di Tonino D'Orazio
Ma il vilipendio rimane
anche per gli ex presidenti? Sapete, la libertà di pensiero. Nessuno
ha distrutto di più il paese come questo strano uomo. Un uomo sempre
a galla e senza ideali sicuri, dalla sua presenza nel PCI di Napoli,
sin dal dopoguerra, e successivamente aderente alle varie mode
politiche dei decenni seguenti. Da comunista all’acqua di rosa, a
socialista ombra nel periodo di Craxi, ministro dell’interno
contestato, fantasma presente ai vari passaggi Pds, Ds, Pd.
Risuscitato da D’Alema per un posto presidenziale dove non doveva
fare altro che eseguire ciò che i “poteri forti” (ossimoro di
anti-democrazia) gli avrebbero ordinato. E così è stato anche per
il suo innamoramento senza ritegno per la Germania della Merkel e per
la Commissione europea, di destra e anti-operaia.
Non basta aprire una
Veuve Clicot per festeggiare. Non solo non è andato via veramente,
ma prepotente e imbevuto di sé stesso com’è continuerà
sicuramente ad intrigare dal suo scanno di senatore a vita. Morirà
in Parlamento dopo più di dodici lustri di attaccamento alla
poltrona. Che presidenza penosa in un confronto impossibile con
Pertini e persino con Cossiga, malgrado tutta la casta dei
giornalisti ci provi. Mai nessun presidente è stato “insultato”
quanto lui per le banalità espresse, fino a rifiutare in massa di
ascoltarlo per gli “auguri” di fine anno. Anche nel 2013. Le
audience hanno palesemente mentito. La gente aveva altro da fare. Da
sempre al servizio dei poteri forti e delle classi dominanti, l'ex
fascista (iscritto al GUF, Gruppo Universitario Fascista), l'ex
comunista (iscritto al Partito Comunista Italiano), l'ex del PDS,
l’ex dei DS e infine l’ex democratico (Partito Democratico),
finalmente a 90 anni suonati va in pensione d’oro. Amen. Forse.
Fino ad ex senatore a vita.
Un uomo che è stato
ministro e padre della peggiore legge anti-immigrati esistente in un
paese europeo e civile (dixit: Tribunale Internazionale dei
Diritti Umani). Un uomo che ha accompagnato la distruzione del lavoro
e dello stato sociale italiano allo stadio attuale. Un uomo che
doveva essere garante della Costituzione e invece ne è stato, con
Berlusconi-Fini e il PD, il peggior sgretolatore. Un uomo che ha
imposto alla repubblica parlamentare una repubblica presidenziale e
monocratica. Ha scelto lui direttamente gli ultimi tre presidenti del
consiglio, minacciando e ricattando di volta in volta il Parlamento
con le sue dimissioni, fino all’ultimo Pinocchio apprendista
stregone. Conoscendolo avrà sicuramente indicato e costruito il
nuovo nome prima di andarsene. Ha necessità di continuità e di
elogi, anche se falsi, per uscire con la testa alta. Non certamente
un nome che riporti il paese e la funzione di presidente garante
sulla retta via. Magari un banchiere proveniente da Goldman Sachs
andrebbe proprio bene. O un amico degli amici, ma di quelli vecchi e
implicati con il passato e l’omertà. Magari di quelli che hanno
governato a suon di stragi e di bombe.
L’uomo giusto per la
cultura giusta. Nel 1981 definì le parole di Berlinguer sulla
questione morale ("I partiti hanno occupato lo Stato e tutte
le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti
locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli
istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni
grandi giornali") "vuote invettive".
Non deve stupire i
ringraziamenti delle varie caste che hanno occupato le istituzioni e
se ne sono appropriate anche col suo sostegno perché senza
contrasto. I parlamentari collusi e corrotti che in fondo ha
protetto. I giornalisti sempre osannanti, i banchieri, gli
imprenditori, soprattutto quelli corrotti ai quali ha permesso di
rimanere agganciati al sistema politico attuale inamovibile,
predatorio e impunito.
