venerdì 24 ottobre 2014

L'aporia del Grillo

di Franco Cilli

Da secoli a mio modesto parere ci troviamo di fronte ad un'aporia che ci paralizza: come battere il potere senza diventare un potere da battere.

La sinistra (chiamiamo così per comodità una categoria derivata da una cultura egualitarista) è l'incarnazione di questa aporia, ma essendo figlia, come il marxismo, dell'idealismo ottocentesco è profondamente attaccata al nominalismo e alla concordanza degli oggetti con le idee. Ergo per la sinistra assolvere alla sua funzione ha sempre significato sostituire la realtà (quella del capitalismo) con un'altra realtà pensata con supposta coerenza logica e perseguita con forza, una realtà che, si badi bene non è una realtà mediata, ma è quella realtà e nessun altra. Di qui l'errore di fondo: la realtà come così come l'ho pensata necessita solo di essere attuata. La realtà, quella vera però se ne infischia dei modi in cui viene rappresentata e non si piega nemmeno ai presupposti etici che allo svolgere “naturale”delle cose si vorrebbero associare. La realtà se ne infischia anche dello storicismo, potendosi volgere in un verso o in un altro per fattori imponderabili e non razionalmente definibili.

Marx in fondo aveva tentato di farcelo capire, quando ci diceva che è il ruolo sociale che determina l'essere, intendeva dire che ciò determina una frammentazione del soggetto sociale e il risultato è una riaggregazione in base ad interessi della propria classe sociale di appartenenza, ognuna disposta a lottare contro le altre per accaparrarsi lo spazio vitale. Facile per il capitalismo, categoria profondamente individualista, creare l'arena del gioco e dettare le regole. Anche se una parte dei giocatori non accetta le regole difficilmente potrà mettere d'accordo tutti gli altri competitors, fra l'altro ben foraggiati dal padrone di casa. In parole povere questo significa che se vuoi un mondo più giusto devi fare i conti con molteplici generatori di senso, spesso opposti al tuo.

Come piegare la realtà al senso di giustizia in presenza di interessi materiali e di mille soggetti sociali fra di loro difficilmente omologabili? Marx ha inventato la classe di tutte le la classi, che è una scommessa, una forma di riduzionismo ontologico e al tempo stesso un idealismo alla rovescia. Il proletariato doveva rappresentare l'elemento unificatore di una realtà virtualmente non ricomponibile. Questo ha prodotto cose buone, ma anche molti disastri, e ha convinto parecchia gente che non esiste modo di uscire da questa eterna aporia, perché come in Matrix finisce un ciclo per poi per poi ricominciare tutto daccapo con lo stesso procedimento dialettico. Da qui il nichilismo, niente vale la pena, niente ha senso.

Grillo è l'unico che a modo suo sta cercando di rompere questa spirale terrificante, rispolverando il vecchio, ma sempre valido populismo, che significa affidarsi ad una categoria capace di rappresentare un insieme indistinto, e proprio per questo in grado di sfuggire alla trappola della dialettica. Se abbraccio la generalità dei soggetti, l'unico ostacolo sarà quel il vecchio mondo ancora legato ai capricci della dialettica. Per nobilitarlo si potrebbe dire un rimasticatura della volontà generale di quel pazzo psicopatico di Rousseau. È per questo che lui mette insieme razzistoidi paraleghisti, casalinghe xenofobe, proletari delle periferie incazzati, imprenditori piccoli e meno piccoli anch'essi incazzati, esuli della sinistra con propensioni ecologiste ed ecumeniche, ultralegalitari, critici dei metodi del potere e complottisti di vario colore.

Grillo ha dismesso ogni intenzione pedagogica, ogni coerenza etica e ogni purezza teorica. Quello che conta è fare da specchio alla volontà generale ed agire di conseguenza, perché la volontà generale in fondo è il riflesso di ciò che io sono e di ciò che io voglio.

Insomma se la sinistra non riesce a sfuggire alle aporie, piaccia o non piaccia questa resterà l'unica alternativa in campo.

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