di Tonino D’Orazio 3 ottobre 2016.
Incredibile. Tutto ricomincia daccapo. Eppure qualcuno diceva che in
fondo l’esperienza, individuale e collettiva, è la somma delle fregature prese.
Veramente utilizzava un termine scurrile.
E questo popolo sembra non aver ancora imparato nulla. La fiera
elettorale ricomincia dalle promesse vecchie e ricorrenti da quasi 20 anni,
(vedi riduzione delle tasse, “Ires e Iri
giù”), persino dal ponte di Messina. Magari quest’ultima servirà a
risarcire il club di amici rimasti a bocca asciutta (quasi, perché hanno
iniziato già prima la grande abbuffata)dalla mangiatoia delle olimpiadi romane.
Qual è la massa elettorale più vicina alla conservazione, più povera,
più timorosa? Quella dei pensionati. Quella che una volta erano i lavoratori
“combattenti” per i loro diritti previsti dalla Costituzione, quella vera.
Quella che, dopo la decisione della Corte Costituzionale e della Cassazione (ma
chi se ne frega!), aveva il diritto di essere risarcita dal danno subito
dall’inflazione, e che si è accontentata di un obolo simbolico nel 2015. (teoria: pochi, maledetti e subito).
Risarciti alcuni, altri no. Si può ricominciare utilizzando i fondi
Inps, Istituto che magari più si affonda e più è appetibile per la sua
privatizzazione (possiamo immaginare una spartizione tra le Generali,
appartenente ai tedeschi, e l’Unipol grosso modo al Pd), possibile se dobbiamo
imparare tutto dagli americani. Promessa falsa quella di far raggiungere tutti
a 1.000 € mensili nel futuro? No, dipende dai soldi che ci saranno, cioè che
non ci sono. E’ una promessa elettorale che però dipenderà dai soldi “reperiti”
dal DPF 2017 e nel futuro. Si comincia dal raddoppio della “quattordicesima”
per le pensioni minime? Che importa se vi sono lavoratori, dipendenti e
autonomi, che hanno versato per anni e altri no, vedi assegni sociali ed altro.
"Alle pensioni minime, a quelli che
arrivano fino a 750 euro, viene data oggi una quattordicesima, circa 40 euro al
mese. A questi pensionati raddoppiamo la quattordicesima, in un’unica soluzione".
Circa 80 euro al mese, un bonus analogo a quello già riservato ai lavoratori. Per
cui dovranno stare attenti anche a non doverli ridare indietro. Non sono contro
il rialzo delle minime, ci mancherebbe, sono tutte così lontane dal “minimo
vitale” civile fissato dall’Istat in circa 2.000€, ma è difficile farlo a
scapito di altri, che sono a 1.000€ e che non nuotano certamente nell’oro. Sembra
che verrà data anche a loro, nel futuro. Con questo metodo la discriminazione
tra poverissimi e poveri rimane. Oltretutto, nel DPF 2017 non è previsto
l’aumento dell’Iva al 25%, onde recuperare il tutto e guadagnarci? In quanto
alla promessa di condurre sotto il giogo debitorio delle banche quelli che
accetteranno l’Ape (non ridete, “è una
promessa”), cioè l’Anticipo pensionistico, è ancora tutto da vedere. Nel
frattempo le OO.SS. sono in “consultazione” da settimane, senza nemmeno un
documento governativo e programmatico vero, a tutt’oggi c’è un “protocollo”,
non ancora un “accordo”. Comunque con i soldi elettorali, (di nuovo “pochi, maledetti e subito”), riceveranno
una proposta che non potranno rifiutare. Lo Spi-Cgil del Friuli comunica ai
pensionati boccheggianti da anni:”Finalmente
una boccata di ossigeno”. Quelli promessi sono 6 miliardi, ma in tre anni,
dopo il referendum, dopo il referendum sull’Italicum
e tutti gli altri previsti, dopo le prossime elezioni legislative (2018?), ma
con una precisazione di Poletti (il guardiano di Goldman Sachs): “Naturalmente questo tipo di previsione - ha
spiegato il ministro - fa i conti con il
quadro generale delle risorse disponibili, e gli effetti si svilupperanno nel
tempo”. Anche la luce in fondo al tunnel funziona ancora.
