di Franco Cilli
Da secoli a mio modesto parere ci
troviamo di fronte ad un'aporia che ci paralizza: come battere il
potere senza diventare un potere da battere.
La sinistra (chiamiamo così per
comodità una categoria derivata da una cultura egualitarista) è
l'incarnazione di questa aporia, ma essendo figlia, come il marxismo,
dell'idealismo ottocentesco è profondamente attaccata al nominalismo
e alla concordanza degli oggetti con le idee. Ergo per la sinistra
assolvere alla sua funzione ha sempre significato sostituire la
realtà (quella del capitalismo) con un'altra realtà pensata con supposta coerenza logica e perseguita con forza, una realtà che, si badi bene
non è una realtà mediata, ma è quella realtà e nessun altra. Di
qui l'errore di fondo: la realtà come così come l'ho pensata necessita solo di essere attuata. La
realtà, quella vera però se ne infischia dei modi in cui viene
rappresentata e non si piega nemmeno ai presupposti etici che allo
svolgere “naturale”delle cose si vorrebbero associare. La realtà
se ne infischia anche dello storicismo, potendosi volgere in un
verso o in un altro per fattori imponderabili e non razionalmente
definibili.
Marx in fondo aveva tentato di farcelo
capire, quando ci diceva che è il ruolo sociale che determina
l'essere, intendeva dire che ciò determina una frammentazione del
soggetto sociale e il risultato è una riaggregazione in base ad
interessi della propria classe sociale di appartenenza, ognuna
disposta a lottare contro le altre per accaparrarsi lo spazio vitale.
Facile per il capitalismo, categoria profondamente individualista,
creare l'arena del gioco e dettare le regole. Anche se una parte dei
giocatori non accetta le regole difficilmente potrà mettere
d'accordo tutti gli altri competitors, fra l'altro ben foraggiati dal
padrone di casa. In parole povere questo significa che se vuoi un
mondo più giusto devi fare i conti con molteplici generatori di
senso, spesso opposti al tuo.
Come piegare la realtà al senso di
giustizia in presenza di interessi materiali e di mille soggetti
sociali fra di loro difficilmente omologabili? Marx ha inventato la
classe di tutte le la classi, che è una scommessa, una forma di
riduzionismo ontologico e al tempo stesso un idealismo alla rovescia.
Il proletariato doveva rappresentare l'elemento unificatore di una
realtà virtualmente non ricomponibile. Questo ha prodotto cose
buone, ma anche molti disastri, e ha convinto parecchia gente che non
esiste modo di uscire da questa eterna aporia, perché come in Matrix
finisce un ciclo per poi per poi ricominciare tutto daccapo con lo
stesso procedimento dialettico. Da qui il nichilismo, niente vale la
pena, niente ha senso.
Grillo è l'unico che a modo suo sta
cercando di rompere questa spirale terrificante, rispolverando il
vecchio, ma sempre valido populismo, che significa affidarsi ad una
categoria capace di rappresentare un insieme indistinto, e proprio
per questo in grado di sfuggire alla trappola della dialettica. Se
abbraccio la generalità dei soggetti, l'unico ostacolo sarà quel il
vecchio mondo ancora legato ai capricci della dialettica. Per
nobilitarlo si potrebbe dire un rimasticatura della volontà generale
di quel pazzo psicopatico di Rousseau. È
per questo che lui mette insieme razzistoidi paraleghisti, casalinghe
xenofobe, proletari delle periferie incazzati, imprenditori piccoli e meno piccoli anch'essi incazzati, esuli della sinistra con propensioni ecologiste ed
ecumeniche, ultralegalitari, critici dei metodi del potere e
complottisti di vario colore.
Grillo
ha dismesso ogni intenzione pedagogica, ogni coerenza etica e ogni
purezza teorica. Quello che conta è fare da specchio alla volontà
generale ed agire di conseguenza, perché la volontà generale in
fondo è il riflesso di ciò che io sono e di ciò che io voglio.
Insomma
se la sinistra non riesce a sfuggire alle aporie, piaccia o non
piaccia questa resterà l'unica alternativa in campo.
Nessun commento:
Posta un commento