di Tonino D’Orazio
L'affondo in prosopopea
di Renzi, rende tutti perplessi. "Noi non cancelliamo
semplicemente l'art 18, ma tutti i co.co.co, co.co.pro, cancelliamo
il precariato e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto
del precariato la forma prevalente del lavoro. Questo diritto che c'è
arriva da un giudice, noi vogliamo cancellare questo. Non voglio che
la scelta di licenziare o assumere sia in mano ad un giudice,
deve essere in mano all'imprenditore.” Finalmente cade la maschera
sua e del PD. Il lavoro non è più un diritto garantito dalla
Costituzione e dalle leggi dello stato tramite la magistratura, è
una semplice merce da bancarella. Cita:” "Il lavoro non è un
diritto in Italia, il lavoro è un dovere”. A dire il vero ci
eravamo già accorti che l’Italia non è più una Repubblica
fondata sul lavoro. Poi la giusta e incredibile chiacchiera:
“L'importante è che lo Stato non lasci a casa nessuno". "Io
non tratto con la minoranza del partito ma con i lavoratori" e
dice basta a una sinistra "opportunista e inchiodata al 25%",
che fa dell'articolo 18 una "battaglia ideologica". Sembra
non capire, oppure sì, i grandi benefici le opportunità, per i
padroni, dell’infame (visti i risultati) legge Biagi. Non gliela
faranno smontare facilmente, anzi potranno licenziare a piacimento (e
con il contributo dello stato) 8 milioni di lavoratori “garantiti”
dall’art.18 e riprenderne 6/7 milioni a progetto. Il resto
svilupperà le lacrime di coccodrillo di politici e di talk show,
sull’aumento della disoccupazione in Italia. Come ad ogni riforma
annuale del mercato del lavoro.
Dopo aver aperto al
“confronto” (ma non a tutti i costi) con i sindacati nel discorso
d'apertura della direzione del suo personale partito, (anzi l’ha
chiamato finalmente “ditta”), Renzi ha definito "inaccettabile
che non si dica che in questi anni hanno avuto una responsabilità
drammatica" perché "hanno rappresentato una sola parte. Se
non lo diciamo noi, facciamo un danno al sindacato". E’ la
buffonata finale: i sindacati dei lavoratori dovevano rappresentare
anche i padroni! Mentre questi, con i loro vari capi ideologici, Fmi,
Bce, UE, Berlusconi, i fascisti di Fini, gli ex-socialisti passati a
destra ecc, distruggevano il patrimonio giuridico ed economico del
mondo del lavoro italiano (e non solo), impoverivano milioni di
lavoratori e pensionati, e precarizzavano senza futuro la vita di
milioni di giovani. Forse le organizzazioni sindacali sono state
troppo accondiscendenti, trovando sempre tavoli e concertazioni che
li riportavano indietro di decenni, passo dopo passo, fino ad
arrivare oggi al ritorno ai primi del ‘900. Infatti i prossimi
tavoli riguarderanno quel poco che c’è rimasto in tre punti: una
legge sulla rappresentanza sindacale, (ne vedremo delle belle con
lacci e laccioli), la contrattazione di secondo livello (che
abbatterà il CCNNLL e ci avvierà al sistema americano, contratto
fabbrica per fabbrica; competitività tra fabbriche) e il salario
minimo (abbassando quello troppo alto dei “lavoratori
privilegiati”, tutti giù)". Per i pensionati c’è già la
proposta del FMI.
Renzie ironicamente dà a
se stesso un consiglio valido per i sindacati: “"Le mediazioni
vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi i
compromessi”.
La Cgil si dichiara
pronta ad "accettare la sfida", apprezzando "i toni
diversi dal passato" del premier. Scherziamo? Quali toni
diversi? Quale “passato” se in cinque mesi non ha fatto altro che
dichiarare che “può fare a meno” di tutti (anche del parlamento)
grazie all’amico Berlusconi che notoriamente, da piduista, sa che
la forza del sindacato deve essere distrutta per avere le mani
totalmente libere. Come si può prevedere una “grande
manifestazione” disinnescandola con tentativi di consultazioni
sapendo che la legge sulla riforma del lavoro sarà già approvata
personalmente da Renzie e dal fedele amico Berlusconi. Infatti Cisl e
Uil si sono già smarcati, come sempre. Uno dimettendosi, l’altro
trovando la proposta “interessante”.
Dopo l’abbattimento
dell’art.18 , in fase avanzata, il FMI ha già ordinato la prossima
mossa: ridurre le pensioni. Quelle che sono già le più povere
dell’UE. Tutti alla fame. Indipendentemente dall’aumento e dai
prossimi rincari annunciati come energia (+ 1,9%) e gas (+ 6,8%) con
l’avanzare della stagione fredda. Grazie Obama, Merkel e
Mongherini. Ci hanno fatto già pagare l’embargo e le “sanzioni”
alla Russia. Loro ideologicamente decidono e sparlano e noi paghiamo.
Infatti sembrano i pupari
della nostra storia, della nostra Costituzione, della nostra economia
e della nostra cultura pacifica. Le utilizzano a piacimento
personale, scaraventandoci, come dice Bergoglio in una terza guerra
mondiale diffusa e in una povertà ormai endemica. Con il nostro
plauso alienato.
L’abbattimento
dell’art.18, anche se non serve, lo hanno deciso altri, per pura
ideologia. L’Italia è cavia della disarticolazione della
giurisprudenza del lavoro e della sua dignità. Ovviamente facendola
fare alla “sinistra”.
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