Posto questo articolo perché considero il caso Napoli emblematico. Per quanti difetti abbia l'esperienza di governo napoletana, rappresenta il desiderio di un cambiamento vero e il rifiuto di una politica che si alimenta del marcio e uccide le coscienze. Se cade Napoli cade una speranza, per questo credo che l'abbraccio a Napoli sia un abbraccio al paese intero.
di Arnaldo Capezzuto da ilfattoquotidiano
Cosa sta accadendo a Napoli?
Un clima pesante sembra aver avvolto la città. Esplosione di ordigni
sotto la sede del Comune di Napoli, macabri funerali, ripetuti allarmi
bomba contro il municipio e le stazioni della metropolitana, blitz
improvvisi e occupazioni dei palazzi delle istituzioni. Serrate a
tappeto dei commercianti (compresi gli abusivi) contro i provvedimenti
di Ztl (zona a traffico limitato), blocchi stradali, scioperi
indiscriminati dei dipendenti dello stesso Comune in coincidenza con
manifestazioni internazionali. E se non bastasse anche la strana
convergenza di una parte dei media con gruppi di pressione “talebana”
sorti come funghi sui social network e inneggianti e sostenitori di una
campagna, in grande stile, volta alla sistematica delegittimazione e
isolamento di chi delegato con il voto, ha il dovere e la responsabilità
di governare e amministrare. Non è più un attacco politico oppure
diritto di critica ma sabotaggio e “attentato” al
funzionamento delle stesse istituzioni che per definizione non
appartengono a parti ma a tutti. Non siamo di fronte al legittimo
dissenso, ma qualcosa di più.
I parziali successi
dell’amministrazione arancione – forse anche solo organizzativi –
restano curiosamente sullo sfondo. Un esempio sono i grandi eventi: la
Coppa America, il Giro d’Italia, il prossimo concerto di Bruce Springsteen. L’aratro dell’ex sbirro Luigi de Magistris
ha cacciato dai palazzi una variegata vegetazione di lobbisti e
consulenti borderline. Sono stati tranciati di netto i tentacoli di
personaggi ingombranti e condizionanti, uno a caso, l’imprenditore Alfredo Romeo. A
chi stigmatizza di un supposto spreco di denaro pubblico ci sono cifre,
invece, che certificano l’opposto contrario: ridotto il debito
accumulato e lasciato dalle gestioni precedenti e aggravatosi con i
tagli dei trasferimenti del Governo e per gli effetti della spending
review sugli Enti locali. Il sindaco Luigi de Magistris è sotto scacco.
Lui non è “dolce di sale”. Chi lo conosce lo definisce “capa tosta” e
molto “barricadero”. Il fortino resta, comunque, assediato nonostante il
primo cittadino abbia inviato segnali inequivocabili di rivisitazione
di alcuni provvedimenti e il mea culpa su errori commessi e nodi politici non sciolti. Un bagno di umiltà, dopo un periodo di onnipotenza.
C’è
la netta sensazione che Luigi de Magistris in quanto ex pm e
apprendista politico non riuscirà mai (ci auguriamo) a condividere
liturgie e pratiche dei professionisti della partitocrazia marchettara e inciuciona
che ha sempre – nelle sue variopinte articolazioni clientelari –
governato i territori. Il sindaco di Napoli ha un talento innato e forse
inconsapevole nell’attirarsi addosso gli istinti più primordiali e
animaleschi delle combriccole del potere. C’è un rancore e un odio che
scorre nelle vene di Napoli, da sempre amministrata con l’arte del perenne compromesso,
del mercanteggiare e del barare con disinvoltura al sempreverde gioco
delle tre carte. E’ difficile capire una città, dove normalmente non si
capisce nulla.
La domanda, insomma, ritorna e si fa ridondante:
Cosa sta accadendo a Napoli? L’ho scritto e lo riscrivo consumando i
tasti del Pc. E’ in corso una saldatura tra ambienti apparentemente
lontani che trovano un inaspettato ma sperato coagulo e sintesi nella
contrapposizione al primo cittadino. Basta dare un’occhiata al megafono
di quella democrazia 2.0 tanto celebrata e sbandierata. La notifica di
un avviso di garanzia al sindaco e al suo assessore al traffico
per una presunta responsabilità oggettiva per la comparsa nelle strade
partenopee di buche ha scatenato commenti al limite della diffamazione. Mi chiedo dov’erano questi rivoluzionari internauti
quando i politici corrotti intascavano le bustarelle e facevano affari
sulla pelle della città? Io lo ricordo. Erano a fare anticamera per far
arrivare all’arrestato di turno, il biglietto autografato di
solidarietà. Il calcolo è semplice: quando sarà libero mi sarà
riconoscente e potrò chiedere più favori. I cittadini-elettori a volte
sono prima di tutto clienti. Un venticello soffia e fa il paio con ciò
che si muove nelle viscere della piazza. Chiariamo non ci troviamo di
fronte al legittimo protestare o all’espressione del sacrosanto
dissenso: è un qualcosa che ha il sapore della ritorsione, della vendetta, delle restaurazione più bassa.
Una sorta di lenta e implacabile strategia di spodestamento. Una palese
volontà organizzata d’imporre e dettare l’agenda del governo della
città. Un tentativo bieco di riportare indietro le lancette della storia
per aprire varchi e per far accomodare dinosauri da prima repubblica,
“compari del quartierino”, portaborse vecchi, nuovi, rampanti nipotini
di una riedizione della vetusta “banda dei quattro”. Interessi
“particulari” che in molti vorrebbe coltivare nelle stanze del municipio
per mettere le mani sulla città. Un popolo di conniventi abituati per
indole e per codardia a convivere con il dominante status quo, un
impasto di moltitudini, poggiato su di un indistinto piedistallo non
sempre di galantuomini con le fedine penali pulite e immacolate.La Napoli degli onesti che non vuole tornare indietro ora dovrebbe dare una prova d’amore: abbracciare la meravigliosa e commovente città vista e rivista nelle immagini in mondo visione trasmesse da RaiSport nel corso del Giro d’Italia. Si, una prova d’amore.
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