di
Kevin Zeese e Nils McCune (da Popular
Resistance, 10 luglio 2018)
traduzione
per Doppiocieco di Domenico D'Amico
Sul
Nicaragua i media riportano una gran quantità di informazioni false
e imprecise. Perfino a sinistra alcuni hanno semplicemente riportato
le affermazioni discutibili della CNN e dei media oligarchici
nicaraguensi che mirano alla rimozione del presidente Ortega. I media
internazionali non hanno minimamente messo in discussione il
quadretto di proteste non violente opposte alle squadre anti-sommossa
e ai paramilitari di regime.
Questo
articolo cerca di riequilibrare la situazione, descrivendo quel che
accade in Nicaragua, e perché. Al momento in cui scriviamo, sembra
che il golpe sia fallito, la gente ha manifestato per la pace (come
dimostra questa imponente manifestazione
di domenica 7 luglio), e la verità comincia a emergere (ad es.
il deposito di armi scoperto
il 9 luglio in una chiesa cattolica). È importante capire cosa
sta succedendo perché il Nicaragua è un esempio del tipo di golpe
violenti che Stati Uniti e classi abbienti utilizzano per instaurare
governi neoliberisti e pro-business. Se la gente comprenderà queste
tattiche, esse diventeranno meno efficaci.
Sandinisti e seguaci del presidente Daniel Ortega sventolano le
loro bandiere sandiniste, marciando per la pace, a Managua, domenica
7 luglio. Dal Morning Sun.
Confondere
gli interessi di classe
In
parte, gli opinionisti statunitensi traggono le loro informazioni da
fonti come La Prensa di Jaime Chamorro-Cardenal e il
Confidencial (appartenente alla stessa famiglia di oligarchi),
i più attivi tra i media pro-golpe. Riprendendo e amplificando
quelle storie, delegittimizzano il governo sandinista e presentano la
resa incondizionata di Daniel Ortega come unica opzione accettabile.
Questi opinionisti forniscono l'appoggio per interessi interni ed
esterni miranti al controllo delle nazioni più povere (ma ricche di
risorse) dell'America Centrale.
Il
tentato golpe ha portato allo scoperto le divisioni di classe del
Nicaragua. Piero Coen, l'uomo più ricco del Nicaragua, gestore di
tutte le operazioni nazionali della Western Union e di un'industria
agro-chimica, si è fatto vivo personalmente il primo giorno delle
proteste al Politecnico di Managua, per incoraggiare gli studenti a
continuare nelle proteste, promettendo il suo supporto presente e
futuro.
La
tradizionale oligarchia terriera, guidata politicamente dalla
famiglia Chamorro, diffonde coi media di sua proprietà continui
ultimatum al governo, e finanzia i blocchi stradali che nelle ultime
otto settimane hanno paralizzato il paese.
La
Chiesa Cattolica, alleata di lunga data degli oligarchi, ha
esercitato tutta la sua influenza nel creare e sostenere azioni
antigovernative, utilizzando le proprie università, i licei, le
chiese, conti bancari, veicoli, tweet, sermoni domenicali, e
tentativi di mediazione nel Dialogo
Nazionale, schierati però da una parte soltanto. Alcuni vescovi
hanno pronunciato minacce
di morte per il presidente e la sua famiglia, e un sacerdote è
stato filmato mentre supervisiona
la tortura di sandinisti. Papa Francesco ha invocato un dialogo
per la pace, e ha perfino convocato
in Vaticano il Cardinale Leonardo Brenes e il Vescovo Rolando Alvarez
per un incontro privato, dando origine alla voce che i monseñores
siano stati rimproverati per il loro palese coinvolgimento in un
conflitto in cui ufficialmente sarebbero i mediatori. La Chiesa resta
una delle poche colonne a tenere in piedi il tentato golpe.
È
stata diffusa l'affermazione che Ortega stia corteggiando
l'oligarchia tradizionale, ma è vero il contrario. Questo è il
primo governo dall'indipendenza del Nicaragua che non includa membri
dell'oligarchia. Sin dal 1830 fino agli anni 90 del 900, tutti i
governi nicaraguensi – perfino durante la rivoluzione sandinista –
hanno incluso elementi delle grandi famiglie, i Chamorro, Cardenal,
Belli, Pellas, Lacayo, Montealegre, Gurdiàn. Il governo in carica
dal 2007 non l'ha fatto, ed è per questo che quelle famiglie
sostengono il golpe.
