Lo confesso per alcuni istanti la parte
rettiliana del mio cervello, quella per intenderci più arcaica e
legata agli istinti, ha fatto il tifo per Grillo, considerato come un
strumento di scasso dell’attuale sistema politico, in conflitto con
la parte nobile e più recente del cervello stesso, quella
notoriamente sede della razionalità, che rivendicava una politica
meno confusionaria ed ambigua. Man mano che passano i giorni però
avverto una riappacificazione delle due aree, e sono finalmente
incline a considerare il fenomeno Grillo come un incidente necessario
della ragione. Trovo stucchevole il reato di lesa maestà di cui
viene accusata la Gambaro e ancor più il furore fanatico del comico
genovese con i suoi toni da Savonarola buono per tutte le stagioni,
nei riguardi di tutti quelli che osano ragionare o accennare a
critiche, bollati ora come spie, ora come approfittatori attaccati al
soldo, ora come “sfigati”. Non si pretende da Grillo l’osservanza
dell’etichetta, ma almeno un po’ di buon senso si.
Nella migliore delle ipotesi, come ho
già avuto modo di dire, Grillo gioca d’azzardo, puntando tutto
sullo sfacelo della società, nell’ipotesi peggiore invece si
tratta di uno storicismo malandato o ancora peggio di un avventismo
da fuori di testa, con le follie su Gaia di Casaleggio. Grillo si era
aggiudicato fino ad ora, non senza ragioni, il monopolio della
speranza, un monopolio che man mano che passa il tempo sta perdendo
ignominiosamente. Il problema però è che al monopolio di Grillo non
si sostituisce una pluralità di offerte che sia minimamente in
grado di soddisfare le richieste di un popolo ansimante e a corto di
prospettive.
Si ritorna a parlare di partito, riscoprendo le virtù
di una forma politica considerata obsoleta, consci del fatto che un
contenitore con un perimetro delimitato può mantenere la dialettica
politica entro confini controllabili, e al tempo stesso contenere
al massimo il rischio di dispersione delle singole soggettività,
evitare deflagrazioni e frammentazioni (non sempre) e infine
consentire una adeguata trasmissione di saperi e di competenze. Per
quanto mi riguarda non ho nulla contro la forma partito, non credo in
un’evoluzione scontata delle forme delle politica e non credo che
la loro morte si inevitabile. Ma di quale partito parliamo oggi? Non
certo il Pd o di una sinistra dell'% come perno di un'alternativa.
Credo che in questo momento storico siano più importanti i
paradigmi di riferimento che i singoli schieramenti in campo. Ancora
oggi Draghi afferma che gli scarsi successi in materia economica sono
dovuti all’incompleta realizzazione delle “riforme” (leggasi
demolizione dei diritti del lavoro).Gli fanno eco i vari Saccomanni,
Giovannini e non ultimo Letta che parlano di assoluta necessità di
rispettare gli accordi (capestro) con l’Europa. Un ritornello che
abbiamo già sentito in passato quando gli alunni migliori del FMI
come l'Argentina, venivano continuamente spronate a implementare le
“riforme”, perché per quanto facessero non era mai abbastanza
secondo i cervelloni della Banca Mondiale e del FMI, i quali
giustificavano il loro palese fallimento e il disastro dell'economia
con una non totale aderenza ai loro dettati da parte dei governi.
Quando non c'era più nulla da privatizzare e compiti da svolgere
(privatizzarono anche le fogne), l'Argentina andò in default e prima
che invertisse la rotta dell'economia dovette riscoprire l'antica
usanza del baratto. Oggi più che mai il prerequisito essenziale per
salvarci sta nella scelta degli indirizzi da dare all’economia,
sebbene questo non significhi lasciar fuori un discorso sui modelli
di sviluppo, né che ci possa illudere possa che con il cambio di
passo sull’economia verso sponde keynesiane si risolvano tutti i
problemi della società. Sconfiggere il liberismo e la visione di un
Europa dei banchieri e della partita doppia, foriera di un’iniqua
distribuzione delle risorse e di un’accentuazione delle
diseguaglianze, è una premessa indispensabile per qualsiasi visione
del mondo di ampio respiro, mancando il quale ogni altro progetto di
società diversa da quella che abbiamo non è praticabile.
Se Grillo un dì riuscirà a fare un
discorso chiaro su questi punti e continuerà a rappresentare l’unica
alternativa a questo stato di cose, riconsidererò la mia scelta, ma
preferirei di gran lunga affidarmi a persone, movimenti o partiti che
siano, un po’ più seri e con minore ieratico furore.
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