di Carlo Formenti da Micromega
Meno male che c’è il compagno Xi Jinping: questo il mantra che
politici, giornalisti e intellettuali europei recitano in coro dopo il
discorso del presidente cinese a Davos. L’uomo che fino a ieri
dipingevano come l’incarnazione del peggiore totalitarismo, oltre che
come il più pericoloso concorrente nella corsa all’egemonia sui mercati
globali, è improvvisamente divenuto il loro eroe, il campione delle
leggi della libera concorrenza contro l’usurpatore Trump, la
“traditrice” Theresa May e il principe del male Vladimir Putin.
Quale migliore prova del fatto che le litanie sulla democrazia delle
élite occidentali non sono (né sono mai state) altro che una maschera
dietro la quale nascondono i loro obiettivi di dominio politico ed
economico sul resto del mondo? Il guaio dell’Europa è che, per lei,
questi obiettivi, malgrado la potenza della locomotiva tedesca che guida
manu militari il trenino Ue, possono essere realizzati solo sotto lo
scudo della leadership politica e militare degli Stati Uniti, per cui
ora, di fronte alla svolta anti europea e anti Nato di Trump, gli
alleati del Vecchio Continente sono letteralmente in preda al panico, al
punto da ammettere quello che da decenni vanno dicendo i critici
marxisti del neoliberismo, cioè che il divorzio fra capitalismo e
democrazia è fatto compiuto da almeno trent’anni. Quanto era già stato
chiarito con la riduzione della Grecia a paese semicoloniale, culmine di
un processo di espropriazione della sovranità popolare e nazionale a
danno di tutti i popoli europei, viene ora ribadito con la nomina del
tiranno Xi Jinping a campione del nuovo ordine globale contro la marea
“populista”.
Ma a Davos c’è stato un altro acting out: in un empito di
resipiscenza “buonista” i cacicchi che guardano il mondo dall’alto hanno
riconosciuto che le batoste politiche subite nell’ultimo anno sono
l’effetto collaterale dei livelli intollerabili di disuguaglianza che
loro stessi hanno contribuito a creare: qualche mese fa si era detto che
i 62 uomini più ricchi del pianeta possiedono la metà delle risorse
mondiali, ora abbiano saputo che per realizzare il record ne bastano
otto! Tutta brava gente, beninteso, dedita alla beneficienza nei
confronti dei miliardi di pezzenti che lottano per sopravvivere ai loro
piedi. Peccato che la beneficienza non basti più e che l’incazzatura
cominci a montare dal basso; e peccato che non bastino più nemmeno le
professioni di correttezza politica, come se le concessioni di diritti
individuali e civili e l’adozione di un linguaggio pseudo femminista,
“tollerante” e benevolente verso tutte le forme di diversità non fosse
più in grado di far dimenticare le pratiche criminali di liquidazione
dei diritti sociali che le classi subordinate avevano conquistato a
costo di dure lotte.
Così, correndo qua e là come un branco di scarafaggi colti
dall’improvvisa apparizione di piedi umani minacciosi, politici,
finanzieri, imprenditori, accademici, giornalisti si agitano e corrono
alla ricerca di un mobile sotto cui infilarsi e anche la credenza cinese
diventa promessa di porto sicuro.
A fare tristezza è il fatto che in quel branco di insetti troviamo
anche diversi (per fortuna non tutti) esponenti di una “sinistra
radicale” che, più che di tradimento, appare colpevole di idiozia:
incapace di leggere la natura politica (crollo sistemico di consenso e
legittimazione) più che economica della crisi in corso, incapace di
riconoscere la rabbia popolare e di assumerne la direzione (oggi in mano
al populismo di destra, con poche eccezioni come quelle di Podemos in
Europa e dei regimi bolivariani in America Latina), incapace di capire
che solo lottando per riconquistare la sovranità popolare e nazionale si
possono creare le condizioni di una riscossa delle classi subalterne,
insegue improbabili progetti di riforma di una Europa agonizzante in
cerca di nuovi protettori. Non è la lezione del tiranno antioperaio Xi
Jinping che dovrebbe ispirarci la Cina, bensì la saggezza del vecchio
detto maoista “bastonare il cane che affoga”.
giovedì 19 gennaio 2017
Davos, il tiranno Xi Jinping campione del nuovo ordine globale contro la marea “populista”
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Franco Cilli Hanno ucciso il mio paese. Quando percorro la riviera adriatica in macchina o col treno posso vedere chiarament...
Nessun commento:
Posta un commento