I
detrattori di Ortega sostengono che il suo dialogo trilaterale tra
sindacati, capitalisti e Stato sia di fatto un'alleanza col big
business. Di fatto, invece, questo processo ha prodotto il
più alto tasso di crescita dell'America Centrale, un aumento
annuale del salario minimo del 5-7% rispetto all'inflazione, un
miglioramento della condizione di vita dei lavoratori e una
diminuzione della povertà. Il progetto anti-povertà Borgen
documenta una caduta del tasso di povertà del 30% tra il 2005 e il
2014.
Il
governo a guid FSLN ha messo in opera un modello economico basato
sugli investimenti pubblici e il rafforzamento degli ammortizzatori
per le classi povere. Il governo investe nelle infrastrutture e nei
trasporti, mantiene acqua ed elettricità nel settore pubblico, e ha
spostato i servizi già privatizzati, cioè sanità e scuola
primaria, anch'essi nel pubblico. Tutto questo ha assicurato una
struttura economica stabile che favorisce l'economia reale rispetto a
quella speculativa. Il grosso delle infrastrutture nicaraguensi è
stato costruito negli ultimi 11 anni, una cosa paragonabile agli anni
del New Deal negli Stati Uniti, incluse centrali a energia elettrica
rinnovabile in tutto il paese.
Quello
che i commentatori liberali (o perfino di sinistra) trascurano è che
a differenza del governo Lula in Brasile, che ha ridotto la povertà
tramite elargizioni in denaro alle famiglie povere, il Nicaragua ha
redistribuito il capitale produttivo allo scopo di sviluppare
un'economia popolare autosufficiente. Il modello dell'FSLN può
essere meglio inquadrato come una maggior enfasi sull'economia
popolare rispetto alle sfere statali o capitaliste.
Mentre
il settore privato impiega circa il 15% dei lavoratori nicaraguensi,
il settore informale ne occupa più del 60%. Il settore informale ha
tratto beneficio di investimenti pubblici per 400 milioni di dollari,
molti dei quali provenienti dai fondi ALBA destinati al finanziamento
di piccole e medie imprese agricole. Altre iniziative, per facilitare
il credito, le attrezzature, la formazione, l'acquisto di bestiame e
combustibile, sono di ulteriore sostegno per queste imprese. I
produttori piccoli e medi hanno permesso al paese di produrre
l'80-90% del suo fabbisogno alimentare e di porre termine alla
dipendenza dai prestiti dell'FMI.
Sono
i lavoratori e i contadini – molti dei quali sono lavoratori
autonomi che hanno avuto accesso a un capitale produttivo grazie alla
rivoluzione sandinista e le sue lotte – a rappresentare un soggetto
politico di peso nello stabile sviluppo sociale del dopoguerra,
insieme alle centinaia di migliaia di piccoli coltivatori che hanno
ottenuto la terra e quasi un quarto del territorio nazionale,
collettivamente riconosciuto come territorio delle nazioni indigene.
I movimenti sociali di lavoratori, contadini e indigeni sono stati la
base del sostegno popolare che ha riportato l'FSLN al potere.
L'assegnazione
delle terre e l'assistenza alla piccola impresa hanno anche
incrementato l'uguaglianza per le donne, col risultato che il
Nicaragua ha il livello
più basso di disuguaglianza di genere in America Latina, e nel
mondo si classifica al 12° posto su 145, proprio dopo la Germania.
Nel
corso del tempo il governo dell'FSLN ha integrato questo vasto
settore di lavoratori autonomi, così come i lavoratori delle
maquiladoras (cioè quelli impiegati nelle industrie tessili
di proprietà straniera situate nelle zone franche create dai
precedenti governi neoliberisti) nel sistema sanitario e
pensionistico, da qui la necessità di una nuova formula che
assicurasse la stabilità fiscale. Le proposte di riforma della
Sicurezza Sociale sono state la
causa scatenante delle proteste del 18 aprile da parte del
settore privato e degli studenti. La lobby affaristica ha indetto
proteste quando Ortega ha proposto un aumento del 3,5% dei contributi
ai fondi di sanità e pensioni da parte dei datori di lavoro, al
contempo aumentando i contributi dei lavoratori appena dello 0,75% e
riorientando il 5% dei contributi ai pensionati verso il loro fondo
sanitario. La riforma rimediava anche a una scappatoia che permetteva
a soggetti ad alto reddito di dichiararne uno più basso, ottenendo
così accesso alle facilitazioni in campo sanitario.
