domenica 27 luglio 2008

Il metal dei rostellari

Qualche giorno fa stavo godendomi, insieme ad amici, il paradisiaco conforto della frescura di Campotino (vedi qui sotto un'immagine assolutamente veridica della serata)...


Azzannando un numero spropositato di arrosticini, resi fulminanti da peperoncini pirofori e ingentiliti da un insalatina amarognola (entrambi amorevolmente coltivati dall'esimio dottor Franco Strocchi), riflettevo sulle verità che la vita ci pone davanti: quanto sia sciocca l'idea che le carni vadano salate a fine cottura, come si distingua il sapore di grappolo nel vino di Tino Santoro, e quanto sia fatale che un giorno questa zona d'Abruzzo debba rendere conto della terribile strage di ovini che la sua ingordigia di arrosticini procura (forse, col favore delle tenebre, orde di pecore bulgare assaliranno nel sonno i rostellari, facendone scempio - qualcosa del tipo Black Sheep).


Non so come, non so perché (a quel punto trasudavo Montepulciano e Nero d'Avola come una madonnina miracolosa) si è cominciato a parlare dei miei gusti musicali, più che altro per via del mio indefesso e altruistico tentativo di far conoscere ai miei amici le delizie dello sludge metal (o meglio, dell'atmospheric sludge, perché, ad esempio, i Crowbar, esponenti del vero sludge metal, non mi piacciono affatto)
Ammetto che, di primo acchito, Neurosis, Isis, Mastodon, Cult of Luna [1], Rosetta, Pelican, Impure Wilhelmina e via dicendo, possano risultare un po' sfracassoni, soprattutto per via dell'uso della voce (niente delucidazioni: non sono mai riuscito a capire la differenza tra la vocalità death, quella doom e la black).


Ma a me quello che interessa sono gli accordi. In parole povere, il contenuto melodico.
In particolare, Steve von Till (il genius loci dei Neurosis) possiede un estro melodico semplicemente devastante, che si rivela anche nelle sue minimali composizioni da solista (vedi la pseudo-copertina che gli ho dedicato).


Incidentalmente, è anche discreto poeta.
Esempio:

My Work Is Done

My forging hammer
Lies reclined

My bellows, too
Have lost their wind

My fires extinct
My forge decayed

And in the dust
My vices layed

My coal is spent
My iron is gone
My anvil is broke
My work is done

My work is done
My work is done
My work is done


Il che (tradotto da me, così, su una gamba sola) sarebbe:

La Mia Opera È Compiuta

Il martello da forgia
giace esausto

E anche i mantici
non hanno più vento

Il fuoco, estinto
La forgia, corrosa

E lì, gettate nella polvere,
le tenaglie

Il mio carbone è stato consumato
Il mio ferro è svanito
La mia incudine si è spezzata

La mia opera è compiuta

In ogni caso, degli arrosticini non mi pento.
Addentatemi, agnelli!

Domenico D'Amico


[1] A proposito, è uscito il nuovo disco dei Cult of Luna, Eternal Kingdom, basato su un libro che il gruppo avrebbe rinvenuto nell'edificio usato per le prove, un ex manicomio. Il libro in questione sarebbe stato scritto da un ospite della vecchia istituzione, un uomo internato (anche) per aver ucciso la moglie. Titolo del libro Racconti dal Regno Eterno. Manzoni e Lovecraft sarebbero contenti.

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