sabato 24 dicembre 2016

Eva Bartlett sulla Siria – Risposte a Buzzfeed


di Eva Bartlett (da offguardian, 16 dicembre 2016)
traduzione per doppiocieco di Domenico D'Amico

Lo scorso venerdì 9 dicembre, proprio mentre stava progredendo la liberazione di Aleppo Est, la Missione Permanente della Repubblica Araba di Siria ha indetto presso le Nazioni Unite una conferenza stampa in cui Eva Bartlett, giornalista canadese ben nota per i suoi reportage di prima mano sulla guerra per conto terzi in Siria, ha presentato un'analisi incisiva della deliberata campagna di disinformazione e propaganda che i grandi media occidentali hanno condotto sin dal 2011, contribuendo ai piani di cambio di regime (in Siria) perseguiti dai loro paesi. Dopo la sua apparizione alle Nazioni Unite, ampiamente pubblicizzata dai social media, Bartlett è stata contattata per un'intervista via email da Ishmael N. Daro di Buzzfeed. Qui di seguito il testo integrale della risposta di Eva Bartlett, seguito da quello dell'email inviatale da Daro.

Salve. Ci sono parecchie cose in cui si sbaglia. Vorrei elencarle.
[La] Conferenza Stampa aveva lo scopo di presentare le relazioni mie e degli altri in lista. Sì, in origine l'ambasciatore al-Ja'afari doveva essere presente, ma unicamente per fare un'introduzione al mio intervento. A causa degli incontri di quella mattina presso l'Assemblea Generale, si è scusato con me per la sua assenza.
Il mio intervento alle Nazioni Unite non era per conto del governo siriano, ma faceva seguito alla mia richiesta di esporre alcune delle mie conclusioni, e all'attività della coalizione Hands Off Syria degli Stati Uniti. La sua domanda è chiaramente intesa a insinuare che io sia una portavoce del governo siriano, cosa giornalisticamente poco professionale da parte sua.
Si sbaglia di grosso quando dice: “Lei ha scritto sul suo blog che il suo viaggio in Siria a novembre è stato organizzato da un membro del parlamento siriano. Il suo viaggio è stato pagato dal governo siriano, o ha pagato di tasca sua per l'aereo, l'alloggio e le altre spese?”
No, sul mio blog ho scritto che il viaggio ad Aleppo dal 2 al 5 novembre è stato organizzato (per gli altri giornalisti stranieri del New York Times, della BBC, del Los Angeles Times e altri) dal parlamentare di Aleppo. No, il mio viaggio NON è stato pagato dal governo siriano. Ho richiesto e pagato il visto e le spese di viaggio e di soggiorno. L'UNICA eccezione è stata quella dell'autobus messo a disposizione per tutti i giornalisti stranieri nel viaggio del 2-5 novembre, per cui nessuno di noi ha pagato per il trasporto durante quel breve viaggio. In quelli precedenti e successivi ho pagato personalmente per il trasporto e la sistemazione.
Lei domanda: “Ritiene di aver potuto osservare in maniera non partigiana il paese, o crede che ci siano stati tentativi da parte del governo siriano di presentare un punto di vista ben preciso?”
Ho chiesto di andare ad Aleppo, e in zone precise di Aleppo. Ho chiesto di andare in altre parti della Siria (molte volte a Homs, e a Latakia, Jableh, Tartous, Yarmouk, Masyaf, Sweida, Maaloula, Palmyra). Le mie richieste sono state soddisfatte. Ho avuto genuini incontri faccia a faccia coi siriani di Aleppo, così come dovunque abbia viaggiato, per conto mio e senza interpreti rappresentanti del governo, a meno che non fossi io a chiedere la loro assistenza. Conosco l'arabo e ho parlato direttamente con le persone che ho incontrato, mentre in altre circostanze avevo con me un interprete che non era stato fornito dal governo. Il “punto di vista” che ho sperimentato e pubblicato è quello del popolo siriano di Aleppo.