Si
trattava di una controproposta, a
fronte della proposta del FMI che richiedeva l'innalzamento
dell'età pensionabile e più del raddoppio dei contributi da versare
in un fondo pensioni perché un lavoratore possa fruirne le
indennità. Il fatto che il governo si senta abbastanza forte da
respingere le pretese di austerity da parte di FMI e lobby
affaristica è stato un segno del declino del potere contrattuale del
capitale privato, dato che l'impressionante
crescita economica del Nicaragua, dal 2006 al 2017 un aumento del
PIL del 38%, è stata guidata da piccoli produttori e dalla spesa
pubblica. Tuttavia, l'opposizione ha utilizzato messaggi ingannevoli
via Facebook che presentavano la riforma come una misura di
austerity, con l'aggiunta della notizia falsa della morte di uno
studente il 18 aprile, allo scopo di generare il 19 aprile proteste
in tutto il paese. Immediatamente, la macchina del cambiamento
di regime si è messa in moto.
Il
Dialogo Nazionale evidenzia gli interessi di classe che si
contrappongono. Il partito d'opposizione Alleanza Civica per la
Giustizia e la Democrazia presenta queste figure chiave: José Adan
Aguirre, leader della lobby dell'impresa privata; Maria Nelly Rivas,
direttrice della Cargill in Nicaragua e capo della Camera di
Commercio USA-Nicaragua; gli studenti delle università private del
Movimento 19 Aprile; Michael Healy, manager di una corporation
colombiana dello zucchero e capo della lobby agroalimentare; Juan
Sebastian Chamorro, che rappresenta l'oligarchia travestita da
società civile; Carlos Tunnermann, ex ministro sandinista di 85 anni
ed ex rettore onorario dell'Università Nazionale; Azalea Solis,
leader di un'organizzazione femminista finanziata dal governo
statunitense; e Medardo Mairena, “leader contadino” finanziato
dal governo USA, che ha vissuto per 17 anni in Costa Rica, prima di
essere espulso per traffico di esseri umani. Tunnerman, Solis e gli
studenti del 19 Aprile sono tutti associati al Movimento per il
Rinnovamento del Sandinismo (MRS), una ramificazione sandinista
minuscola ma meritevole di particolare attenzione.
Negli
anni 80, molti dei quadri di punta del Fronte Sandinista erano
costituiti di fatto dai figli di alcune delle più famose famiglie di
oligarchi, quali i fratelli Cardenal e parte della famiglia Chamorro,
rispettivamente a capo dei ministeri della Cultura ed Educazione del
governo rivoluzionario e dei suoi media. Dopo la sconfitta elettorale
dell'FSLN del 1990, i figli dell'oligarchia misero in atto un esodo
dal partito. Insieme a loro fuoriuscirono alcuni dei quadri più in
vista nel settore intellettuale, militare e di intelligence,
formando, nel tempo, l'MRS. Il nuovo partito ripudiò il socialismo,
attribuì a Daniel Ortega tutti gli errori della rivoluzione, e prese
col tempo il controllo del settore delle ONG in Nicaragua, incluse
organizzazioni femministe, ambientaliste, giovanili, mediatiche e per
i diritti umani.
Sin
dal 2007, l'MRS si è avvicinato sempre di più all'estrema destra
del Partito Repubblicano statunitense. Dall'inizio della violenza di
aprile, la maggior parte, se non la quasi totalità delle fonti
citate dai media occidentali (inclusa, ed è inquietante, Democracy
Now! di Amy Goodman) proviene da questa formazione, che ha il
sostegno di meno del 2% dell'elettorato nicaraguense. Ciò consente
agli oligarchi di nascondere il tentativo violento di reinstaurare il
neoliberismo dietro le formule in apparenza di sinistra di ex
sandinisti critici del governo Ortega.
Affermare
che operai e contadini siano all'origine dei disordini è grottesco.
La Vìa
Campesina, il Sindacato Nazionale Coltivatori e Allevatori,
l'Associazione
dei Lavoratori Rurali, il Fronte
Nazionale dei Lavoratori, l'indigena Nazione
Mayangna e altri movimenti e organizzazioni sono state
chiarissime nel pretendere la fine delle violenze e nel loro sostegno
al governo Ortega. Questi disordini sono un'operazione di cambio di
regime a tutto campo, portata avanti dall'oligarchia dei media, una
rete di ONG finanziate dal governo statunitense, elementi armati
delle famiglie latifondiste e della Chiesa Cattolica, e ha offerto
l'opportunità ai cartelli della droga e al crimine organizzato di
farsi spazio in Nicaragua.
Incontro del Dialogo Nazionale per la Pace di Óscar Sánchez
L'Elefante
nella Stanza
Il
che ci porta al coinvolgimento del governo statunitense nel violento
tentativo di golpe.
