L'invito Sallusti, uno dei dipendenti
di Berlusconi che si finge giornalista, a partecipare alla festa
dell'Unità, aldilà del cattivo gusto, assume una valenza più che
altro politica.
Sallusti è la garanzia della continuità del vecchio
regime, con le sue connivenze e i suoi accordi sotto banco (ricordate
le parole di Violante nel 1994 sulle garanzie a Berlusconi in merito alle sue
televisioni?). Dietro l'apparente autocertificazione morale insita
nell'invito a Sallusti, come a voler dimostrare “non siamo più gli
stalinisti di una volta che avrebbero fatto a pezzi il nemico
sconfitto”, si cela al volontà di e forse la necessità di
mantenere un legame di reciproca complicità, come garanzia di
continuità di un regime di privilegi e di affidabilità nei riguardi
delle istituzioni sovranazionali.
A pensarci bene anche la frase di Letta: "meglio votare Pdl che Grillo", è evocativa.
Qui non si tratta di democrazia e di
rispetto dell'avversario come vogliono farci credere, da che mondo e
mondo chi è alle dipendenze di qualcuno come mazziere esperto di
metodi Boffo, non si può definire un giornalista.
La discontinuità
con il vecchio si valuta anche dalla visibilità dei vari Sallusti
più o meno travestiti, che circolano nei vari salotti della
politica.
Nessun commento:
Posta un commento