lunedì 24 febbraio 2014

L’Europa tradita

Di Tonino D'Orazio

Ovviamente questa road map ci indica che non è questa l’Europa che volevamo, anzi indica la misura della nostra sconfitta. E secondo me non è finita. Mancano alcuni tasselli che né Napolitano, né Monti né Letta sono riusciti a costruire, malgrado il loro efficace lavoro per sgretolare ulteriormente la nostra Costituzione antifascista e renderla contraddittoria, confusa e inapplicabile. In questo sistema sperano che Renzie possa continuare, avendone egli espresso una priorità programmatica e sapendo che la napolitanesca commissione dei “saggi”, crisi o no, ha continuato a lavorare e confezionare il prodotto. Anche se, come dicono sia il vicedirettore generale della Commissione Deroose [commissione Affari economici della UE] che ha indicato la necessità di aumentare l'attenzione alla competitività dei paesi, (meglio: in guerra economica tra loro e il più forte vinca) sia il responsabile Bce Klaus Masuch che ha ammesso che la Troika ha "sottostimato" la resistenza dei gruppi sociali più agiati, diciamo la rimanente piccola borghesia. Quelli poveri sono già sistemati.
Vale la pena rivedere il tracciato in negativo con le varie tappe del disegno eversivo e antidemocratico, giusto per togliere un po’ di sicurezza agli attuali sostenitori europeisti a tutti i costi, che si ritengono non nel migliore dei mondi ma abbastanza. Quelli del comunque Non c’è alternativa.
I riferimenti saranno di parte, ma la sostanza innegabile.

Trattato di Maastricht.
Firmato da Andreotti e De Michelis (già detto tutto) che hanno ceduto la sovranità monetaria alla Banca D’Italia (privata). A partire dal 1992 è iniziata la sottomissione dell’Europa al Trattato di Maastricht, concepito per sottoporre le diverse nazioni ad una totale dittatura monetarista al servizio degli interessi dei banchieri.

Tutti sapevano, hanno firmato e nessuno ha avuto coscienza : http://youtu.be/lW-HKXaEfl8
Adesione all’euro voluta da Prodi (Bilderberg, Commissione Trilaterale, Goldman Sachs) cedendo la sovranità monetaria, non all’Europa, ma all’autonoma BCE (banca privata)
Prodi ebbe a dire: ”l’euro è stato fatto per aiutare la Germania”. Per avere gli Stati Uniti d’Europa, annessi agli USA, occorreva iniziare proprio dalla Germania, che era divisa in due, ad unirla in un unico stato.
E siccome la caduta del muro di Berlino, ha comportato una profonda crisi economica, per il riassetto dell’economia tedesca, allora gli si è promesso che con l’Euro, avrebbero non solo ripianato, ma sarebbero diventati la prima potenza economica europea ….Infatti ! http://youtu.be/jcKSAFzT56k

Legge Treu/Biagi/Maroni.
L’Unione Europea chiede che in seguito al libero scambio, anche il mercato del lavoro sia flessibile.
Prima inizia Treu (oggi Pd), quindi la Legge Biagi e dopo la sua morte, Maroni la aggiusta ancora “meglio” le leggi necessarie, sponsorizzata e voluta dal Fondo Sociale Europeo:
* Legge Biagi * …..decreti legislativi diretti a stabilire, nel rispetto delle competenze affidate alle regioni in materia di tutela e sicurezza del lavoro dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, e degli obiettivi indicati dagli orientamenti annuali dell’Unione Europea in materia di occupabilità, i princìpi fondamentali in materia di disciplina dei servizi per l’impiego, con particolare riferimento al sistema del collocamento, pubblico e privato, e di somministrazione di manodopera.

Trattato di Lisbona
Firmato da Prodi e D’Alema (che hanno voluto con tutte le forze l’euro) cedendo così non solo la sovranità nazionale e politica alla BCE (Banca Privata e autonoma) invece che al Parlamento Europeo, ma anche una svalutazione (100%) impensabile di 2000 lire per 1 euro (quando 1.000£ valevano 0.90 marchi) e mantenendo invece 1marco/1euro. La nostra moneta debole, la loro forte.

