di Franco Cilli
Caro professor Rodotà, chi scrive è
fondamentalmente un ignorante che sa poco di storia e di materia
politica, ma credo di potere dire con buona approssimazione che lei
sia l'erede di quell'ambiente liberale rappresentato dal mondo di
Pannunzio, ingiustamente usurpato al giorno d'oggi da tristi
personaggi alla Pannella. Se stiamo qui a discutere di vie maestre
però, ciò significa che la storia, parafrasando Lenin, ha fatto un
passo avanti e due indietro o forse sarebbe meglio dire che ha fatto
due passi indietro per fare un passo avanti. Viene da pensare che
contrariamente a quanto si dice e si pensa persone come lei rappresentino davvero il
superamento del novecento. Perché dico questo. Perché nella mia
rozza analisi deduco che dopo aver attraversato un'epoca in cui la
forza evocativa delle narrazioni novecentesche e la fede messianica
verso il nuovo avvento simboleggiato dal sol dell'avvenire, fungevano da motore della storia, oggi siamo tornati al
vecchio e caro riformismo social-liberale, dei vari Rossi, Pannunzio, dei
fratelli Rosselli e forse anche dei Gobetti, una cultura e un orientamento politico dei più nobili, finalmente riabilitato dall'infamante
accusa di “socialfascismo” e pronto per un nuovo inizio. Insomma
è finito un ciclo, nella maniera in cui sappiamo, è finita l'epoca
delle favole e del fideismo, e avvinti dal disincanto, siamo tornati
alla materia sociale percepita come oggetto e non come incarnazione
della soggettività che si fa storia. Niente di male se si pensa che
oggi vogliono spacciare per riformismo lo smantellamento del welfare,
la fine dei diritti del lavoro e il dimagrimento degli stipendi
pubblici. Il riformismo alla Pannunzio tutto sommato oggi sarebbe
grasso che cola, ma mi permetta, è pur sempre un vecchio arnese, con
il rischio che in quest'epoca così avventata e poco incline alla
riflessione, risulti troppo arrugginito, inoltre è un arnese si
porta dietro altri vecchi arnesi, che a suo dire volete lasciarvi
alle spalle: “non siamo una zattera per profughi”. Certo i
movimenti. Quest'ultimi sarebbero una sorta di alibi intellettuale,
poiché veicolando linguaggi nuovi in grado di decodificare la realtà
attuale, dovrebbero fornirci la chiave per un rinnovato spirito del
riformismo. Bella idea, ma rimane il grosso problema di rendere
questo movimenti realmente efficaci nell'agire e dotati di un potere
reale. Considerando che le oceaniche manifestazioni della pace non
hanno sortito il benché minimo effetto nel cambiare le sorti delle
varie guerre, direi che c'è un bel lavoro da fare. Come dice lei
occorre che acquistiamo la capacità di essere ascoltati, di far sì
che 500.000 mila persone che mettono una firma abbiano il loro peso
corrispondente nelle decisioni politiche, ma come? Il problema, caro
Professor Rodotà e che lei ha un bel dire che “non dobbiamo avere
fretta”, “non dobbiamo essere approssimativi” “dobbiamo
creare uno spazio di discussione” e via discorrendo, ma oggi non
c'è più tempo, non abbiamo la possibilità di dilatare l'azione
politica in tempi storici, viviamo nell'emergenza sociale,
demografica e ambientale e alle emergenze si risponde oggi non domani
o dopodomani. Se la fretta “è cattiva consigliera”, la mancanza
di tempo è una tomba. Lei vuol procedere con il senso di una
saggezza antica che pondera ogni passo in base da un'esperienza della
storia e ad un senso atavico di giustizia, ma a mio avviso lei
possiede un senso del progredire degli eventi del tutto arbitrario,
che antepone le categorie politiche all'effectivness (mi si
perdoni l'anglicismo) dell'agire. Vero è che l'efficacia spesso si
coniuga con l'esemplificazione, ma chi l'ha detto che non si può
essere efficaci senza essere semplicistici? Cerco di spiegarmi meglio
facendo un parallelo fra lei e Casaleggio ( mi perdoni l'accostamento
ardito). Casaleggio si è mosso da solo come un intero Think
Thank, ossia ha elaborato una
strategia politica di medio lungo periodo corredandola di un impianto
filosofico snello, ma fortemente evocativo ed ha utilizzato tutti gli
strumenti adatti alla scopo, mutuandoli da moderne tecniche