Come
ha
riferito Tom Ricker già all'inizio di questa crisi politica,
parecchi anni fa il governo statunitense decise che piuttosto che
finanziare i partiti politici di opposizione, che in Nicaragua hanno
perso quasi ogni legittimazione, avrebbe finanziato il settore ONG
della società civile. La National Endowment for Democracy (NED) ha
speso più di 700.000 dollari per mettere su un'opposizione la
governo nel 2017, e dal 2014 ne ha stanziati 4,4 milioni. Lo scopo
generale di questi finanziamenti era quello di “fornire una
strategia coordinata e una voce mediatica ai gruppi di opposizione in
Nicaragua”. Ricker prosegue così:
“Il
risultato dell'assemblaggio e finanziamento delle organizzazioni di
opposizione è stato quello di creare uno spazio informativo chiuso e
autoreferenziale [echo chamber] che viene amplificato dai
commentatori dei media internazionali – la maggior parte dei quali
non ha corrispondenti nel paese e si affida a queste fonti
secondarie”.
Il
padre fondatore della NED, Allen Weinstein, ha descritto la NED come
una
CIA allo scoperto, dicendo: “Molto di quello che facciamo oggi,
la CIA lo faceva clandestinamente 25 anni fa”. In Nicaragua, al
posto della destra tradizionale, la NED finanzia le organizzazioni
affiliate all'MRS, che fingono una critica di sinistra al governo
sandinista. Gli attivisti del cambio di regime utilizzano slogan,
simboli e canzoni sandiniste, perfino mentre stanno dando fuoco a
monumenti storici, ricoprono le immagini in rosso e nero che
commemorano i martiri caduti, e attaccano fisicamente membri del
partito Sandinista.
Tra
i gruppi di opposizione che partecipano al Dialogo Nazionale,
l'organizzazione femminista di Azalea Solis e quella contadina di
Medardo Mairena vengono finanziate attraverso sovvenzioni
della NED, mentre gli studenti del 19 Aprile risiedono in hotel e
fanno viaggi pagati dalla Freedom
House, un altro organo finalizzato ai cambi di regime, anch'esso
finanziato da NED e USAID. La NED finanzia anche Confidencial,
l'organizzazione mediatica di Chamorro. Sovvenzioni della NED
finanziano anche l'Istituto di Studi Strategici e Politica Pubblica
(IEPP), il cui direttore esecutivo, Felix Maradiaga, è un altro
quadro dell'MRS molto vicino all'ambasciata statunitense. In giugno
Maradiaga è stato accusato di dirigere una rete criminale denominata
Viper che, con base il campus occupato della UPOLI, organizzava
sequestri di veicoli, incendi dolosi e omicidi al fine di creare caos
e panico durante i mesi di aprile e maggio. Maradiaga è cresciuto
negli Stati Uniti, dove divenne membro dell'Aspen
Leadership Institute, prima di studiare politiche pubbliche ad
Harvard. È stato segretario presso il Ministero della Difesa
dell'ultimo presidente liberale, Enrique Bolaños. È un Young
Global Leader presso il World Economic Forum, e nel 2015 il
Chicago
Council on Global Affairs lo ha premiato con la Gus Hart
Fellowship, i cui precedenti destinatari sono stati la dissidente
cubana Yoani Sánchez e Henrique Capriles Radonski, il leader
dell'opposizione venezuelana che ha attaccato l'ambasciata cubana
durante il tentato golpe del 2002.
È
interessante notare come Maradiaga non sia l'unico leader golpista
membro dell'Aspen
World Leadership Network. Maria Nelly Rivas, direttrice in
Nicaragua del colosso
statunitense Cargill, è una delle principali portavoce del
gruuppo di opposizione Civic Alliance. Rivas, al momento anche capo
della Camera
di Commercio USA-Nicaragua, si sta preparando come possibile
candidata alle prossime elezioni presidenziali. Dietro questi leader
formati dagli Stati Uniti c'è una rete di oltre duemila giovani,
addestrati con
fondi della NED all'uso di abilità nei social media per la
difesa della democrazia. Questo battaglione di guerrieri dei social è
stato in grado di plasmare da subito e controllare l'opinione
pubblica di Facebook nei cinque giorni dal 18 aprile al 22, portando
a violente proteste spontanee in tutto il paese.
Contestatori gridano dietro le barricate erette per fronteggiare
le forze di sicurezza, presso l'università Politecnica de Nicaragua,
Managua, il 21 aprile 2018 (Fonte: Voice of America)
Parlando
di Violenza
Uno
dei modi in cui l'informazione riguardo il Nicaragua si è
maggiormente allontanata dalla verità è stato quello di definire
l'opposizione come “non violenta”. Il copione della violenza,
modellato sulle manifestazioni
guarimba
del 2014 e 2017 in Venezuela, consiste nell'organizzare assalti
armati contro sedi governative, inducendo la polizia a inviare le
squadre antisommossa, filmare gli scontri e poi diffondere materiale
montato in modo da poter affermare che è il governo a essere
violento contro una protesta non violenta.
