mercoledì 28 dicembre 2011

Roma, gestione di famiglia L'impero di Alemanno e Polverini: parenti, amici e spese folli.

Tempo fa, quando ci furono le elezioni regionali, feci la mia piccolissima parte per dissuadere i cittadini laziali dal votare Renata Polverini, denuncianto le sue amicizie pericolose e i gli appoggi di cui godeva negli ambienti  vaticani. Purtroppo il combinato disposto di un controllo capillare del territorio da parte dei vari Fazzone e compagnia, l'attivismo delle curie, intenzionate a fare di tutto per impedire alla "laicista" Bonino di prendere le redini della regione santa d'Italia, la simpatia di cui godeva la signora Polverini anche in ambienti di sinistra, solo perché urlava meno di Cicchitto e appariva più "umana", e infine la complicità  del Pd, hanno permesso ad un personaggio così ambiguo di accomodarsi sulla poltrona di governatore del Lazio. Oggi vediamo i risultati.


Roma è loro. Tra favori a parenti e amici e spese pazze, il sindaco Gianni Alemanno e la governatrice del Lazio Renata Polverini dominano insieme la Capitale. L'ultimo “regalo” ai romani riguarda i conti dell'Agenzia del territorio diretta, guarda un po', dalla sorella di Gianni, Gabriella. La quale, come se non bastasse, oltre a uno stipendio da 300 mila euro l'anno, ha speso migliaia di euro in pranzi e cene di rappresentanza pagati con la sua carta di credito aziendale.
VINI PREGIATI E TÈ PREZIOSI. Nel bilancio, reso noto da Il Fatto Quotidianoc'è di tutto: pranzi con bottiglie di Tignanello da 185 euro e tè da Babington's, a piazza di Spagna, da 115 euro; incontri a tavola con prefetti e dirigenti in giro per l'Italia, e persino 30 uova di struzzo decorate per 3 mila e 240 euro dalla gioielleria Peroso, da offrire come cadeau agli ospiti, hanno riferito dal Catasto. Tutto, ovviamente, a carico dei contribuenti, grazie agli Alemanno brothers.
Da Atac ad Ama, la bufera Parentopoli
Il punto è che la Parentopoli capitolina non finisce certo qui, anzi. Dopo l'elezione dell'ex ministro alle Politiche agricole al Campidoglio all'Atac, la società romana di trasporto pubblico, furono assunte oltre 850 persone: tutte, fu appurato da un'inchiesta giornalistica nel 2010, sbarcate alla partecipata per chiamata diretta e legate da rapporti familiari o politici a esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti.
DAGLI EX TERRORISTI ALLE CUBISTE.Tra i nomi c'erano ex terroristi neri, cubiste e pure il figlio del caposcorta del sindaco. Per non parlare della fidanzata, la segretaria, la figlia della segretaria e altri parenti dello staff di Sergio Marchi, allora assessore, guarda un po', alla Mobilità. Sospetta risultò pure l'assunzione della cognata dell'assessore all'Ambiente Fabio De Lillo. Tutte coincidenze? Un po' difficile da credere, anche per i più garantisti.
Anche perché, poco dopo, venne fuori un'altra vicenda simile, questa volta relativa all'Ama, altra società partecipata del Comune, che si occupa della nettezza urbana.
I NUOVI CONTRATTI. Tra i circa 1.400 nuovi contratti firmati in due anni compaiono moltissimi nomi sospettati di collegamenti più o meno diretti con il primo cittadino e la sua cerchia: il genero di Franco Panzironi, braccio operativo della Fondazione Nuova Italia che guarda caso fa capo proprio ad Alemanno; la compagna di Dario Rossin, ex capogruppo Pdl in Campidoglio aprodato a La Destra, un foltissimo gruppo di mogli, cognati e cugini di vario grado di altrettanti esponenti del Pdl non troppo noti, ma assai utili quando si tratta di racimolare voti sul territorio.
L'Ama respinse ogni accusa fornendo una spiegazione sulla procedura di selezione. Ma tant'è, nella lista c'era pure l'altra figlia del caposcorta del sindaco Giancarlo Marinelli, che poco dopo si dimise dall'incarico tornando in polizia.
Sulla scia della polemica, partirono le indagini della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti, volte ad accertare eventuali responsabilità sotto il profilo penale e del danno erariale. Lo scorso gennaio Alemanno fu costretto, per uscire dall'impasse, ad annullare la sua giunta e a procedere con un primo rimpasto. Ma non è bastato a frenare l'emorragia di consensi.
La battaglia di Renata per avere Marco Müller
Gli amici degli amici però non popolano solo il Comune. Lo scorso ottobre l'opposizione in Regione ha sollevato una bufera per la nomina a capo della Struttura Verifica dell'attuazione delle Politiche regionali e del programma di governo di una donna fino a quel momento in forza alla Regione Campania. L'interessata altre non era che la compagna di Salvatore Ronghi, segretario regionale di Polverini, napoletano con una lunga militanza in Ugl, il sindacato della governatrice. Accuse rispedite al mittente dai diretti interessati, ovviamente.
LA TESTA DI DETASSIS. Intanto Renata ha trovato un nuovo nome da sponsorizzare: Marco Müller, direttore uscente del Festival di Venezia che vuole, e pare avrà, il posto di Piera Detassis alla guida della rassegna cinematorafica di Roma. E ha pure convinto Gianni, che invece si era schierato a difesa della critica.
Scelta di alto profilo, per carità, peccato che fino a una manciata di giorni fa Müller andasse vantando la superiorità della kermesse del Lido, bollando il festival romano come «inutile». Critiche feroci che hanno fatto discutere, ma che il direttore è stato pronto a rimangiarsi ora che Venezia non lo vuole più e che al suo posto ha nominato Alberto Barbera.
L'attuale presidente dell'evento capitolino, Luigi Rondi, dovrebbe invece essere sostituito dall'ex presidente Rcs libri, Paolo Mieli. Ovviamente con la benedizione dei padroni di Roma.

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