mercoledì 19 giugno 2013

L'avvento del Grillo

Lo confesso per alcuni istanti la parte rettiliana del mio cervello, quella per intenderci più arcaica e legata agli istinti, ha fatto il tifo per Grillo, considerato come un strumento di scasso dell’attuale sistema politico, in conflitto con la parte nobile e più recente del cervello stesso, quella notoriamente sede della razionalità, che rivendicava una politica meno confusionaria ed ambigua. Man mano che passano i giorni però avverto una riappacificazione delle due aree, e sono finalmente incline a considerare il fenomeno Grillo come un incidente necessario della ragione. Trovo stucchevole il reato di lesa maestà di cui viene accusata la Gambaro e ancor più il furore fanatico del comico genovese con i suoi toni da Savonarola buono per tutte le stagioni, nei riguardi di tutti quelli che osano ragionare o accennare a critiche, bollati ora come spie, ora come approfittatori attaccati al soldo, ora come “sfigati”. Non si pretende da Grillo l’osservanza dell’etichetta, ma almeno un po’ di buon senso si.
Nella migliore delle ipotesi, come ho già avuto modo di dire, Grillo gioca d’azzardo, puntando tutto sullo sfacelo della società, nell’ipotesi peggiore invece si tratta di uno storicismo malandato o ancora peggio di un avventismo da fuori di testa, con le follie su Gaia di Casaleggio. Grillo si era aggiudicato fino ad ora, non senza ragioni, il monopolio della speranza, un monopolio che man mano che passa il tempo sta perdendo ignominiosamente. Il problema però è che al monopolio di Grillo non si sostituisce una pluralità di offerte che sia minimamente in grado di soddisfare le richieste di un popolo ansimante e a corto di prospettive. 
Si ritorna a parlare di partito, riscoprendo le virtù di una forma politica considerata obsoleta, consci del fatto che un contenitore con un perimetro delimitato può mantenere la dialettica politica entro confini controllabili, e al tempo stesso contenere al massimo il rischio di dispersione delle singole soggettività, evitare deflagrazioni e frammentazioni (non sempre) e infine consentire una adeguata trasmissione di saperi e di competenze. Per quanto mi riguarda non ho nulla contro la forma partito, non credo in un’evoluzione scontata delle forme delle politica e non credo che la loro morte si inevitabile. Ma di quale partito parliamo oggi? Non certo il Pd o di una sinistra dell'% come perno di un'alternativa. Credo che in questo momento storico siano più importanti i paradigmi di riferimento che i singoli schieramenti in campo. Ancora oggi Draghi afferma che gli scarsi successi in materia economica sono dovuti all’incompleta realizzazione delle “riforme” (leggasi demolizione dei diritti del lavoro).Gli fanno eco i vari Saccomanni, Giovannini e non ultimo Letta che parlano di assoluta necessità di rispettare gli accordi (capestro) con l’Europa. Un ritornello che abbiamo già sentito in passato quando gli alunni migliori del FMI come l'Argentina, venivano continuamente spronate a implementare le “riforme”, perché per quanto facessero non era mai abbastanza secondo i cervelloni della Banca Mondiale e del FMI, i quali giustificavano il loro palese fallimento e il disastro dell'economia con una non totale aderenza ai loro dettati da parte dei governi. Quando non c'era più nulla da privatizzare e compiti da svolgere (privatizzarono anche le fogne), l'Argentina andò in default e prima che invertisse la rotta dell'economia dovette riscoprire l'antica usanza del baratto. Oggi più che mai il prerequisito essenziale per salvarci sta nella scelta degli indirizzi da dare all’economia, sebbene questo non significhi lasciar fuori un discorso sui modelli di sviluppo, né che ci possa illudere possa che con il cambio di passo sull’economia verso sponde keynesiane si risolvano tutti i problemi della società. Sconfiggere il liberismo e la visione di un Europa dei banchieri e della partita doppia, foriera di un’iniqua distribuzione delle risorse e di un’accentuazione delle diseguaglianze, è una premessa indispensabile per qualsiasi visione del mondo di ampio respiro, mancando il quale ogni altro progetto di società diversa da quella che abbiamo non è praticabile.
Se Grillo un dì riuscirà a fare un discorso chiaro su questi punti e continuerà a rappresentare l’unica alternativa a questo stato di cose, riconsidererò la mia scelta, ma preferirei di gran lunga affidarmi a persone, movimenti o partiti che siano, un po’ più seri e con minore ieratico furore.

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