martedì 27 maggio 2008

Gli Stati Uniti verso l'abisso



Questo post è decisamente ingente (in quattro parti), densamente politico, ma credo valga la pena di leggerlo: è lo sguardo di uno janqui, Arthur Silber, che non appartiene alla schiera dei liberal patriottici (quelli che detestano la guerra irachena perché è un fallimento, perché costa troppe vite americane, perché Bush è un'idiota... ma non perché invadere un paese, massacrare centinaia di migliaia di persone, distruggere infrastrutture, scuole, ospedali, depuratori e via e via, sia il peggiore dei crimini contro l'umanità *), e guarda direttamente al cuore nero degli USA, senza nemmeno invischiarsi in alcun tedioso complottismo. Proprio per questo, nonostante risalga al 2007, questo scritto non è per nulla datato.
Occorre però chiarire la natura di un evento che, ai tempi dell'articolo, era appena accaduto.
L'incidente a cui si riferisce Silber è accaduto il 17/09/2007, durante un incontro di John Kerry (il candidato Democratico sconfitto da Bush nelle elezioni del 2004, quelle dei voti mai contati in Florida, eccetera eccetera) con gli sudenti della University of Florida. Lo studente, citando il libro che aveva in mano (Armed Madhouse, il cui autore, Greg Palast, è un giornalista investigativo, un Travaglio janqui... Il sottotitolo del libro è Da Bagdad a New Orleans-Sordidi Segreti di una Casa Bianca Fuori di Testa), ha fatto a Kerry domande del tipo "Perché non ha chiesto l'impeachment di Bush ?", oltre a chiedere conto dell'affiliazione del senatore alla società segreta Skull and Bones (se mattonate la Rete, sapete di che si tratta). La polizia del campus ha pensato che stesse "disturbando" un po' troppo, l'ha bloccato, portatolo via di peso e, visto che aveva la sfrontatezza di lamentarsi, gli ha dato una bella "scossa" coi taser. Tutto questo tra la (quasi) completa indifferenza della ingente platea di studenti, e senza che, in origine, ci sia stata da parte di Kerry una qualsiasi richiesta di intervento.
È proprio questo automatismo, la normalità di una violenza (che può anche essere fatale) esercitata su un cittadino assolutamente inoffensivo, che però ha la sfacciataggine di deviare dall'agenda che, a quanto pare, i tutori dell'ordine costituito ritengono accettabile, è questo fatto altamente simbolico che innesca le considerazioni di Silber sul destino tragico degli Stati Uniti.

*Vedi Corte Penale Internazionale: istituzione (tesi di laurea) di Pierluigi Sbardellati. In particolare per l'Iraq vedi un'altra tesi di laurea, Il caso Iraq e il diritto internazionale: uso della forza e giustificazione dell'illecito di Francesco Damiani.



UNA NAZIONE SULL'ORLO DELLA ROVINA FINALE (I)
-Barlumi degli Orrori che Verranno
di Arthur Silber

I. Il contesto storico della crisi in corso

Dato che il titolo più sopra si riferisce alla "rovina finale" degli Stati Uniti, devo iniziare sottolineando una questione che ho già discusso molte volte. La demolizione della struttura politica di base di questo paese è un progetto costantemente in atto da più di un secolo. Tale distruzione è stata lo scopo perseguito da entrambi i partiti, Repubblicano e Democratico, e si esplica principalmente in due modi: attraverso una politica estera non difensiva, ma aggressiva e interventista, e una politica interna che rende il governo sempre più potente e intrusivo. Riconoscere l'interconnessione tra questi due aspetti di uno stato bellicista, imprenditoriale [1] e autoritario è cruciale. Quando gli stati fanno la guerra, i loro poteri diventano più grandi. Tali accresciuti poteri trovano una giustificazione, inizialmente, nel richiamo a minacce esterne quasi sempre esagerate, spesso del tutto fittizie. Una volta consolidati questi poteri, per lo stato è molto semplice modificarne gli obbiettivi, focalizzandoli su pretese minacce interne. Entrambi gli aspetti hanno il medesimo scopo: ridurre, fino all'eliminazione, qualunque sfida all'esercizio del potere da parte dello stato, sia che provenga da nazioni estere, sia che si incarni in una dissidenza interna. Il fine ultimo è il potere assoluto, esercitato da uno stato onnipotente.

