di Giorgio Cremaschi
La campagna contro le cosiddette bufale della Rete è la reazione in
malafede di tutti i poteri politici, economici, militari,
dell'informazione, che temono di perdere il loro monopolio della verità.
Certo sulla rete viaggia di tutto, anche invenzioni e fesserie, ma
nessuna di queste "bufale" ha mai superato il controllo e la
contestazione della rete stessa. Perché nella rete ci sono milioni di
persone in carne ed ossa che contribuiscono alla sua funzione critica, a
volte pagando di persona proprio per questo.
Al contrario le
falsità del palazzo sono sempre state sostenute ed amplificate dal
sistema dei mass media e dagli intellettuali complici, con danni
drammatici per tutti noi. Ricordate il segretario di Stato di Bush,
Colin Powell, mostrare all'ONU, nel febbraio 2003, la fiala che avrebbe
dovuto contenere le prove delle armi chimiche di Saddam Hussein? Era un
falso voluto dal governo USA per giustificare l'invasione dell'Iraq.
Tutti i governi occidentali, tutti i massmedia, tutti i commentatori dei
grandi giornali, fecero propria questa colossale menzogna e gli USA
scatenarono quella guerra che ancora oggi fa strage ovunque, da ultimo
nelle discoteche di Istanbul.
Per anni il regime della grande
finanza internazionale ha potuto presentare i suoi più sfacciati
interessi e affari come una necessità comune. E questo grazie a quella
stessa propaganda che esaltava la guerra come strumento di esportazione
della democrazia.
Mentre l'Unione Europea distruggeva ovunque lo
stato sociale e sottoponeva la Grecia ad una dittatura coloniale, tutto
il regime mediatico vantava la bellezza dell'europeismo. Le élites
politico economiche hanno potuto nascondere il loro dominio sulle nostre
vite presentando il loro potere come la più nuova e moderna delle
democrazie. Per anni il dominio della bugia a reti unificate ha
determinato i passaggi fondamentali delle nostre società, fino a che ad
un certo punto la macchina del consenso si è inceppata. La crisi è nata
dal divario enorme e crescente tra la propaganda ufficiale ed i
risultati reali. La guerra che doveva liberarci dal terrorismo lo ha
importato nelle nostre città, la crisi economica sempre più pesante e
discriminatoria nei suoi effetti, ha mostrato la vacuità degli inni alla
ripresa.
La rete non ha prodotto nulla di proprio, ma ha
registrato e diffuso la crescente insoddisfazione di massa e reso sempre
più insopportabili e ridicole le bugie di regime. Il sistema di
propaganda ufficiale è diventato meno credibile, e dal referendum greco a
quello sulla Brexit, dall'elezione di Trump alla vittoria del NO in
Italia, ha potuto solo registrare pesanti sconfitte. I pronunciamenti
popolari sono stati diversi, opposti anche, ma in comune hanno avuto il
rifiuto e persino il dileggio delle bufale della propaganda dei governi
e del mondo degli affari.
È questa sconfitta che ha indotto i
poteri forti, i signori della propaganda e i loro servi sciocchi a
lanciare la campagna per il controllo della rete. Da noi il massimo
della sfacciataggine lo ha toccato la presidente della Camera in piena
campagna referendaria. Mentre tutte le TV e il 98% dei giornali
sostenevano fanaticamente il SI, Boldrini ha convocato un convegno per
denunciare i rischi per la democrazia provenienti dalla rete. Poi, dopo
il presidente dell'antitrust che avrebbe ben altro da fare, anche il
presidente Mattarella ha auspicato un controllo sulla comunicazione in
internet.
Vorrebbero che la rete funzionasse come la Rai, Mediaset,
Sky, o come quasi tutti i quotidiani, vorrebbero che la rete fosse cosa
loro.
Tutti questi censori, da quelli di casa nostra a Obama al
Parlamento Europeo, non vogliono capire che la loro verità è andata in
crisi non per colpa della rete, ma perché troppo lontana dalla realtà.
Cercando di imbrigliare nei loro giochi la rete, essi dimostrano
soltanto di non aver capito nulla della crisi attuale e di voler
continuare con le politiche disastrose sin qui seguite, cercando solo di
silenziare il dissenso. Le élites hanno trasferito nella comunicazione
la loro campagna contro il populismo. Per loro è populista tutto ciò che
non accetta il loro potere ed è contrario ad una corretta informazione
tutto ciò che smentisce le loro verità.
La rete non è il paradiso
della libertà, anzi anche lì bisogna lottare perché le verità nascoste
emergano, ma il regime della bugia che ci ha finora governato non
tollera neppure parziali spiragli di luce e vuole controllare tutto.
Per questo bisogna dire a questi imbroglioni: giù le mani dalla rete!
martedì 3 gennaio 2017
IL REGIME VUOLE IL MONOPOLIO DELLE BUFALE. GIÙ LE MANI DALLA RETE!
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