di Tonino D’Orazio
Finalmente anche in
Italia è arrivata la destra a viso scoperto. La ditta PD&Company
si è schierata apertamente contro i lavoratori aprendo addirittura
uno scontro tra “popolo” e organizzazioni sindacali. Tra chi
rappresenta 18 cittadini italiani su cento elettori (e non è nemmeno
detto) e chi ne rappresenta realmente, iscrizioni alla mano, più di
30. Non vi sono più alibi di rappresentanza. Dispiace per quelli che
in Cgil ci avevano creduto, non si possono prendere pesci in faccia
continuamente dagli amici. Di guance ne abbiamo solo due. E qui il
problema è che non basta una manifestazione o uno sciopero.
L’aspetto culturale negativo e di scontro è definitivo, lungo e
troppo profondo.
Persino Cisl e Uil fanno
finta di arrabbiarsi. Non contano più e non possono più
sottoscrivere accordi in bianco passando dalla porta di servizio.
Però possono tenere a bada la Cgil sulla questione “unitaria a
tutti i costi” altrimenti “non si vince”. Solo un assioma.
Renzie lo sa, come tutti ormai.
La megalomania del
dirigente capo della ditta PD&C. sta raggiungendo apici di
tracotanza mai visti, con il vero volto di chi non ha bisogno di
nessuno, può fare quello che vuole, se non di una truppa allineata e
coperta con un gruppettino che fa finta, a parole, di recalcitrare,
quindi in realtà utili allo scopo e al maquillage. Ma poi la ditta è
la ditta e il capo è il capo. Non importa se manca la mano d’opera,
basta che ci siano i soldi.
Strano questo gruppetto,
ex di tanti partiti da loro prodotti ogni 8 anni (cattiveria:per
rinnovare i due mandati. Cfr. date prego), con grande esperienza
storica e politica, terrorizzata dalla prossima non elezione, e
alienata nel seguire linee politiche del ragazzino, a loro
estremamente se non personalmente sfavorevoli. Renzi oltre ad aver
rottamato loro ha rottamato anche il partito. Un senatore che
abolisce il Senato (e quindi sé stesso), regalandolo a cordate varie
di secondo o terzo livello “elettivo”, non è mai esistito, né
nella storia delle democrazie borghesi né in nessun altro paese a
cultura occidentale con equilibrio di poteri. (A meno che sia una
finta esoterica, un giochetto da “prima lettura”). Né mai
parlamentari, deputati o senatori, che rinunciano al mandato degli
elettori, anche se assegnato alla loro coscienza, con una cessione di
rappresentanza ad un paio di capetti e alla loro corte. Tali, fatti e
dati alla mano, possono essere considerati sia Berlusconi che Renzi.
Quest’ultimo una vera e evidente fotocopia dell’altro, ma
efficace nell’abolire punti centrali della Costituzione e
nell’asservire i poteri dello stato. Stessi metodi, stessa corte,
stessa immagine, stessa altezza. Apre e chiude tutti i telegiornali e
talk-show. Con la benedizione di un ultra novantenne reazionario, che
Dio e i banchieri l’abbiano in gloria.
Qual’è il dato
positivo di questo smarcamento della ditta PD&C dopo essersi
tolta la maschera di “sinistra” e aver ribadito che i sindacati
non servono, cioè le reali organizzazioni dei lavoratori pur con le
loro difficoltà? Difficoltà dovute più ai sistemi legislativi e
giuslavoristi “innovativi” risultati fasulli che dalla loro
coerenza. Più volte Renzie ha ribadito che “se ne può fare a
meno”, come Marchionne. Quando l’aveva suggerito Grillo era
successa una demonizzazione isterica di tutto il resto dell’arco
costituzionale e dei sindacati stessi. Renzi giocherà sicuramente ad
incontrarli all’ultimo momento ma per chiedere loro altro e ancora
di più. Lo stato di asservimento dei lavoratori non è ancora finito
e forze ideologiche esterne non hanno ancora terminato lo sporco
lavoro.
Paradossalmente questa
chiarezza di una destra compatta da anni nel governare questo paese
verso la povertà dei suoi cittadini, e a nome loro, presuppone la
possibilità di spazio e apertura per la rinascita di una vera
sinistra, anche se, tenuto conto della pressione internazionale del
neocapitalismo totalitario, con obiettivi minimi di socialismo e di
appartenenza alla classe dei lavoratori, senza se e senza ma.
Lasciamo perdere la diatriba stupida che ci ha occupato per anni nel
definire cos’è oggi la sinistra. Basta fare il contrario di ciò
che ha fatto in questi anni il neoliberismo, per quanto banale e
semplice sembri. Rilanciando sicuramente, a vera tutela dei
lavoratori tutti, l’investimento pubblico con un piano di
reindustrializzazione per lo sviluppo del paese, imprenditori
compresi. Anche per loro, almeno per i più seri, sarebbe una
salvezza, invece di fallire, di vendere o di prendere soldi dallo
stato e scappare, in un modo o in un altro, all’estero. Questa
paradossale speranza richiede anche che vadano via tutti quelli che
hanno distrutto la sinistra con le loro bizze, a volte stupidità
personalistiche, e che si ricominci con altri di buona volontà. Non
raccogliendo nemmeno le briciole scartate, presto o tardi, dalla
ditta Pd&C e sapendo che con piccole percentuali non si va da
nessuna parte. Sapendo altresì che tutte le prossime leggi
elettorali, Costituzione o no, avranno il marchio che assoderà il
“tutti per uno” e il premio anticostituzionale dall’ovetto
Kinder. Il capo, anelito di tutti i popoli democratici.
Ironia ideologica, non
solo i proletari di tutto il mondo non si sono uniti, pur di fronte a
un padronato ferocemente unito e micidiale in guerra contro di loro,
ma hanno portato loro in dote, con una innocenza stupefacente, una
serie di falsi mediatori. Per anni.
Ironia anche della storia
popolare del nostro paese. Solo la propaganda e il melodramma
funzionano sempre, con strumenti (esempio la televisione) che oggi
possiamo paragonare ad “armi di distruzione di massa” culturale.
Come il film, dove la realtà e il tempo non contano ma solo ciò che
appare. Fatta salva paradossalmente la questione dittatura, ma
pensare che se Mussolini avesse voluto le elezioni sarebbe
sicuramente stato eletto “democraticamente” a furor di popolo non
è escluso. E’ un paese il nostro che procede per ventenni, più o
meno, e vi ci si affeziona. Dopo il fascismo un traboccante ventennio
monocolore democristiano. Poi un altro, più o meno ventennio di
centrosinistra con i socialisti che si spostavano sempre più al
centro fino ad essere inglobati nel disastro di “mani pulite”,
poi un pesante ventennio berlusconiano con una distruzione mai vista
dei diritti del lavoro. Perché non dovrebbe esserci un altro
ventennio popolare-operaio per Renzi inglobato (o inglobante) sempre
dalla destra? Ormai la preoccupazione di Berlusconi è che Renzi gli
freghi i voti con il suo programma piduista non ancora concluso.
La risposta in verità ce
l’ha sempre la sinistra, ma fa finta di non saperlo. E’ sempre
occupata a tutt’altro, anche a chiedersi introspettivamente come è
fatta e chi è. Tempo scaduto o opportunità, possibilità, di
ripresa, anche se non per ora?
molto interessante! diamoci una mossa......
RispondiEliminaciao