Volenti
o nolenti, difensori interessati o meno, crescono i paesi europei “ribelli”
all’utilizzo dell’euro, passando per Schengen.
L’accanimento
disumano verso la Grecia, da parte dei “forti”, deve aver insinuato qualche
preoccupazione nei governi e nelle popolazioni di alcuni paesi europei della
cosiddetta Unione. Consideriamola una vittoria postuma di Syriza, un virus
democratico, come aveva previsto Varoufakis.
In
fila?
La
Croazia, anche se entrata nella cosiddetta Unione il 1° luglio 2013, continua
ad utilizzare la sua moneta,(la Kuna croata) in parallelo all’euro, moneta che
i cittadini rifiutano. Hanno capito che è l’unico modo di sfuggire alle grinfie
della troika e della Bce. Non solo. Il governo cancella i debiti bancari dei
cittadini più de muniti e perennemente in rosso; circa 60.000. Operazione
proibita dalla troika, o dalla BCE che è la stessa cosa, per cui accentua la
disubbidienza, sottraendosi alla schiavitù delle corporazioni bancarie.
Ricordiamo
che i paesi con monete sovrane che appartengono all'Unione Europea sono i
seguenti: Bulgaria (dove il progetto dell'entrata nell'euro è stato congelato),
Croazia, Danimarca (che rifiutò l’euro con referendum sin dall’inizio), Polonia
(con lo sloty ha un Pil invidiabile), Regno Unito (rimasto con la sua sterlina),
Repubblica Ceca, Romania (l’adozione dell’euro è rimandata a fra dieci anni),
Svezia (referendum negativo sull’adozione dell’euro) e Ungheria. Quest’ultimo
ha preso la decisione di cacciare l’FMI, l’Unione Europea e la BCE fuori dai
propri confini, ha ripreso il controllo della Banca di Stato, e sta vivendo uno
sviluppo ed una crescita che hanno pochi rivali in Europa, come tutti i paesi
che hanno rifiutato l’euro. Il livello economico
generale è nettamente superiore a quello dei Paesi che fanno parte della zona
euro e la disoccupazione è a una sola cifra. Per alcuni non significa ancora
nulla.
Polonia.
Il nuovo governo polacco di Beata Szydlo, di destra, si accinge a deliberare il
reddito di cittadinanza per tutte le famiglie che hanno più di un figlio e
mette in cantiere la rinazionalizzazione del settore bancario. Rifiuta di
entrare nella zona euro. Il nuovo parlamento approva la tassazione dei profitti
delle multinazionali e delle banche commerciali, le cui sedi legali spesso si
trovano fuori dalle frontiere polacche riuscendo ad eludere l’imposizione
fiscale nazionale. Indovinate chi protesta? Il centrosinistra sconfitto, la
Merkel e il socialista tedesco Schulz! Tanto che la premier polacca ha fatto
convocare l’ambasciatore tedesco a Varsavia per protestare contro l’attacco
mediatico, quasi razzista, dei mass media tedeschi contro il suo popolo. Un
ricordo secolare di prepotenza e predominio riacceso.
Una
Spagna, che non ha ancora un governo, anche perché le campagne elettorali dei
socialisti e Podemos sono state contro l’austerity della troika di Bruxelles, e
vogliono che i popolari di destra di Rajoy, che non hanno i numeri per
governare malgrado il bonus elettorale, vadano via. Un sasso per l’UE, anche se
non parlano di uscire dall’euro, ma all’interno vi sono forti spinte
autonomistiche sotto minaccia poco velata di Bruxelles.
In Portogallo il Partito socialista ha formato
un’alleanza diciamo con il suo antico nemico: i comunisti. Alleanza contro le
politiche di austerità e rilancio del sociale per combattere l’ideologia
fallimentare neoliberista che li ha portati a una nuova enorme emigrazione,
alla fame e alla disoccupazione. Tre paesi particolari, “forti” perché non
hanno bisogno di cappio, di aiuti finanziari esterni, come invece fu della
Grecia, quindi meno ricattabili nell’immediato.