La Pericolosa Dittatura Europea:

L’arresto Europeo:

Trattato di Velsen
Un video per sapere cos’è: http://vimeo.com/34530524
La Nuova Pericolosissima Polizia Europea. Lo strumento per la futura e prossima repressione:

Trattato ESM – firmato il 19 luglio 2012
In questa stringa la spiegazione di questo trattato fatto passare da Monti (di nuovo pronto a meritati incarichi europei, in ringraziamento) per la sua gravità e impunità, in modo che tutti i Parlamentari potessero non assumersi la mazzata finale della rovina dell’Italia e ovviamente degli Italiani:

Pareggio di bilancio/Fiscal Compact – firmato il 19 luglio 2012.
L’Unione Europea delle Banche ha chiesto il cambiamento della Costituzione con l’ingresso del Pareggio di Bilancio (detto anche Fiscal Compact). Lo hanno chiesto perché il Mercato vuole più stabilità, più contabilità, meno politica e democrazia.
E quindi ciò significa niente più aiuti esterni, lo Stato per non indebitarsi dovrà tagliare tutta la spesa pubblica. Quindi Sanità, Pubblica Istruzione etc …. Ovviamente tutto a carico del Cittadino.

Un trattato repressivo e regressivo

La folle dittatura europea

Riforma articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Come per la Legge Biagi e il Pareggio di Bilancio anche questo cambiamento, viene richiesto dall’Unione Europea serva ormai delle Banche e di rapaci imprenditori. (Vedi ricatto della Zanuzzi)

Trattato ERF – firmato il 23 agosto 2012
Per sottrarre all’Italia le riserve auree. Per saperne di più. http://testelibere.it/blog/erf-la-nuova-spada-di-brenno
ERF – european redemption fund (approvato il 23 agosto 2012)
ERF – il vero patibolo degli Italiani !
ERF - come ci distruggeranno e gli Italiani non ne sanno nulla! Che si occupino di calcio, cucina e canzoni. Le televisioni e i cosiddetti giornalisti sono ben pagati per questo. http://youtu.be/hEBZcnq9U6E
ERF – Come ci pignoreranno lo Stipendio ! http://youtu.be/r7nWuS2l5iA
ERF – Ci aspetta un futuro nero, materiale e politico

Il debito e la crisi truffa
Scopri qui, come e perché:

Non conosco gli ulteriori tasselli futuri, ma non credo che il disegno atlantico non persegua una idea di coercizione occidentale al pensiero unico e all’eliminazione di ciò che rimane residualmente del concetto di sinistra e del sociale. Il binario è tracciato e solo chi non vuole non lo vede.
Come scegliere se soccombere per mano loro di morte lenta o reagire per una nuova Resistenza e tentare di salvare la democrazia, la libertà, il futuro di figli e nipoti ? Uscire dal perverso sistema non sarà facile, eppure bisognerà farlo in qualche modo, anche se la struttura propostaci è immodificabile, ci hanno pensano i popolari e i socialisti che l’hanno costruita e che oggi la sostengono a spada tratta. Morituri te salutant?

mercoledì 19 febbraio 2014

Congresso CGIL in chiaroscuro

di Tonino D'Orazio

Un altro congresso epocale di svolta. E le parole sono di nuovo sassi.

L’identità indica, designa, il carattere permanente e fondamentale di una persona o di un gruppo e l’insieme di caratteristiche culturali e di tradizioni che un popolo avverte come proprie. Il popolo della Cgil è tale con la sua identità di partenza e di percorso, con una idea di politica identitaria che ne ha sempre fatto la sua forza. Il problema rimaneva e rimane a tutt’oggi il diritto delle minoranze a conservare la propria ricchezza nel complesso della confederazione.

Purtroppo questa confederazione proviene da due congressi anch’essi di svolta, che hanno sancito una profonda divisione interna che l’ha indebolita, proprio in una fase in cui strutturalmente il capitale finanziario, ma anche quello produttivo, ha ricomposto parte della sua crisi e rilanciato un modello di sfruttamento ineguagliabile in tempi moderni. Un modello di riappropriazione di tutti i mezzi di produzione (compresi organizzazione del lavoro, abbattimento dei diritti civici e delle tutele sociali dei lavoratori) e di cancellazione del potere equilibratore dello Stato nelle politiche economiche e sociali.

Cioè nelle politiche identitarie e deontologiche della confederazione generale del lavoro.