Sono
stati dati alle fiamme più di 60 edifici governativi, sono stati
attaccati ospedali, scuole, ambulatori, danneggiate 55 ambulanze, con
danni alle infrastrutture di 112
milioni di dollari, piccole attività hanno chiuso i battenti, e
sono andati in fumo 200.000 posti di lavoro, infliggendo al paese,
durante le proteste, un devastante
danno economico.
Queste
violenze, oltre alle migliaia di feriti, hanno portato alla morte di
15 studenti e 16 funzionari di polizia, così come al sequestro di
più di 200 sandinisti, molti dei quali sono stati torturati
pubblicamente. Atrocità
commesse dall'opposizione sono state falsamente attribuite alla
repressione governativa. Se è importante difendere il diritto del
pubblico alla contestazione, a prescindere da quali siano le sue
opinioni politiche, sarebbe ipocrita ignorare che la strategia di
quest'opposizione necessita
e si alimenta di morte e violenza.
I
notiziari nazionali e internazionali attribuiscono morti e feriti
alla “repressione” senza
chiarire il contesto. I media ignorano le bombe molotov, i
mortai, le pistole e i fucili d'assalto usati dai gruppi
d'opposizione, e quando simpatizzanti sandinisti, poliziotti o
semplici passanti vengono uccisi, essi vengono falsamente messi in
conto alla repressione di stato. Affermazioni clamorose
dell'opposizione, riguardo massacri
di bambini e uccisioni
di donne, si sono dimostrate false, e i casi di tortura,
sparizioni ed esecuzioni extra-giudiziarie da parte delle forze di
polizia non
sono state confermate da prove
o legittime investigazioni. È vero che ci sono prove che confermano
le dichiarazioni dell'opposizione sui cecchini
che hanno tirato contro contestatori, uccidendoli, ma non c'è
spiegazione logica all'uso di cecchini da parte dello stato all'unico
scopo di aumentare il numero dei morti, e visto che anche
contro-contestatori sono rimasti vittime del fuoco dei cecchini,
questo potrebbe suggerire un'opera di “provocazione” di una terza
parte interessata alla violenza destabilizzatrice. Quando un'intera
famiglia di sandinisti è stata bruciata viva a Managua, tutti i
media di opposizione hanno citato un testimone che affermava che era
stata la polizia a dare
fuoco alla casa, malgrado questa si trovasse in un quartiere
chiuso da barricate che impedivano l'accesso alle forze dell'ordine.
La
polizia Nazionale del Nicaragua è da tempo ben considerata per il
suo modello di interazione con la comunità (in contrasto con la
polizia militarizzata di molti paesi dell'America Centrale), la
relativa mancanza di corruzione e i gradi alti occupati in prevalenza
da donne. La strategia golpista ha cercato di distruggere la fiducia
del pubblico nella polizia attraverso il massiccio uso di false
notizie, come quelle relative a insistenti assassinii , pestaggi,
torture e sparizioni durante la settimana tra il 17 e il 23 aprile.
Molte persone di giovane età, le cui foto quali vittime della
violenza poliziesca venivano inalberate nelle manifestazioni
dell'opposizione, sono
risultate vive e vegete.
La
polizia si è rivelata decisamente inadeguata e impreparata in una
situazione di conflitto armato. Gli attacchi contro edifici pubblici
effettuati in una sola notte e il primo dei più gravi incendi dolosi
hanno spinto gli impiegati pubblici alla vigilanza notturna,
provvisti di bidoni pieni d'acqua e, spesso, anche di pietre e
bastoni per respingere gli attaccanti. L'opposizione, frustrata
perché non riusciva a ottenere maggiori conflitti con la polizia, ha
cominciato a costruire barricate per tutto il paese e bruciare le
case dei sandinisti, arrivando perfino a uccidere e bruciare intere
famiglie, in atroci crimini
d'odio. Contrariamente a quanto riferito da La
Prensa, i
nicaraguensi si accorti benissimo dell'assenza della polizia e della
mancanza di sicurezza nei loro quartieri, e molti di loro sono stati
vittima di violenze.
