di Tonino D'Orazio
Cosa ne pensano i poteri
forti, la finanza internazionale, cioè quelli che hanno annichilito
anche il super presidente mondiale, il democratico guerrafondaio
Obama, di Mattarella?
L’agenzia di rating
americana Fitch: "Bene la rapida elezione di Mattarella. Ora
avanti con le riforme". Cioè dateci tutto prima che il
popolo si svegli. Cosa rimane da riformare, tenuto conto
dell’annientamento e dell’asservimento della classe lavoratrice,
se non privatizzare tutti i beni comuni e la fine della democrazia
parlamentare? Fitch ricorda che normalmente le riforme strutturali
aumentano il potenziale di crescita di un Paese solo nel medio
periodo, (il massimo della speranza e della disillusione. Chi avrà
tempo vedrà!), però devono focalizzarsi sulle riforme economiche e
istituzionali. Infatti abbiamo davanti i risultati straordinari della
Grecia e degli altri paesi che ci stanno arrivando. Ricordo che la
stessa agenzia chiedeva di rivedere in senso “moderno” (diciamo
autoritario e fascista se stiamo tornando agli inizi del ‘900) le
costituzioni anti-fasciste dei paesi del Mediterraneo. Intralciano
ancora troppo l’ideologia neoliberista, cioè fascista. Nel senso
che la sovranità finanziaria è superiore alla sovranità politica e
deve asservirla ai propri interessi. Ma quale democrazia!
In quanto alla democrazia
parlamentare possiamo dire che è finita da parecchio, dopo le varie
leggi elettorali capestro a disposizioni dei capi di partito. Il
Parlamento è diventato la corte del regnante di turno. Il presidente
del Consiglio è in contemporanea segretario generale del proprio
partito, e decide chi entrerà o meno alla sua corte, facendoli
eleggere, con obbligo di lista, al cosiddetto popolo sovrano previsto
dalla Costituzione. Che duetto! La frittata è rigirata, con il
consenso di ormai, per il momento, solo del 40% degli elettori che si
ritrovano ad eleggere una rappresentanza di terzo livello, cioè di
nominati. La stessa prevista per il “nuovo” Senato.
Il capo politico di turno
fa passare qualsiasi legge con il plebiscito della sua corte, con
qualche finto recalcitrante, che poi alla fine segue, senza vergogna
malgrado le sue spiegazioni. Anzi il capo attuale si stupisce che
l’opposizione, pur avendone diritto, ma ancora per poco grazie al
decisionismo forte della presidente della Camera, faccia
“ostruzionismo” al vecchiume che avanza. La filosofia dei nuovi
ragazzi e delle nuove ragazze è quella di stare “in ascolto, ma
nessuno ci fermerà!”. L’abolizione delle opposizioni mi sembra
un minimo se basta il voto di fiducia su ogni decreto legge. Magari
anche una sola Camera con poteri politici pieni e con procedimenti
dominati dall’esecutivo, come semplice ossimoro. Per arrivare dove,
se non a eseguire gli ordini palesi dell’agenzia Ficht e dei loro
amici?
Sarà, Mattarella, un
presidente vero a tutela della Costituzione, suo compito primario, o
farà come l’altro, cioè andrà dove il vento tira, soffiando lui
stesso? Lui almeno non si dice socialista, è già una gran bella
chiarezza, non che essere cattolico dia più garanzie. Sicuramente
non ho elementi certi per affermare che il capo dello Stato firmerà
le riforme, sia del Senato che della legge elettorale, e che la Corte
non le dichiarerà incostituzionale, compreso il Job Cract. Se il
nuovo presidente della Repubblica avesse avuto serie perplessità, le
avrebbe sicuramente già manifestate al Renzie e quest’ultimo forse
avrebbe agito in tutt’altro modo anche se a lui piace lo scontro
per dimostrare che può vincere sempre e contro chiunque. Stesso
discorso per la Corte costituzionale. Sappiamo che quest’ultima,
con Mattarella presente, ci ha messo 6 anni ad affermare
l’incostituzionalità delle varie leggi elettorali. Aspetterà la
fine del suo mandato per opporsi formalmente a giochi fatti e
affermati? Sarà capace di scontrarsi con Renzi e il PD, i maggiori
sgretolatori, per tutelare la nostra Costituzione? Esprimo
immediatamente il dubbio. Ce l’hanno messo loro come arbitro, con
la solita prepotenza dei numeri, e non del consenso, salutandolo come
grande vittoria politica di parte. Siamo già al vizio di forma che
innesca il suo settennato. Siamo alla trappola.
Cosà potrà fare anche
sulla “riforma” della giustizia? Diciamo del riordino delle leggi
dei giudici, dei tribunali e degli inquisiti eccellenti, perché la
Giustizia è veramente un’altra cosa, come la Democrazia. E’ una
idea troppo alta per questi tempi.
Sulla responsabilità
civile dei magistrati ho i miei dubbi, ma lo spettacolo mediatico e
l’occupazione del ruolo politico esercitato in questi anni, che
alcuni accettano positivamente sine qua non e di parte, hanno
dato la sensazione di scontro istituzionale per motivi corporativi e
di potere, più che di autonomia.
Qualcuno dirà: diamogli
tempo. A noi il tempo manca già tanto.
Però a quando la
responsabilità civile dei politici? E una legge che stabilisca che
se un rappresentante politico arreca un danno alla comunità,
nell’esercizio delle proprie funzioni, sia tenuto a risarcirlo? Non
stanno svendendo beni della comunità che non appartengono loro?
Quando verrà istituito un tribunale ad hoc per “crimini sociali”,
appropriazione indebita e vendita di beni comuni? Cioè anche miei
perché li ho pagati insieme a tutti.
Non pensate sia troppo
radicale questo concetto, non si potrà che ricominciare da lì se si
vuole ricostruire il senso della solidarietà di una società.
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