di Giorgio Cremaschi
La mia introduzione:
Care compagne, cari compagni, avete
tante pagine di documenti e proposte, alcune chiarissime, altre un po'
più complicate, come sempre avviene quando si costruiscono sintesi di
molte ricerche e lavori, tutti validissimi e che diffonderemo.
Permettetemi quindi qui di illustrare quello che io considero lo spirito
di fondo della nostra impresa, sperando così di riuscire a cogliere il
sentire comune di tutte e tutti.
La sera del 29 giugno ero a
Viareggio alla manifestazione per ricordare la strage. Alla fine uno dei
familiari delle vittime ha letto un breve testo che raccontava di un
convegno del marzo 2009 ove tutti i manager delle ferrovie discutevano
della sicurezza dei treni. Il rappresentante della commissione europea
spiegò che la piena sicurezza costa troppo e non favorisce il mercato,
d'altra parte troppi incidenti anch'essi finiscono per aggravare i
costi. Bisognava trovare dunque una sicurezza economicamente
sostenibile, cioè un numero di incidenti accettabile, diciamo noi. Così
pochi mesi dopo 32 persone sono morte bruciate vive a Viareggio.
Questa è l'Unione Europea, un sistema di regole, trattati, poteri che ha
il compito di rendere economicamente sostenibili i diritti sociali, del
lavoro, le conquiste civili, la democrazia degli stati del continente
europeo, cioè di subordinarli alle leggi e ai poteri del mercato. Per
questo l'Unione Europea si era schierata compattamente per il SI alla
controriforma costituzionale e per questo, per fortuna, ha perso.
Eurostop vuole dare continuità al NO del popolo il 4 dicembre, cioè per
rompere i poteri e gli strumenti che vogliono distruggere la
Costituzione del 1948 e sostituire i suoi principi con la priorità
dell'impresa, del mercato, del profitto.
La scelta dei tre NO a
Euro, UE, NATO, non è un soprammobile identitario, che mettiamo sul
commò e poi ci occupiamo di altro. Il nostro scopo è giungere
all'abbandono dell'Euro da parte dell'Italia, per riconquistare il
potere dello stato democratico di decidere le politiche economiche,
giungere alla rottura con la UE e i suoi trattati per abbandonare le
politiche liberiste e di austerità che essi impongono, giungere
finalmente a quella con la NATO, perché non vogliamo più essere
coinvolti nella guerra mondiale a pezzi e vogliamo destinare le folli
spese per il riarmo a case, scuole, ospedali.
Siamo per la rottura
perché queste istituzioni e strumenti non sono riformabili, sono nati
con uno scopo, austerità e guerra, e altro non hanno.
L'Unione
Europea che vuole che l'Italia sia un campo di detenzione e
respingimento di migranti per conto di tutti, che vuole le leggi contro
il lavoro, lo stato sociale, la scuola pubblica, oramai fatte a
fotocopia e a concorrenza - ora riparte Macron e il 12 settembre in
Francia ci sarà il primo sciopero generale della CGT - che vuole leggi
repressive come quelle Minniti, anch'esse oramai prodotte da una sola
fonte di diritto comunitaria, che vuole il CETA per preparare il TTIP e
consegnare il diritto alle multinazionali, lUnione Europea che sparge
ipocrisia sui diritti umani mentre sostiene i nazifascisti ucraini
contro i popoli del Donbass e i golpisti Venezuelani che vogliono un
nuovo Pinochet, questa UE è nostro nemico.
Noi consideriamo la
rottura con tutto questo una premessa politica e morale e un obiettivo
sul quale costruire l'alternativa a liberismo e guerra. E in autunno
quando la UE ci chiederà nuovi sacrifici umani per pagare il salvataggio
delle banche, noi saremo in piazza contro di essa.
