di Tonino D’Orazio
Aspettando Mossul di cui non ci
dicono più niente, anche se penso che qualcuno la stia bombardando
“intelligentemente” colpendo un individuo cattivo alla volta. Qualche
volta, forse, due o tre. Tanto c’è tempo e i curdi che non si fidano
costruiscono trincee. Aleppo sembra la sconfitta (di nuovo) del mondo
virtuale da parte di quello della realtà. Un ossimoro. Una città
distrutta e un popolo in festa. Donne che liberano i loro capelli al
vento, con gesti insofferenti, buttando veli e teli. E’ lo sfregio non
solo all’Isis ma anche a tutti quelli che li hanno armati e protetti.
Uomini e donne dell’occidente, anche con il loro silenzio.
Eppure
fino ad oggi bisogna ammettere che con tutte le informazioni della
libera stampa occidentale non si capiva quasi più nulla. Nemmeno chi
erano i buoni o i cattivi. Qualche informazione, a rischio di
incertezza, bisognava cercarla, anche per anni, sui siti internazionali.
Non ci si è potuti fidare nemmeno dell’Onu e dei suoi rappresentanti.
Diciamo che la regia informativa embeded è sempre stata preponderante,
con la ricerca di foto e di interviste talmente pilotate e “ricostruite”
da far vergogna. Il concetto più semplice veicolato dai mass media
occidentali era quello della verità unica che avremmo dovuto ingoiare e
basta. Le strategie non sono ancora tutte decodificate e nel futuro ne
vedremo di belle.
Ora che Aleppo è liberata pensate sia finita?
Nemmeno per sogno. La macchina della disinformazione continua nel suo
slancio inerziale è impossibile da frenare. Per la liberazione di Aleppo
dai seguaci dello stato islamico (l’Isis) addirittura viene spenta la
Tour Eiffel, dimostrando in realtà la fedeltà del governo francese e del
colonnello Hollande ai loro alleati di Al-Nusra/Daech (termine
utilizzato dall’Onu con l’inserimento, come braccio armato di Al Qaeda
in Siria, nella lista internazionale dei “terroristi”) con il termine
“ribelli”. Ridiventano terroristi quando compiono attentati in Francia o
in Europa. Una vera ambiguità da perderci il nord.
I “ribelli” ad
Aleppo hanno perso perché mal armati di fronte all’esercito siriano
riorganizzato e sostenuto dai russi. Liberata Aleppo Est, nel sottosuolo
vengono alla luce armi sofisticate, missili Grad, armi ed artiglieria
pesanti, missili TOW anti-carro prodotti negli Stati Uniti. Si pescano, e
fatti prigionieri, anche “consiglieri” americani, inglesi e francesi,
anzi, Cia e Nato per le controfigure. Altri erano già stati catturati
nei dintorni di Aleppo a maggio. Per memoria, Aleppo Ovest è sempre
rimasta in mano all’esercito nazionale siriano ma sotto le cannonate dei
“ribelli” alleati all’Isis. Durante la liberazione il popolo siriano ha
lasciato Aleppo Est verso Aleppo Ovest con grande calma, verso una
festosa riconciliazione generale. Perché non è andata via al seguito dei
pochi onesti ribelli moderati fuggiti nella regione di Idlib, insieme
agli ultimi combattenti Isis? Sembravano felici “prigionieri” liberati,
forse dall’essere stati i famosi scudi umani dei ribelli moderati loro
concittadini?
Perché la Rai, e tutti, invece di raccontarci (che è
pur vero) che papa Francesco parla solo di sofferenza di guerra
soprattutto per i bambini (sempre messi avanti, i bambini, ed è giusto,
fanno più pena degli adulti) non dicono nulla sull’invio
dell’ambasciatore del Vaticano ad incontrare Assad ad Aleppo per aiutare
alla riconciliazione e alla fine della guerra? Oppure la presenza forte
del Vescovo di Aleppo Mons. Joseph Tobji per il ripristino della
pacificazione religiosa e civile? Perché è una notizia non consone
all’informazione Nato standardizzata e alla sua pesante sconfitta del
dividit et imperat. Ci vuole Putin per dichiarare che con la caduta di
Aleppo Est la guerra “civile” è terminata per il popolo siriano? Eppure
non sembra dalle dichiarazioni del direttore della CIA J. Brennan
(intervista NPR del 23/12/2016) che oltre ad ammettere il loro
intervento e dichiararne l’incomprensibile “incapacità”, ha precisato
che la "opposizione" in Siria continuerà a combattere contro il governo
del presidente siriano Bashar al-Assad, nonostante la liberazione della
città di Aleppo. La guerra quindi non è finita e certamente non quella
all’Isis. Ma forse adesso c’è qualche chiarezza in più. Forse sapremo
meglio, informazione più onesta permettendo, chi è chi.