A
partire da maggio, la strategia dell'opposizione è stata quella di
costruire blocchi stradali per tutto il paese, impedendo i trasporti
e intrappolando i cittadini. I blocchi, di solito costruiti con
grosse lastre stradali, sono presidiati da 5 fino a 100 uomini
armati, con indosso bandane o maschere. Mentre i media raccontano di
giovani idealisti in cima alle barricate, la stragrande maggioranza
dei blocchi stradali sono tenuti da uomini
a libro paga dal curriculum di piccola
delinquenza. Quando a essere bloccate sono vaste aree urbane, ed
è impedito l'accesso alle forze governative e di polizia, le
attività legate alla droga si intensificano, e adesso bande di
spacciatori controllano e finanziano molti dei blocchi.
Questi
blocchi stradali sono stati teatro di violenze, i lavoratori che
hanno bisogno di attraversarli vengono spesso derubati, presi a
pugni, insultati e, se sospettati di essere sandinisti, legati,
denudati, torturati, dipinti di blu e bianco, e talvolta uccisi. Ci
sono stati tre casi di persone decedute dentro ambulanze
impossibilitate a superare i blocchi, e il caso di una bambina di
dieci anni sequestrata e stuprata presso un blocco di Las Maderas.
Quando cittadini organizzati o la polizia elimina un blocco, i gruppi
armati si dileguano per poi riorganizzarsi per dare fuoco a edifici,
sequestrare o ferire qualcuno per vendetta. Tutte le vittime causate
da questa violenza vengono attribuite dai media principali alla
repressione governativa, una falsità integrale.
Il
governo nicaraguense ha affrontato questa situazione per lo più
tenendo la polizia lontano dalle strade, per prevenire scontri e
accuse di repressione. Al contempo, invece che arrestare i
contestatori violenti, il che avrebbe fornito all'opposizione i
martiri cui aspira, il governo ha indetto un Dialogo
Nazionale, mediato dalla Chiesa
Cattolica, nel quale l'opposizione possa avanzare qualsiasi
proposta relativa a diritti umani e riforme politiche. Il governo ha
istituito una Commissione
per la Verità e per la Pace, insieme all'inchiesta di un
Pubblico Ministero indipendente.
Con
la polizia assente nelle strade, la violenza dell'opposizione in
maggio e in giugno si è intensificata. Di conseguenza, si è
sviluppato un processo di autodifesa di quartiere. Famiglie
ritrovatesi senza casa, giovani che sono stati picchiati, derubati o
torturati, insieme a veterani dell'insurrezione del 1979 e/o della
guerra dei Contras, sorvegliano le sedi del Fronte Sandinista in ogni
centro urbano. In molti posti costruiscono barricate contro gli
attacchi dell'opposizione, e i media li hanno falsamente definiti
forze paramilitari. Nei luoghi dove non esistono queste barricate
comunitarie il prezzo in vite umane della violenza dell'opposizione è
molto più ingente. Il Sindacato Nazionale degli Studenti
Nicaraguensi è stato particolarmente oggetto della violenza
dell'opposizione. Uno studente delegato presso il Dialogo Nazionale,
Leonel Morales, è stato sequestrato, ferito all'addome con un'arma
da fuoco e gettato a morire in un fossato, sia per sabotare il
dialogo sia per punirlo per aver messo in dubbio il diritto degli
studenti del 19 Aprile di parlare a nome di tutti gli studenti
nicaraguensi.
Da
aprile si sono svolte quattro grandi manifestazioni dell'opposizione,
con l'intento di mobilitare i nicaraguensi di classe medio-alta che
vivono nei sobborghi tra Managua e Masaya. A queste manifestazioni ha
partecipato il gotha dell'alta società, incluse reginette di
bellezza, uomini d'affari, oligarchi, insieme agli studenti del
Movimento 19 Aprile, facciata virtuosa dell'opposizione [the moral
high-ground fore the opposition].
Dopo
tre mesi di disordini, non c'è stata una sola vittima di estrazione
borghese. Provengono tutte dalle classi popolari del Nicaragua.
Nonostante si gridi alla più totale delle repressioni, i borghesi
si sentono perfettamente al sicuro quando partecipano alle
manifestazioni diurne – per quanto l'ultima manifestazione sia
degenerata in un caotico assalto, da parte dei dimostranti, contro
degli abusivi che occupavano, cosa curiosa, una proprietà di Piero
Coen, l'uomo più ricco del Nicaragua. Gli assalti a mano armata
condotti di notte vengono in genere eseguiti da gente che viene dai
quartieri poveri, che per lo più riceve un compenso da due a quattro
volte la paga minima giornaliera, in cambio di una notte di
distruzione.
