di Roberto Santilli da Abruzzoweb
L'AQUILA - "È un attacco ai risparmi degli italiani".
Lo schema di garanzia europea dei depositi bancari scompare dalle
conclusioni dell'ultimo vertice Ue dei capi di Stato e di governo.
E adesso la situazione per le banche italiane si complica ulteriormente.
A fare il punto è l'economista Vladimiro Giacchè,
autore, tra l'altro, di due testi molto conosciuti e apprezzati come
"Anschluss - L'Annessione", e il recente "Costituzione italiana contro
Trattati europei, il conflitto inevitabile".
Giacchè è presidente del Centro Europa Ricerche di Roma e collaboratore di Micromega e il Fatto Quotidiano.
"Ancora una volta - dice Giacché ad AbruzzoWeb - è stata data vinta al ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble,
il quale aveva affermato che non avrebbe fatto passare la mutua
garanzia dei depositi fra le banche europee. Questa è la ciliegina sulla
torta di una unione bancaria che è stata costruita in un modo tale che
non riduce, ma enfatizza le asimmetrie tra i sistemi bancari nazionali
dell’Eurozona".
Il tutto mentre ancora non si placano le polemiche sul crack delle
quattro piccole banche - Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio
di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti - da anni in grave difficoltà
ma "miracolate" grazie al decreto "salva-banche" del governo italiano
"aggrappato" alle regole europee.
"L'unione bancaria - spiega Giacchè - si fonda su tre pilastri: il
primo è la sorveglianza della Banca centrale europea sulle banche
europee, il secondo è il Resolution Mechanism, il sistema accentrato per
la gestione delle crisi bancarie nei paesi aderenti all’area euro, e il
terzo quello che avrebbe dovuto essere la mutua garanzia tra le banche a
livello europee. E che, a quanto sembra, almeno per il momento non ci
sarà".
Il primo pilastro, secondo l’economista di La Spezia, è stato
negoziato dalla Germania "per sottrarre alla sorveglianza europea gran
parte del suo sistema bancario. Prendiamo le casse di risparmio, le
cosiddette Sparkassen, che in Germania sono 417 e fanno crediti per
mille miliardi di euro: soltanto una di esse sarà controllata da
Bruxelles grazie al fatto che il livello minimo di attivi necessari per
essere vigilati da Bruxelles ammonterà a ben 30 miliardi di euro. Visto
che il sistema bancario tedesco è meno concentrato rispetto a quelli
italiano e francese, ad esempio, aver posto la soglia minima per essere
vigilati da Bruxelles a un livello così alto è stato un ingiustificato
privilegio per la Germania".
Il secondo, invece, "prevede che siano sostanzialmente impediti gli aiuti di Stato alle banche in crisi".
Le banche in difficoltà, infatti, dovranno in primo luogo chiedere i
soldi ai loro azionisti, ai loro obbligazionisti e anche ai loro
depositanti, il cosiddetto bail-in.
Ma qui, avverte Giacchè, sorge un ‘piccolo’ problema, poiché “dal
2008 in poi gli Stati europei hanno versato un fiume di denaro per
salvare le loro banche, una cifra di 1.616 miliardi di euro che, se si
includono le garanzie, supera il muro dei 5 mila miliardi”.
Ma, precisa l’economista, “a fronte di quella cifra citata prima, gli
aiuti italiani alle banche in crisi ammontano ad appena 15 miliardi di
euro, tra l’altro prestiti a titolo oneroso alle banche e non
finanziamenti a fondo perduto. Quindi la situazione è questa: tutti i
grandi sistemi bancari europei a parte il nostro sono stati salvati con
enormi flussi di denaro pubblico, parliamo di cifre superiori a quelle
sborsate negli Usa, riportando in vita sistemi bancari che erano in
sostanza falliti nel loro insieme e quindi alterando gravemente la
concorrenza tra le banche in Europa".