Vedi:

Lei domanda: “Nelle battute che ha scambiato con l'altro giornalista ha fatto affermazioni che alla gente potrebbero sembrare stravaganti [odd]. Ad esempio, lei dice che ad Aleppo est ha mai sentito parlare dei White Helmets. Potrebbe essere più specifica?”
Nessuno degli IDP [Internally Displaced Persons – Sfollati Interni] che ho incontrato in un ricovero di Aleppo aveva sentito parlare dei White Helmets, sebbene avessero familiari che in quei giorni (primi di novembre) erano bloccati nelle aree orientali in mano ai terroristi, e che si erano lamentati con le persone che intervistavo di come i terroristi si accaparrassero il cibo e non permettessero loro di avere assistenza medica. Non sapevano nulla dei White Helmets, e la stessa cosa mi hanno detto gli sfollati fuggiti recentemente da al-Helloq, in Aleppo est. Stessa cosa per qualunque dottore di Aleppo con cui abbia parlato. E per qualsiasi cittadino di Aleppo che abbia ancora familiari nella parte orientale della città. Più di recente, successivamente alla conferenza stampa del 9 dicembre, Aleppo è stata quasi completamente liberata [secured]. La testimonianza di innumerevoli civili che sono stati tratti in salvo dalle zone in mano ai terroristi mostra che anch'essi non hanno mai sentito parlare dei famigerati cosiddetti White Helmets.
Per avere notizie più fresche sulla questione, le suggerisco di leggere quello che scrive Vanessa Beeley, che ha appena trascorso tre giorni nelle zone orientali liberate parlando cogli sfollati.
Durante il tempo trascorso ad Hanano est #Aleppo, ho parlato con molti civili liberati dalla quadriennale prigionia gestita dalle brigate terroriste di NATO e stati del Golfo. Ho chiesto loro se sapessero qualcosa dei #WhiteHelmets. Ho ricevuto solo sguardi perplessi, e mi hanno risposto che no, non ne sapevano assolutamente nulla.
Qualcuno ha detto di aver conosciuto quelli che si autodefinivano 'protezione civile', e che lavoravano coi terroristi. Ho chiesto se fornissero aiuto anche ai civili; un uomo soltanto disse che sì, qualche volta avevano aiutato lui e la sua famiglia.
Ho intervistato gli operatori della Mezzaluna Rossa siriana che erano dislocati ad Hanano. In tutto il periodo in cui hanno operato ad Aleppo est, cioè da quando l'area è stata invasa e occupata nel 2012, non si sono mai imbattuti nei White Helmets.”
Lei domanda: “Lei dice anche che la volontà del popolo siriano si può misurare a partire dai risultati delle elezioni del 2014. Per quel che so, quelle votazioni ebbero luogo solo nelle zone controllate dal governo, e nessuna organizzazione di controllo ne ha mai approvato l'esito. Ribadisce le sue affermazioni?
In realtà non ha mai usato il termine “soltanto”. Ho detto che si trattava di un importante indicatore. Ho anche accennato al fatto che nelle aree controllate dal governo i civili siriani hanno sfidato la pioggia di bombe lanciate dai terroristi il giorno delle elezioni, e che in Libano ho visto di persona masse di cittadini siriani recarsi di loro spontanea volontà all'ambasciata per votare. Le potrà anche interessare notare che cittadini siriani provenienti da tutto il mondo sono affluiti all'aeroporto di Damasco unicamente per votare, dato che i governi degli stati in cui risiedono avevano chiuso le ambasciate siriane.


Per rispondere alla sua ultima domanda, le mie osservazioni sono mie e mie soltanto, sono basate su lunghi viaggi in tuta la Siria, mesi trascorsi sul campo e innumerevoli scambi faccia a faccia coi siriani. I punti di vista che ho esposto sono miei, ma riflettono anche quelli dei siriani che ho incontrato.


Per quel che riguarda la propaganda, la pregherei di fare attenzione a quella delle Nazioni Unite, nonché al modo in cui distorce la verità e censura le voci dei siriani:


Non mi aspetto che lei prenda in considerazione tutto questo, dato che il tono delle sue domande riflette il suo schieramento, che sembra essere quello dei media, deciso a offuscare la verità sulla Siria e a promuovere, invece, la propaganda di guerra. Diciamo allora che sarei felicemente sorpresa se lei dimostrasse che mi sbaglio.
Vorrei aggiungere, dato che me lo chiede, che può trovare i miei articoli qui:


I post dalla Siria e dal Libano, dove ha trascorso nell'insieme circa sei mesi, tra un viaggio e l'altro in Siria o in attesa di visto:


Può anche trovare molti video con cittadini siriani qui:


Cordiali saluti,
Eva Bartlett

Qui di seguito il testo integrale dell'email di Ishmael Daro.

