di Tonino D’Orazio
“Un popolo che
elegge corrotti, impostori, ladri e traditori non è vittima! E’
complice!” (George Orwel). Il dilagare della corruzione è
ormai la fisiologia della nostra organizzazione sociale, non è più
una patologia saltuaria. La corruzione generale, senza reali
controlli, è diventata un problema strutturale, sociale, culturale
della nostra società, senza riforme possibili nemmeno nelle prossime
generazioni.
Tutti gli enti locali
sono accomunati dal «cancro delle società partecipate», secondo
quanto dichiarato da Tommaso Cottone, procuratore regionale della
Corte dei Conti della Campania, in occasione dell’inaugurazione
dell’anno giudiziario della giustizia contabile. Il magistrato ha
ricordato che a livello nazionale in oltre 5 mila organismi privati,
partecipati dagli enti locali, l’indebitamento è valutato intorno
ai 34 miliardi di euro e che fenomeni di cattiva gestione si sono
concretizzati «in assunzioni di massa illegittime e clientelari;
in consulenze inutili; in sprechi per acquisti di forniture inutili e
a prezzi fuori mercato».
È il bello della
semi-privatizzazione “in house” e della partecipazione
interessata dei “rappresentanti” dei cittadini. Non dobbiamo mai
dimenticare che siamo in democrazia, che non avremo mai più la
possibilità di votare direttamente i nostri rappresentanti, e che
ognuno ha quello che si merita. La responsabilità, dunque,
appartiene anche al corpo elettorale che nella sua maggioranza ha
accettato e sostenuto questa situazione. È solo eccesso di delega
ai capi-partiti, senza alcuna partecipazione critica? Oppure il
paradosso sta nel fatto che i corrotti vengono poi rivotati e
rieletti, con tutto il loro efficiente staff affaristico e di
relazioni a doppio legame. Insomma una classe dirigente senza storia,
senza radici e senza cultura (avete presente le interviste delle Iene
ai parlamentari?) si è impossessata di un potere senza controlli e
ne ha approfittato in modo sfacciatamente incredibile. Alla faccia
degli onesti e spesso dei tribunali, non esenti, anche loro, da
strani comportamenti, forti con i deboli e deboli con i forti. È
davanti agli occhi di tutti, da anni, fino all’assuefazione che
diventa normalità. (Che ci vuoi fare?). Ormai, tutti i giorni
si scoprono furti milionari (in euro, ricordiamolo) a danni dello
stato e dei cittadini. Dopo Expò milanese, Mose veneziano, rimangono
ancora grandi opere iniziate e mai terminate. Inutile elencarle,
dalla Tav miliardaria in poi. Anche la Guardia di Finanza, tra gli
arresti di un loro generale quasi ogni sei mesi, potrebbe far uscire
gli scandali anche prima delle elezioni, ammesso che serva. D’altra
parte, i politici non hanno alcuna intenzione di combattere
effettivamente la corruzione, fanno semmai proposte per mandare a
casa i carcerati, oppure per non far più arrestare gli indagati,
ormai una massa critica ogni giorno nelle loro file, oppure far
diminuire loro le pene. Il problema è che anche la Corte
Costituzionale, nostro vero garante e non Napolitano compartecipante,
si sveglia ogni 6/7 anni con stupore, a danno fatto, stratificato e
digerito. (Adesso che ci vuoi fare?). D’altra parte il
problema non è la norma: le leggi bene o male ci sono, ma è la
consapevolezza e la compartecipazione, in fondo, attiva dei
cittadini.