Sullo sfondo fa eco quel sincero “terrorista” di Presidente dell’Inps,
Boeri, che ama rincarare la dose: “La generazione
del 1980 rischia di andare in pensione a 75 anni", (e con un quarto
delle pensioni attuali). In quanto alla famosa busta arancione, che
quantificava le prossime pensioni individuali, e che non arriva più ai
cittadini, “c'è stata paura nella classe
politica, paura che dare queste informazioni la possa penalizzare",
insomma ha pesato "la paura di
essere puniti sul piano elettorale".
Magari anche con un NO referendario onnicomprensivo.
Chi sono gli altri, quelli un po’ arrabbiati della “buona scuola”, se
non gli insegnanti? Classe sociale che in genere si ritiene “intellettuale”, una
volta medio borghese, prima di essere proletarizzata in una scuola-fabbrica con
un caporale plenipotenziario, ma che di fronte al contingente non le rimane che
“è meglio di niente”. Come rassicurare gli “sbatacchiati” esuli in tutta
Italia, ma soprattutto di direzione Sud-Nord?
Persino lo scenario ipnotico mappa
Italia, oggi della lavagna, può
tornare tranquillamente con le stesse promesse, che non contano nulla poiché, panta rei, tutto passa e quasi nessuno
ricorda. Il dibattito superficiale sta solo nel fatto che Vespa si è fatto
fregare da Del Debbio di V Colonna e se il pennarello potesse essere rosso.
Ma il giocoliere è lo stesso, quello delle tre carte. Tutte le
promesse sono valide solo se al referendum vince il Sì, s’intende, altrimenti
dopo di me il diluvio e non avrete niente. Eppure sappiamo tutti che il DPF può
contenere tutte le promesse, e che sarà la troika di Bruxelles, a gennaio, a
referendum consumato, a decidere cosa si può fare e cosa non si può, a giudizio
della finanza internazionale, pur di continuare il massacro dei poveri. Un po’
come “passate la festa, gabbato lu sante”,
tanto lui ci avrà provato, ma “l’Europa
vuole altro”, e l’hanno già detto, per quelli che capiscono, “nessuna deroga al programma (neoliberista) per il bene dell’Unione”. I soldi
servono alle banche e ai padroni.
Il bello deve ancora venire, delle tre carte ne abbiamo viste solo
una. Cosa può venire fuori con la seconda?
Intanto i trucchi di Renzi (che ci si poteva aspettare!) per la sua
massiccia campagna per il Sì, che sventola in televisione il furbo quesito
referendario nel quale sono indicate solo le misure che portano consenso (come
l'abolizione del Cnel). Sulla scheda il quadratino del Sì, prima del NO, (“s”
viene alfabeticamente dopo la “n”). Eppure sa che non gli si può più credere
facilmente, allora: “il referendum non è
contro di me o contro il governo”. Nemmeno contro l’Unione, l’austerity, il
furto continuato delle banche, la disoccupazione giovanile, l'emigrazione, e
forse anche l'immigrazione …
Ma una terza carta all’ultimo momento, la nostra storia degli ultimi
20 anni ce lo insegna, come a lui, potrebbe essere con un bel condono. Forse
non quello edilizio, area disastrata, ma fiscale è più che probabile.
Accontenterebbe tutti gli indebitati con Equitalia, ricchi e poveri. Certamente
non tombale, ma magari una riduzione degli interessi, un prolungamento del
dilazionamento delle rate, un abolizione fino a qualche 100 euro, ecc… Tipo una
“rottamazione” delle cartelle. Sempre più probabile invece la cancellazione
della “balck list” degli italiani “operatori
e investitori” scoperti nei paradisi fiscali. Regalo per ricchi e evasori. Con
faccia di bronzo, proprio mentre è venuto alla luce un nuovo scandalo
internazionale, a Nassau, nelle Bahamas, con una bella lista di evasori
italiani.
La democrazia si compera con i soldi, anche la sua fine. Perché no?
Molti sono disponibili al baratto per un piatto di lenticchie? Oppure, stanchi
dello sproporzionato pompaggio ipnotico del Sì in tutti i mass media, a tutte
le ore, fino al 3 dicembre, da boomerang, prendano i soldi, ritenendoli propri
e non un regalo, e votino comunque NO all’apprendista stregone.
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