di Tonino D'Orazio
Se le elezioni democratiche dovessero danneggiare il
neoliberismo in espansione, allora è meglio non fare votare i
cittadini. Semplice.
I fatti. Nelle ultime elezioni svedesi è cresciuto
nei voti un nuovo partito, SD, considerato quindi “populista”
(come se gli altri non si riferissero al popolo), fino al 12%.
Diciamo un partito di opposizione. Al momento del voto sul bilancio
dello stato si è alleato con un altro partito e dopo il voto
contrario, è normalmente caduto il governo.
Dappertutto, nelle nostre democrazie, si va a nuove
elezioni, tanto che queste vengono indette per il 22 marzo prossimo.
Ma ecco che i sondaggi danno alla SD una percentuale così ampia da
scombussolare gli eventuali storici accordi, in modo tale che né i
Socialisti-Verdi né il Centro-destra avrebbero potuto governare
ancora. Temendo di perdere le poltrone occupate da anni in amabile
alternanza decidono di spartirsi i posti non più alternativamente ma
simultaneamente. Per sempre. O comunque fino al 2022, data della
prima revisione del loro accordo.
Quindi niente votazioni nel 2015. L’altra sarà
nel 2019, ma il popolo, indipendentemente dal voto, saprà in
anticipo la composizione del governo e la spartizione già
effettuata. Il governo rimarrà al suo posto indipendentemente dai
risultati. Ma se in televisione appare il governo vestito da abiti
civili, non da militari pretoriani, e il parlamento una farsa, allora
è un colpo di stato. Chi avrebbe immaginato la Svezia come una
repubblica delle banane?
Oppure è un nuovo concetto della democrazia al
quale bisogna trovare un altro nome credibile. Oppure è la maschera
della democrazia rappresentativa, nella sua versione post-moderna e
corrotta, che cade.
In apparenza le istituzioni democratiche restano in
piedi, ma svuotate. L’accordo tra socialisti-verdi-centro-destra
organizza un sistema di governo doppio. Il parlamento ufficiale
(costituito da nominati in liste bloccate), rimane in piedi, ma
nell’ombra e in segreto, i sette partiti tradizionali, decidono le
politiche. Ogni tanto presentano le decisioni al parlamento che le
ratifica, una semplice formalità. La democrazia è salva.
Il nuovo sistema può essere descritto come
“dittatura consensuale”. Chi governerà nei prossimi 8
anni avrà tutti i poteri del tipo dittatoriale: bilanci, linee
politiche, maggioranza garantita. Sembra che cercheranno l’unanimità
su questioni come la difesa, la sicurezza, le pensioni e l’energia.
Perché no? Abbiamo davanti tutte le esperienze delle “Grosse
Koalitionen”, ufficiali o nascoste, di vari stati europei, e
per i propri interessi anche degli americani.
Questa volta, mi dispiace, ma gli svedesi non sono
all’avanguardia. Ci siamo noi, con tutte le analogie del patto
segreto del Nazareno. I nostri già sanno che rimarranno fino al 2018
e che con la prossima legge elettorale un po’ truccata sono
garantiti per il futuro. Mattarella non ancora.
L’arrivo al potere in questo modo non è la prova
di una falla nella democrazia ma il risultato di manovre di
corridoio, vestite dal bel nome di governo di unione, (da noi
celato/evidente imposto dall’ex di tutto Napolitano), che nega di
per sé le scelte differenziate dell’elettorato. La questione è
quella dell’onestà di quelli che si dicono democratici e poi si
accordano per neutralizzare i voti che non gli convengono. Si è
democratici o non lo si è. E’ un concetto indivisibile, come
quello della libertà. Non vi sono eccezioni. Chi manipola in nome
della governabilità, o di qualunque cosa, è altro.
Quali conclusioni trarre da queste situazioni?
Uno, i grandi ideali di democrazia o di valore della
Costituzione esplodono immediatamente quando la casta si sente
minacciata. Due, contro questo non vi è difesa con il voto: il
putsch si fa discretamente, nelle notti di negoziazioni e
patti segreti, poi è troppo tardi. I puschisti cambiano
immediatamente le regole del gioco, anche la Costituzione, in corso
d’opera. In nome del dio riforme, che pochi sanno per fare cosa e a
che fini. Però lo sa bene il neoliberismo, cioè il vero moderno
neofascismo. I Padri costituzionali avrebbero dovuto imporre, per
modificare la Costituzione, una maggioranza del 90%; mai potevano
immaginare che non bastasse il 75%. Non immaginavano l’avvento di
un nuovo Partito Unico che potesse stravolgerla così facilmente.
Partito vagheggiato dalla loggia P2 e in corso d’opera. Non avevano
creduto all’idea che aveva Gramsci sul potere monopolistico della
borghesia capitalistica.
Un umorista diceva che se proprio i politici sono
così aggrappati ai soldi, alle prebende, li si potrebbe pagare in
anticipo e farli rimanere a casa. Farebbero meno danno e costerebbero
di meno. Un uomo inutile costa solo il suo salario, mentre un
parassita attivo costa in più tutti i danni giornalieri che è
capace di fare. Pensate che beneficio anche nel caso del governo …
Tanto, un parlamento che ratifica soltanto quello che decide il capo
è inutile, (30 carrozzoni-leggi passati con voto di fiducia in sette
mesi), se non per la sceneggiata e la commedia dell’arte. “Non
sono d’accordo ma lo voto”. Per la maschera della democrazia.
Potrebbero anche votare da casa, almeno non ci sommergerebbero di
chiacchiere.
Si può dire che in Svezia la democrazia è morta.
La Svezia non è lontana. Altri paesi seguono. Il nostro anche. Non è
un caso. Il neoliberismo o il fascismo non hanno nulla a che vedere
con la democrazia. Anche il concetto di libertà è a senso unico.
L’economia dell’Europa è moribonda e anche le democrazie lo
sono, perché assoggettate solo ad essa. L’ultimo rantolo permette
a questa gestione europea di legarsi mani e piedi, con il trattato
TTPI (anche qui una immensa truffa da Nato economica segreta), un
atto di assoluto asservimento e di cessione totale di autonomia alla
potenza nord americana. Gli unici capaci di difendere e proteggere il
neoliberismo rampante qualora qualche popolo si svegliasse in Europa
e mettesse la vita degli esseri umani al primo posto invece delle
merci e delle banche. Anche per svegliarsi mi sembra tardi, ma vale
la pena tentare, almeno di pensare e ragionare. Anche questo è una
forma di lotta.
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