I nostri tre NO,
come spiega dettagliatamente il programma, sono le basi sulle quali
ricostruire il potere pubblico e democratico, la sovranità popolare sul
mercato. Nazionalizzazioni di banche e sistemi strategici, controllo
della moneta e dei movimenti di capitali, giustizia fiscale, rifiuto del
vincolo del debito, sono i mezzi per realizzare il nostro primo
obiettivo: la piena occupazione nelle condizioni di diritto e dignità di
cui parla la nostra inapplicata Costituzione. Cioé lavorare meno
lavorare tutte e tutti, con salari costituzionali, riducendo gli orari
di lavoro, quelli settimanali e quelli di vita. Viva il Papa! Un piano
per il lavoro che garantisca il reddito nei periodi disoccupazione e che
crei milioni di posti di lavoro risanando l'ambiente e abbandonando le
grandi opere, valorizzando i beni culturali, investendo su un grande
sistema di scuola e formazione pubblica e sulla estensione dello stato
sociale. Controllo e proprietà pubblica, piena occupazione, eguaglianza
sociale, diritti del lavoro, diritto allo studio.
Chi pensa che uno
solo di questi obiettivi si possa conseguire senza i nostri tre NO è
semplicemente destinato ad abbandonarli al primo comunicato della
Troika. Noi abbiamo appreso la lezione di Tsipras a differenza di tanti
altri, che poi si chiedono come è che la sinistra sparisce. La realtà
europea è che o stai con la Troika o rompi con essa, in mezzo non c'è
niente se non le giustificazioni della resa e della paura.
Siete
antifascisti o cacasotto? Disse ad una delegazione italiana il
comandante delle brigate antifasciste nel Donbass Mosgovoy, ucciso poi
in un agguato. Che scegliamo?
Oggi l'antifascismo ha due avversari,
il potere che crea le condizioni economiche sociali e culturali perché
il fascismo ed il razzismo risorgano, che cancella, come chiedeva la
banca Morgan, i princìpi sociali delle costituzioni antifasciste, che
educa alla esclusione e alla selezione sociale. Se volete andare alle
radici del diffondersi di razzismo e xenofobia dovete vedere i mostri
che si celano dietro la infame parola egemone competitività. Da qui
rinasce il secondo avversario, i fascisti veri e propri che ad ogni
deposito di fango della storia risorgono dalla melma. Macron e Lepen,
Renzi e Salvini sono due facce della stessa medaglia e in Venezuela
stanno dalla stessa parte.
Il potere europeo e globale, dopo la
Brexit, che noi abbiamo sostenuto, dopo Trump, dopo il nostro
referendum, si è riorganizzato, ha alimentato avversari fascistoidi di
comodo e ha vinto contro di essi. Il prezzo di questa stabilizzazione è
la maggioranza che non va più a votare e il suicidio di gran parte di
ciò che una volta volta si chiamava sinistra. Quanto ai grandi
sindacati, essi sono parte del problema e non della soluzione, come ha
denunciato il Papa di fronte alla platea della Cisl, certo la più sorda
alle sue parole.
Non è alle porte il crollo della Unione Europea, ma
un suo riassetto in senso ancora più autoritario e liberista attorno
alla Germania. E l'Italia si appresta a diventare la nuova cavia degli
esperimenti mostruosi della Troika, dopo la Grecia. Per questo a noi non
interessa in politica chi non parta da qui per dire cosa vuole. Siamo
serenamente disinteressati a coloro, anche militanti in buona fede, che
da 10 anni vogliono rifare e rifanno sempre lo stesso errore. Siamo
orgogliosamente fuori da Piazza Santi Apostoli, dove il gioco dell'oca
di una politica del nulla sta tornando a Prodi contro Berlusconi. Ma
diciamo anche ai M5S che chi dice né di destra né di sinistra di solito
finisce a destra. Perché se è vero che destra e sinistra di palazzo
fanno le stesse cose, è vero che le scelte di sinistra di classe e
quelle di destra liberale esistono eccome. Come disse Andrea Costa alla
fine del 1800' quando unico deputato socialista entrò in un parlamento
diviso tra destra e sinistra liberali: io non c'entro nulla con nessuno
di voi.
