di Sergio Cesarotto da il Manifesto
I mercati si sono ieri ripresi e gli spread di nuovo calati sotto i 500
punti. Questo in seguito alle foto di Merkel e Hollande – che tanto ci
ricordano Merkosy – che giuravano che l’euro sopravvivrà, e le coeve
dichiarazioni di Draghi che la Bce farà di tutto per salvare la moneta
unica. In costoro v’è da credere, così come non deve preoccupare
l’opposizione della Bundesbank che super-MarioD, si dice, sta cercando
di ammorbidire. Costoro non vogliono infatti far cadere l’euro, ma
semplicemente tenere i popoli europei sulla griglia dell’austerità, per
cui 450 punti di spread vanno benissimo. Un po’ troppi per Monti, a cui
andrebbero bene 200, sufficienti per continuare le politiche di attacco a
diritti sociali e lavorativi salvando la faccia.
Una sinistra
autorevole pretenderebbe che la Bce ripristinasse i 25 punti pre-crisi.
Senza dimenticare che questo costituirebbe solo il primo passaggio verso
la risoluzione della crisi, la quale richiede un radicale ridisegno
dell’impianto europeo. L’euforia dei mass media di regime per l’ennesimo
evitato crollo dell’euro altro non è che l’ulteriore esempio della
disinformazione denunciata dall’appello di martedì scorso su questo
giornale. Poiché, inoltre, nulla di concreto è stato deciso, in quanto
linea degli annunci appare bastevole a non far scappare di mano la
situazione, si ricomincerà presto col balletto degli spread.
Che questo cuocere i popoli europei a fuoco lento, questo continuo stop
and go, sia voluto è confermato dalle opinioni che qualche giorno fa The Guardian
riportava di uno dei più influenti economisti del dopoguerra,
l’ultra-liberista canadese e premio Nobel (conferito dalla Banca di
Svezia) Robert Mundell. Paradossalmente la teoria della «aree valutarie
ottimali» di Mundell viene richiamata proprio da coloro che denunciano
l’assurdità di una unione monetaria fra paesi troppo disomogenei (un
contributo all’e-book di Micromega Oltre l’austerità discute
questa tesi). Avendo forse questo in mente, Draghi ha pochi giorni fa
paragonato l’euro a un calabrone che deve ancora imparare a volare.
Mundell guarda con sufficienza a tale interpretazione: in verità l’euro
sta funzionando benissimo. Esso non è nato per unificare una Europa
solidale in una comune crescita sostenibile, ma per fare piazza pulita
dello stato sociale, diritti sindacali, regolazioni dei mercati e della
finanza, e tutela artistica e ambientale, tutto quello che, a suo dire,
gli ha reso la vita difficile durante i soggiorni nella propria
magnifica antica villa in Toscana.
Che dunque l’euro abbia condotto a una crisi epocale va benissimo. Tutto
subito non si poteva ottenere. La liberalizzazione dei movimenti di
capitale cum moneta unica ha portato a boom fittizi nella periferia
europea, ora indebitati verso i paesi forti. Questo consente ora di far
passare misure di contrazione fiscale e di riduzione dei diritti sociali
e sindacali prima inimmaginabili. Questo naturalmente vale anche come
ammonimento per i lavoratori dei paesi forti: che in Germania sindacato e
sinistra non si azzardino a ridiscutere quanto loro stessi hanno
implementato alla fine del secolo scorso.
Allora tutto torna. L’euro, come afferma Mundell, è il Reagan europeo.
L’irresolutezza europea, e quella italiana di Monti, è voluta: si
impedisce alla situazione di esplodere, mantenendola sul filo
dell’abisso per terrorizzare le popolazioni e assestare il colpo
definitivo alle conquiste del secolo scorso. Rimane solo da domandarsi
quando la parte maggioritaria della sinistra italiana farà la necessaria
autocritica per avere, in buona o cattiva fede, assecondato questi
disegni e, soprattutto, cosa dovrà mai accadere perché ritenga la misura
colma? Se non ora, quando?
giovedì 2 agosto 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Franco Cilli Hanno ucciso il mio paese. Quando percorro la riviera adriatica in macchina o col treno posso vedere chiarament...
da che parte la guardo, la vedo male..
RispondiElimina