lunedì 18 gennaio 2010

Chiropratica: uno sguardo d'insieme



Cos’è?

La chiropratica punta alla diagnosi e cura dei disturbi alle ossa, alle articolazioni e ai legamenti attraverso la loro manipolazione, prestando un’attenzione particolare ai rapporti tra struttura e funzione e a come questi rapporti proteggono dalle malattie.

Il termine chiropratica, coniato da un paziente nel 1896, deriva dal greco e significa “fatto con le mani”. Le analogie e differenze tra la chiropratica e l’osteopatia, un’altra medicina complementare o alternativa, sono state sempre motivo di controversia. C’è chi le considera sostanzialmente analoghe, ma i professionisti delle due discipline le descrivono in modi molto diversi.

Secondo il National Center for Complementary and Alternative Medicine statunitense (NCAM), l’osteopatia sembra porre un’attenzione particolare alle malattie del sistema muscolo-scheletrico nella convinzione implicita che tutti i sistemi del corpo lavorino insieme e che i disturbi di uno si riflettano sul funzionamento degli altri.


Com’è nata?

Le tracce iniziali di terapie assimilabili all’attuale chiropratica sono sparse un po’ dovunque lungo i sentieri delle prime grandi civiltà dell’uomo. Se ne fece uso ai piedi delle piramidi, sulle sponde del Tigri e dell’Eufrate e così pure in India e in Cina. Ne ritroviamo traccia alla fine dell’Ottocento quando le tecniche manipolative manuali vennero rivalorizzate. 
La nascita della chiropratica si fa risalire all’opera dello statunitense Daniel David Palmer che effettuò il primo intervento del genere nel 1895, sembra per curare la sordità di un uomo, Harvey Lilliard. Dato che risultati altrettanto lusinghieri vennero in seguito su altri pazienti, Palmer cercò una spiegazione per tutto questo, elaborò una dottrina e aprì un centro di cure, il Palmer Infirmary and Chiropractic Institute, nello stato dell’Iowa.

La nuova terapia in ogni caso era destinata a incontrare una ostilità diffusa. Tranne che in Germania, stentò a lungo prima di approdare sotto l’ombrello di una qualche ufficialità e negli Stati Uniti la sua diffusione fu combattuta per anni dalla autorità tanto che quanti la praticavano rischiavano il carcere, fino a quando non arrivò una forma di riconoscimento ufficiale. Dietro questa opposizione ufficiale c’era quella violenta dei medici che non riconoscevano alcun valore terapeutico alla proposta di Palmer, mentre ne mettevano in risalto i rischi, probabilmente con un’enfasi eccessiva.


Può essere efficace?

Un problema generale nel valutare la chiropratica è che i praticanti sono divisi in gruppi con differenze significative così che un’affermazione valida per gli uni può non essere valida per gli altri:
  • un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) osserva che in genere sono trattati con chiropratica, osteopatia e altre tecniche di manipolazione, i disturbi legati a ossa, muscoli, tendini e tessuti molli, ossia disturbi come lombalgie acute e mal di schiena, dolori alla schiena associati a dismenorrea e mal di schiena, dolori al collo, problemi alle articolazioni. Anche il documento Oms non sembra andare oltre la registrazione di un fatto. Non testimonia l’efficacia contro questi disturbi, una dimostrazione indiretta che non ci sono prove attendibili dell’efficacia di queste cure.
  • Il Nacm sostiene in modo ufficiale che “non ci sono dati controllati che provino l’effetto curativo di terapie fisiche passive”.
  • In un editoriale della rivista American Academy of Neurology, pubblicato nel 2003, i neurologi Linda Williams e Jone Biller hanno sottolineato che non ci sono prove dell’efficacia curativa delle cure manipolative.


Come funzionerebbe?

In genere la chiropratica si basa sulla manipolazione vertebrale, intesa come correzione, per la quale sono indispensabili studi, abilità ed esperienza; si tratta di un approccio diverso dalla mobilizzazione vertebrale. Quest’ultima indica il movimento assistito, alla fine dell’escursione massima di un’articolazione, nel quale è possibile operare entro i limiti fisiologici. Oltre questa escursione passiva, ancora fisiologica, si incontra una barriera di resistenza elastica, dovuta alla presenza, all’interno dell’articolazione, di una pressione minore di quella atmosferica, una circostanza che favorisce la coesione e la compattezza dell’articolazione.

Se le superfici articolari sono separate improvvisamente con forza, oltre la barriera elastica, si produce un rumore simile a uno scatto ed è quanto succede con la manipolazione. Dato che un’ulteriore forzatura dell’articolazione sarebbe solo dannosa, sostengono molti professionisti della chiropratica, la manipolazione dev’essere effettuata con una spinta veloce e ben graduata, con una forza calibrata al punto tale da essere sufficientemente energica per superare la barriera elastica, ma non troppo forte da superare le superfici articolari al di là del limite della loro integrità anatomica.