Eurostop è il tentativo ambizioso di costruire una cosa che
in Italia non c'è, un movimento sociale e politico che punti a
ricostruire un blocco sociale contro il potere, lavoratori, disoccupati,
popolo e a farlo tornare nella politica da cui é oggi escluso.
Siamo assolutamente originali, anzi unici, nella nostra composizione:
sindacati, movimenti, organizzazioni politiche ed è questa la nostra
forza, se sapremo farla valere. Non abbiamo modelli, ma certo le
coalizioni sociali e politiche antimperialiste e anticapitaliste
dell'America Latina sono per noi un esempio. Così come in Europa le
aggregazioni e coalizioni di Podemos e France Insoumise. Ma anche ciò
che rappresentano Sanders e Corbyn. Sono movimenti che vanno nella
nostra stessa direzione, ma non modelli, senza essere originali non si
costruisce nulla.
Noi prima di tutto siamo e vogliamo costruire il
movimento che diffonda la necessità della consapevolezza della rottura
con Euro UE NATO. Siamo nazionalisti, sovranisti, rossobruni come dicono
i piddini e quella sinistra radicale piddina inconsapevole? Ridicoli,
chi esce dalla NATO, quale stato nazionalizza, quale parlamento abroga
il Jobsact e la buona scuola? Noi , il nostro paese. E questo non
significa chiudersi, ma anzi sapere che la rottura dell'Italia,
l'Italexit, può essere uno dei punti di rottura mondiale con il dominio
del capitalismo globalizzato. Questo è il solo internazionalismo dei
popoli: combattere il proprio nemico in casa e contare e fare in modo
che gli altri facciano lo stesso. L'internazionalismo non è il
cosmopolitismo dell'EXPO di Milano, non sono i principi liberali degli
affari globali. Noi vogliamo, noi crediamo nella necessità per la stessa
sopravvivenza della umanità che in tutto il mondo riparta la marcia
verso il socialismo. Socialismo o barbarie oggi è veri più che mai. Ma
questa marcia riparte dalle condizioni e dai paesi reali, dallo lotta
contro i nemici reali condotta assieme ai popoli e alle classi
lavoratrici in carne ed ossa.
Il popolo italiano per la cui
liberazione comincia la nostra lunga marcia, è anche quello di
AbdelSalam e di tutti i migranti, la piena cittadinanza di tutti è
condizione per un pieno dispiegarsi della lotta di classe. Il nostro
popolo è meticcio e multietnico, sfruttato, oppresso, escluso. Il nostro
popolo è composto da due sessi e riconosce che il sesso maschile ha
oppresso e ancora opprime quello femminile e che la lotta delle donne ,
che ha ridato questo 8 marzo il valore sociale e di classe a quella
data, contro il potere del patriarcato è lotta di liberazione per tutti.
Abbiamo un programma di lotte e campagne, che dia continuità a ciò che
abbiamo giaà fatto il 21/22 ottobre 2016 e il 25 marzo scorso, dalle
manifestazioni d'autunno alla mobilitazione per cancellare il killer
costituzionale della Costituzione, il pareggio di bilancio dell'articolo
81. Abbiamo le tante lotte quotidiane in cui siamo impegnati. Ma
soprattutto dobbiamo uscire da qui e cominciare a costruire Eurostop in
tutto il paese. Siamo i soli a sostenere i tre NO, nessun altro lo fa
in Italia. Delle due l'una: o siamo un piccolo gruppo di illusi
sognatori, o l'avvio di un processo di presa di coscienza che prima o
poi dilagherà tra gli esclusi, gli oppressi, gli sfruttati che oggi
accumulano rabbia e impotenza. Cosa scegliamo? Cosa vogliamo essere? Sta
a noi decidere e io dico che dobbiamo essere ambiziosi come non mai e
come richiede la situazione.
domenica 2 luglio 2017
ASSEMBLEA DI EUROSTOP A ROMA. RIPARTIAMO DA TRE ..NO A EURO UE NATO
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Jon Schwarz (da A Tiny Revolution ) traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico Una delle cose grandiose dell'essere america...
Nessun commento:
Posta un commento