisi globale su tutti i fronti – e questo è un esito che può ancora essere evitato – per i leader mondiali sarà una prova di coraggio. I tassi di interesse del G10 sono quasi tutti già vicini allo zero, e i bilanci sono tirati spaventosamente al limite.

Sentendo l'aria che tira, il capo economista della Citigroup, Willem Buiter, ha detto che le banche centrali non hanno ancora esaurito gli strumenti a loro disposizione. Esse possono “e dovrebbero” dare una bella spinta all'alleggerimento quantitativo [2], acquistare tutto l'acquistabile e “spargere soldi cogli elicotteri”.

Io andrei anche oltre: le banche centrali sovrane avrebbero i mezzi per abbattere qualsiasi depressione gli lancino addosso, ad esempio scatenando massicci acquisti di titoli al di fuori del sistema bancario, operando attraverso il meccanismo della quantità di moneta di Hawtrey e Cassel [12] finché il PIL non si rimettesse in carreggiata.

Non si tratta di un problema scientifico. Un collasso mondiale si può prevenire, se i leader mondiali decidono di avere un po' di audacia. Il problema è che il Castello dell'Euro è ancora infestato dagli hayekiani [13], e il più dei cittadini del G10 – e, per mia dolorosa esperienza, molti lettori del Telegraph – guardano a simili idee come se fossero follie weimariane, o adorazione del diavolo bella e buona. Gli economisti non possono controllare il consenso democratico a uno stimolo monetario, oggi non più che nel 1932. Si può solo sperare che i lanci dagli elicotteri non diventino indispensabili nel gelido inverno del 2012-2013.

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D'AMICO*


Note del traduttore

[1] M1 definisce una quantità di moneta circolante: “il cosiddetto aggregato ristretto che comprende, oltre al circolante, saldi che possono essere immediatamente convertiti in contante o utilizzati per effettuare pagamenti, cioè i depositi a vista. L’aggregato M1 riflette sostanzialmente la finalità transattiva della moneta.” [ Causaeffetto.Investireoggi] Incidentalmente: “Attraverso lo strumento di politica monetaria della fissazione discrezionale del livello dei tassi ufficiali di riferimento a breve termine, la Banca Centrale Europea è in grado di modificare direttamente il rapporto costo/opportunità di detenere moneta allo stato liquido influenzando, quindi, indirettamente l'andamento di M1.” [ibid]

[2] È il noto quantitative easing: “indica una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte della banca centralee la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico.” [ Wikipedia]

[3] L'autore si riferisce alle iniziative che il governo cinese ha intrapreso per “raffreddare” il mercato immobiliare (ad esempio limitando il numero di immobili che una famiglia può acquistare) e prevenire le catastrofiche bolle immobiliari a tutti note. [ China Daily ]

[4] Si tratta della strategia di bassa tassazione e lavoro flessibile (per attirare capitali esteri con un “clima favorevole”) applicata in Irlanda negli anni 2000. “Alla fine dei conti (…) la forza lavoro invecchierà, i salari si alzeranno e le compagnie attirate dai tagli fiscali del 'clima favorevole' se ne andranno in Europa Orientale, dove la motivazione dei lavoratori è altrettanto forte, ma i salari molto più bassi. Cosa faranno gli irlandesi, allora?” [ Andy Hargreaves] Per dare un'idea degli effettivi benefici che questa strategia ha portato all'economia irlandese basta prendere l'esempio del comportamento di un'azienda come Google: “Google licenzia i propri diritti di copyright intellettuale del motore di ricerca e di altre partite profittevoli (come il nuovo smartphone Android) alla Google Ireland Holdings sua sussidiaria in Irlanda. Da notare che la tassa irlandese sui copyright è del 12,5% mentre quella statunitense è del 35%.

