mercoledì 11 giugno 2014

Corruzione popolare

di Tonino D’Orazio 

Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri e traditori non è vittima! E’ complice!” (George Orwel). Il dilagare della corruzione è ormai la fisiologia della nostra organizzazione sociale, non è più una patologia saltuaria. La corruzione generale, senza reali controlli, è diventata un problema strutturale, sociale, culturale della nostra società, senza riforme possibili nemmeno nelle prossime generazioni.
Tutti gli enti locali sono accomunati dal «cancro delle società partecipate», secondo quanto dichiarato da Tommaso Cottone, procuratore regionale della Corte dei Conti della Campania, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della giustizia contabile. Il magistrato ha ricordato che a livello nazionale in oltre 5 mila organismi privati, partecipati dagli enti locali, l’indebitamento è valutato intorno ai 34 miliardi di euro e che fenomeni di cattiva gestione si sono concretizzati «in assunzioni di massa illegittime e clientelari; in consulenze inutili; in sprechi per acquisti di forniture inutili e a prezzi fuori mercato»
È il bello della semi-privatizzazione “in house” e della partecipazione interessata dei “rappresentanti” dei cittadini. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo in democrazia, che non avremo mai più la possibilità di votare direttamente i nostri rappresentanti, e che ognuno ha quello che si merita. La responsabilità, dunque, appartiene anche al corpo elettorale che nella sua maggioranza ha accettato e sostenuto questa situazione.  È solo eccesso di delega ai capi-partiti, senza alcuna partecipazione critica? Oppure il paradosso sta nel fatto che i corrotti vengono poi rivotati e rieletti, con tutto il loro efficiente staff affaristico e di relazioni a doppio legame. Insomma una classe dirigente senza storia, senza radici e senza cultura (avete presente le interviste delle Iene ai parlamentari?) si è impossessata di un potere senza controlli e ne ha approfittato in modo sfacciatamente incredibile. Alla faccia degli onesti e spesso dei tribunali, non esenti, anche loro, da strani comportamenti, forti con i deboli e deboli con i forti. È davanti agli occhi di tutti, da anni, fino all’assuefazione che diventa normalità. (Che ci vuoi fare?). Ormai, tutti i giorni si scoprono furti milionari (in euro, ricordiamolo) a danni dello stato e dei cittadini. Dopo Expò milanese, Mose veneziano, rimangono ancora grandi opere iniziate e mai terminate. Inutile elencarle, dalla Tav miliardaria in poi. Anche la Guardia di Finanza, tra gli arresti di un loro generale quasi ogni sei mesi, potrebbe far uscire gli scandali anche prima delle elezioni, ammesso che serva. D’altra parte, i politici non hanno alcuna intenzione di combattere effettivamente la corruzione, fanno semmai proposte per mandare a casa i carcerati, oppure per non far più arrestare gli indagati, ormai una massa critica ogni giorno nelle loro file, oppure far diminuire loro le pene. Il problema è che anche la Corte Costituzionale, nostro vero garante e non Napolitano compartecipante, si sveglia ogni 6/7 anni con stupore, a danno fatto, stratificato e digerito. (Adesso che ci vuoi fare?). D’altra parte il problema non è la norma: le leggi bene o male ci sono, ma è la consapevolezza e la compartecipazione, in fondo, attiva dei cittadini.
Anche la corruzione, che dura da anni, forse da sempre, fa parte della cultura popolare. Il voto si può “vendere” e farselo fruttare. Può essere un assegno in bianco. Tanto lo fanno tutti. Dal chilo di pasta del dopoguerra agli 80€ di appena ieri. La stessa Camusso lo indica come “primo passo” mentre chi non ha avuto niente aspetterà la solita “seconda fase” che non è mai arrivata e, c’è da scommettere, che non arriverà mai. Nulla da dire confederale sul fatto che chi non ha avuto l’elemosina dovrà pagare ugualmente l’aumento delle tasse previste dalla Tasi (? Al momento si chiama così) affinché Renzie possa recuperare e a conti fatti guadagnarci. Che importa se su in una graduatoria mondiale della corruzione (Transparency International. Corruption Perceptions Index del 2013) siamo al 69° posto su 177 paesi, dietro a stati africani che hanno solo la nomina peggiore. In fondo ancora non siamo gli ultimi al mondo, anche se i primi in Europa. Allora perché il popolo dovrebbe cambiare rotta e votare gente onesta quando ci si può accontentare delle briciole che eventualmente possono cadere dalla tavola del ricco epulone. C’è sempre una speranza eticamente al ribasso. A ben riflettere intimorisce una frase del filosofo Tommaso Campanella: “Le leggi ottime sono le poche e brevi che s’accordano al costume del popolo e al bene comune”. I beni comuni sono stati tutti svenduti e c’è rimasto poco, in quanto al “costume” della maggioranza del popolo non credo possiamo avere grandi speranze. Infatti ululano tutti insieme contro eventuali onesti e votano decisi i loro aguzzini, malgrado tutto quello che vedono e sanno.
Per esempio l’assenteismo nel pubblico impiego. Il malcostume di assentarsi dal luogo di lavoro per dedicarsi a fatti propri o addirittura per svolgere una seconda attività lavorativa. Anche l'assenteismo è un reato indicato dal codice penale come truffa più o meno aggravata ai danni dello Stato punita con la reclusione fino a cinque anni. Eppure ogni tanto vengono pescati a gruppi più o meno numerosi, indicando così un sistema culturale di omertà avanzata.
Cosa dire invece davanti a queste dichiarazioni pubbliche di disperati ladri di mele?
«Un politico vale l'altro. Ci hanno offerto 50 euro per votare quello lì e abbiamo accettato...Io sono disoccupato, mia moglie anche», continua Marco, quasi con rabbia.
Poi parla la moglie: «Abbiamo due figli piccoli. Perché avremmo dovuto rinunciare a 50 euro? Sono pochi? Saranno pochi per voi...Mi ha avvicinato una persona che conosco personalmente. Lo ha fatto prima delle elezioni del 26 maggio. Mi ha mostrato un santino di questo Galardini [FI] e mi ha detto: se tu e tuo marito lo votate vi diamo 50 euro. Perché dire di no?». (Secolo XIX)
Sono finiti in Questura in un'indagine sul voto di scambio insieme ad altri 10. Ovviamente non vale per gli Scillipoti o Razzi vari (se si pensa all’indulto Mastella del 2006 e i vari scudi fiscali). Speriamo non si siano precipitati a spendere le 50€ in alimenti di prima necessità se sono “corpo del reato”. Dovevano aspettare invece il 2016 per avere, forse anche loro, l’elemosina legale delle 80€ renziane.
È paragonabile tutto ciò allo scandalo milionario del Mose veneziano? Non è che questo tipo di mafia politica di ogni bordo stia sconvolgendo il famoso e lindo Nord Italia (vedi Expo, vedi Tav, Regione Lombardia, Piemonte e ora Veneto, e sicuramente altri a venire con PD, Lega, FI…) accomunandolo a braccetto alle mafie del Sud? Ricordiamo a volte che 1 milione di euro è l’equivalente di 2 miliardi di lire? Per Mose sono stati spesi un miliardo di € (2.000 miliardi di lire) per consulenze e tangenti. Non viene il dubbio che chi ruba più di un milione di euro non va mai in galera? Smettetela di rubare mele per fame o fumare spinelli altrimenti andrete in galera sicuramente e oltre che prendervi qualche pestaggio gratuito dalle forze del loro ordine.
Esiste un chiaro-scuro della corruzione? O una linea di demarcazione tra fame e ingordigia?

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