Sfortunatamente,
la maggior parte delle organizzazioni per i diritti umani del
Nicaragua è finanziata dalla NED e controllata dal Movimento per il
Rinnovamento del Sandinismo. Queste organizzazioni hanno accusato il
governo nicaraguense di essere dittatoriale e genocida durante tutta
la presidenza Ortega. Le organizzazioni internazionali per i diritti
umani, inclusa Amnesty
International, sono state criticate per i loro resoconti
unilaterali, che omettono qualsiasi informazione proveniente dal
governo o da individui che si identificano come sandinisti.
Il
governo ha invitato la Commissione Inter-Americana per i Diritti
Umani (IACHR) dell'OAS, un'istituzione con base a Washington
notoriamente ostile nei confronti dei governi di sinistra, di
condurre un'inchiesta sugli avvenimenti di aprile e determinare se ci
sia stata o meno repressione. Le stessa sera in cui una controversa
scaramuccia sulla sopraelevata vicino all'Università Agraria di
Managua terminava con una tregua negoziata di 48 ore, il direttore
dell'IACHR Paulo Abrao si è recato sul posto per manifestare il
suo sostegno all'opposizione. L'IACHR ha
ignorato la diffusa violenza esercitata dall'opposizione,
documentando solo la violenza difensiva del governo. Queste
dichiarazioni sono state respinte categoricamente dal cancelliere
Denis Moncada, che le ha definite un “insulto alla dignità del
popolo nicaraguense”, e inoltre la risoluzione che approvava il
resoconto dell'IACHR ha trovato il sostegno di soli 10 paesi su
34.
Nel
frattempo, il Movimento 19 Aprile, composto da studenti ed ex
studenti universitari favorevoli al cambio di regime, mandavano una
delegazione a Wasington, e riuscivano a inimicarsi gran parte del
pubblico nicaraguense, ghignando
in foto assieme a membri interventisti di estrema destra del
Congresso statunitense, Ileana Ros Lehtinen, Marco Rubio e Ted Cruz
tra gli altri. I leader del Movimento hanno anche applaudito il
vicepresidente Mike Pence e il suo monito bellicoso che il Nicaragua
sia sulla lista dei paesi che presto conosceranno cosa intende per
libertà l'amministrazione Trump; hanno avuto inoltre incontri con il
partito ARENA di El Salvador, noto per i suoi legami con gli
squadroni della morte responsabili dell'assassinio dell'Arcivescovo
Oscar Romero, sostenitore della Teologia della Libertà. All'interno
del Nicaragua, la massa critica delle proteste studentesche si è
esaurita settimane fa, le grandi manifestazioni civili di protesta di
aprile e maggio sono venute meno, lasciando in mano alle solite
vecchie facce della politica di destra il conto degli enormi danni
materiali e delle vite perdute.
Studenti nicaraguensi si incontrano coi Repubblicani di destra
Marco Rubio e Ileana Ros Lehtinen, a Washington, D.C. - Fonte:
Twitter di Thruthdig
Perché
il Nicaragua?
Nel
2016 Ortega ha vinto la sua terza presidenza col 72,4% dei voti, data
un'affluenza del 66%, molto alta in confronto a quella delle elezioni
statunitensi. Non solo il Nicaragua ha dato inizio a un'economia che
tratta i poveri come classe produttiva, alzando il loro livello di
vita in modo rimarchevole negli ultimi dieci anni, ma ha anche un
governo coerentemente contrario all'imperialismo degli USA, e alleato
invece con Cuba, Venezuela e Palestina, oltre a sostenere
l'indipendenza
di Porto Rico e una soluzione pacifica per la crisi coreana. Il
Nicaragua è membro dell'Alleanza Bolivariana delle Americhe e della
Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (un'alternativa
latinoamericana alla OAS), nessuna delle quali include Stati Uniti o
Canada. Il Nicaragua ha stretto un'alleanza con la Cina per il
progetto di un nuovo canale [alternativo a quello panamense], e con
la Russia per le politiche di sicurezza. Per tutte queste ragioni gli
USA vogliono installare in Nicaragua un governo ben disposto nei loro
confronti.