1. Google Ireland Holdings dichiara che la sua sede sociale è nelle Bermuda e perciò evita di pagare anche le tasse irlandesi.
2. A questo punto entra in azione una terza società sussidiaria: la Google Ireland Ltd sulla quale converge l’88% di tutti i profitti che Google realizza fuori dagli Stati Uniti. Ma su questa montagna di soldi la Google Ireland Ltd paga meno dell'1% di tasse allo Stato irlandese perché versa 5,4 miliardi di dollari alla Google Ireland Holdings in royalties. Il costo delle royalties pagate in questo modo azzera i profitti di Google Ireland Ltd che può dimostrare di avere un bilancio magro e pagare tasse come fosse una aziendina.
3. A questo punto a pagare le tasse dovrebbe essere la Google Ireland Ltd che ha incassato le royalties, Errore. Le royalties infatti non vengono versate direttamente dalla Google Ireland Ltd alla Google Ireland Holdings. ma ad una terza sussidiaria: la Google Netherlands Holdings BV.
4. La Google Netherlands Holding BV è una società che non ha uno straccio di impiegato ma è solo una scatola vuota. Appena ricevuti i soldi non li trattiene (altrimenti il governo olandese li tasserebbe) ma li spedisce subito alla Google Ireland Holdings che per la legge irlandese a questo punto non è tassabile perché non c’è tassa sui capitali che arrivano in Irlanda dall’estero proprio perché la filosofia è attirare investitori esteri.” [ Irradiazioni] ]

[5] Il rapporto credito/PIL è importante, anche se non come quello debito/PIL. Un eccesso di prestiti dati dalle banche (lending boom) tende a danneggiare l'intero sistema (ad esempio come con il boom dei mutui subprime negli USA).

[6] Accettazioni bancarie: “Cambiali tratte spiccate dal cliente di una banca, la quale, nell’apporre la sua firma sul titolo per accettazione, diventa l’obbligato principale. Le accettazioni così rilasciate fanno parte dei crediti di firma.” [ Dizionario Finanziario.it] ]

[7] “Pushing on a string”: la situazione descritta nelle frasi precedenti, cioè l'impossibilità di costringere il pubblico a spendere nonostante i bassi tassi di interesse (come accadde in Giappone negli anni 90). Espressione a volte attribuita a Keynes. [ Investopedia]

[8] Riserva obbligatoria: “È la frazione dei depositi contratti da un ente creditizio che deve essere mantenuta presso la Banca centrale in un conto solitamente infruttifero o remunerato a tassi più bassi di quelli di mercato, allo scopo di soddisfare i requisiti di riserva obbligatoria.” [ Performance Trading]

[9] “Excess capacity”: “una situazione in cui la produzione effettiva è minore di quanto sia possibile od ottimale per il produttore.” [ Investopedia]

[10] Il pleonasmo è nell'originale. Si tratta del celebre concetto di “distruzione creativa” dell'economista Joseph Schumpeter, che in effetti preconizzava un rinnovamento radicale della società attraverso una riconversione totale “endogena”. Il concetto non ha nulla a che fare con la prassi neocon di bombardare un paese per poi rubare i soldi destinati alla ricostruzione.

[11] I paesi economicamente “emergenti”: Brasile, India e Cina.

[12] Economisti tra le due guerre, testimoni della Grande Depressione. Hawtrey vedeva i cicli economici legati quasi totalmente alla disponibilità di moneta in circolazione, regolata dai tassi di interesse e dai crediti concessi dalle banche. “Sono le banche a dar avvio a un processo di ripresa per mezzo della riduzione dei tassi di interesse e delle facilitazioni nella concessione di credito. Hawtrey ritiene che i commercianti, specialmente i grossisti, reagiscano con particolare intensità a variazioni, anche piccole, nelle condizioni creditizie. Essi sono quindi indotti ad aumentare sensibilmente le proprie scorte di prodotti, passando gli ordinativi ai produttori. Si ha così un aumento delle produzioni, dell'occupazione e dei redditi. I consumatori incominciano a spendere di più; l'aumento della domanda provoca l'assottigliamento delle scorte presso i dettaglianti e presso i grossisti. Si ha allora un nuovo aumento degli ordinativi, dei redditi, della domanda di beni e quindi un nuovo assottigliamento delle scorte. Il processo diventa cumulativo ed è alimentato da una continua espansione del credito.” [ Treccani.it] Naturalmente gli “austriaci” non sono d'accordo.

[13] Gli austriaci. [ Vedi qui] Una chicca di Friedrich von Hayek: “il liberalismo è l'unica filosofia politica veramente moderna, l'unica compatibile con le scienze esatte. Converge con le più recenti teorie fisiche, chimiche e biologiche, in particolare con la scienza del caos formalizzata da Ilya Prigogine. Sia nell'economia di mercato sia nella Natura, l'ordine nasce dal caos: l'assestamento spontaneo di milioni di decisioni e di dati porta non al disordine, bensì ad un ordine superiore" [ estropico


*Domenico D'Amico è coautore di doppiocieco

Statali, che aspettiamo?