Quale è stata la reazione? Il giudizio è contrastante e si è ripercosso già nei due congressi precedenti. Il riformismo della confederazione, sua essenza storica, non ha dato i risultati sperati. La confederazione ha perso per strada man mano svariate tutele dei lavoratori, dalla tenuta sul potere d’acquisto e del salario, allo sviluppo delle politiche e dei piani industriali. E’ stata messa all’angolo da tutti, compreso dalle altre due organizzazioni sindacali e dai partiti che avrebbero dovuto rappresentare la difesa se non lo sviluppo dei diritti del mondo del lavoro. Si sono tutti adeguati fatalmente al nuovo sistema rampante della ristrutturazione ineluttabile del capitale. Democraticamente vincitore, in Parlamento, è stato quest’ultimo a fare tutte le leggi necessarie per modificare a suo vantaggio la ormai innegabile e disastrosa realtà attuale.

Il risultato è disastroso, inutile ripercorrerlo, lo conosciamo.

In questo congresso si è scelto di avere un documento unico che inglobasse, o meno a secondo del voto, alcuni elementi storici di identità della confederazione. Un secondo documento di minoranza è pur sempre presente e non si capisce ancora cosa farà una delle organizzazioni storiche e fondanti della Cgil, cioè la Fiom, che si è battuta strenuamente e in solitudine sul fronte industriale pesante.

L’accordo sulla rappresentanza, che assomiglia fortemente alle “larghe intese”, sottoscritto dalla leader Camusso prima di una decisione del Comitato Direttivo (successivamente bulgaro), che ha rimesso all’angolo la Fiom in modo che non possa mai più dissentire sui contratti ma debba “filare” anche se non è d’accordo, oltre a ridiventare anticostituzionale, ha riaperto una vera conflittualità interna. Che è quella di lottare realmente, e non a parole o con qualche minuto-secondo di sciopero, o di adeguarsi. Il metodo: l'introduzione “dell'arbitrato interconfederale" in sostituzione delle singole categorie. Firmiamo noi anche se non volete. Magari aggiungiamo anche eventuali “sanzioni pecuniarie” per chi tenta lo sciopero e reca danno al padrone. Infatti le parti firmatarie “si impegnano a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi così definiti”. Viene meno il diritto costituzionale allo sciopero e lo sviluppo di un contenzioso svilente. La Fiom ritiene che in Cgil ci sia una svolta autoritaria. La Camusso ribatte che il giudizio del Direttivo è vincolante per tutta l’organizzazione. Insomma si riapre di nuovo una partita mai chiusa per cui la nuova svolta assomiglia tanto alle precedenti. Meno consensuale, sembra più un tornante.

Questo metodo politico a massacrare le minoranze non è altro che l’effetto leaderistico e del comando (piuttosto che del governo) del mondo partitico che governa l’Italia, ma non solo, da anni. Questo concetto, avulso dall’identità della Cgil, sta prendendo piede dappertutto nel tessuto socio-culturale attuale. Il decisionismo non è più collettivo ma del “capo”. E, come nelle riforme elettorali, tutti i “piccoli”, sindacati compresi, devono sparire e gli altri avere lo scelbiano premio di maggioranza. Tutti possono stravolgere la Costituzione, cominciando dal garante Napolitano. Ebbene la Cgil no, perché ne è sempre stata la vera garante, e perché fondata sul lavoro, sul sacrificio e sul suo sangue, che sono la sua identità.

Per esempio sulla deontologia e sull’identità, spostare l’ulteriore sfruttamento dal lavoro più in là perché si “vive” di più, e quindi si può essere sfruttati per più anni, cosa rappresenta? Solo l’adeguamento al sistema capitalistico vincente, sull’ideologia, non del lavoro come valore di vita per partecipare allo sviluppo complessivo della società (Costituzione dixit), ma del becero sfruttamento di lavoro e di vita, rubandone proprio i tempi e la qualità. Del lavoratore? No, adesso di nuovo di tutta la sua famiglia, pensionati e bambini compresi. Siamo tornati alla giusta parola: proletariato. Diciamo la banalità di lavorare per vivere e non vivere per lavorare, anche se tutta la sostanza sta proprio qui. Oltre a negare la responsabilità positiva di scienza e medicina. E se poi più della metà degli iscritti sono pensionati?

