La coalizione sociale di Landini è una novità che può sparigliare le carte di una politica sempre più fatalisticamente legata all’uomo della provvidenza, che cambia faccia e stile comunicativo, ma non la sostanza.
Landini
ha intenzione di rinnovare il sindacato e per farlo è uscito dal
recinto del lavoro inteso come pratica incardinata nelle vecchie
istituzioni quali la fabbrica o l’azienda ed ha abbracciato il
lavoro diffuso e tutte le sue articolazioni ad esso collegate, ivi
comprese il mondo del precariato e dell’associazionismo.
Il
capo del sindacato più grande dei metalmeccanici ha preso atto di un
fenomeno ormai conosciuto da decenni: il lavoro come fenomeno sociale
che si riproduce in forme diffuse e non direttamente ricollegate al
valore-lavoro.
Unions
è il nome della coalizione sociale di cui è artefice il capo della
FIOM, a voler significare l’unione di tutti i soggetti sociali come
i precari, i disoccupati, gli studenti, il volontariato,
l’associazionismo, finora non rappresentati dal sindacato classico.
Il
progetto di coalizione sociale viene presentato come forma di
rinnovamento della prassi sindacale e della rappresentanza, ma a
nessuno sfugge la sua valenza politica. Landini ha giurato e
spergiurato che non ha intenzione di formare un nuovo partito né una
coalizione elettorale, ma di voler creare un soggetto capace di
influenzare le scelte della politica. Eppure se l’obiettivo fosse
solo questo non credo che tale soggetto susciterebbe le aspettative e
i timori che si sono palesati al solo accenno della sua irruzione
nella vita politica italiana. È evidente
che la coalizione è un dispositivo che salta a piè pari processi
falliti negli anni precedenti, determinati dalla volontà di mettere
insieme pezzi della sinistra in perenne conflitto fra loro e,
diciamolo pure, di salvare rendite di posizione dietro la motivazione
di un’alternativa di sistema, ed è altrattanto evidente che il
progetto che si cela dietro tale sigla si ripropone di percorrere una
via che esclude i vecchi partiti senza buttare via la politica.
Perché
ci si chiederà tanto pudore nel dichiarare il proprio impegno e
tanto zelo nel disconfermare qualsiasi tentativo di creare
un’alternativa a un sistema così marcio che non ha certo bisogno
di scuse per essere buttato a mare. Perché evidentemente si ha il
timore che il “sistema” avrebbe gioco facile ad assimilare a sé
qualsiasi tentativo che non si affranchi completamente dai vecchi
schemi della politica. Oltre a ciò avventure come quelle della lista
Ingroia o della lista arcobaleno ci dicono in maniera evidente che
unità della sinistra nel contesto italiano viene letta come unità
di un reducismo sterile e inconcludente. Nemmeno è ipotizzabile una
Podemos italiana, perché quello spagnolo è un contesto che ha visto
emergere una generazione di giovani intellettuali capaci di
convogliare una protesta molto sentita e partecipata come quella
degli indignados, in un contenitore che da subito si propone come
alternativa democratica all’attuale sistema. L’Italia ha visto
tanti momenti storici, in cui le energie sprigionate dalla società
civile si sono riversate nelle piazze, come nel caso di Genova, senza
mai essere incanalate in un percorso politico istituzionale. Colpe
della politica, ma anche di un’ideologia che vedeva nelle forme
organizzate la negazione stessa della politica. Difficile adesso
ripercorrere il solco di un'occasione storica perduta.
Ora
bisogna chiedersi però come è possibile creare le premesse per un
cambiamento radicale di sistema, visto che soggetti così
potenzialmente rappresentativi e numerosi come quelli “coalizzati”
nella Unions, si sottraggono ad un coinvolgimento diretto nella
politica. La risposta a mio avviso sta in una considerazione molto
semplice: la coalizione di Landini non impedisce alla sinistra di
compattarsi seguendo percorsi nuovi, anzi la affranca la dal peso di
una rappresentanza troppo inclusiva e le consente di “giocare di
sponda”.
Nessuno
sa esattamente cosa sia questa coalizione sociale, nè a cosa serva,
come hanno candidamente ammesso molti operai della FIOM, ma sanno che
è qualcosa di necessario. Di certo ognuno dentro di sè nutre una
convinzione incoffessabile, e cioè che questo nuovo soggetto serva a
rilegittimare la politica e a nutrire il referente politico di una
sinistra che verrà, con idee, ma soprattutto con voti.
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