From: Ishmael Daro <ishmael.daro@buzzfeed.com>
Sent: December 15, 2016 3:24 PM
To: evabartlett@hotmail.com
Subject: Viral video of your comments at the UN

Salve, Miss Bartlett,
sono un reporter di BuzzFeed News, residente a Toronto.
Le scrivo riguardo al video dei suoi commenti presso le Nazioni Unite che negli ultimi giorni è diventato virale. Vorrei rivolgerle alcune domande per un articolo sul nostro sito.
Il giornalista norvegese con cui ha discusso mi ha riferito che ai reporter era stato fatto credere che avrebbero ascoltato delle dichiarazioni da parte dell'ambasciatore siriano Bashar Jaafari, che invece non era presente. Le sue dichiarazioni presso le Nazioni Unite erano fatte per conto del governo siriano? Com'è giunta a partecipare a quella conferenza stampa?
Lei ha scritto sul suo blog che il suo viaggio in Siria a novembre è stato organizzato da un membro del parlamento siriano.
Il suo viaggio è stato pagato dal governo siriano, o ha pagato di tasca sua per l'aereo, l'alloggio e le altre spese?
Ritiene di aver potuto osservare in maniera non partigiana il paese, o crede che ci siano stati tentativi da parte del governo siriano di presentare un punto di vista ben preciso?
Nelle battute che ha scambiato con l'altro giornalista ha fatto affermazioni che alla gente potrebbero sembrare stravaganti [odd]. Ad esempio, lei dice che ad Aleppo est ha mai sentito parlare dei White Helmets.
Potrebbe essere più specifica?
Lei dice anche che la volontà del popolo siriano si può misurare a partire dai risultati delle elezioni del 2014. Per quel che so, quelle votazioni ebbero luogo solo nelle zone controllate dal governo, e nessuna organizzazione di controllo ne ha mai approvato l'esito. Ribadisce le sue affermazioni?
Un'ultima domanda: anche se questo non fosse il suo intento, i suoi commenti alla conferenza stampa sembrano seguire la linea informativa di Russia e Siria. Non la preoccupa di dare l'impressione di essere allineata con quei governi? Come risponde a chi si preoccupa che il suo video stia servendo da propaganda per Russia e Siria?
Se c'è altro che vuole aggiungere, si senta libera di farlo. La ringrazio.
Ishmael N. Daro
BuzzFeed
Social News Editor

Nota del traduttore
Questo scambio di email è particolarmente significativo, non perché aggiunga molto alle informazioni che già abbiamo sulla guerra contro la Siria, ma perché offre una visione interessante della forma mentis del giornalista mainstream.
È estremamente difficile credere che il giornalista mainstream (il norvegese della conferenza stampa o quello di BuzzFeed) non sia al corrente delle agenzie dietro le campagne pro no-fly zone per la Siria (cioè campagne volte a far sì che il numero di cittadini siriani uccisi si accresca il più possibile) o della totale mancanza di credibilità di artefatti propagandistici come i White Helmets. Eppure, il fatto che qualcuno dubiti di una “narrazione” totalmente priva di agganci alla realtà diventa ai loro occhi “odd”, cioè strana, o meglio bizzarra (il termine reca in sé un senso di erraticità e improbabilità). Il giornalista mainstream prende le sue notizie dall'Aleppo Media Center (finanziato dal Ministero degli Esteri francese), ma se qualcuno riferisce cose di prima mano che smentiscono quell'agenzia, è quest'ultimo a essere un agente di propaganda governativa, non il giornalista mainstream.
E sono anche estremamente significative le sedie vuote (quasi tutte) alla conferenza stampa di Eva Bartlett. Perché mai ascoltare l'intervento di qualcuno che è stato veramente in Siria? Non c'è anche l'ambasciatore siriano? Sarà tutta propaganda, no?
È qui la magia.


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