In
più. Secondo l’alcolizzato (è un gossip provato) Jean-Claude Juncker,
presidente della Commissione europea, il collasso dell’area Schengen, la zona
di libera circolazione dei cittadini, ma soprattutto delle merci, “distruggerebbe
il mercato unico e l’euro”. Affinché non cambi nulla ha sicuramente interesse a
“riformarlo” lui l’accordo per salvare Schengen, sempre più in crisi di fronte
alla pressione migratoria e alle autodifese nazionalistiche dalle prepotenze e
dagli interessi tedeschi. Dopo la stretta sui controlli alle frontiere interne
di Svezia e Danimarca il rischio epidemia si fa più reale. Oltre la Polonia, anche
l’Austria si è unita ai Paesi europei che hanno reintrodotto i controlli alle
frontiere. Lo ha annunciato anche il governo di Lubiana, (Slovenia) dopo che il
cancelliere austriaco, Faymann, ha ordinato di rafforzare i controlli ai
confini austriaci, con una sospensione temporanea di Schengen. Dopo ovviamente
l’Ungheria e, a seguirli, gli ex paesi ancora cosiddetti dell’est, con in testa
la Romania. La stessa Francia, sotto pressione dalla Le Pen e dagli attentati
di Parigi, inizia ad avere dubbi e rafforza comunque i controlli alle frontiere.
L'attuale esecutivo inglese si sta impegnando ad imporre un giro di vite
all'immigrazione (anche europea, magari pretendendo una ottima ma improbabile conoscenza
della lingua inglese) e ai controlli ma si avvia ad un referendum sulla sua uscita
dalla UE. Risultato che farebbe esplodere l’Unione stessa con tutte le
ripercussioni possibili sulla zona euro, malgrado la libertà della sterlina, e
lascerebbe tutti, scusate il termine, in mutande, o come il re nudo. Sarebbe
l'epilogo della terza guerra mondiale, quella economica, scatenata dalla
Germania, e immaginiamo appena quanti cocci resteranno.
Voce
solitaria è senza dubbio il patetico Alfano con il suo “noi, non bloccheremo
Schengen”, ammesso che nella tempesta potremmo contare qualcosa, con tutta la
nostra economia ormai in mano ad altri.
In
quanto a tempesta più disastrosa si preannuncia al mondo quella di una nuova e
enorme crisi finanziaria da cosiddetta “bolla” bancaria. La preannuncia proprio
la Lagarde del FMI. Da crederci. Dopo la precedente crisi nessuno a osato
imporre regole alle banche, che hanno continuato a “giocare” da una borsa
all’altra sulla pelle di popoli e stati.
In
quanto al nostro falso revanchisme anti
Europa renziano di questo mese, la verità la dice l’amico Partito Popolare Europeo
per bocca del suo presidente, il tedesco Manfred Webe, intervenendo addirittura
alla plenaria di Strasburgo: “Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità
dell’Europa a vantaggio del populismo”, cioè traduci scambio campagna
elettorale contro austerity. Si ricomincia sicuramente dalle tre carte. Renzi è
ancora troppo ubbidiente nei fatti per mandarlo già via, non ha completato il
mandato, e tanto un nuovo coniglio dal cappello si trova sempre. Si avvicinano importanti elezioni amministrative in Italia.
Il primo vero test per Renzi e il suo partito gerarchico, e passare per
difensore dell'Italia dopo aver svenduto tutto alla troika e alla Bce, a
seguire le “nostre” banche in tempesta programmata (nostre perché ci sono i
nostri soldi e risparmi), potrà anche sembrare geniale. Dipenderà dalle sirene,
dai tromboni e dalle gran casse mediatiche, già tutte in movimento. Dovremo
avere molta pazienza e cultura critica nei prossimi mesi. E ne vedremo di
pollai in tutti i showroom televisivi! Già! Anche pensare diventa quasi la
nuova forma fisica della resistenza.
L'appuntamento con Tonino è sempre un piacere.
RispondiEliminaConcordo...
RispondiEliminaOttimo articolo. Condiviso ovunque...
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