L'ingiustizia è un fatto personale, intellettuale o entrambe le cose.
Per me che sono un privilegiato di fronte all'ingiustizia prevale il ritegno intellettuale, ma poi la ragione cede il passo alla bassezza e diventa livore.
La ragione dovrebbe tenere a bada l'istinto e suggerire soluzioni, ma senza l'emozione della rabbia e dell'odio è fredda come il marmo.
Se avessi motivi personali forti per gridare contro l'ingiustizia probabilmente dovrei amputare le mie emozioni per sopravvivere.
In fin dei conti mi va sempre bene, odio quel tanto che basta per tenermi in vita, esercito la violenza col pensiero e allo stesso tempo celebro la ragione. Sotto sotto niente di personale, it's only business.
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Io non mi butterei troppo giù. In fin dei conti, si ha un ruolo che va valorizzato (in questo primo mondo, in questa medieta' sociale), soprattutto per il bene di chi ci sta vicino. Il decoro di ciò che si ha, sapendo che potremmo perderlo "ora" non va disprezzato. Poi, ho la fortuna di conoscerti, e posso dirti che non sei tu a dover reggere tutto il male del mondo. Ma forse non ti ho capito e parlo per me. Ciao.
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RispondiEliminaCaro Ubu, mi concedo questi sprazzi pseudopoetici perché al momento è l'unico modo in cui mi sento di esprimermi. Sono pessimista, ma credo anche che uno debba agire da ottimista e questa è una fregatura perché si vede e non riesci a essere convincente nemmeno nel tuo lavoro. Hai ragione nel dire che non va disprezzato ciò che si ha, ma come dicevo, l'altrui sofferenza seppure sia per molti di noi un fatto intellettuale più che empatico mi impedisce di starmene tranquillo. Aspettiamo e vediamo cosa succede. comunque la curiosità non mi manca.
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