Come già ho descritto in Dominion Over the World, gli Stati Uniti sono un war state [uno stato che si basa sulla guerra] sin dai tempi della Guerra Ispano-Americana [1898]. A partire da quel primo episodio di uso non difensivo della forza bruta militare, presto seguito dalla partecipazione alla I Guerra Mondiale (un conflitto che non costituiva nessuna seria minaccia diretta per gli USA, ma nel quale i leader di questo paese scelsero di inserirsi con precisa e attenta premeditazione), gli Stati Uniti sono stati perennemente dediti alla guerra: preparazione alla guerra, scatenamento di guerre sia ufficiali sia ufficiose, ricostruzione dopo la guerra. La guerra è il nostro prodotto nazionale più importante; la guerra consuma una percentuale sempre maggiore della nostra ricchezza e delle nostre energie. Attraverso quasta via, lo stato rende il proprio potere inattaccabile. Un perenne stato di guerra concede allo stato infinite opportunità di consolidare e ampliare poteri di per sé già molto ampi.

L'attuale amministrazione spicca per la sua rozzezza, la sua sfacciata, fanfaronesca crudeltà, nonché per la sua integrale idiozia – ma nessuno dei suoi delitti sarebbe stato possibile senza le politiche perseguite nei tanti decenni precedenti, sia dai Repubblicani sia dai Democratici. Come ho sintetizzato in The Empire at Evening:

«Con l'approvazione del Military Commissions Act [http://powerofnarrative.blogspot.com/2006/09/thus-world-was-lost.html], riusciamo a percepire solo il tepore evanescente che la luce di un sole ormai distante riesce a diffondere, intanto che le ombre si fanno sempre più lunghe e oscure. Non vedremo mai più il mezzogiorno, no, nemmeno un tardo meriggio, non durante la nostra esistenza.
E tutto questo non a causa di George W. Bush, per quanto lui abbia di certo dato una spinta agli eventi. È forse anche solo lontanamente concepibile che un personaggio così sommamente risibile sia riuscito a portare la nazione più potente del mondo alla rovina, sia pure col contributo della sua cricca di corrotti? Né lui né loro avrebbero potuto; di più, lui è un sintomo, l'espressione del marciume che sta corrodendo le fondamenta di questo paese da almeno un secolo. La considerazione che avete degli Stati Uniti è così misera da credere davvero che questo paese, per come lo immaginate, potesse venire distrutto da una cosa così?
Tuttavia Bush è la perfetta incarnazione di ciò che ci ha portati fin qui: sintetizza l'arroganza, il calcolato anti-intelletualismo e l'imbarazzante contraddittorietà, l'insaziabile avidità di potere e la predilezione per l'uso della forza, insieme all'assoluta convinzione che la sorte e Dio gli sorridano e ci sorridano più di quanto abbiano fatto con qualunque altro popolo nell'intero corso della storia: li sintetizza in una singola, patetica, ridicola imitazione di autentico essere umano.
George W. Bush è il nostro destino e la nostra ricompensa. Ce lo siamo guadagnato.»

Ho scritto queste righe quasi un anno fa. Restano precise, alla virgola. Il persistente autoinganno che molti perseguono per consolarsi e attenuare le loro paure mi porta a sottolineare, fra tutte, una frase il cui significato sembra essere sfuggito ai più: "La considerazione che avete degli Stati Uniti è così misera da credere davvero che questo paese, per come lo immaginate, potesse venire distrutto da una cosa così?" Difatti, se gli USA fossero stati ancora l'entità politica vitale di cui tanti americani fantasticano, i crimini di Bush non avrebbero neppure cominciato a essere perpetrati. Se il Partito Democratico rappresentasse un'autentica alternativa (in termini di principi politici di base), i suoi rappresentanti si sarebbero dati da fare per contrastare quei crimini appena preso il controllo del Congresso. Soprattutto, cosa ancora più cruciale, se ai Democratici interessasse minimamente prevenire un attacco contro l'Iran e l'ulteriore consolidamento di politiche autoritarie, avrebbero dato il via alla procedura di impeachment.
Ma i Democratici non l'hanno fatto. E non lo faranno.
Come di recente ha annotato Chris Floyd,

