Non parlo di quelle di conquista sul
terreno. Quelle sono state evidenti, fino ad oggi, con un armamento occidentale
sofisticato e moderno. Anzi direi “evidenziate”, quasi sponsorizzate
mediaticamente, in questi anni e in barba al presidente legale della Siria Bashar
al-Assad, nemico direi ad personam di
Obama, Hollande, Cameron e soprattutto Erdogan. Tutte persone ovviamente disinteressate
al petrolio, ai loro interessi e all’occupazione
di territori altrui, ma solo al rispetto dei diritti umani, lì e in genere nel
mondo.
Certamente, a parte qualche cyber
nautico di internet alla ricerca di più considerazioni e maggiore approccio
alla verità, ne sappiamo tanto quanto hanno voluto dirci. Ora con l’intervento
russo c’è un ritorno da boomerang. Inizia una particolare incertezza sui fatti
di questi 4 anni di finta guerra tra realtà vera e quella “costruita”, se si
può dire..
Intanto tutti i sondaggi
confermano l’opinione della maggioranza degli italiani sulla positività
dell’intervento russo. Gli unici che possono portare chiarezza in quell’area,
anche se con una guerra pesante e risolutrice sul campo, dopo quattro anni che
non ci facevano capire bene chi faceva che cosa. Cito questo esempio, non per
essere filo russo, ma per un ragionamento psicologico di massa per cui si
potrebbe finalmente vedere e credere la fine di quel feroce e raccapricciante “terrore”
da tagliagole. Intanto militarmente, e forse con un leggero retrogusto
vendicativo.
Le altre vittorie dell’Isis sono
sul nostro modo di vivere, sul terreno occidentale, forse meglio dire europeo.
Intanto il terrorismo ha
ristretto, in nome della nostra sicurezza, quasi tutte le nostre libertà
personali, sia di relazioni (compreso internet), che di spostamento, che di privacy. Lo erano già prima del massacro
di Parigi, ma quest’ultimo ne è diventato la scusa plausibile e accettata. I
cittadini verranno “tracciati” (era una richiesta statunitense negata da anni
dagli europei), con la condivisione dei dati di passeggeri aerei in entrata e
in uscita dall’Ue, dei nomi, dei contatti e delle carte di credito (!) che
saranno a disposizione dell’intelligence di tutti i paesi europei per sei mesi.
(Sei mesi?? Ormai è fatta. Sicuramente per sempre, come avviene per le ridicole
e umilianti perquisizioni aeroportuali attuali). Lo stato di emergenza è una
sconfitta e rappresenta una società prostrata. In genere durante questo stato sono
consentiti arresti domiciliari, perquisizioni senza mandato e
limitazioni agli spostamenti delle persone. Inoltre sono già state vietate le
manifestazioni di piazza. Presto si vedranno gli inevitabili abusi polizieschi
verso quelli del “pensiero recalcitrante”, gli ambientalisti, i pacifisti, gli
anarchici sempre colpevoli, i protestatari, le minoranze, ecc … La storia si
ripete senza fantasia.
Secondo, il terrore ha distrutto
una delle risorse culturali e di approccio interculturale più fecondo tra i popoli:
il turismo. Fino a distruggere questa risorsa importante anche economicamente in
paesi poveri come il nord Africa, ma non
solo. In Europa non ancora, ma sicuramente gli individui si spostano con meno
cuor leggero. Evitano possibilmente i grandi assembramenti sociali di ritrovo o
di trasporto. Molte attività sportive e di spettacolo sono state abolite o
spostata a data da definirsi. Intere città sono state blindate per giorni e lo
saranno ad ogni evento di massa. E’ vero che dappertutto il grido ufficiale da
tutti i mass media è stato “non abbiamo paura”, ma la natura individuale della
moltitudine non lascia scampo al dubbio costante dell’aleatorietà di essere fisicamente
nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Un’angoscia latente e sotterranea. San
Bernardino in Usa, accoltellamenti in metropolitana londinese … Più macchine
individuali e meno trasporto con mezzi pubblici … Il guardarsi le spalle quando
familiari e amici vi dicono:”mi raccomando, stai attento”. Un cambiamento di
vita e di approccio, di diffidenza globale.