Che aspettiamo a rispondere per le rime a questa accozzaglia di miliardari privilegiati? Non ci bastano le sparate di quella signora spocchiosa, orgogliasamente odiosa e antipatica, che ci tratta come servi impuniti sorpresi a rubare le briciole che cadono dalla sua mensa? Non ci basta il collaborazionismo dei vari sindacati compresa la signora in giallo, in arte Camusso? Non siamo stanchi di sentirci rappresentati da partiti come il Pd, complice di questa ignobile rapina ai danni dei più poveri, benedetta dall'Europa? Con una mano ci hanno bloccato i contratti, aumentato l'età pensionabile, dilazionato le liquidazioni e con l'altra ci hanno aumentato le tasse e tagliato i servizi. Dulcis in fundo adesso, per ragioni di equità con gli altri lavoratori ovviamente, vogliono licenziarci in massa per il bene dell'economia. Con quale faccia da culo uno può affermare che il bene di una data funzione sia sganciato dal bene di coloro a cui la stessa funzione si rivolge? Non paghi della loro foga affamatrice si sono anche dati a quello che sta diventando lo sport nazionale del “dagli allo statale”. Ci additano come inetti, fannulloni, lavativi, assenteisti, mangiapane a tradimento, sguinzagliano gli sgherri della loro TV contro di noi, contrabbandando il cappuccino al bar con le ruberie infami di una classe politica impunita. 
Nessuno cerca di vedere il quadro generale: pubbliche amministrazioni allo sfascio, paghe fra le più basse d'Europa, dirigenti inetti, gli stessi a cui spetterebbe il compito di decidere chi deve restare al suo posto e chi no, piazzati ai loro posti dalla politica, disorganizzazione, assenza di incentivazioni reali e di programmazione. Per finire un ambiente tossico in cui lavorare, inquinato da corruzione, clientelismi e favoritismi. 
Certo nessuno è perfetto ed anche i travet avranno le loro colpe, ma la loro vita in generale è monotona, frustrante e miserevole e per risovere tutti i problemi che ci sono l'unica soluzione che si trova è buttare a mare la gente, come fosse zavorra in una nave che sta affondando.
Ovvio che il problema non riguarda solo gli statali, ma se uscissimo da guscio in cui ci siamo rintanati, paralizzati dalla paura dell'incerto, e dessimo il buon esempio?
Uno sciopero generale, in totale autonomia dai sindacati gialli, sarebbe un buon inizio.

giovedì 24 maggio 2012

Omofobia: tutte le castronerie anni 2010-11-12


di Andrea Bordoni (da Critica Liberale)


Il Sen. Carlo Giovanardi, Sottosegretario alla Famiglia, tuona contro il videogioco “The Sims” perché ci sono coppie gay, e contro il libro per bambini da 3 anni in su “Tante famiglie, tutte speciali” (che educa a rispettare anche le famiglie con due papà, due mamme, quelle multietniche e i genitori single), (15 maggio 2011)

L’imam di Segrate Ali Abu Shwaima a pochi giorni dal voto per le comunali di Milano dice di non votare Sinistra e Libertà perché il suo leader Nichi Vendola è gay, condotta che “contrasta con l’etica islamica e noi non possiamo condividere questo comportamento”. (9 maggio 2011)

Circolo culturale Christus Rex e un gruppo di Forza Nuova, contrari alla rivisitazione in salsa omosex di Giulietta e Romeo (già contestata da Giovanardi), protestano indossando magliette con la scritta “Noi Giulietta e Romeo voi Sodoma e Gomorra”, e recitando rosari “riparatori” per “evitare o almeno attenuare i castighi di Dio che pioveranno sulla città per lo spettacolo”. (9 maggio 2011)

Alberto Zelger, consigliere della Lista di centrodestra Tosi: “La libertà di espressione va garantita ma senza premiare le diversità che mal si conciliano col bene comune”. (9 maggio 2011)

La Curia di Palermo, “nel pieno rispetto delle norme date dalla Santa Sede“, ha vietato la veglia di preghiera indetta dai cristiani omosessuali in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia.  (7 maggio 2011)

Il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione: “Quando i bambini delle famiglie tradizionali sono grandi  pagano tasse e contributi anche per le pensioni e l’assistenza sanitaria di quelli che i bambini non li hanno avuti e che hanno avuto molti soldi in più durante la vita. Sennò da dove pensiamo che si prendano i soldi per pagare le pensioni ai gay?”. (28 aprile 2011)

Il racconto truccato del conflitto previdenziale

di Matteo Bortolon da Il Manifesto   Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...