Le politiche liberiste si legittimano attraverso l'alibi del debito che di conseguenza presuppone una scarsità di moneta e quindi l'esigenza di politiche restrittive, guarda caso a spese di redditi e pensioni, ritenuti imaggiori responsabili della crisi e della mancanza di risorse per l'investimento pubblico e privato.
Una formazione di sinistra o un qualsiasi movimento alternativo al liberismo deve porsi come obiettivo primario la decostruzine di questa immagine pervasiva ed univoca del debito, un'immagine che ci viene propinata ossessivamente ogni giorno dai politici e dai media. E' decisamente sorprendente come chiunque, anche coloro che dovrebbero essere i più distanti da una idea liberista della politica, da Landini a Cofferati a Civati, cadano in questa trappola per timore di andare contro il senso comune o semplicemente per ignoranza. Nessuno ha il coraggio di dire che dalla crisi non si esce se si rimane incagliati nell'idea di debito come malattia e di austerità come unica cura possibile. Anche gridare agli sprechi, ad una maggiore tassazione per i redditi alti e una maggiore razionalizzazione della spesa, seppure per molti versi giusto, può risultare controproducente se non si coniuga con una concezione del debito come dato strutturale, poichè rimanda sempre e comunque ad un'idea di moneta quale bene limitato e quindi da tutelare.
Occorre maggiore conoscenza e maggiore spudoratezza, sebbene va detto, lo spazio per affermare una visione altra dell'economia è sempre più ristretto.
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