"Ma l'Italia non ha fatto nulla di tutto ciò: quindi, negoziare una
restrizione degli aiuti di Stato generalizzata e valida per tutti allo
stesso modo in realtà congela il vantaggio concorrenziale acquisito da
alcuni sistemi bancari grazie al denaro dei contribuenti. Si tratta di
una misura solo apparentemente equa, che in realtà è gravemente iniqua a
danno dell’unico Paese che non aveva impegnato il bilancio pubblico per
i salvataggi. Si sarebbe potuto pensare che alla luce di tutto questo
l’Italia avrebbe potuto almeno godere di un occhio di riguardo da parte
di Bruxelles in relazione alla recente richiesta di creare una bad bank,
ossia un veicolo societario in cui far confluire gli asset ‘tossici’
delle banche, o anche soltanto il via libera all’utilizzo del fondo
interbancario di tutela dei depositi per risolvere la crisi delle
quattro banche italiane. Ma nulla di tutto questo è accaduto,
l’atteggiamento di Bruxelles, in entrambi i casi, è stato di
ingiustificata chiusura".
Dunque, per i primi due pilastri, il "riassunto" di Giacchè è
semplice: il primo ha delle regole con effetto asimmetrico sui diversi
sistemi bancari, il secondo costituisce un ingiustificato privilegio nei
confronti di chi ha speso soldi enormi per salvare banche decotte.
"Due a zero contro l’Italia e il suo sistema bancario", commenta con
gergo calcistico il direttore del Centro Europa Ricerche di Roma.
E il terzo pilastro?
"Non ci sarà - commenta lapidario l’economista - anche se un
meccanismo di mutua garanzia tra le banche europee, non più nazionale ma
europeo, avrebbe rappresentato la vera alternativa agli aiuti di Stato.
Apparentemente, questa è la scusa ufficiale, perché Schaeuble teme di
dover pagare per altri sistemi bancari in crisi, crede cioè che il
famoso risparmio tedesco venga impiegato per salvare altri sistemi
bancari. Questo è quello che racconta e che purtroppo anche i nostri
giornali ripetono. Qui però vanno fatte notare due cose. Per ora è il
risparmio degli altri Paesi che ha salvato le banche tedesche, e non
viceversa. In effetti il Meccanismo europeo di stabilità (Esm), ossia il
cosiddetto Fondo ‘salvastati’, è servito prima a mettere in sicurezza i
cattivi crediti delle banche tedesche e francesi alla Grecia, ossia a
trasferire il rischio sui contribuenti europei, poi a salvare le banche
spagnole. Dunque, il risparmio degli italiani è già servito più volte in
questi anni a risolvere i problemi dei sistemi bancari altrui".
"Insomma - dice ancora Giacchè - volendo buttarla in battuta si
potrebbe tradurre così le parole del ministro delle finanze tedesco:
'vogliamo evitare che in futuro capiti ai risparmiatori tedeschi ciò che
grazie a noi tedeschi è capitato ai risparmiatori italiani'. Ma anche
questa traduzione sarebbe troppo benevola. Perché il vero motivo della
ferma opposizione di Schaeuble è la paura che rientri dalla finestra ciò
che lui ha tenuto fuori buttandolo fuori dalla porta: ossia che
qualcuno in Europa possa finalmente guardare dentro il sistema bancario
tedesco, che è e deve rimanere ‘opaco’. La posizione di Schaeuble
sarebbe una difesa della poca trasparenza del sistema bancario tedesco".
"E il perché molto semplice da spiegare. Per partecipare a un sistema
di mutua garanzia, ovviamente, l’intervento delle singole banche è
misurato dalla rischiosità che esprimono: in parole povere vuol dire che
se io sono in ottime condizioni pagherò di meno questa sorta di
assicurazione europea di quanto dovrà fare chi è messo peggio di me. Ma
come si fa a sapere quale banca sta bene e quale meno bene? Deve essere
di fatto sottoposta a forme di vigilanza europea ogni banca, cioè anche
quelle che il ministro delle Finanze tedesco ha tenuto fuori. Schaeuble
sta continuando a difendere strenuamente gli interessi del sistema
bancario tedesco, e soprattutto delle casse di risparmio, storicamente
vicine alla Cdu, l’Unione cristiano-democratica, che attualmente
'esprimono" il 24 per cento dei prestiti alle imprese tedesche".