C’è quasi disinteresse per l’Inps, istituto sorretto solo dai soldi dei lavoratori (per i padroni si tratta di “salario differito”) che dovrebbero pagare anche la bancarotta di altri fondi (vedi Dirigenti d’azienda, Ipost, anche in un certo modo l’Inpdap, tra poco i medici, i ferrovieri e altre categorie…), quindi avviato sul binario morto di una prossima privatizzazione. La tecnica è di renderlo un relitto finanziario e affidarlo poi alla gestione degli amici degli amici, banche e assicurazioni. In fondo cos’è altro oggi se non un bancomat governativo? O meglio, il nocciolo duro della gestione del sociale dell’intero paese lavorativo da sgretolare ideologicamente? E’ il fronte della guerra contro i poveri. La Cgil ancora non vi si attesta con forza.

Altro esempio quello deontologico e politico della tutela giuridica della dignità del lavoro. Mai si è ridisceso così in basso dagli albori del movimento sindacale, per cui tocca rilanciare il “programma minimo” del socialista operaista Turati (1886) per capire cosa si vuole ancora. Tecnocrazia padronale europea volendo. Ma con chi e dove?

I buoi sono scappati dalla stalla e tutti ritengono, abdicando al loro ruolo e alla loro identità, che la “realtà” attuale non permette di riportarne indietro nemmeno uno. Per questo è di nuovo un congresso di svolta, con un documento interessante, ma rimane sostanzialmente disperato il “verso dove”. Nel frattempo, all’orizzonte, vi sono sempre più apprendisti stregoni con soluzioni “riformiste” à la carte, per quel che rimane del mercato del lavoro, truccate da parole inglesi, dalla rapidità di esecuzione e magari dall’utilizzo di ex sindacalisti facenti fede per gestirle.

lunedì 10 febbraio 2014

Lista Tsipras per le elezioni europee: Barbara Spinelli e la questione del debito

di Franco Cilli da Blasting News
 

Molto è stato scritto in merito a Tsipras e alla speranza che il suo nome rappresenta di uscire dalle sabbie mobili di un Europa austeritaria e micragnosa. Personalmente sono convinto dell'idea di un Europa dei popoli e sebbene tutto ciò puzzi di storicismo, credo anche ad una visione progressiva che vede nel superamento degli stati nazione un passaggio necessario per una politica proiettata in uno scenario globale. Per questo motivo voglio credere nell'impresa di una lista che ha la velleità di mettere insieme qualla parte della società civile che lotta per un'Europa diversa. Ma i dubbi sono sempre legittimi.
Va bene un piano Marshall per l'Europa, e passi anche per il New Deal Roosveltiano, così come è propugnato da Alexys Tsipras, leader di Syriza in Grecia e dai suoi sostenitori italiani (vedi l'intervista sul Fatto a Barbara Spinelli), malgrado i richiami ad una tradizione anglosassone che narra più di sottomissione ad un potere imperiale che di lotta dei popoli. Mettiamo sul piatto anche l'idea che un ritorno all'Euro sarebbe impossibile perché renderebbe i paesi periferici, a detta di economisti avveduti, una zattera di giunchi nel mare in tempesta dei mercati, dando ragione a una posizione di un europeismo critico, come quella del nostro. Ma quello che proprio non mi convince è l'idea che il parametro di riferimento di ogni politica sia il debito. Barbara Spinelli e i promotori della lista per Tsipras ragionano in quest'ottica, ciò è indubbio. Il debito va onorato, ma non solo, il debito è il criterio principe che deve informare la politica degli stati.  Va solo ridiscusso e rinegoziato. Da parte mia ho molti dubbi.
Distinguerei due tipi di debito: il debito fra stati e il debito pubblico di uno stato. Per quanto riguarda il debito fra stati c'è da dire che che non si tiene in minima considerazione che tale debito è spesso è la traduzione di un debito privato in debito pubblico (leggi banche). Riguardo al secondo, stando a quello a cui stiamo assistendo negli ultimi decenni,  la sua demonizzazione nell'ottica di una politca di bilancio è stata il cavallo di troia di ogni politica restrittiva e austeritaria e il risultato è stato sempre lo stesso: tagli al welfae.  Il debito è un algoritmo mentale pericoloso che porta inevitabilmente a conclusioni strabiche secondo il quale 700 miliardi di spesa per il settore pubblico sono troppi e vanno ridotti. Ergo, tagli agli sprechi (cosa è spreco?), ma soprattutto tagli alla sanità, alla scuola, alle università e agli stipendi. Questo è quello che affermano fuori dai denti i fautori dell'austerità.
Piaccia o non piaccia le economie a deficit spending sono le meno avare sul piano degli investimenti pubblici e della garanzia del reddito, e i loro parametri sono sempre i migliori (vedi Stati Uniti e Giappone e gli stessi governi italiani prime dell'avvento dell'euro), il solo problema è l'allocazione delle risorse. Barbara Spinelli, deve spiegarci come faremo a finanziare un reddito di cittadinanza, la ricerca, l'innovazione tecnologica, servizi più efficienti ecc, se non accettiamo di sforare il debito e di poterlo fare in maniera sistematica. La tasse non sono da sole sufficienti a dare impulso ad un'economia, occorrono investimenti, e debito, debito di stato ovviamente, strutturale.
Ho purtroppo l'impressione che Barbara Spinelli e compagnia siano ostaggio dell'obbligo morale del debito, senza curarsi del fatto che il debito di cui parlano è un simulacro virtuale, un numero dettato da calcoli contabili e da interessi da strozzino e non il frutto di una transazione onesta.
Quello che occorre fare è trasformare il debito  nella “gallina dalle uova d'oro” per i cittadini.
Avanti con la lista Tsipras alle lezioni Europee, ma i dubbi rimangono.

