di Tonino D'Orazio
Indipendentemente da chi, e come, sceglie questa Europa con passione, la
situazione di crisi sembra essere sempre più evidente. Un gruppetto di
paesi, intanto a quattro, e ironia della sorte tre sono mediterranei in
difficoltà e un altro, la Germania, in cerca di assodare la sua area di
dominio economico e politico si “associano” contro gli altri. E cosa
fanno i tre vituperati Pigs (ricordare …) mediterranei? Si affondano,
con le pezze al sedere, in un progetto di fuga in avanti. Progetto che,
in questa fase, richiederebbe maggior cautela, soprattutto perché il
nord e l’est dell’Unione scalpitano. La Commissione a trazione tedesca
gioca l’ultima carta e “tutela” i forti-deboli, ma soprattutto se
stessa. In più: “l’euro solo per chi vuole”. (sic)
L’uscita della
Gran Bretagna (Brexit), con toni sempre più severi per una separazione
costosa e sgradevole, e la Grecia (Grexit) sempre più alle strette
dall’essere “cacciata” se non continua, a morte, il principio
dell’austerità, (se non fosse che rimane ancora qualcosa da spolpare
l’avrebbero già fatto),sono la dimostrazione della degenerazione e di un
vero fallimento di quel che si voleva fare dell’Europa e di quel che
rimane dell’Unione.
La Comunità era una associazione volontaria di
paesi i cui governi avevano cercato di assicurare la pace e la
cooperazione. Gli attuali leader invece, Commissione in testa, sembrano
voler vendicarsi di qualsiasi governo che vuole “lasciare” o che metta
in discussione il malgoverno attuale, l’ideologia attuale, tra l’altro
sancito da un buffo, e al dunque deludente, Trattato dell’Unione. E che
si fa? Un gruppetto dei “forti”, tra cui l’Italia, batte chiodo? Stringe
il laccio? Continua imperterrito sulla stessa strada? La Germania non
vuole “sbattere” da sola? (Dicitura di molti economisti mondiali Nobel
compresi).
E’ un Trattato buffo per la democrazia, e dà ragione a
chi non lo voleva in questi termini, perché spostava i processi
democratici, dal Parlamento Europeo eletto, a una Commissione non
rappresentativa e “non eletta da nessuno”. Tra l’altro con una
immaginazione veramente limitata, pensando che tutti, economicamente
sotto strozzinaggio bancario, avrebbero potuto pagare il debito pubblico
in questo modo irrealizzabile. Draghi e la BCE cominciano a rendersene
conto con qualche finta “apertura”,(“si potrebbe anche uscire
dall’euro”, pagando! Con cosa, magari rendendo la carta stampata euro
ricevuta?), ma tant’è, chi ha avuto ha avuto e non possono tornare
indietro. Non è l’idea di avere l’euro in comune che manca, è la sua
gestione speculativa contro i popoli e i milioni di poveri dell’Unione.
Che prima o poi, se la storia è la storia,qualcosa pur diranno in
qualche modo.
Tra l’altro i governi nazionali non detengono più il
potere formale di determinare le politiche economiche che riguardano i
loro cittadini, soprattutto nella zona euro, con vincoli discutibili in
merito ai valori che dovrebbe avere la Comunità nata e sperata per 60
anni meno gli ultimi 20. Questo è uno degli elementi maggiori che minano
la fiducia dei cittadini, in tutta Europa. Le elezioni appena passate e
le prossime rappresentano solo questo, contro una governance ingessata e
fortemente prepotente, se non strafottente. Se pensiamo solamente al
trattamento sadico verso una Grecia, che in fondo rappresenta solo 1%
del Pil dell’Unione, la sensazione popolare in tutta Europa è stata
molto emotiva sul tono minaccioso della Commissione o la banda dei “5
presidenti”. Potrebbe succedere a tutti.
Si intravvede in questa
governance Commissariale come non siano i rappresentanti eletti a
determinare le politiche, ma una forma ristretta di “responsabilità
democratica” del Trattato. Da qui le minacce, notate sempre di più in
questi ultimi anni, contro gli stati che utilizzerebbero i referendum
contro le loro imposizioni, dopo aver già fatto modificare quasi tutte
le Costituzioni nazionali. Minacce ridicole che rinsaldano il
risentimento popolare montante, suffragate da una disuguaglianza sociale
evidente e da un fallimento complessivo. Ognuno può personalmente
verificare dove si trova negli ideali e verso il futuro.
Dal punto
di vista della democrazia i poteri concessi alla Commissione sono
estremamente problematici. Essa “impone” le procedure per gli squilibri
macroeconomici di un paese utilizzando i governi e i piani di azione
correttivi che ritiene opportuno, indipendentemente da tutto, in nome
delle “regole” da loro stessi stabilite. Anzi, quando parla di
“coordinamento delle politiche fiscali ed economiche”, mai attuate,
sembra considerarle un problema apolitico. Negli errori drammatici
commessi in questi anni, sia sul sociale che sull’economico, sembra non
debba pagare nessuno. E così è, la Commissione non è sanzionabile da
nessuno, nemmeno politicamente. Non ha bisogno dell’approvazione dei
parlamenti nazionali. Però, è poco, ma si fa strada la sanzione “morale”
di un Europa che storicamente si è costruita “sul sociale” e sulle
lotte del mondo del lavoro.
Forse la sanzione arriverà dalle varie
tornate elettorali nazionali. Sui 60 anni di Europa si spera di tornare
insieme alla casella 40, ai concetti di Comunità e armonizzazione dei
popoli che non può che essere la pace e la redistribuzione della
ricchezza. Può essere l’unico obiettivo credibile della sinistra europea
se vuole sopravvivere. All’orizzonte non c’è nulla di questo. Per la
pace rischiamo addirittura di costruire un esercito europeo anti Russia.
La Germania, dopo due guerre micidiali, non ha ancora imparato la
lezione. Per la redistribuzione forse basta non dare al sistema bancario
quello che non gli è dovuto, in ringraziamento del “furto” complessivo
della ricchezza dei propri paesi. Le banche sembrano ancora presi dalla
ludopatia borsistica e speculativa e non riescono a smettere di giocare
con i nostri soldi.
Se questa governance doveva ottenere
l’abolizione dei diritti del mondo del lavoro, affamare il popolo e
ridurlo in individui necessitosi, alleggerire gli stati dalle loro
risorse sul sociale (sanità, previdenza, pensioni, educazione …); sulle
infrastrutture (strade, comunicazioni, telefonia …) e spostarle in
privatizzazioni arricchendo i “pochi” amici; rendere i beni comuni,
acqua compresa, merci, concetto identico per la forza lavoro, si può
dire allora che la Commissione non ha assolutamente fallito nel suo
impegno e nel suo programma.
martedì 14 marzo 2017
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Jon Schwarz (da A Tiny Revolution ) traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico Una delle cose grandiose dell'essere america...
Vero, ma il fallimento della governance mi pare sia ancora situato nel futuro, (si spera prossimo): per ora abbiamo il quasi totale raggiungimento di obiettivi politici strategici prefigurati e rappresentati dall'Unione e dalla moneta unica. La Grecia poi... la fine della Sinistra, la sofferenza e la morte di un popolo.
RispondiElimina