«La posizione dell'amministrazione Bush è oggi più forte di quanto lo fosse un anno fa.
Com'è possibile? La risposta è facile: gli Stati Uniti non sono più un paese democratico, anzi, non ne sono nemmeno una sbiadita imitazione.»

Ogni tanto leggo commenti che mi raffigurano come una specie di profeta di sventura, uno che non fa che proclamare il prossimo arrivo dell'inferno in terra. In realtà sono stato sempre ben attento a non fare affermazioni del genere, per la ponderata ragione che non posso certo conoscere la tabella esatta e la forma del nostro collasso, così come nessuno può conoscerne i dettagli con precisione. (Faccio notare che nemmeno Chris Floyd lo afferma, per quanto su questo punto, e molti altri, dia il suo parere con grande efficacia.) Che il collasso degli Stati Uniti si stia avvicinando non è possibile negarlo. La nostra economia è un castello di carte, e non da adesso. Per quanto possa, a seconda delle circostanze, implodere all'improvviso, potrebbe franare e sbriciolarsi lentamente, impiegandoci decadi. Non c'è modo di saperlo.

Allo stesso modo, l'estensione con cui gli attuali, terrificanti poteri di polizia del nostro governo verranno applicati, insieme agli obbiettivi contro i quali saranno diretti, non possono essere prefigurati nel dettaglio. Anche questo dipenderà da innumerevoli fattori - se si allargherà la guerra in Medioriente (o meglio, quando si allargherà, perché se Bush non compierà, impunemente, il misfatto, la cosa si verificherà certamente durante una futura amministrazione Democratica), se ci saranno ulteriori attentati terroristici negli USA, e se sì di quale gravità, eccetera. Le variabili in gioco sono tante da rendere qualsiasi predizione particolareggiata un esercizio di fantasia narrativa. Ma la tendenza generale è chiara; inoltre, la storia ci insegna come tale tendenza sia ormai irreversibile, a meno di un evento miracoloso che la mia metafisica non contempla affatto. La guerra continuerà, ancora più distruttiva, e lo stato autoritario si manifesterà nei confronti della cittadinanza in maniera sempre crescente. Solo la tempistica e i particolari sono ancora da definire. Comunque, come ho rilevato recentemente, per la maggioranza degli Americani la vita quotidiana potrebbe proseguire sostanzialmente inalterata ancora per qualche anno.

Date queste osservazioni introduttive, vorrei sottolineare che un certo genere di eventi può evidenziare in maniera clamorosa la condizione generale di una cultura. Le reazioni del pubblico indicano cosa la maggioranza della gente sia predisposta a tollerare - e cosa il governo possa fare impunemente. Simili eventi sono il termometro di futuri sviluppi politici: se ne osserviamo i segnali, potremo capire se la gente accetterà qualsiasi azione intrapresa dallo stato, oppure se opporrà una qualche resistenza nel caso lo stato si comporti in maniera particolarmente crudele od oppressiva. Commenti e pubblico dibattito rivelano anche fino a che punto la gente sia ansiosa di obbedire, o quanto invece certi individui siano decisi a dire "No." Come ho spiegato più sopra, simili atteggiamenti ci diranno se la gente si schiererà dalla parte della resistenza o dalla parte degli assassini.

Uno di questi eventi è l'uso del taser contro Andrew Meyer - e la reazione generale è stata tanto orripilante da rasentare l'indescrivibile.