sabato 8 febbraio 2014

Nuove lobbies

di Tonino D'Orazio

Nella deflagrazione sociale del nostro paese, ma sembra proprio in tutto l’occidente, si stanno formando nuove e potenti lobbies. Oltre a quelle finanziarie, farmaceutiche, industriali e partitiche esistenti. Ognuno aggiunga quelle che intravede irrorare o monopolizzare la nostra società.

Senza entrare nel merito del loro pensiero rivendicativo, ovviamente contro altri pensieri e culture delle stesse società, si intravvedono però nuove cordate formidabili, ideologiche e chiuse. E come ogni lobbies la loro esistenza contrasta le altre e sociologicamente tendono ad imporre il proprio pensiero.
 

Sulla questione degli omosessuali, termine maschile che intende tutta l’area cosiddetta Lgbtqi (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersexual), sapete quanto gli anglosassoni amano le sigle, la sinistra, scontrandosi con una feroce cultura cattolica, ha perso svariate elezioni.

Ogni volta che ha sostenuto la libertà delle persone, anche riferendosi alla Costituzione, e quindi inserito nel suo programma di governo queste questioni, è stato crocifisso su questo dibattito come se fosse l’argomento principale del proprio programma. Da Bertinotti in poi, chi ricorda. La tecnica è sempre la stessa, nei mesi preelettorali si parla di tutto, gli ultimi quindici giorni si “molla” la questione gay e lo show cattolico conservatore inizia. Dico cattolico perché non hanno mai amato il senso del diritto civile, laico e di cittadinanza inserito nella nostra Costituzione. Primeggiano in primo luogo i loro valori religiosi ai quali tutti dovrebbero attenersi per essere “normali”.

Altri, come gli americani del nord, dei Lgbtqi, ne fanno un cavallo di Troia per dimostrare quanto i loro “nemici”, soprattutto russi o musulmani cattivi, siano poco democratici. Ma questo sembra già un giudizio di merito nel quale non voglio entrare. La libertà delle persone deve sempre primeggiare. Se questa non c’è si formano cordate di autodifesa e dopo un po’, a secondo del numero, si formano lobbies chiuse e potenti. Fino ad essere molto interessanti per motivi elettorali.

Lo scontro italiano è in atto e vi si mischiano questioni di varia graduazione morale. La legge persegue chi è palesemente ostile o lede “l’incolumità, la dignità e il decoro delle persone che manifestino anche solo apparentemente orientamenti omosessuali, bisessuali, eterosessuali, pedofili”. Proprio così, pedofili. Lo si legge in uno degli emendamenti al disegno di legge sull’omofobia, non altro che un allargamento della legge Mancino, esaminata dalla Commissione Giustizia del Senato. Chi è gay viene equiparato a chi molesta minori. Tra i firmatari, nuovi e sempre ipocriti DC, uno di loro, Giovanardi, si scusa: “Si tratta di un refuso, la mia intenzione era di scrivere pedofobia, che è l’ostilità verso la pedofilia”. Ma le perplessità rimangono e c’è chi insorge: “Nelle massime istituzione c’è una lobby che cerca di normalizzare la pedofilia e renderla un semplice orientamento sessuale …”. E siccome è sempre semplicistico ritenerli sbadati, se non ignoranti, la perplessità rimane.
 

