sabato 4 agosto 2012

La politica al Bar dello Sport 3


Capisco che la soluzione non è semplice, ma credo che occorra cercare in tutti i modi la via dell’unità. Il caso è urgente e come recita il Manifesto dei beni comuni “ non c’è tempo”. Eppure come direbbe il buon Brecht, tanto per stare ai luoghi comuni culturali maggiormente noti, “è la semplicità che è difficile a farsi”. Sarebbe bello se si trovasse un comun denominatore fra tutte le forze che si oppongono ad una politica di aggressione dei diritti del lavoro e delle sue tutele, oltreché del bene comune, ma c’è sempre qualcosa nella politica dei buoni che va in un senso centrifugo anziché centripeto. La scomposizione sociale, con la produzione di differenti embrioni di pensiero e di visioni multiformi di società, costituisce una ricchezza in periodi di espansione del ciclo produttivo e permette una sintesi certo di migliore qualità del prodotto sociale e politico, ma nella fase in cui siamo, dove si deve conciliare la difesa del reddito con la crescita economica e con la salvaguardia delle risorse naturali, in un contesto di grave precarietà degli equilibri sociali ed ambientali, l’unità nell'emergenza e nella ricerca di soluzioni generali, è l’unica medicina possibile.
Cosa ci riserva il futuro politico? A ben guardare almeno due blocchi di consistenza imprevedibile nel fronte delle opposizioni al liberismo più sfegatato: il primo composto presumibilmente da Di Pietro, Ferrero, parti del sindacato non giallo e i movimenti come ALBA e chissà cos’altro e l’altro quello delle liste civiche, capitanante dai sindaci con De Magistris in testa. Ragionando secondo i criteri statistici da Bar dello Sport, queste formazioni potrebbero potenzialmente incamerare un 10-15 % del consenso elettorale. Se consideriamo più o meno la stessa percentuale anche a Grillo, potremmo raggiungere un 30% di consensi per un’area virtualmente antiliberista o meno marcatamente liberista (ammesso e non concesso che Grillo si possa inscrivere al club dei fautori di una politica economica non allineata). Tutto ciò escludendo la sciagurata ipotesi delle liste civiche come stampella del Pd e di SEL (quest'ultimo a quanto pare definitivamente uscito dalla compagine dei buoni). Sull’altro fronte si collocano le destre montiane, tatcheriane o semplicemente paracule. In pole position abbiamo l’alleanza Pd/Vendola con la fiche di Casini da usare come rilancio dopo le elezioni, che potrebbe attestarsi sul 20-25%.  Segue il blocco degli astensionisti al 20-25% anch'esso e della destra cialtrona berlusconiana o post berlusconiana con un 15-20%. E qui abbiamo una grossa incognita, perché se buona parte dei ceti sociali di riferimento di questa parte politica non si ritiene sufficientemente tutelata e garantita da Casini, potrebbe ricompattarsi attorno ad un asse ricostituito Pdl-Lega e altre briciole, a meno di un offerta più allettante alla Montezemolo, concedendo percentuali decisamente maggiori al partito di Berlusconi. Difficile, considerando la crisi che stanno attraversando berlusconiani e bossiani, ma dall'imbecillità di una bella fetta di italiani c'è da aspettarsi di tutto. Credo che nella loro profonda cialtronaggine e disonestà intellettuale, certi ceti sociali parassitari e para-delinquenziali italiani, malgrado il disastro berlusconiano, avrebbero ancora lo stomaco per una scelta siffatta, considerata come quella più garantista dal punto di vista degli interessi di determinate categorie, anche a costo di dover pagare lo scotto del dilettantismo politico e dell'ingovernabilità dello stato. Comunque lo scontro fra due destre: quella di Bersani e quella dei berlusconiani con le frattaglie della lega, potrebbe addirittura risultare provvidenziale per i benecomunisti e per la sinistra, lasciando un ampio margine ad una terza coalizione alla loro sinistra.
Sarebbe facile a questo punto dire che se si trovasse un accordo fra Grillo e la sinistra antiliberista con Di Pietro, si avrebbero grosse chance di vittoria, considerando che molti dei militanti di SEL e del Pd, con una compagine convincente e dai grandi numeri in campo, potrebbero cambiare bandiera e che molti indecisi e astensionisti potrebbero convincersi a scommettere sul cambiamento. Ma come si dice dalle mie parti: “troppa grazia Sant’Antonio”.

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