Né si può pensare che
la Corte Costituzionale, avendo definito le due ultime leggi
elettorali incostituzionali, innescando un meccanismo di falsa
legalità dei Parlamenti succedutisi sotto il suo regno di garante se
non della sua elezione, possa essere diventato un organo inutile e
che mette il bastone alle ruote dei super leader massimo che hanno
condotto il Paese allo sfacelo attuale. A colpi di centinaia di leggi
carrozzoni con “voto di fiducia” (massima debolezza di un governo
veramente democratico ed normalmente esecutivo dei dettami del
Parlamento) che lui avrebbe dovuto contrastare e nei quali ha
partecipato direttamente, con un doppio-pettismo sfacciato. Il
piagnucolare per i giovani senza lavoro mentre li affossava con la
sua firma sulle varie leggi di precarizzazione. Le altre due leggi
dichiarate incostituzionali dalla Corte riguardanti il Lodo Alfano e
il Legittimo Impedimento indicano la sua partecipazione a sostegno di
Berlusconi, il quale in questi giorni lo cita come persona
“antidemocratica”. Il bue che dice cornuto all’asino. Un
tribunale storico contro il vilipendio della Costituzione e
l’impoverimento del paese lo vedrebbe, insieme all’amico
Berlusconi e altri, sicuramente imputato. Non fa parte ancora dei
vincitori che possono ricostruire la storia a modo loro per poter
essere considerato “padre della patria”. Anzi. L’autonomia di
questo Paese, che lui ha scorporato e sottomesso a tutti i poteri
esterni e internazionali senza ritegno, non è ancora finita. Che può
voler dire, tenuto conto della loro fobia, “un comunista amato
dagli americani”, se non la controprova di ciò che asseriamo.
Non sono mai state
realmente fugate le sue implicazioni, se non l’alone della sua
partecipazione, allo storico evidente accordo Stato-mafia, dovute ad
una serie di interferenze non giustificate, di tentennamenti sulla
lesa maestà, se non sul riserbo ufficiale del segreto di Stato,
sulle sue intercettazioni distrutte e su una specie di parodia
propedeutica nel tribunale di Palermo.
Capisco anche che abbia
molti tifosi ai quali, e come tali, interessa poco la realtà dei
fatti. Molti di loro amano, aspettano e difendono sempre l’uomo
della provvidenza che ci salverà. Non sono mai arrivati e
quest’ultimo proprio non né è stato uno. Ma sperano sicuramente
che lo sarà il prossimo.
Visto che siamo in fase
critica di libertà di pensiero lasciatemi alle mie riflessioni, e
probabilmente non solo mie. Ho sempre anch’io la speranza che la
storia possa raccontare una parte di verità, prima o poi, anche se
dopo il “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”.
La politica italiana e pure quella europea e di tutto il blocco NATO è sempre stata eterodiretta dopo la seconda guerra mondiale con le buone e con le cattive dagli USA e più che dalla classe politica di questa nazione imperiale, anch'essa ceto di marionette, dalle lobby della finanza e dell'apparato militare del Pentagono; per l'Italia parla la storia ormai, diciamo fondata dopo lo sbarco in Sicilia d'accordo con la mafia, dalla strage di Portella della Ginestra in poi, fino ai nostri giorni. Nell'immediato dopoguerra parte di questa strategia di controllo consistette nel mettere propri agenti italiani, da parte della CIA, come fiduciari nelle direzioni e comitati centrali di tutti i partiti italiani nessuno escluso e lo stesso fece poi di conseguenza il KGB. Indovina indovinello!
RispondiEliminaDall'arruolamento in un servizio segreto, soprattutto se estero, non si esce se non orizzontali e la propria missione nel corso del tempo e delle contingenze si adatta e sviluppa. Nulla in Italia è avvenuto a caso e ancora non siamo nelle condizioni che nulla ancora possa uscire da questo controllo ferreo; esempio lampante, la strage di Parigi: come si permette la Francia di riconoscere lo Stato di Palestina?!
Non sono mai stato un dietrologo, ma alle volte mi viene in mente che la realtà che si cela dietro la facciata istituzionale e i suoi convenevoli sia ancora più prosaica è più intricata di quella descritta nei più scadenti spy story in circolazione
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