domenica 13 luglio 2008

Brava Sabina!

Lo sfogo dei giusti


di Franco Cilli
Brava Sabina!
Ci voleva un po’ di satira graffiante e senza riguardo, almeno ci sfoghiamo.
Il punto è questo: Sabina Guzzanti e Grillo non fanno politica, almeno non nel senso di coloro che portano avanti un programma politico da realizzare in un quinquennio o giù di lì, non rappresentano un’opzione politica, non sono neanche, come direbbe qualcuno, il sintomo della disgregazione politica e della crisi: sono semplicemente persone che dicono le cose come stanno, le cose che coloro i quali sono ancora raziocinanti e non si sono bevuti il cervello e non hanno interessi “omogenei” a quelli della banda di gangster che ci governa, amano sentirsi dire. Altra cosa è il progetto politico, il fare.

Che fare?

C’è una casta politica, trasversale, che fa unicamente i propri interessi in maniera sempre più sfacciata, e ci sono i loro corifei e i loro cortigiani con una qualche patente di intellettualità, che ti ricattano moralmente e ti maciullano i testicoli dicendoti che l’antipolitica (quella dei Grillo e delle Guzzanti) porta alla rovina, perché storicamente il populismo ha sempre generato svolte autoritarie. Il problema è che se quelli che dovrebbero essere i garanti della stabilità istituzionale sono banditi che ci stanno conducendo nel baratro, rinnegando quel poco di valori sui quali essi stessi hanno giurato, con un politica del tipo “prendi i soldi e scappa”, come fai a non volerli mandare a casa tutti?
In sintesi: abbiamo un Pd a cui non crede più nessuno, fotocopia sbiadita del berlusconismo con aggiunta di pie donne e omofobia, una poltiglia nauseabonda e indigesta, che non rappresenta uno straccio di alternativa; abbiamo i Travaglio, i Grillo, le Guzzanti che dicono delle cose, tentano di fare delle cose, ma non sono certo pronti a formare un governo, sia pure di larghe intese. Abbiamo inoltre una sinistra in pieno marasma, che per anni ha taciuto e ingoiato rospi, stretta in una morsa mortale: usciamo dal governo e le prendiamo o rimaniamo e le prendiamo lo stesso? Lasciamo perdere i visionari tardo zen rikombinanti e autonomie di classe e sinistre critiche, che rappresentano più una patologia mentale che una proposta politica. Che ci rimane?

Pensiamo.

Certo, la situazione non è facile. Dobbiamo coniugare la necessità di un pensiero radicale con quella di evitare la catastrofe, rimboccandoci le maniche e andandoci a leggere sul vocabolario cosa significa governance. Dovremmo essere in tanti per fare un  progetto politico degno di questo nome, magari in due tempi, o anche in tre. Innanzitutto, però, bisogna spegnere la casa che brucia. Dopo, forse, potremo ricominciare a sognare un altro mondo possibile. Ci sarebbe da dividersi i compiti, del tipo: voi fate i movimentisti, noi governiamo. Ma come facciamo, se già cominciano gli anatemi dei vari Moretti & co, le liti, le scomuniche. C’è un altro fatto che pone problemi seri: alla maggior parte degli elettori della destra non frega nulla di quello che fa e dice Berlusconi. Potrebbe emanare una legge che conferisce il diritto a un posto di ministro a chiunque gli faccia un pompino, che quelli, imbeccati da Feltri, Ferrara e compagnia di giro, lo troverebbero sacrosanto, e coloro che si oppongono sarebbero i soliti vetero ostili al dialogo. Questa gente è corrotta nell’intimo, e purtroppo è tantissima. Quanti potenziali elettori ci rimangono, a noi che vorremmo fare una politica seria e rigorosa? Inutile fare affidamento su fascistoidi, razzisti, mafiosi, evasori fiscali, furbi illecitamente arricchiti, stipendiati d’oro della politica, tangentisti, truffatori di ogni ordine e grado, notai (molti), farmacisti (parecchi), tassisti (una sporta), liberi professionisti dalle tasse, cattolici del chi se ne frega delle guerre salviamo lo spermatozoo, popoli delle partite IVA, poveracci a reddito zero (ma con la Ferrari in garage e la barchetta di 15 metri). Inutile. Ma un appello a un comportamento più etico lo si può sempre fare. Ho una cognata che ha votato lega perché non sopportava i vicini egiziani: magari quella si potrebbe ravvedere. D’accordo, mi si dice, se prima non vai sul territorio e non susciti contraddizioni che spingano il sociale a rappresentare interessi antagonisti al pensiero unico, come fai, mica puoi stare lì col pallottoliere e fare i conti di chi ci sta e di chi non ci sta! Vabbè, ma mentre aspettiamo di avere dalla nostra parte le casalinghe di Voghera (dopo quelle di Vicenza), vogliamo cercare di fare un progetto politico alternativo a quello delle destre? C’è chi dice che bisogna aspettare una crisi profonda dell’economia perché il popolo si ravveda. È un rischio che però non possiamo permetterci: io già mi vedo a minare il mio orticello per impedire che i nuovi barbari cerchino di fregarmi le zucchine.
Insomma, nell’attesa di avere le idee chiare, almeno sfoghiamoci con Grillo, Travaglio e la Guzzanti. Non dobbiamo per forza essere d’accordo con tutto quello che dicono, basta non mettergli l’aureola in testa. E non stiamo a sentire quelli che dicono che “così perderemo sempre, l’antiberlusconismo non paga”. Perché, fino ad ora che abbiamo fatto? Perlomeno eviteremo attacchi di bile per far finta di essere dialoganti e “moderni”, ed eviteremo di reprimere tutti i “vaffanculo, banda di teste di cazzo bastardi” che ci esplodono dentro.

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