L’altra lobby, sempre più potente, è quella degli animalisti. Queste persone, dicono i sociologi e gli psicologi, in un momento di forte deflagrazione isolatrice della società si rifugiano nell’amore incondizionato dei propri animali domestici. Diciamo a chilometro zero. Nulla di più normale, anzi. Il problema è che tendono ad attribuire loro una connotazione non più zootecnica ma sempre più umanoide. Basta notare quanta pubblicità televisiva si riferisce al loro cibo e al loro “consigliarci” prodotti vari facendoli “parlare”. Ed allargano anche irrazionalmente questo “amore” a tutta l’area zoologica. Molti fino a diventare vegetariani rigorosi. Spero non vincano troppo.

Sta di fatto che una professione del futuro non sia più il medico, ce ne sono troppi, ma il veterinario, oltre gli infermieri.

L’Italia è nel mirino della Ue per i test sugli animali. Il nostro Paese non ha recepito la direttiva che regolamenta giustamente le sperimentazioni e i test sugli animali evitando il più possibile la sofferenza. E ora rischia 150 mila euro di multa al giorno. Sanno sempre monetizzarci bene.

Il testo del decreto legislativo destinato a recepire la direttiva europea, dopo essere passato dalla Camera, è ora fermo al Senato e tutto il suo iter è stato finora condizionato dallo scontro apertosi tra chi ritiene insufficienti le tutele previste per gli animali e chi sottolinea la necessità di poter utilizzare delle cavie per testare farmaci e altri prodotti potenzialmente pericolosi per la salute umana. O meglio, utili per la salute umana. Senza rischiare gli esperimenti direttamente sugli uomini. Di questi tempi, spesso le cavie sono giovani disperati e disoccupati. Ma sempre più spesso questi esperimenti ormai vengono condotti in paesi poverissimi fuori dall’occidente, dove le regole sono molto labili. E’ la mondializzazione del mercato.

Il dibattito è interessante forse solo per la cultura occidentale che tende in questo modo ad equiparare e porre sullo stesso piano animali e uomini (qualcuno anche i vegetali). Gli altri popoli di culture diverse tendono sempre a ritenere che l’uomo sia in cima alla piramide della vita sulla terra. (Un pacifista direbbe: insomma). Vengono salvati solo alcuni animali che potrebbero, sempre la religione, far parte di un sistema di reincarnazione e salvarsi anche dalla nostra onnivoracità.

lunedì 3 febbraio 2014

Grillo, fascista a sua insaputa

Dopo aver visto la trasmissione di Daria Bignardi "Le Invasioni Barbariche" e aver assistito alle varie comparsate della Presidente Boldrini in TV, Fazio compreso, posso dire molto serenamente che quello che ho sentito erano davvero gli squilli di tromba di un regime fetente in via di dissoluzione e quello che ho visto all'opera era un esercito di corifei, corazzieri, fanti, armigeri e guardie repubblicane che accorreva in suo soccorso. 

A questo punto Grillo prenderà il 51% o più dei voti e diventerà fascista suo malgrado, a causa della rabbia e della frustrazione che l'ipocrisia e la malafede di tanta bella gente è riuscita a infondere in lui e in milioni di italiani.

domenica 2 febbraio 2014

Marx aveva ragione. Cinque punti sorprendenti. Karl Marx aveva predetto il 2014

di Sean Mecelwee da Rolling Stones


Il nome Marx risuona nell'aria in più di un'occasione ultimamente, basta ascoltare le parole di Rush Limbaugh che accusa Papa Francesco di farsi promotore del “marxismo puro”, o leggere gli articoli di uno scrittore del Washington Times che afferma senza mezzi termini che il sindaco di New York Bill De Blasio sia “un marxista impenitente”. Ma poche persone oggi hanno davvero compreso la critica tranciante di Marx al capitalismo. La maggioranza delle persone è vagamente consapevole delle predizioni dell'economista radicale in merito al fatto che il comunismo avrebbe finito inevitabilmente per rimpiazzare il capitalismo, ma c'è un generale fraintendimento sul perché Marx credesse che ciò fosse possibile. Sebbene il filosofo avesse torto su diverse cose, nei suoi scritti (molti dei quali precedenti alla Guerra Civile Americana) aveva predetto con accuratezza molti aspetti del capitalismo contemporaneo, dalla Grande Recessione all'I-Phone nella vostra tasca.

