di Tonino D'Orazio
Ormai, con i mass media in mano e perfettamente addestrati è diventato,
per tutti i governi, facilissimo mentire. Basta prendere i dati
conclamati e i dati veri per accorgersene. Ma chi ha tempo per farlo? A
chi dirlo? Più i problemi individuali o famigliari sono grandi, più le
menzogne sono equivalenti.
Non è vero che la politica è lontana dai
cittadini, anzi, ne conosce perfettamente tutte le difficoltà. Essendo
incapace di voler cambiare le cose è costretta a mentire, anche
spudoratamente. Anche Berlusconi aveva insistito che più la balla era
grande, ma basta ripeterla continuamente, più, alla lunga, sarebbe stata
creduta. Un vero filosofo dei mass media attuali. Nascondere la
menzogna dietro una mezza verità è poi la tecnica di tutti i giorni.
Dati alla mano.
Problema lavoro?
Facile, il Job act ha
funzionato, basta nascondere per chi. Con uno straordinario aumento
delle richieste di indennità di disoccupazione: il 7% nel complesso del
primo trimestre 2017 e il 12 % in più rispetto a marzo del 2016 ? Con il
job act le aziende possono non chiedere più la cassa integrazione
ordinaria e licenziare tranquillamente, tanto quella straordinaria, la
più utilizzata perché presuppone una possibile successiva ripresa
dell’azienda, è stata abolita di fatto. Non stupisce quindi che la Cig
sia diminuita del 46% dal 2016. Questo dato potrebbe anche sembrare
positivo se dietro non vi fosse una macelleria sociale nascosta, di
quelli che non hanno avuto la fortuna di un datore di lavoro
parzialmente onesto. Ammesso che esistano di questi tempi.
Tra
l’altro il job act è stato utilizzato per permettere ai padroni di
liberarsi il prima possibile dei contratti veramente a tempo
indeterminato, ma ovviamente 3 anni non bastano. Infatti, finiti gli
sgravi, il risultato è stato ottenuto. Allargamento del precariato
complessivo del mercato del lavoro. Allargamento della miseria sociale.
Grande emigrazione italiana, grande immigrazione africana. Quanti
possono rallegrarsi dell’ultima menzogna di Draghi, eccone un altro che
arriva sempre a puntino, e cioè che la crisi stia finendo? Ancora a
qualcuno sfugge che la fine della crisi debba coincidere con la fine
dello Stato, che ormai, da leggero è diventato vaporoso, e nel futuro il
voto popolare potrebbe essere inutile, o solo per gestire la miseria
sociale.
Problema assillante delle bollette? Diciamo complessivamente dell’energia?
Uno studio del Parlamento Europeo (Energy Poverty Handbook, ottobre
2016, The Greens/EFA group, a cura di Tamás Meszerics) ha elaborato una
mappa della miseria energetica europea. Non si ha idea di quanti poveri e
quante famiglie non hanno ancora accesso all’energia elettrica, oppure
non possono permettersela. Solo chi non ha ricevuto energia elettrica
questo inverno per 5/6 giorni potrebbe capire cosa vuol dire non averla
per tutto l’anno. L’energia, con i ritmi imposti dalle società moderne,
diventa un ricatto costante invece di un bene comune. Le
liberalizzazioni sono una fregatura costante e un assillo frenetico per
farci cambiare “gestore”. Tralasciamo l’aumento di gasolio o benzina per
trazione, cioè spesso per lavorare (o per andarci), allineati alle
scelte delle tasse governative e poco alle variazioni reali del prezzo
del petrolio internazionale. Abbiamo visto che il barile era a 100$
l’anno scorso e ora è a 50$. La diminuzione ai distributori è stata di
circa 10 centesimi, in pratica meno che dai rifornitori privati che
stanno nascendo come funghi. Ma se la crisi si fa sentire dal 2007, il
consumo di carburante privato è passato da 21.000 KTon a 18.000 nel 2016
(Unione Petrolieri), e malgrado, nel frattempo, ci dicono che
l’immatricolazione dei veicoli continua a crescere, in media, almeno di
500.000 all’anno da allora, risulta quindi chiaro che gli italiani hanno
ridotto di molto il proprio consumo. Eppure le cedole azionarie
continuano e devono rimanere “interessanti”, anche se dal 2011 al 2014 è
stato distribuito 1,20€/cadauna; dal 2015 ad oggi solo 0,80€/cadauna,
riduzione dovuta a maggiori investimenti mondiali. (Eni.com, dividendi). Lordi sì, ma con cedola secca, tassazione al 12%.