II. Tortura alla luce del sole

Credo che l'incidente in questione l'abbiano visto tutti. In caso contrario, dovreste guardare il video.
Volendo esprimere un'opinione sulla faccenda, e negli ultimi giorni pare che un'opinione ce l'abbia chiunque, la gente dovrebbe almeno conoscere gli effetti prodotti da un taser e il grande pericolo che si accompagna all'uso di quest'arma - sarebbe a dire, dovrebbero rendersi conto se il parere che sono così ansiosi di fornire sia minimamente informato e responsabile. Ma nella discussione generale sull'argomento informazione e responsabilità sembrano quasi del tutto assenti. Anzi, nel dibattito risulta clamorosamente assente perfino un minimo livello di decenza.

Ecco alcuni estratti di un articolo del 2005 che serve a delineare il contesto:

«17 febbraio 2005 - La morte di un uomo di 54 anni e il ricovero in ospedale di un ragazzo di 14 dopo che la polizia di Chicago ha usato contro di loro un'arma oggetto di polemiche rappresentano gli ultimi casi del sempre crescente e discutibile uso dei taser, armi potenzialmente mortali, che ha diffuso indignazione nelle comunità di tutto il paese. L'adolescente è andato in arresto cardiaco dopo che la polizia, lo scorso lunedì, lo ha colpito coi 50.000 volt dell'arma, ma mentre il ragazzo è sopravvissuto, un uomo, colpito dalla polizia giovedì, è morto.
...
Dal giugno 2001, negli Stati Uniti e in Canada più di 70 persone sono morte mentre erano sotto custodia della polizia, dopo essere stati colpiti con i taser, e la frequenza di questi casi, secondo Amnesty International, si accresce anno per anno. In cinque di essi, l'autopsia ha rilevato che la scossa del taser è stata la causa principale del decesso. In molti altri, il rapporto dei coroner ha identificato nel taser una verosimile concausa.

Inoltre, chi critica l'uso di quest'arma sostiene che molti decessi che non la vedono implicata potrebbero in realtà risultare collegati allo shock elettrico provocato dal taser. Amnesty International ha incaricato un patologo legale di riesaminare alcuni casi di morte che hanno comportato l'utilizzo di taser. In alcuni di essi il patologo ha scoperto che, oltre alle cause "ufficiali" di morte, descritte spesso come collasso cardiaco, uso di stupefacenti o lesioni craniche, ci potrebbe anche essere il contributo del taser.

In genere il taser funziona sparando una coppia di dardi appuntiti che si attaccano ai vestiti o alla pelle, trasmettendo al corpo una scossa di 50.000 volt, per cinque secondi, mettendo fuori uso il sistema nervoso centrale del soggetto e causando contrazioni incontrollabili dei muscoli e l'immediato collasso. I dardi sono collegati a cavi sottili che possono arrivare fino a circa 7 metri di distanza. Coloro che sono stati "taserati" riferiscono di aver provato un dolore estremo e debilitante.»

Già questo dovrebbe sembrare abbastanza orribile a chiunque conservi uno straccio di decenza e umanità, ma non si tratta dell'aspetto peggiore dell'uso dei taser.
Il peggio è questo:

«Lo studio di Amnesty ha rilevato che è la Florida lo stato i cui agenti sono i più entusiasti utilizzatori dei taser. Dal 2000 in Florida ci sono stati 17 decessi collegati al loro uso. Queste morti, l'uso dell'arma contro i minori e il rifiuto della polizia di riconsiderare le proprie procedure, stanno alimentando la pubblica disapprovazione. Il 12 gennaio, a Lakeland, un agente di polizia ha "taserato" il diciassettenne Soladoye Oyelowo perché si trovava sul percorso del poliziotto, che stava andando a sedare una rissa tra due ragazze. "Perché non l'ha semplicemente spinto da parte?" ha domandato Theodora Oyelowo, la madre dello studente, parlando col Lakeland Ledger.