aziendali. Ha sfrondato il discorso da riferimenti ideologici e
troppo intellettuali (si certo ha detto anche delle cose folli, ma
sono marginali rispetto all'insieme). Ha capito perfettamente che se
voleva fare massa critica doveva parlare a un pubblico trasversale,
stipulare alleanze anche con ceti sociali tradizionalmente ostili
alla sinistra, trattare argomenti come l'immigrazione in maniera non
univoca in modo che si prestassero ad interpretazioni volutamente ambigue, ha realizzato
uno spazio di discussione dove la lingua parlata fosse quella del
popolo, e non quella di un soggetto particolare, una lingua immediata
e non particolarmente ideologizzata. È
stato un lavoro lungo, ma non lunghissimo, e alla fine direi che che
ha vinto almeno la prima parte della sua scommessa. Lei invece
professore come ho detto rimane nel solco di una tradizione secolare
poco avvezza a parlare di strategie, di uso di cose come la rete
(certo ha ragione nel dire che la rete non è tutto, ma è molto mi
creda e sempre più sarà), di tecniche di comunicazione ecc. Ma
soprattutto nella sua estenuante saggezza lei è poco adatto a
scaldare un numero sufficiente di cuori. Lei si muove sul velluto,
mentre qui dobbiamo muoverci sull'asfalto. Dovrebbe (avrebbe dovuto)
esplicitare la sua strategia, dire chiaramente parole del tipo:
vogliamo costruire una formazione politica maggioritaria che si
riproponga di fare piazza pulita di questa classe politica orrenda,
vogliamo bonificare amministrazioni comunali, province, regioni,
enti, istituzioni pubbliche e private, vogliamo aumentare gli
investimenti per il lavoro per la scuola per la sanità, vogliamo
opporci con tutte le nostre forze alle logiche criminali
dell'austerità, impostaci da un'oligarchia odiosa e vorace. Vogliamo
il potere, per rendere il posto in cui viviamo un posto migliore.
Certo queste cose le sentiamo dire da qualcuno, ma in modo sommesso e
senza troppa convinzione. E dire che in fin dei conti i numeri dalla
vostra/nostra parte ci sarebbero, considerando i milioni di cittadini
che hanno appoggiato le lotte per il bene comune. Basterebbe solo
stipulare dei patti onesti e sinceri con la parte migliore della
“borghesia” italiana (ammesso che esista) e con la piccola
impresa e le chance di vittoria sarebbero elevatissime. Dico
basterebbe, ma come dicevo adesso è troppo tardi. Se vent'anni fa
lei e altri rappresentanti della società civile vi foste presentati
agli italiani con un progetto di uscita dal berlusconismo e dal
liberismo, con parole nette e un messaggio forte, adesso non saremmo
a questo punto, vent'anni di ritardo sono molti e difficili da
colmare. Purtuttavia se riuscirà a convincermi che il suo progetto
può avere una qualche possibilità di vittoria la sosterrò, ma sarà
dura.
Credo
che al punto in cui siamo si stia imponendo la logica grillina del fare
appello al popolo sovrano, una categoria vecchia quella del popolo, ma mai
morta e sempre in grado di rinnovarsi, ma soprattutto una categoria flessibile, o se si preferisce un insieme con elementi molto
numerosi al suo interno. Certo nei comportamenti del popolo non c'è
solo il giusto, ci sono spesso cose sbagliate. Il popolo è un'anima
bianca e nera, è un insieme di umori, pulsioni, interessi, istinti e
comportamenti dei più disparati, ma è qualcosa di drammaticamente
reale, e piaccia o non piaccia occorre farci i conti, pena il fallimento di
qualsiasi progetto o impresa politica. Lo so anche la categoria popolo è vecchia ed evoca lo spettro della reazione, ma si può sempre cambiargli nome.
Mi è chiara la parte critica del discorso, meno quella propositiva.
RispondiEliminaIn realtà non ho le idee molto chiare in proposito. Aspetto le prossime uscite di Rodotà e compagnia per vedere cosa esce fuori dal cilindro e sebbene come ho già detto credo che il ritardo non sia facilemnte recuperabile, mi riservo di decidere quando ci saranno proposte più chiare. Auspico una sinergia con i grillini, perché sarebbe l'unica cosa ragionevole e in grado di produrre i numeri necessari, ma mi rendo conto che la strategia dei 5 stelle non prevede accordi con nessuno. Vedremo
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