Insomma, "abbiamo costruito un altro Frankenstein normativo in
Europa, ma attenzione, questo mostro non è aggressivo allo stesso modo
nei confronti di chiunque, perché è evidente che chi ha rimesso a posto i
bilanci delle sue banche con enorme iniezione di denaro pubblico, oggi è
una posizione più sicura. Chi non lo ha fatto e negoziando male si è
precluso la possibilità di farlo, oggi può avere problemi seri visibili
nella percezione, da parte dei mercati, di una maggiore debolezza del
sistema bancario italiano. Questa debolezza è oggettiva: il sistema
bancario italiano è oggi in acque meno buone di 5 anni fa,
essenzialmente a causa della crisi, la peggiore crisi economica in tempo
di pace vissuta dal nostro paese dai tempi dell’Unità d’Italia, e della
conseguente crescita notevolissima delle sofferenza bancarie. E tale
percezione dei mercati, in assenza di meccanismi di garanzia non
soltanto italiani, ma europei, può oggettivamente creare una ondata di
vendita di titoli bancari e, su alcune banche particolarmente esposte,
anche fenomeni di fuga dei depositanti. Per il semplice motivo che
questi ultimi, grazie alle nuove regole europee come il bail-in, ossia
il fatto che nei salvataggi bancari devono essere coinvolti anche i
depositanti, possono vedere effettivamente a rischio i risparmi
depositati in banca o almeno la quota che eccede i 100 mila euro. E si
faccia molta attenzione, perché questo tipo di fenomeni avviene secondo
il meccanismo, ben noto a chi opera sui mercati, delle previsioni che si
autoavverano: la mia paura che la mia banca sia insolvente, se spinge
me e tutti quelli che la pensano allo stesso modo a ritirare i risparmi
depositati in banca può effettivamente creare l’effetto di cui ha paura,
cioè l’insolvenza della mia banca. Va da se che questo può facilmente
creare reazioni a catena e originare una crisi a carattere sistemico".
"Al di là di questo rischio - afferma poi - cito un ultimo dettaglio:
le norme del bail-in, che coinvolgono i risparmiatori delle banche in
crisi, sono anche incostituzionali per noi. Infatti, l’articolo 47 della
nostra Costituzione ci dice che è tutelato il risparmio in tutte le sue
forme".
Giacché sinora non ha invece fatto alcun riferimento agli scandali
trattati dai media in questo periodo, come il caso del coinvolgimento
del papà e del fratello del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, nel caso della Banca Etruria, una delle quattro salvate dal governo. Perché?
"Perché si tratta in buona parte di un falso bersaglio. I fenomeni di
cattiva gestione bancaria ci sono in tutto il mondo da quando esiste il
sistema bancario. Ritenere che questi fenomeni siano determinanti oggi,
significa non capire quello che sta succedendo: l’attacco,
l’impossessamento dei risparmi degli italiani da parte di banche
straniere, che tra l’altro sin dall’inizio della crisi hanno dimostrato
ampiamente di fare un uso della finanza molto più spericolato delle
banche italiane, e di essere gestite in modo che eufemisticamente
possiamo definire molto opinabile".
Per Giacchè, "la conclusione generale da trarre, se si vuole, è
indiretta. Io mi continuo a imbattere in politici e in parte della
cosiddetta élite che chiede di avere ‘più Europa’. Se l’Europa consiste
in queste regole zoppicanti e asimmetriche, punitive nei nostri
confronti mentre favoriscono altri, io di Europa ne voglio di meno. E
sopratutto pretendo che chi negozia le regole per questo Paese sia
all’altezza del suo compito. E che se ha negoziato delle normative che
ci danneggiano e che oltretutto vanno contro la nostra carta
fondamentale, ne paghi le conseguenze politici. L’irresponsabilità a
questi livelli non può essere ulteriormente tollerata".
lunedì 21 dicembre 2015
"E' attacco ai risparmi degli italiani". Giacchè teme il peggio
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Bando alle ciancie, a questo punto l'importante diviene: ci sono contromisure tali, da portare a galla il liquame tedesco o no?
RispondiEliminaMi sembra ovvio che se la germania è in guerra finanziaria col resto d'europa, l'unica risorsa che ci rimane, è cannoneggiare uniti la germania, o no?
fuggite sciocchi....
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