È quest'uso discutibile dell'arma che smentisce le affermazioni dei produttori che i taser fanno diminuire l'uso della forza [negli interventi di polizia]. Alcuni corpi di polizia affermano che con l'introduzione dei taser l'utilizzo delle armi da fuoco da parte degli agenti sia diminuito, e se da un lato Amnesty conviene che una scossa elettrica sia meglio di una pallottola, dall'altro la sua analisi ha scoperto che i taser, essendo percepiti come "non letali", vengono impiegati anche quando l'uso della forza non per nulla necessario.

L'analisi statistica di 2050 usi sul campo dei taser negli Stati Uniti, realizzata per Taser International [l'azienda produttrice] nel novembre 2002, mostra che nel 79,6% dei casi i sospetti erano disarmati.

Una ricerca condotta dal Denver Post nel maggio del 2004 ha rivelato che il Dipartimento di Polizia di Denver usa abitualmente i taser per ottenere l'acquiescenza, piuttosto che per evitare altre forme di violenza. Inoltre il Post ha scoperto che gli agenti a volte utilizzano questo doloroso congegno su persone già ammanettate.

Il giornale di Portland (Oregon) Willamette Week riferisce che la polizia dell'Oregon usa il taser anche per infrazioni non violente, quali lo scarico abusivo di rifiuti, l'attraversamento fuori dalle strisce e la mancata osservanza degli ordini di un agente.»

In breve: i taser possono uccidere, o causare lesioni molto gravi; i taser vengono usati "abitualmente (...) per ottenere l'acquiescenza" di persone che sono di solito disarmate e non costituiscono una seria minaccia per nessuno; inoltre, i taser vengono utilizzati su sospetti che sono già stati fermati e immobilizzati.

Notate il nesso, la similarità: gli Stati Uniti scatenano guerre criminali di aggressione contro nazioni che non costituiscono nessuna reale minaccia, nazioni che palesemente non costituiscono una minaccia - al solo scopo di ottenerne l'acquiescenza, vale a dire perché vengano insediati governi che agiscano in ottemperanza alle nostre imposizioni. Questo, da lungo tempo, è la finalità della nostra politica estera interventista: assicurarsi che altri paesi agiscano secondo i nostri ordini, anche se qualsiasi genuina questione di sicurezza nazionale è del tutto assente. L'America è Dio. Sia fatta la volontà di Dio. Perfino dopo la catastrofe irachena, i leader di entrambi i partiti minacciano una guerra contro l'Iran, un'altra nazione che non ci minaccia, semplicemente perché l'Iran osa opporsi alla nostra volontà.

C'è forse da meravigliarsi, allora, se all'interno dei nostri confini le forze dell'ordine utilizzano armi potenzialmente letali pur in assenza di minacce concrete - solo per ottenere acquiescenza? Se lo stato decide di interessarsi al tuo comportamento, tu devi obbedire. Certo, puoi aprire una discussione, opporti - entro i parametri stabiliti dallo stato. Certo, puoi fare domande - se lo stato le approva. Ma se osi oltrepassare il confine che lo stato ha tracciato, verrai rimesso in riga, se occorre con la forza - magari anche forza letale. Il governo degli Stati Uniti ha assassinato un milione di persone innocenti che non l'avevano mai minacciato; figurarsi quanto può valere la vita di un singolo studente, specialmente se è un piantagrane?


Nella seconda parte, ci occuperemo delle domande poste da Meyer, di che genere di "minaccia" lui rappresenti - e di alcune delle reazioni a quest'incidente, che sono state uniformemente indecenti lungo tutto lo spettro politico. Poi, col prezioso aiuto di Hanna Arendt e Alice Miller, esamineremo i fattori culturali e psicologici insiti negli orrori di questa settimana - insiti anche, tragicamente, negli orrori che ancora devono compiersi.

traduzione di Domenico D'Amico.
Originale.

Nota del traduttore
[1] In originale "corporatist"; purtroppo, la collisione tra il termine inglese "corporation", che indica un genere particolare di impresa capitalistica, e il false friend italiano "corporazione", genera tutta una serie di equivoci linguistici. Ho deciso quindi di usare il termine più generico "impresa", tuttavia più vicino al significato di "corporation".

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