venerdì 1 agosto 2008

The Dark Knight - Batman: forse un dilemma di troppo per il roditore volante -

Batman: forse un dilemma di troppo per il roditore volante

I fedeli più duri e puri di Batman hanno sempre storto il naso di fronte alla ridefinizione estetica che il cinema ha compiuto sulla pelle del loro eroe. In particolare, è sembrato un vero insulto che, sin dal primo film (quello di Tim Burton del 1989) sia stata esclusa dal quadro la calzamaglia grigia caratteristica del fumetto, per lasciar posto a una corazza rivestita di lattice (più in linea con l'estetica gotica di Burton).


Certo, i fedeli hanno le loro ragioni. Ma è una parola riuscire a filmare una cosa del genere.
La cosa non riguarda solo Batman. Avremmo potuto avere un Wolverine in giallo.
A mio modesto avviso, la scelta fu inevitabile. Quanto all'impostazione narrativa, be', indubbiamente l'occhio fiabesco di Burton è impagabile, ma personalmente ho trovato Christopher Nolan più appetibile. Dalla fiaba ottocentesca, scintillante di vetri oscuri e merletti neri, precipitiamo nel tagliente e abbacinante frullato tra saghe millenarie su eroi dal cupo destino di pharmakoi e irriconciliabili dilemmi novecenteschi, morali etici e politici. E molta azione in più.
Stranamente, rispetto a Batman Begins, in questo film l'uomo pipistrello non sembra affatto il super-ninja del primo Nolan (anche dopo l'”alleggerimento” della corazza), richiamando piuttosto l'inesorabile pistonatore dei primi capitoli della saga.
Le lacerazioni etiche, invece, esplodono e si disseminano per tutto il racconto. Anche troppo.
Già l'antitesi caos-ordine (evocata dall'apparizione del Joker) sarebbe bastata a reggere il peso della storia. Ma abbiamo anche il groviglio esistenziale dell'eroe-non eroe e il suo rapporto con la collettività, il senso della giustizia e la morale della plebe (eccola!); di conseguenza il tragico dilemma dell'eroe borghese (Harvey Dent), posto letteralmente di fronte alle due facce del conflitto civile, l'ordine costituito sarà sostanziale o solo l'ingannevole e futile abbellimento di una giungla spietata? Il che ci porta anche all'indignazione di Lucius di fronte al Grande Fratello ideato da Bruce Wayne: a che prezzo la sicurezza, troppo potere per un uomo solo, qui custodiet ipsos custodes, eccetera eccetera...
Troppi arrosticini sulla brace.
Tuttavia, The Dark Night resta un racconto straordinario. Soprattutto, è ovvio, per la figura creata da Heath Ledger. Con la morte di questo attore, abbiamo perso la possibilità di vedere di nuovo, in un prossimo volume della narrazione visiva di Batman, questa mefitica mutazione del briccone divino, questo doloroso agente del caos, questo affabulatore all'arma bianca...
Questo Joker.

Domenico D'Amico


Nota a margine – A suo tempo desistetti dalla visione della serie Dawson's Creek per due ragioni: primo, si collocava nel filone dei telefilm che, piuttosto che narrare, vogliono insegnare come si vive (soprattutto, è ovvio, ai ggiovani); secondo, le protagoniste femminili (Katie Holmes e Michelle Williams) sembravano reduci da una rissa che avesse provocato loro terribili lesioni, rigonfiamenti e deformità a cranio e faccia.
Detto questo, Katie Holmes (che ha tutta la mia comprensione per la sua attuale, miserevole situazione) in Batman Begins faceva comunque la sua porca figura.
E invece, in The Dark Night, abbiamo grandinate di erotismo incandescente (o gelido) eruttate dalle figure maschili, e una Rachel che irradia l'aura sensuale di un estintore non revisionato (no, non ho dimenticato Secretary).
Whatever.

Nessun commento:

Posta un commento

Il racconto truccato del conflitto previdenziale

di Matteo Bortolon da Il Manifesto   Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...