Anche la corruzione, che
dura da anni, forse da sempre, fa parte della cultura popolare. Il
voto si può “vendere” e farselo fruttare. Può essere un assegno
in bianco. Tanto lo fanno tutti. Dal chilo di pasta del dopoguerra
agli 80€ di appena ieri. La stessa Camusso lo indica come “primo
passo” mentre chi non ha avuto niente aspetterà la solita “seconda
fase” che non è mai arrivata e, c’è da scommettere, che non
arriverà mai. Nulla da dire confederale sul fatto che chi non ha
avuto l’elemosina dovrà pagare ugualmente l’aumento delle tasse
previste dalla Tasi (? Al momento si chiama così) affinché Renzie
possa recuperare e a conti fatti guadagnarci. Che importa se su in
una graduatoria mondiale della corruzione (Transparency
International. Corruption Perceptions Index del 2013) siamo al 69°
posto su 177 paesi, dietro a stati africani che hanno solo la nomina
peggiore. In fondo ancora non siamo gli ultimi al mondo, anche se i
primi in Europa. Allora perché il popolo dovrebbe cambiare rotta e
votare gente onesta quando ci si può accontentare delle briciole che
eventualmente possono cadere dalla tavola del ricco epulone. C’è
sempre una speranza eticamente al ribasso. A ben riflettere
intimorisce una frase del filosofo Tommaso Campanella: “Le leggi
ottime sono le poche e brevi che s’accordano al costume del popolo
e al bene comune”. I beni comuni sono stati tutti svenduti e c’è
rimasto poco, in quanto al “costume” della maggioranza del popolo
non credo possiamo avere grandi speranze. Infatti ululano tutti
insieme contro eventuali onesti e votano decisi i loro aguzzini,
malgrado tutto quello che vedono e sanno.
Per esempio l’assenteismo
nel pubblico impiego. Il malcostume di assentarsi dal luogo di lavoro
per dedicarsi a fatti propri o addirittura per svolgere una seconda
attività lavorativa. Anche l'assenteismo è un reato indicato dal
codice penale come truffa più o meno aggravata ai danni dello Stato
punita con la reclusione fino a cinque anni. Eppure ogni tanto
vengono pescati a gruppi più o meno numerosi, indicando così un
sistema culturale di omertà avanzata.
Cosa dire invece davanti
a queste dichiarazioni pubbliche di disperati ladri di mele?
«Un politico vale
l'altro. Ci hanno offerto 50 euro per votare quello lì e abbiamo
accettato...Io sono disoccupato, mia moglie anche», continua Marco,
quasi con rabbia.
Poi parla la moglie:
«Abbiamo due figli piccoli. Perché avremmo dovuto rinunciare a
50 euro? Sono pochi? Saranno pochi per voi...Mi ha avvicinato una
persona che conosco personalmente. Lo ha fatto prima delle elezioni
del 26 maggio. Mi ha mostrato un santino di questo Galardini [FI]
e mi ha detto: se tu e tuo marito lo votate vi diamo 50 euro. Perché
dire di no?». (Secolo XIX)
Sono finiti in Questura
in un'indagine sul voto di scambio insieme ad altri 10. Ovviamente
non vale per gli Scillipoti o Razzi vari (se si pensa all’indulto
Mastella del 2006 e i vari scudi fiscali). Speriamo non si siano
precipitati a spendere le 50€ in alimenti di prima necessità se
sono “corpo del reato”. Dovevano aspettare invece il 2016 per
avere, forse anche loro, l’elemosina legale delle 80€ renziane.
È paragonabile tutto
ciò allo scandalo milionario del Mose veneziano? Non è che questo
tipo di mafia politica di ogni bordo stia sconvolgendo il famoso e
lindo Nord Italia (vedi Expo, vedi Tav, Regione Lombardia, Piemonte e
ora Veneto, e sicuramente altri a venire con PD, Lega, FI…)
accomunandolo a braccetto alle mafie del Sud? Ricordiamo a volte che
1 milione di euro è l’equivalente di 2 miliardi di lire? Per Mose
sono stati spesi un miliardo di € (2.000 miliardi di lire) per
consulenze e tangenti. Non viene il dubbio che chi ruba più di un
milione di euro non va mai in galera? Smettetela di rubare mele per
fame o fumare spinelli altrimenti andrete in galera sicuramente e
oltre che prendervi qualche pestaggio gratuito dalle forze del loro
ordine.
Esiste un chiaro-scuro
della corruzione? O una linea di demarcazione tra fame e ingordigia?
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