Di
ancora più grande importanza è l'esempio che il Nicaragua offre
come modello sociale ed economico al di fuori della sfera di dominio
statunitense. Ricavando più del 75% della propria energia
da fonti rinnovabili, il Nicaragua è stato l'unico paese a possedere
l'autorità morale per opporsi agli accordi di Parigi sul clima,
giudicandoli troppo
blandi (in seguito ha aderito, il giorno dopo il ritiro degli USA
di Trump, con l'affermazione: “Noi ci siamo opposti agli accordi di
Parigi per senso di responsabilità, gli Stati Uniti si oppongono per
senso di irresponsabilità”). Il governo FMLN di El Salvador, anche
se meno maggioritario di quello del Fronte Sandinista, ha preso
l'esempio di buon governo dal Nicaragua, proibendo di recente
l'estrazione
di metalli [per motivi ecologici] e la privatizzazione
dell'acqua. Perfino l'Honduras, eterno bastione del potere
statunitense in America Centrale, aveva mostrato segni di una svolta
a sinistra, fino al golpe
del 2009 sostenuto dagli USA. Da allora si è attivata una
massiccia repressione contro gli attivisti in campo sociale, ci sono
state le elezioni del 2017, palesemente
truccate, e il paese ha permesso l'incremento delle basi militari
statunitensi vicine al confine col Nicaragua.
Nel
2017 la Camera degli Stati Uniti ha votato all'unanimità il
Nicaraguan
Investment Conditionality Act (NICA Act), che se approvato anche
dal Senato costringerà il governo statunitense a porre il suo veto a
prestiti da parte di enti internazionali a favore del governo
nicaraguense. Quest'atto di imperialismo
danneggerà gravemente, tra l'altro, le possibilità del Nicaragua di
costruire strade, riqualificare ospedali, costruire impianti di
energia rinnovabile, e una transizione da una situazione di
allevamento intensivo a un sistema integrato con la silvicoltura.
Potrebbe anche significare la fine di molti popolari programmi
sociali, come i contributi per le spese elettriche, un calmiere dei
prezzi nei trasporti urbani e le cure gratuite per i malati cronici.
L'esecutivo statunitense ha utilizzato il Global Magnitsky Act allo
scopo di prendere di mira, in Nicaragua, le finanze di membri del
Tribunale Elettorale Supremo, la Polizia Nazionale, il governo di
Managua e l'ALBA. Funzionari di polizia o della sanità pubblica si
sono visti revocato il visto per entrare negli Stati Uniti. Il punto,
ovviamente, non è se questi funzionari abbiano o meno commesso atti
passibili di sanzioni in Nicaragua, ma se il governo degli Stati
Uniti possa avere il diritto legale di intimidire e mettere
all'angolo pubblici ufficiali del Nicaragua.
Nonostante
il proseguire di atti di sadica violenza, la strategia dei golpisti
che mirava alle dimissioni del governo è fallita. La risoluzione
della crisi politica avverrà tramite le elezioni, e l'FSLN
probabilmente le vincerà, sbarrando la strada una nuova, drammatica
e improbabile offensiva dell'opposizione di destra.
Presidenti dell'America Latina: Zelaya (Honduras), Correa
(Ecuador), Chavez (Venezuela), Ortega (Nicaragua) e Morales (Bolivia)
celebrano il secondo mandato di Correa, a Quito, Ecuador. Fonte:
Prensa Presidencial
Lotta
di Classe alla Rovescia
È
importante comprendere la natura dei colpi di stato gestiti dagli
Stati Uniti e dalle oligarchie, e del ruolo delle menzogne di media e
ONG, perché è un meccanismo che si ripete in svariati paesi
dell'America Latina e di altri continenti.
Possiamo
aspettarci attacchi del genere contro Andrés Manuel López Obrador
in Messico, se perseguirà i cambiamenti che ha promesso.
Gli
Stati Uniti hanno cercato di dominare il Nicaragua sin dalla metà
dell'800. Le classi abbienti del Nicaragua hanno operato per il
ritorno a una politica filostatunitense sin dalla presa del potere
dei sandinisti. Il fallimento di quest'ultimo tentativo di golpe non
pone certo fine ai loro sforzi, e nemmeno alla disinformazione dei
media corporativi. La conoscenza di ciò che avviene realmente e la
condivisione di tale conoscenza è l'antidoto che può sconfiggerli,
sia in Nicaragua sia nel resto del mondo.
Il
Nicaragua assiste a una lotta di classe rovesciata. Il governo ha
migliorato la qualità della vita della maggioranza impoverita
tramite una redistribuzione della ricchezza. Gli oligarchi e gli
Stati Uniti, non potendo imporre il neoliberismo con le elezioni,
hanno creato una crisi politica, esacerbata dai media menzogneri, per
costringere Ortega a dare le dimissioni. Il golpe sta fallendo, la
verità comincia a emergere e non bisogna dimenticarla.
Kevin
Zees è avvocato e co-direttore di Popular Resistance (USA).
Nils
McCune fa parte dello staff tecnico di IALA Mesoamerica (Istituto
Agroecologico dell'America Latina in Nicaragua) e ricercatore
associato alla University of Michigan.