Intanto
abbiamo di fronte uno stato di debolezza della Nato e quindi degli Stati
Uniti. (Consultare “Agenzia Blomberg”). Gli attori principali dell’area
si riuniscono (Russia, Iran, Turchia, Assad) per conto loro e prendono
decisioni circa il futuro. Politicamente la Nato e i suoi alleati
(compresi Qatar e Arabia Saudita) vengono “espulsi” dalle trattative.
Non servono. Il mandato di Obama è al termine e si traduce, in politica
estera, in una vera disfatta di influenza, oltre che militare. Con il
Brexit un alleato di peso non vigila più sull’Europa. Nelle zone
surriscaldate (Bolivia, Colombia, Venezuela, Cuba, R.D.del Congo,
Siria…) di pace e colloqui se ne occupa il Vaticano. Le “primavere”
arabe sono passate in mano agli islamisti più radicali. Lo stesso Egitto
si riavvicina al trio Russia-Iran-Turchia e pone qualche difficoltà a
rifornire di gas Israele. Ultimamente la diplomazia israeliana si reca
più spesso a Mosca che a Washington per timore di perdere la sua
prepotente supremazia militare nella zona. La Siria, salvo qualche colpo
di coda militare, è persa e “cade”,verso una pace civile possibile, in
mani considerate “nemiche” da Obama e Clinton. (“avversarie” dice
Trump). All’Onu sembrano aver perso influenza con i veto di Russia e
Cina, malgrado tutto lo staff asservito. L’astensione statunitense alla
risoluzione contro gli ulteriori insediamenti israeliani sul territorio
di un altro stato, quello palestinese, a questo punto fa ridere. Magari
sarà utile al bastion contrario e vendicativo Trump a poterla
capovolgere una volta insediatosi, tenuto conto della sua passione
dichiarata per Israele. E’ un ultimo atto tardivo e pusillanime, come
anche l’obbligo alla servile UE di riconfermare le autolesive sanzioni
alla Russia che Trump ha già definito una sciocchezza. I servi
ubbidiranno dopo il suo insediamento. Lo stesso concetto che altri,
evidentemente allora più forti, possano truccare le democratiche
elezioni del popolo Usa rasenta il ridicolo. Un paese che si è fatto
scoprire con una struttura di “ascolto” e utilizzo illegale di tutte le
informazioni del mondo! Diciamo un periodo brutto per gli Stati Uniti.
Non “contro” veramente, ma peggio, a questo mondo si può fare a meno di
loro.
Diciamo che le rovine e le distruzioni di Aleppo, ma anche di
tanti altri centri piccoli e grandi, dimostrano gli errori e gli orrori
del mondo occidentale nel sostenere la distruzione di un popolo che non
chiedeva niente a nessuno eccetto di poter disporre del proprio petrolio
e della propria autodeterminazione e nemmeno in possesso di famigerate
"armi di distruzione di massa". Oggi la sta recuperando, dopo sei anni
del regno sanguinario di Obama-Clinton-Cameron-Hollande, di una volgare e
costante disinformazione, bisogna adesso augurargli pace e
ricostruzione. Una nuova unità nazionale forte che si basi sulla
Resistenza e sulle sofferenze patite. Bisogna augurargli di
ricongiungere nuovamente le famiglie, sia quelle intrappolate, senza
speranza e merce di scambio, nei campi profughi turchi che nel campo “a
braccia aperte” della Germania.
La scelta rimane tra quella di una
coesistenza pacifica o quella dello stupido interventismo della Nato
alias Usa. Noi non recupereremo mai la vergogna di aver creduto a tutto
quello che ci hanno propinato per anni, come polli da allevamento. E
continuano, malgrado la realtà si stia facendo strada prepotentemente.
lunedì 26 dicembre 2016
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