Di seguito vengono elencati cinque aspetti della vita contemporanea, che l'analisi di Marx sul capitalismo aveva correttamente predetto cento anni fa.


1 La Grande Recessione (La natura caotica del capitalismo)


Il caos intrinseco al capitalismo e la sua naturale tendenza alla crisi, è stata una delle chiavi fondamentali degli scritti di Marx. Egli ha sostenuto che l'implacabile impulso al profitto avrebbe spinto le aziende ad automatizzare i loro processi produttivi per produrre sempre più merci, mentre nel contempo i salari sarebbero stati spremuti al punto che i lavoratori non avrebbero avuto abbastanza denaro per acquistare i beni da essi stessi prodotti. Di certo gli eventi della storia moderna dalla Grande Depressione alla scoppio delle bolla finanziaria possono essere ricostruiti alla luce di quello che Marx chiamò “capitale fittizio”, cioè strumenti finanziari come stocks e credit-default swaps. Noi produciamo e produciamo finché non c'è più nessuno a comprare le nostre merci, nessun nuovo mercato, nessun nuovo debito da contrarre. Il ciclo è sotto i nostri occhi: in un senso più generale è ciò che ha fatto crollare il mercato delle case nel 2008. Abbiamo assistito a decenni di profonde diseguaglianze che hanno prodotto una riduzione costante dei redditi e che hanno condotto sempre di più gli americani a indebitarsi. Quando non ci è rimasto più nemmeno un subprime da dare in pasto al mercato, l'intera facciata è crollata, proprio come Marx aveva predetto.


2. L' iPhone 5S (Appetiti Immaginari)

Marx aveva avvertito che la tendenza del capitalismo a conferire un valore elevato a prodotti arbitrari, avrebbe portato nel corso del tempo, a quella che ha chiamato: “una ben congegnata e calcolata sottomissione ad appetiti inumani, sofisticati, innaturali e immaginari”. È una maniera brutale ma accurata di descrivere l'America contemporanea, dove godiamo di un lusso incredibile, eppure siamo spinti da un bisogno incessante di avere sempre di più. Guardate l'iPhone 5S, è davvero tanto meglio dell' iPhone 5 che avevamo l'anno scorso, o dell'iPhone 4S di un anno prima? 
È un bisogno reale o inventato? Mentre le famiglie cinesi si ammalano di cancro, le multinazionali mettono in moto enormi campagne pubblicitarie nel tentativo di convincerci a disfarci di prodotti perfettamente funzionanti senza motivo. Se Marx avesse potuto vedere questo genere di cose, avrebbe avuto la piena conferma di quanto andava affermando.


3. L'IMF (La Globalizzazione del Capitalismo)

L'idea di Marx sulla sovrapproduzione delle merci lo ha portato ad anticipare il concetto di ciò che oggi chiamiamo globalizzazione, l' espansione del capitalismo su tutto il pianeta alla ricerca di nuovi mercati. “La necessità di una costante espansione del mercato per i suoi prodotti, perseguita la borghesia lungo tutta la superficie del globo”, egli scrisse. “"Deve annidarsi ovunque, insediarsi ovunque, stabilire connessioni in tutto il mondo."Anche se questo può sembrare un dato evidente ora, Marx scrisse queste parole nel 1848, quando la globalizzazione era lontana più di un secolo. Ed egli aveva ragione non tanto su quello che è accaduto nel ventesimo secolo, quanto sul perché è accaduto. La ricerca incessante di nuovi mercati e manodopera a basso costo, così come la richiesta incessante di maggiori risorse naturali, sono delle fiere fameliche che richiedono di essere alimentate costantemente.