Terzo, in quanto a razzismo e
odio, anche religioso, ci stanno facendo diventare come loro. Sono riusciti a
potenziare in tutta Europa, facendole crescere, tutte le destre fasciste e
xenofobe. Insomma i talebani europei del
capitalismo e del fondamentalismo anti progresso, retrogrado, con la crescita di una cultura di relazioni umane
molto schematica e povera, manichea. Lo vedremo con varie elezioni di questo
mese di dicembre, cominciando dal FN della Le Pen, ad alcune importanti amministrative
in Francia.
Quarto elemento, la natura
sottile e adescante del concetto di entrata inevitabile in guerra sta
aumentando. A sostegno degli amici, che non sempre sono amici perché attenti
solo ai propri interessi e a volte perché sono un po’ pazzi e sconsiderati come
Erdogan, e anche un po’ minacciosi e di parte come Obama. Non è bello avere
capi di stato fascisti come “amici”, e non bisogna abituarcisi. Diciamo che se
l’avversario finale diventa la Russia, evidentemente un po’ di timore nasce
spontaneo anche per la nostra esistenza. Diventiamo anche noi un campo, un’area di
lotta geopolitica per interposte persone. Diciamo che il fondamentalismo
islamico, anche quello ormai chiaro di Erdogan, non ci lascia tranquilli e
potrebbe metterci almeno un po’ di ansia. Anche perché le provocazioni di
Erdogan, non ultima l’invasione di territorio irakeno con truppe di terra, non
dove c’è l’Isis, ma i kurdi vittoriosi dell’Isis, non possono che essere
pianificate.
A meno che oltre l’Isis “sfuggito
di mano” agli statunitensi stia sfuggendo anche il caro e avventuroso amico
Erdogan. Ma ormai siamo in guerra con la Russia. Inglesi, americani, francesi,
turchi e adesso anche la Germania bombardano la Siria rifiutando, e
dichiarandolo, “senza alcun coordinamento” con la Russia. Devono tutti salvare
l’Isis e la faccia. Troppe navi da guerra affollano il golfo siriano del
mediterraneo. Manca un’ultima mossa per dichiarare formalmente la guerra tra la
Nato e la Russia, il blocco, proibito dalle convenzioni internazionali, del
Bosforo e dei Dardanelli alle navi russe. Allora Putin non avrebbe altre
opzioni e sarebbe costretto ad intervenire.
Ma ormai è la Nato che decide se valgono o meno le convenzioni
internazionali. A chi si farebbe ricorso? All’Onu? La storia insegna sempre, e
gli statunitensi si “fanno aggredire” (es. Pearl Harbour dopo il blocco
petrolifero ed economico per 8 mesi al Giappone, che nessuno sembra ricordare;
oppure il falso attacco alle Torri gemelle; oppure le armi di distruzione di
massa sempre inesistenti …) per iniziare le proprie guerre mondiali o locali. E
Obama, non è uomo di pace, contrariamente a quello che molti credono. Mai sotto
nessun altro presidente sono nati, cresciuti e sviluppati interventi di guerra,
di nuove basi militari, nonché di caos politico internazionale e un programma mirato
di occupazione armata mondiale. Qualcuno sta di nuovo mettendo in dubbio il
dollaro?
E noi? E l’Europa? E’ da troppo
tempo che non contiamo nulla e conteremo sempre di meno. Ne è esempio un evidente
fantasma chiamato Mogherini. In realtà dobbiamo ritenere di essere una civiltà
in fase di forte declino per non aver mantenuto in tempo la nostra storica autonomia
culturale.
Nessun commento:
Posta un commento