giovedì 22 dicembre 2011

La partita doppia dei Veltroni e dei Napolitani

Intollerabile. È l'unico termine che mi pare adeguato a descrivere una situazione dove chi ha meno avrà sempre meno e chi ha di più avrà sempre di più, tutto ciò con la giustificazione paradossale dello stato di necessità. 8% in meno di spese in meno a Natale per i regali, ma stranamente in controtendenza l'acquisto dei beni di lusso, aumentati non so bene di quanto. Quale che sia ad ogni modo la cifra contabile, la spesa natalizia è un'istantanea fulminante di questo presunto stato di necessità imposto dalla crisi: è necessario chissà perché togliere ai poveri per dare ai ricchi.
Lo voglio dire con chiarezza, non stimo affatto il presidente Napolitano, ex migliorista filocraxiano dei tempi che furono. È stato il principale ispiratore di questa filosofia mercatista e principale sponsor dei professori, con la scusa della salvezza della patria. Meno ancora stimo un tipo come Veltroni, che considero al pari di un'invasione di cavallette o di una pestilenza. Si è vantato pubblicamente di aver proposto già nel '99 il passaggio dal retributivo al contributivo e di avere anticipato parecchi dei provvedimenti dell'attuale governo in tema di riforma del mercato del lavoro, ovviamente per “modernizzare” l'Italia, tralasciando di dire che della modernità lui ha preso solo il peggio. Si è affermato il principio tanto semplice quanto apparentemente logico e giusto del tanto mi dai, tanto ti rendo. Ma l'errore grosso che, è alla base di questa logica, è il pensare che il rapporto cittadino stato sia un rapporto puramente contabile o un interscambio alla pari. Forse questo è ciò che pensano alcuni pazzoidi libertarian, ma è un concetto estraneo alla nostra cultura europea: compito dello stato così come espresso dalla costituzione “moderna” degli stati nazionali, frutto di lotte costate dolore e sangue, è la tutela degli interessi comuni, è il concetto di spesa come perseguimento del benessere del cittadino e di assistenza in tutte le fasi della sua vita. La “retribuzione” pensionistica , non è una voce neutra di una partita doppia, è la spesa necessaria per vivere una vecchiaia decente. Chi afferma il contrario è un bieco reazionario, non un “modernizzatore”. Pensate al caso di un cittadino che debba eseguire un trapianto cardiaco ad esempio: i costi che lo stato affronta per l'intervento potrebbero superare di gran lunga l'intero ammontare dei contributi che il cittadino ha pagato per il sistema sanitario nell'intero arco della sua vita. Seguendo la logica del tanto mi dai, tanto di rendo, lo stato dovrebbe condannarlo a morte con altri milioni di persone insieme a lui. La cosa è ancora più odiosa se si pensa a quante persone ricche non pagano un centesimo per sostenere le spese dello stato, pur usufruendo di servizi.

Aver considerato gente come Veltroni degli interlocutori indispensabili per un progetto politico alternativo è stato un gravissimo errore di cui siamo tutti o quasi tutti colpevoli, sebbene si possano trovare mille giustificazioni, prima fra tutti l'impossibilità di escludere una fetta così consistente del popolo di sinistra da un qualsivoglia programma di cambiamento. Inoltre la mediazione come agire politico e come strategia di lungo termine appariva inevitabile. Questo però è il punto nodale: qui non c'è nessuna mediazione, perché non c'è nessuno scontro di culture o di orientamenti politici: il gioco si svolge esclusivamente all'interno del campo liberista. Il liberismo è la regola del gioco, poi si può anche fare qualche piroetta se si vuole, ma sempre rispettando le “regole del gioco”.
Smarchiamoci da questa gente il prima possibile, prima dell'Apocalisse prossima ventura.

Nessun commento:

Posta un commento

Il racconto truccato del conflitto previdenziale

di Matteo Bortolon da Il Manifesto   Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...