4. Walmart (Monopoli)

La teoria economica classica sosteneva che la competizione fosse un fatto naturale e per tale motivo auto-sostenentesi. Marx d'altro canto, ha sostenuto invece che il potere del mercato avrebbe portato alla costituzione di grandi monopoli e che le aziende avrebbero cercato di divorarsi a vicenda. Tutto ciò può essere apparso strano ai suoi lettori del diciannovesimo. Come scrive Richard Hofstadter: "gli americani davano per scontato che la proprietà sarebbe divenuta largamente diffusa e che il potere economico e politico si sarebbe decentrato". Fu solo più tardi, nel ventesimo secolo, che la tendenza prevista da Marx apparve evidente. Oggi, i negozi mom-and-pop sono stati sostituiti da monolitici negozi big-box come Wal-Mart, piccole banche di comunità sono stati sostituite da banche globali come JP Morgan Chase e piccoli agricoltori sono stati sostituiti da colossi del calibro di Archer Daniels Midland. Anche il settore tech si sta centralizzando, con le grandi aziende che risucchiano le start-up a ritmi elevati. I politici a parole perorano quel minimo di tutela alle piccole imprese, perseguendo al contempo una violenta politica antitrust, ma al di là delle parole, abbiamo ormai capito che le grandi imprese sono qui per rimanere.


5. Bassi Salari, Elevati Profitti (L'Esercito Industriale di Riserva)


Marx riteneva che i salari sarebbero stati mantenuti bassi dalla presenza di un "esercito di lavoro di riserva ", e ha spiegato questo concetto facendo appello semplicemente alle teorie economiche classiche: i capitalisti vogliono mantenere il costo del lavoro il più basso possibile, e questo è tanto più facile quando c'è un'offerta di lavoro eccedente. Così, dopo una recessione, utilizzando un metro marxista, siamo in grado di prevedere che l'elevata disoccupazione mantiene i salari stagnanti in presenza di elevati profitti, poiché i lavoratori hanno così tanta paura della disoccupazione da tenersi stretti lavori orribili e malpagati. D'altronde persino un giornale autorevole come il Wall Street Journal sentenzia: "ultimamente, la ripresa degli Stati Uniti è stata la dimostrazione di alcuni assunti marxiani: i profitti aziendali crescono a ritmi elevati, e l'aumento della produttività ha permesso alle aziende di crescere senza preoccuparsi molto di ridurre la lunga fila di disoccupati". I lavoratori sono terrorizzati all'idea di perdere il loro lavoro e per tale motivo non hanno più potere contrattuale. Non è un mistero che il momento più favorevole per una crescita equa sia durante i periodi di "piena occupazione", quando la disoccupazione è bassa e lavoratori possono ricorrere alla minaccia di cercarsi un altro lavoro.

In Conclusione:

Marx ha sbagliato su molte cose. La maggior parte dei suoi scritti si concentra sulla critica al capitalismo, piuttosto che su cosa proporre al suo posto. Tutto ciò ha dato adito ad aberrazioni come quella staliniana del ventesimo secolo. Ma il suo pensiero tuttavia è ancora in grado di rappresentare un modello positivo per il nostro mondo. Quando egli ha sostenuto la necessità di una tassazione progressiva sul reddito nel Manifesto comunista, nessun paese ne aveva una. Oggi non c'è quasi più nessun paese senza una tassazione progressiva sul reddito, e questa è una leva che, seppure insufficiente, gli Stati Uniti stanno cercando di utilizzare per combattere la disuguaglianza di reddito. La critica morale del capitalismo di Marx del capitalismo e le sue sue acute intuizioni sul suo funzionamento interno e sul contesto storico sono ancora degne di attenzione. Come scrive Robert L. Heilbroner , "ci rivolgiamo a Marx dunque, non perché è infallibile, ma perché è inevitabile . "Oggi, in un mondo caratterizzato da estremi di ricchezza inaudita e di povertà abietta, dove 85 persone possiedono una ricchezza superiore a quella di 3 miliardi delle persone più povere, il famoso grido: "proletari di tutto il mondo unitevi, non avete da perdere che le vostre catene", non ha ancora perso la sua forza.
 
Traduzione per doppiocieco di Franco Cilli

Il racconto truccato del conflitto previdenziale

di Matteo Bortolon da Il Manifesto   Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...