di Franco Cilli
Ha ragione Revelli per fermare la crisi
ci vuole una rivolta, ma non basta, ci vogliono idee chiare e passione.
Il dato fondamentale di questa crisi è il ricatto, una
bestia nera che trae le sue energie dalla paura. Siamo ricattati
dalla menzogna di chi ci dice : “ non ci sono più soldi”, quindi
dovete accettare tutto o morirete. Questo messaggio ha un valore assoluto, perché è l'unico apparentemente logico. Non puoi sperare in qualcosa che
non c'è, non ci sono i soldi, devi solo sperare che di quei pochi rimasti te ne spetti una parte, è una logica primordiale, che può essere
sconfitta solo dalla forza del miracolo, quello che può moltiplicare il pane e i pesci. Ma in economia nessuno crede
ai miracoli, né il ricco né il povero, né il savio, né
l'ignorante, quelli fanno parte di una sfera distinta dalla
mondanità, sebbene si compenetri con essa. In economia si crede solo
al dato concreto, anche se suona come una moneta di rame. L'unica è mettere il mondo a testa in giù, una rivoluzione copernicana in grado di modificare radicalmente la percezione della realtà e rendere attuale l'inattuabile, ma per
farlo abbiamo bisogna di una grande forza evocativa. In parole povere
occorre creare un think tank di persone in grado di elaborare
una proposta organica e vincente per uscire da questa crisi, sulla base di un nuovo paradigma e di una logica che utilizza codici interpretativi diversi da quelli abituali. Questo trust di cervelli deve essere capace di coniugare nuove visioni della realtà con lo sviluppo di un
movimento sociale di massa, a forte impronta egualitaria, che agisce
e pensa dentro l'idea del bene comune, sfatando i dogmi con i quali siamo stati allevati, gli stessi che ci hanno indotto a credere che esiste una sola idea di economia. Un movimento capace di
connettersi a realtà analoghe in Europa e nel mondo, perché è
l'Europa delle banche che dobbiamo cambiare, mordere il mondo intero
e attraverso le nostre grida di dolore cambiare la percezione del
mondo che ci hanno inculcato.
Il nodo gordiano è l'economia. Abbiamo
bisogno di sapere che esiste una via diversa dall'austerità, perché
l'austerità ci sta uccidendo e sta uccidendo il nostro futuro. I
tanti intellettuali, economisti, politici, devono smetterla di
pensare in piccolo, aspettando di essere corteggiati dal partito o
movimento di turno, con la promessa di uno scranno da cui lanciare
suggestioni che si sbriciolano a contatto con l'aria. Le intelligenze funzionano
meglio quando agiscono in sinergia e quando si dedicano ad un
progetto di ampio respiro, capace di smuovere le coscienze. Non
possiamo attardarci su proposte minoritarie, dobbiamo aspirare alla maggioranza e prendere il potere, noi tutti, sperimentando nuove forme di rappresentanza e di politica economica.
Questo Grillo lo ha capito da tempo, ma la sua forza è anche la sua
debolezza, perché non riesce a separare il potere dall'ambiguità, ed è costretto a mascherare messaggi ambigui dietro
un lessico corrotto e falsamente universale. Noi dobbiamo parlare
una lingua prurale per dire cose semplici e senza concessioni al
razzismo o all'ansia di sicurezza come fa Grillo.
È
paradossale pensare che una proposta di democrazia avanzata e di rivoluzione economica, possa essere partorita da un manipolo di “illuminati”, lo so, ma è sempre stato
così, quelli che hanno dato il via alle rivoluzioni nella storia, sono
sempre stati gruppi di persone facenti parte di un'élite culturale
che si è auto-attribuita una missione, non c'è verso. È
stato così per le rivoluzioni liberali ed è stato così per quelle
marxiste. Persone in grado di padroneggiare gli strumenti della
scienza del potere senza farsi distrarre dalla banalità del
quotidiano o dai morsi del bisogno.
Persone
del genere ne abbiamo, aspettiamo solo che trovino il momento giusto
per mettersi insieme.
Nessun commento:
Posta un commento