Una fiaba...
di
Domenico D'Amico
Bambini imprenditori |
C'era
una volta un padre di famiglia.
Faceva
il taglialegna, ma erano tempi di crisi, e ormai non riusciva più a
procurarsi il minimo sostentamento per sé e per i suoi. Guardava
negli occhi i suoi due figli, due adorabili bimbetti biondi, maschio
e femmina, e si sentiva risuonare dentro la loro muta implorazione:
“Papà, abbiamo fame, perché non ci sono più gli arrosticini di
una volta?”
E
il taglialegna emetteva dalle orbite cispose la torrenziale
testimonianza del proprio devastante cruccio paterno.
“Questi
sono mangiapane a tradimento” gli sussurrava nell'orecchio la
moglie “Non danno il minimo contributo al bilancio familiare, ma ne
godono tutti i vantaggi. Pare credano di avere diritto a un reddito
di sostentamento per il semplice fatto di far parte di questa
famiglia. Ma non ci sono le risorse!”
Sia
pure a malincuore, il taglialegna non poteva non ammettere
l'inoppugnabilità degli argomenti della consorte.
E
il giorno dopo prese da parte i due bambini, e disse loro: “Caro
Hansel, cara Gretel, vi sarete accorti che le cose da un po' di tempo
a questa parte vanno decisamente di male in peggio. Credevo di far
parte di una classe media in ascesa, ma mi sbagliavo. Tutta colpa di
una politica sprecona, dei sindacati dei taglialegna e dei
cistercensi rivoluzionari che credono che i soldi crescano sugli
alberi. Ma alla fine i nodi sono arrivati al pettine. Coi taglialegna
del Ducato di Albamagra non c'è partita, che si fanno pagare un
decimo. E il mercante di legname mi dice che sono fuori mercato. E ha
ragione, perché il libero scambio avvantaggia tutti e significa
libertà. È colpa nostra, di noi taglialegna, che non siamo
abbastanza produttivi. È sicuro, così com'è sicuro il sorgere del
sole, che nel lungo periodo ci sarà di nuovo la crescita, ma nel
frattempo dobbiamo rivedere i nostri parametri vitali. Lo sapete
anche voi, bambini miei, che dopo aver prosciugato i risparmi, dopo
aver venduto gli anelli dei nonni, il vostro papà si è dovuto
rivolgere allo strozzino. E adesso la casa, il ruscello, il prato, le
galline, e perfino gli attrezzi di lavoro sono di sua proprietà. E
il debito resta, e gli interessi corrono. Lo so, lo so, il fatto che
gli abbia restituito nel corso del tempo dieci volte quello che mi
aveva prestato, tenderebbe a dare l'impressione che in tutto questo
ci sia qualcosa di leggermente iniquo, e perché no, demenziale. Ma
siete bambini e certe cose non le potete capire. Un padre di famiglia
paga sempre i suoi debiti...”
“Non
essere triste, paparino” fece Gretel, che era la più sveglia tra i
due bimbi “Noi invece abbiamo capito benissimo. È che abbiamo
vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Lo sappiamo, è colpa
dei cistercensi e delle loro idee utopistiche e surrettiziamente
autoritarie”.
“Udire
parole così assennate mi rincuora, figlia mia. Quindi non ve
l'avrete a male se vi porto nel più profondo del bosco e vi
abbandono lì?”
“Ma
che cazz...?” iniziò a dire Hansel, ma la sorellina lo zittì con
un gesto della mano.
“Va
benissimo, paparino” disse la bambina “È ora che torniamo a
saggiare la durezza del vivere, perché, vedi, in realtà il fatto
che usufruissimo di un'abitazione dignitosa, di cibo e vestiario a
sufficienza, e perfino di educazione e assistenza sanitaria fornite
gratuitamente dalla nostra famiglia, tutto ciò non solo non ci
recava un autentico beneficio, ma a tutti gli effetti ci rendeva
schiavi”.
“Perdonatemi,
figli miei” lacrimò il taglialegna “vi ho vestito e nutrito,
senza rendermi conto di rendervi in realtà dipendenti dal mio
ipocrita altruismo!”
“Non
fa niente” replicò Gretel “Ti perdoniamo, perché alla fine hai
preso la decisione giusta. Nel cuore della foresta, abbandonati a noi
stessi, senza risorse e senza aiuto, vedrai che potremo finalmente
esprimere la nostra capacità di intraprendere”.
“Ma
che cazz...?” provò a dire Hansel, ma fu nuovamente zittito dalla
sorellina.
In
un pomeriggio nebbioso, in cui i raggi del sole in declino avevano lo
stesso colore del ghiaccio, il taglialegna condusse i suoi due figli
nella parte più oscura e selvaggia della foresta, e lì li lasciò.
Hansel
e Gretel, privi di strumenti e di qualsiasi attrezzatura, privi di un
riparo decente, privi di conoscenze e capacità, privi insomma di
tutte quelle cose di cui avrebbero usufruito in maniera iniqua e
gratuita presso la loro famiglia, Hansel e Gretel, finalmente liberi
dalle pastoie e dai lacci e lacciuoli del nanny state, nel
giro di pochi giorni morirono di stenti, e le loro carcasse vennero
ecologicamente riciclate dalla fauna, anche batterica, della foresta.
Nel
frattempo, il debito del taglialegna continuò a crescere, sua moglie
finì in un bordello di proprietà dello strozzino, e lui, il
taglialegna, si impiccò a una trave della casa un tempo di sua
proprietà.
Lo
strozzino mandò qualcuno a cercare i figli del morto, perché voleva
addebitare loro i danni che il padre, suicidandosi, aveva procurato
alla trave. Ma ormai, anche dei cadaveri dei bambini non era rimasta
la minima traccia. Lo strozzino ne fu giustamente irritato.
“Mangiapane
a tradimento!” commentò.
salut comment tu vas
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