lunedì 14 aprile 2014

Hanno ucciso il mio paese (repost)

di Franco Cilli
Hanno ucciso il mio paese. 
Quando percorro la riviera adriatica in macchina o col treno posso vedere chiaramente le ferite mortali inferte al corpo del mio paese. Un’intera costa seppellita sotto il cemento. Per anni durante buona parte della mia infanzia, prima di capire cosa fosse successo, ho creduto che quella immensa colata di cemento fosse una cosa normale, quasi naturale, come le montagne e i fiumi. Non lo è affatto, il cemento ha divorato inutilmente un habitat bellissimo, che tutta l'Europa ci invidiava. Negli anni cinquanta prima della devastazione nelle spiagge della mia regione venivano  turisti da tutto il Nord Europa, gente devota alla  bellezza. Da quando il cemento ha fatto la sua comparsa su quelle  spiagge, sono andati  altrove. Qualcuno adesso ha il coraggio di dire che quel massacro è una sorta di eccellenza italiana. 
Se andate in Francia, soprattutto a Nord, potrete vedere chilometri e chilometri di costa inalterata e selvaggia, senza un caseggiato o un qualsiasi baracchino di gelati. D’accordo anche loro hanno Nizza e la costa azzurra, ma niente a che vedere con lo sfacelo italico. Non è solo la costa, tutta l’Italia è sommersa dal cemento. Le periferie urbane sono orrende, soffocate dai palazzi, nemmeno il più piccolo interstizio di luce e di verde, e l’edilizia italiana è, senza dubbio alcuno, la più brutta al mondo. Almeno su questo Sgarbi ha ragione. Dico cose scontate, lo so, ma è bene fare un ripasso ogni tanto, in modo che tutte le volte che li sentiamo parlare certi personaggi, i responsabili della catastrofe, lo stimolo condizionato agisca e ci faccia percepire chiaramente la loro la vera natura: pescecani che sguazzano in un mare putrido in cerca della preda. 
I responsabili di questo scempio hanno nomi e cognomi: sono i democristiani per primi, che hanno avuto la capacità di stipulare patti trasversali con tutti i ceti sociali in cambio di consenso elettorale: voti in cambio di lavoro e libertà di fare strame del territorio per realizzare profitti enormi. Per controllare interi pezzi della nazione non si sono fatti scrupoli di governare fianco a fianco con le mafie, a volte delegando ad esse il governo di intere regioni. I riottosi fra i politici, i funzionari dello stato e i cittadini comuni sono stati ridotti al silenzio con le minacce e quando queste non bastavano ci hanno pensato le lupare. Il grosso del sistema ad ogni modo ha retto per anni e lo scempio delle cavallette divoratrici di paesaggi e di natura è continuato indisturbato. Ai democristiani si sono accodati tutti gli altri. Ognuno con il suo pezzo di Italia e di natura da rivendicare come bottino, noncuranti né della distruzione né dell’inquinamento (vedi l’ILVA, Marghera e tanti altri esempi). L’importante che il patto con i ceti sociali reggesse e il sistema andasse avanti. 
Malgrado la situazione sia cambiata e i soldi pubblici siano meno, quelli che ci sono costituiscono ancora un bottino allettante per politici e mafie, ma chissà fino a quando. A pensarci non c’è problema, i patti si rinnovano, adeguandosi ai cambiamenti sociali e politici. I vecchi democristiani sono sempre pronti a fare da garanti e se ai devastatori si aggiunge un Vendola, meglio ancora, ci si copre di più a sinistra, basta dargli un contentino e così si mettono insieme diavolo e acqua santa e anche il potere delle tonache vaticane, che da secoli tengono questo paese sotto il loro tallone, è garantito. Possono tranquillamente continuare con i trucchetti delle madonne piangenti e con i loro santi e santini da portare in processione per nutrire l’ignoranza delle masse e rinfocolare un po’ di sanfedismo identitario e possono con altrettanta tranquillità, continuare ad ipotecare  i nostri diritti in nome del loro credo. 
Tutte queste persone andrebbero processate e condannate per strage di civiltà e di bellezza e invece si ripropongono continuamente come i soli salvatori della patria, gli unici che hanno saggezza e polso fermo contro una crisi i cui responsabili alla fine saremmo noi cittadini comuni, che abbiamo vissuto "al disopra delle nostre possibilità”. Ci danno a bere che saggezza e responsabilità si coniugano necessariamente con la spoliazione delle classi povere e incentivi per i ricchi e per le banche. Che bello. Un po' come negli USA dove una propaganda tanto sfacciata quanto pervasiva e fagocitatrice di neuroni, ha convinto molti poveri che la il loro più grande nemico è il socialismo e che la sanità pubblica è cosa da nazisti.
L'Italia, per chi ha viaggiato un po' è (era) fuori da ogni retorica uno dei paesi più belli al mondo, ci è voluto l'impegno e la perseveranza di una classe politica di dottor Stranamore all'amatriciana per provocare una devastazione dagli effetti così drammatici. Il mix perfetto costituito da una sinistra suicida,  un capitalismo straccione, un potere clientelare dei partiti e un' idiozia plebea abilmente alimentata dalle televisioni, ha consentito 20 anni di fascismo, 40 di Democrazia Cristiana e 20 di berlusconismo, oltre che di potere indisturbato di “menti raffinatissime” (e paracule), e ha fatto si che un museo a cielo aperto come l'Italia divenisse nel tempo un fogna a cielo aperto dove cercare tesori nascosti.
Non è colpa del sistema, come ho detto i colpevoli hanno nomi e cognomi, li conosciamo, potremmo nominarli uno per uno. Ma noi siamo buoni, non vogliamo vendette, lasceremo loro anche le pensioni dorate che si sono accaparrati a nostre spese, purché spariscano e non si facciano vedere più in giro. 
Di bruttezza in giro ce n'è già abbastanza.

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