di Tonino D'Orazio
Figura e potere sbiadito
della fotocopia in nero del neocapitalismo americano. Non ricordo
quale altro presidente, tra l’altro questo è un Nobel per la pace,
abbia acceso più focolai di guerra nel mondo sotto la sua
responsabilità.
E’ anche vero che il
sistema elettorale della democrazia, detta la migliore del mondo, è
una trappola al fine di impedire al presidente di governare il paese.
Il suo potere può essere capovolto ogni due anni, malgrado la sua
rielezione o estremamente limitata se non ha la maggioranza nei due
rami del parlamento. Anzi, malgrado questo, abbiamo visto la
resistenza dei democratici stessi sulla riforma, che doveva essere
epocale, della sanità. Da una mediazione all’altra non ne è
uscito un granché. Adesso, dopo la perdita del Senato e del
Congresso (già nel 2010) inizia una nuova coabitazione, diciamo
l’obbligo alla “coalizione se non alla coabitazione”. Non
cambia assolutamente nulla per il mondo.
Le promesse sono utili
solo nelle campagne elettorali. Lo sappiamo benissimo anche noi,
almeno alcuni di noi. Il problema di molte promesse, o posizioni
politiche, interferiscono purtroppo direttamente sul mondo intero,
noi compresi.
Le tematiche
sull’immigrazione negli Usa ha preso un binario morto già con lui
e le promesse non sono state mantenute; praticamente neri e ispano
non sono andati a votare. I repubblicani vogliono il rafforzamento
poliziesco, se non militare, alle frontiere. Grande occasione
mancata.
I progetti ambientali
sostenibili non sono decollati. Alle destre, anche europee, non
interessano affatto. Il petrolio, anzi l’oro nero, rimane
l’obiettivo principale. Anche in Italia. Il gigantesco progetto
dell’oleodotto (denominato Keystone XL), che dovrebbe portare le
sabbie bituminose del Canada alle raffinerie del golfo del Messico,
sul quale Obama e alcuni democratici avevano qualche dubbio, verrà
sicuramente sbloccato dai repubblicani. La riduzione del 30% dei gas
CO2 prevista entro il 2030 non è mai piaciuta loro. Che il mondo si
arrangi.
Il tetto del debito
pubblico, bestia nera dei repubblicani, era stato rialzato, dopo un
accordo col patema dell’ultimo giorno (bella tecnica di ricatto!),
fino a marzo 2015 grazie alla defezione organizzata di una ventina di
repubblicani, pur di uscire dallo stallo. Il ricatto al presidente
era troppo evidente. Ma questi ultimi non hanno mai smesso di
chiedere tagli alla sanità, al sociale e all’insegnamento, oltre
che alla funzione pubblica in generale. Anche la riforma fiscale, che
obbligava le imprese a dichiarare in patria i benefici tassabili
delle multinazionali, avrà vita breve. I repubblicani sono per il
libero mercato mondiale assoluto. Quindi, per noi, i repubblicani
accelereranno l’irreversibile trattato segreto di libero scambio
sia con l’Europa dei burocrati e delle destre (TTIP) sia con undici
paesi dell’est asiatico (TPP). Accerchiando da un lato la Russia
con il consenso di una Europa servile, e dall’altro lato la Cina;
l’Africa è in ginocchio, poi penseranno all’America Latina.
Aggirando così gli accordi non sempre convenienti all’impero, data
la spinta di nuovi colossi mondiali, del World Trade Organization, e
istaurando aree riservate di dominio, un po’ come il Commonwealth
dell’impero inglese a tutt’oggi.
In quanto alla riforma
della sanità, “Obamacare”, sarà di difficile abrogazione,
poiché dovrebbe firmarla il presidente stesso, ma sarà sicuramente
sgretolato piano piano non rifinanziandolo, nella stessa strategia
europea di tutti al minimo. Anche per le nomine importanti, esercito
e giustizia, assisteremo al solito balletto di compromissione. Per
due anni sarà la stessa funzione di coalizione da partito unico.
L’immobilismo. Solo le guerre e i loro affari continueranno sempre
di più.
In una campagna dominata
dalla finanza più che dall’economia, Obama ha messo davanti alcuni
elementi positivi del suo mandato: crescita in rialzo; tasso di
disoccupazione inferiore al 2008 (5,8%); nuovi impieghi quadruplicati
in confronto alla gestione del presidente precedente; una sanità,
anche se minima, che ha coperto qualche milione di americani poveri
ma non ripagato dal voto, …
E quindi? Gran parte
della classe media, che in genere vota ma sta scomparendo,
evidentemente non ne ha ricevuto benefici, anzi. Il salario medio
delle famiglie rimane al disotto di quello precedente la crisi per
più dell’8%. Molti elettori stimano che il loro impiego sia meno
protetto, che possono essere licenziati in qualsiasi momento e che
non possono più avere accesso alle pensioni come prima. Ditemi se
non è una pericolosa ideologia dilagante e organizzata attraverso il
mondo.
Per tornare alle
questioni internazionali, nessuno si pone il problema dei focolai di
guerra esistenti, a parte Bergoglio, dove guarda caso c’è sempre
presente la mano nord americana/inglese (e anche le loro armi), e che
i rischi si sono estesi a livello globale. Basti pensare alla
strategia spregiudicata di Obama nella crisi ucraina con il tentativo
di portare la Nato sino ai confini tangibili della Russia, con il
rischio di provocazioni pericolose, soprattutto per l’Europa,
adesso rimasta sola con il cerino in mano delle inutili sanzioni.
Queste incertezze, Ebola, attacchi islamici, reingaggio in Irak,
tensione afgana, Isis creatura sfuggita di mano e decapitazioni,
crisi varie internazionali che non si risolvono, hanno forse avuto un
effetto ansiogeno sul popolo nord americano?
L’altra bestia nera
rimane l’Iran e il suo supposto potenziale atomico. La vittoria dei
repubblicani ridà fiato ai principi guerrafondai anche di Israele (e
di Erdogan), che pure Obama era riuscito a tenere, un po’, buoni,
lasciando correre, aiutando finanziariamente i nuovi insediamenti in
territorio palestinese occupato, e non condannando il genocidio
continuo di Gaza. Che ingenuità questa Mongherini sulla nascita
dello stato palestinese! La destra, chiara e nitida, è la destra
democraticamente fascistoide uguale in tutto il mondo. Le armi
principali sono proprio le sanzioni economiche se non il blocco
militare dei “nemici” e la guerra dei ricchi contro i poveri.
E come volevasi
dimostrare è quella che Obama ha perso, ammesso che lo abbia mai
combattuta nei fatti. Ammesso che un presidente degli Usa conti
veramente qualcosa in casa, se non l’oleogramma a colori di se
stesso.
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