Ma il rischio maggiore per le famiglie è quello elettrico e energetico.
Consumo interno lordo: 2007: indice 500 (da 1963=100); 2014: 450, (Dati
Terna.it) e il trend continua ad essere negativo. Malgrado il
risparmio di energia sia in gran parte a carico delle famiglie, 5 anni
fa una lampadina tradizionale costava 1€, oggi la stessa lampadina a
“basso consumo” costa tra 10 e 15€. Noi paghiamo in anticipo il
risparmio. Nel frattempo le bollette energetiche sono aumentate,
probabilmente per colmare il gap di gestione dell’Enel e degli
associati, cioè tutti quei consigli di amministrazione privati che
ingoiano milioni di € annui. Anzi lo stesso Enel da “tutela” passa a
“mercato libero” che vuol dire che per “guadagnare” qualche euro dovete
stare appiccicati al telefono e correre dietro a tutte le offerte,
confuse, inaffidabili, saltuarie e temporanee di altri gestori. Un mare
di menzogne generali. Vale la pena andare a scoprire i soliti noti che
“gestiscono” al posto della struttura statale. Comprese le varie agenzie
distributrici del gas, come cancri sulle linee principali che fanno
aumentare, anche lì, le spese di “gestione”, aumentandone i cespiti da
retribuire e i bonus milionari da regalare.
A questo si affianca, da
fiancheggiatore, il Cipe (Comitato Interministeriale per la
Programmazione Economica), cioè il governo amico del liberismo, che
spesso, anche di fronte ad una inflazione di meno di 1% annuo (ma vale
solo per non compensare lavoratori e pensionati), stabilisce rialzi
enormi non giustificati per i privati, meno per le aziende, ma
probabilmente a “compenso” e pareggio. Si può anche supporre che la
chiusura di 390 imprese al giorno nel 2016, (erano 54 nel 2013), 60.000
negli ultimi 5 anni (Sole 24 Ore sett 2015), abbiano fatto crollare i
consumi energetici ma l’Enel continua a distribuire dividendi.
Non
decollano le energie rinnovabili e gli investimenti che, salvo la
Puglia, sono a totale carico delle famiglie tramite passaggi bancari.
(Ti pareva che non avessero uno zampino pronto?). Negli altri paesi
europei le energie rinnovabili sono quasi a totale carico degli Stati
che effettivamente ne hanno un beneficio, sia in termine di risparmio da
utilizzo di idrocarburi che da emissioni nocive e rispetto dei patti
ecologici mondiali sottoscritti. Difficile anche capire se vivono nella
stessa Unione nostra.
Noi, cittadini italiani pagheremo, con le
nostre tasse, la multa europea perché la Fiat, Marchionne e multi
Agnelli Family, hanno prodotto e venduto macchine inquinanti e da
disonesti e furbastri non hanno rispettato le regole. A molti pare
normale, anche a me la storica disonestà dell’azienda che abbiamo pagato
almeno tre volte, (dixit Giulio Tremonti), ma nessuno ormai si
scandalizza, salvo se quelle macchine verranno bloccate dalle verifiche
biennali. Impossibile. Il Ministero dei Trasporti innalzerà allora i
tassi di CO2 per l’Italia e pagheremo le multe miliardarie, all’Europa e
poi agli Stati Uniti. A meno che l’acquirente, al pari del ricettore di
furto, non diventi corresponsabile (perché era tenuto a sapere) e paghi
in parte le eventuali modifiche. Non ci sarebbe da stupirsi. I grandi
ladri, in questo paese, non hanno mai pagato, è una tradizione
consolidata.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Jon Schwarz (da A Tiny Revolution ) traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico Una delle cose grandiose dell'essere america...
Nessun commento:
Posta un commento