Grillo ha fatto a mio parere un
scommessa con se stesso: ha scommesso nello sfacelo della società
italiana e nella mancanza di alternative al disastro. Adesso tutti si
affannano a dargli lezioni, a dettargli tattiche e strategie, a
insegnare a lui e Casaleggio come si fa la comunicazione, a fargli
capire che sta sbagliando tutto, che il suo consenso si è
ridimensionato, che non ci si può comportare come un ducetto
berciante ecc, ma lui non si da per inteso e continua dritto per la
sua strada.
Ha ragione Travaglio nei suoi editoriali: Grillo ladro,
Grillo ambiguo, Grillo antidemocratico populista. Se le inventano di
tutte, l'ultima quella dei soldi a nero guadagnati dai suoi tour in
giro per l'Italia, accuse da parte di gente che drena soldi a go go
da cooperative, banche, finanziamenti pubblici. Senza ritegno.
Mi
costringono per amore di verità a prendere le difese di uno che non
mi è simpatico per nulla. Spero che Grillo non vinca la sua
scommessa, ma dalle fabbriche che chiudono, dagli operai bastonati
(gli ultimi di una lunga serie sono gli operai della Thyssenkrupp di
Terni) ed espulsi dal mondo del lavoro, dalle scuole e dagli ospedali
agonizzanti, si leva un grido di dolore che alza ogni giorno la posta in gioco e che può tradursi in un
cupo ritiro melancolico o in una rabbia
cieca, la quale se non incanalata esploderà seminando
detriti tossici in ogni dove e in ogni direzione. Su questa rabbia
scommette Grillo, sulla possibilità di una sua sublimazione feconda,
mostrando la faccia presentabile di un'alternativa che rifiuta il sangue e offre un'uscita dalla crisi in
fondo benevola. Ecco perché Grillo ha bisogno di falangi di fedeli
fortemente coese, pronti a tutto e
senza esitazione, ed ecco perché se ne infischia di apparire
sgarbato o di fare passi falsi, quando ci sarà la resa dei conti e saremo sommersi dalle macerie e avvinti
dalla disperazione, l'unica cosa che conterà sarà quel ve lo avevo
detto, il mantra del Grillo. Siamo in guerra ripete l'ex comico, e in
guerra non ci si possono permettere esitazioni né divisioni, bisogna agire compatti.
Se avrà ragione i suoi detrattori
pagheranno un conto salato, ma tutti noi saremo nelle peste e non avremo altri dispensatori di
speranza che lui.
Se la sinistra, o come vorrà chiamarsi
c'è, batta un colpo, prima che sia troppo tardi.
Mi fa piacere leggere un articolo in cui almeno si cerca di essere imparziali e comprendere le ragioni della rabbia del popolo Italiano che continua ad essere oppresso da una elite politica che é ormai, alienata dalla realtà in cui invece i cittadini cercano di sopravvivere cercando di mantenere la loro dignità mentre la vecchia classe politica si concentra nel mantenere i propri privilegi, curando i propri interessi e non partecipando minimamente nel fare sacrifici per far uscire il paese fuori dalla rovina in cui l'hanno portato.
RispondiElimina"Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo." (A. Einstein)
Sono d'accordissimo con l'autore del blog, con un'aggiunta: Grillo può essere definito sociologicamente un distruttore e clinicamente un bipolare. I distruttori di solito non sopravvivono alla distruzione, i bipolare nella fase maniacale e paranoica ascendente non sopportano il contradditorio e vedono nell'altro il nemico che minaccia il proprio Ego superdilatato (Highlander).Robespierre ha instaurato il periodo della ghigliottina ma neanche lui è sopravvissuto al Terrore; Churchill (un altro conclamato bipolare), ha gestito benissimo la guerra ma non la ricostruzione. Grillo è stato ed è un ottimo grimaldello per scardinare il passato, ma non è una speranza nè tantomeno una risorsa per il futuro
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