D’altra parte, sull’idea stessa di chiropratica e sul suo possibile meccanismo d’azione esistono forti divergenze. Il fondatore della chiropratica, Palmer, era del parere che il 95 per cento delle malattie fosse dovuto ad una sublussazone della spina dorsale e le restanti ad una lussazione della ossa in altre parti del corpo. Per questo, una parte di chiroterapeuti manipola la spina dorsale con la convinzione che se, come spesso accade, il problema è un dolore continuo alla schiena, allora la risposta necessaria è una manipolazione della colonna fatta a regola d’arte perché è qui nella colonna la genesi di ogni male.

I gruppi rimasti fedeli a questa dottrina, però, rappresentano una minoranza che - a parere degli altri, che amano definirsi “spinologi” ovvero “esperti in spina dorsale” - hanno un’idea acritica dell’insegnamento di Palmer e della chiropratica in genere. La NCAM, costituita di recente negli Usa, oltre ad essere più rispettosa delle regole della scienza e dei diritti dei malati, rigetta alcuni principi ispiratori della chiropratica tradizionale che - sostiene - ragionava in termini “teosofici”, non scientifici.


Presenta dei rischi?

Nel rapporto “Le medicine non convenzionali”, pubblicato dalla Camera dei Deputati nel 1991, gli autori sostengono che “i farmaci antiinfiammatori e le manovre manipolative costituiscono i cardini della terapia dell’artrosi cervicale e dato il discreto numero degli effetti collaterali dei primi e l’assoluta innocuità delle seconde, queste ultime hanno raggiunto negli ultimi anni una notevole importanza”. Se l’importanza sul mercato è un dato di fatto, l’innocuità è più presunta che reale:
  • In un rapporto curato dall’associazione dei chiropratici svizzera nel 1981, per esempio, era segnalato che un riesame degli studi condotti fino ad allora aveva portato alla luce 135 casi complessivi di complicazioni gravi causate dalla chiropratica, in 18 casi mortali. Problemi legati a cause diverse, per esempio al fatto che il dolore vertebrale nascondeva una malattia più seria dell’artrosi e che la robusta manipolazione del chiropratico non aveva che peggiorato la situazione. L’eventualità è stata confermata in seguito più volte.
  • Secondo l’OMS va posta un’attenzione particolare al fatto che i trattamenti non siano praticati in caso di fratture, lesioni gravi e osteoporosi (una malattia molto comune tra gli anziani). Così come è importante che gli operatori abbiano ricevuto un addestramento adeguato.
  • Secondo l’associazione di difesa dei consumatori statunitense National Coalition Against Health Fraud (NCAHF) «la mancanza di visione scientifica dei chiropratici li ha portati a violare il principio base d’Ippocrate: “Primo, non far male”. Le loro convinzioni che un vantaggio per la spina dorsale porterà ad un miglioramento generale li porta a operare sulla spina dorsale in modo inappropriato. Una delle manovre risultate più pericolose è la rotazione improvvisa del capo risultata fonte di trauma, paralisi, ictus, e morte. D’altra parte, considerata la grande richiesta di cure efficaci per problemi della colonna e così pure il fatto che i tre quarti di persone sottoposte a cure del genere ottiene un qualche giovamento, potrebbe esserci spazio per la chiropratica».
  • Uno studio pubblicato nel 2003 sulla rivista American Academy of Neurology ha risposto all’obiezione mossa dai chiropratici che spesso il loro intervento rappresenta solo la circostanza in cui si manifesta una malformazione o una malattia preesistente.
    Lo studio ha dimostrato che la terapia, di per sé, aumenterebbe il rischio. Di circa sei volte secondo l’editoriale di commento che conclude: “il sia pur piccolo rischio di ictus o dissezione supera il vantaggio curativo per le persone con dolori al collo”.

Qual è il mercato attuale?

La chiropratica ha avuto un’accoglienza diversa nei vari paesi. Si stima che negli Usa ci siano 24 mila operatori che, secondo l’American Chiropractic Association, avrebbero fatto, nel 1983, 135 milioni di visite su 9,8 milioni di persone. In Europa e in Italia in particolare mancano dati ufficiali, ma la chiropratica sembra molto meno diffusa, anche se aumentano le persone che vi ricorrono.


A cura di Stefano Cagliano
Ospedale Civile San Paolo, Civitavecchia

©
 Il Pensiero Scientifico Editore

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