Tonino D’Orazio
Aver abbandonato la forza
popolare della democrazia da parte dei partiti tradizionali
antifascisti per una baracca-struttura tecnocrate ed autoritaria
europea sta spingendo le forze popolari di sinistra o di destra a
tentare di liberarsi dai vincoli strangolatori di Bruxelles. Chi non
ha capito può resistere, ma se il concetto è che questa Europa ha
portato, non solo con l’euro, allo sfacelo dello stato sociale,
alla disperazione di intere generazioni, all’abbandono di un
possibile benessere o giustizia sociale, prima o poi dovrà fare i
conti con la storia.
In tutte le elezioni
nazionali di questi ultimi due anni in Europa abbiamo da una parte
due terzi dei partiti (direi in una ideologia condivisa nella
pratica), non dell’elettorato però, contro un terzo di cittadini,
“né di sinistra, né di destra”, come se questi ultimi fossero i
“conservatori” del disastro attuale e futuro. In realtà passano
per garanti ma per l’altro terzo, più il 50% dei cittadini non
votanti (in vari paesi), magari passano per traditori e svenditori
del popolo e della nazione. Sì, della “nazione” perché l’aver
introdotto la guerra economica ha fatto sì che una nazione stia
comandando le altre, facendo risorgere in queste ultime rigurgiti di
nazionalismo comprensibili. Bisogna ragionare freddamente su quel che
sta avvenendo e cercare di non fare solo il tifo. Tutto il
Mediterraneo è in fermento. E le elezioni europee sono vicine.
La Germania sta perdendo
la sua terza guerra europea di egemonia, e il virus è anche al suo
interno. Vedremo in ottobre, perché anche da loro non è oro tutto
quel che luccica. Sta crescendo in modo esponenziale un nuovo
partito, Alternative für
Deutschland , che molto
probabilmente supererà anche lui il 25%. E sono proprio i
socialdemocratici che pur avevano garantito un welfare invidiabile e
condiviso a limarlo un bel po’ alla volta, in accordo con la Merkel
e la scelta del Sindacato unico di salvare i posti di lavoro
diminuendo i salari, man mano la disoccupazione avanza, con la
dimostrazione che non ha funzionato e che c’è la fregatura.
La Grecia non conta, la
Spagna, il Portogallo, Cipro, l’Austria, la Slovenia, la Olanda, il
Belgio, gli ex paesi dell’est e anche l’Italia non contano nulla.
Ma la Francia sì, parecchio.
Il Front National di Le
Pen sorpassa il Partito Socialista nei sondaggi per le elezioni
europee, salendo al primo posto. Sostituendosi ai socialisti in
alcune ultime amministrative. E Marine Le Pen è pronta. Il leader
del FN ha affermato che nel caso vincesse le elezioni e andasse alla
guida della Francia, il suo obiettivo sarà distruggere l’ordine
esistente dell’Europa e forzare la rottura dell’Unione monetaria.
“L’Europa è solo un grande bluff. Da un lato c’è l’immenso
potere dei popoli sovrani e dall’altro lato solo alcuni
tecnocrati”. Miseri e venduti alle banche americane.
Alla domanda se lei
intendesse ritirare immediatamente la Francia dell’euro, ha
risposto: “sì, perché l’euro blocca tutte le decisioni
economiche. La Francia non è un paese che può accettare la tutela
di Bruxelles”. Il suo primo ordine una volta all’Eliseo, sarà
l’annuncio di un referendum sull’adesione all’UE. Vedremo
quanti deputati manderanno al Parlamento europeo. Nelle ultime
elezioni le “cinture rosse operaie” intorno a Parigi sembravano
d’accordo. Almeno la classe operaia bianca francese, abbandonata
dai socialisti “frou-frou” del mite Hollande. (da Le
Monde diplomatique)
Ho già detto in
precedenti articoli della Gran Bretagna dove il partito
anti-europeista di Nigel Farace ha appena ottenuto il 23% (era al 3%
cinque anni fa) alle amministrative a livello nazionale, spingendo la
destra dei conservatori di Cameron al governo a chiedere anche loro
un referendum sull’uscita, non dall’euro perché non sono mai
voluti entrare, ma dall’Unione, iniziando dalla feroce discussione
sul bilancio. Basta andare su You tube e ascoltare il suo
ultimo intervento al Parlamento europeo.
In Italia le ultime
piazzate di Savini della Lega Nord contro l’Europa indica che la
campagna elettorale europea è iniziata, in modo fortemente
autonomista e contro. Lo stesso M5S, nel suo programma propone il
referendum per una uscita dell’Italia dall’euro. Oggi,
politicamente, rappresentano il 27% dei votanti, ma non è detto che
gli astensionisti non tornino a votare secco contro questa Europa con
una proposta che, sbagliando, molti già chiamano “populista”. In
psicologia l’espressione della volontà popolare è il voto su base
prevalentemente istintiva, soprattutto di coloro che risultano
indecisi o che non rispondono ai sondaggi. Le motivazioni profonde
che determinano la “profezia del vincitore annunciato” sono
legate all’aspetto istintivo che è in noi. Al fatto che è certo
più piacevole fare parte di quelli che stanno vincendo piuttosto che
dei perdenti, all’idea che se tutti stanno andando verso quella
direzione forse là c’è la soluzione ai nostri problemi. Questa
volta la realtà è che nella direzione della “maggioranza
contrattata” i problemi delle persone e delle famiglie si stanno
moltiplicando. Non so se ulteriori iniezioni di elementi di paura
saranno sufficienti Il baratro c’è comunque o cadendoci o
scivolandoci al rallentatore.
Quanti deputati
invieranno al Parlamento europeo i francesi? Quanti greci, quanti
spagnoli, quanti tedeschi, quanti inglesi vi andranno in funzione
anti questa Europa? Quanti italiani? Che terremoto politico
annunciato rappresenteranno nei propri paesi?
Se il Parlamento europeo
potrà legiferare per tutti, allora l’Europa dei popoli potrebbe
fare un passo avanti. Ma bisogna rivedere il Trattato di Lisbona e
ricondurre Maastricht dalla monetaria alla politica.
Abolire quindici anni di
prepotenza dei “poteri forti”. Operazione oggi impossibile. Ma se
l’Europa è questa baracca-gabbia disastrosa tutti cercheranno,
prima o poi, di uscirne, che siano proposte di destra o di sinistra,
o di “popolo” inserito in un “riprendiamoci la libertà”.
Quest’ultima è una espressione più potente di qualsiasi
programma, nel bene e nel male.
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