mercoledì 22 ottobre 2008

Scienza precaria

Quello di Prasher è un aneddoto curioso e interessante. Non c'è un insegnamento che si possa trarre da questa storia, se non che la realtà alle volte riproduce la struttura delle favole. Secondo uno schema proppiano, Prasher adesso dovrebbe tornare, vendicarsi dei nemici e sposare la principessa. È difficile che questo accada, staremo a vedere.
fluorescenza
Qualche giorno fa il New York Times pubblicava un curioso articolo in cui veniva celebrata la figura di Douglas C. Prasher, scienziato che ha isolato il gene di una medusa che produce una proteina fluorescente. A questa ricerca  di Prasher hanno in seguito attinto Roget Tsien e Martin Chalfie, che si apprestano a ritirare il premio Nobel per la chimica.

Si badi: non si tratta di un caso di plagio. Il nostro Prasher ha lavorato regolarmente con Chalfie, firmando i propri articoli, e ha fornito un contributo fondamentale e indiscusso al filone che porterà in seguito Chalfie e Tsien al Nobel.

Ciò che invece stupisce e fa notizia è che Prasher attualmente lavora come autista presso un rivenditore di auto in Alabama guadagnando, a 57 anni, 10 dollari l'ora. Ovviamente ai giornalisti non può sfuggire la sproporzione clamorosa tra i 450 mila dollari del premio Nobel che aspettano Martin Chalfie e la dura giornata lavorativa dell'autista Douglas Prahser.
Ma se i giornalisti hanno bisogno di fatti freschi, da cogliere con tempismo, capaci di produrre una rapida folata di stupore o di indignazione, chi riflette da anni sul general intellect dovrebbe approfittare dell'occasione per intuire la trama di significati nascosta dietro  "l'uomo che morde il cane". Il caso Prasher, inutile dirlo, non è né nuovo né particolarmente sconvolgente, la storia della scienza è costellata di episodi analoghi, in cui figure che hanno dato contributi essenziali alla ricerca sono state ignorate o neglette.
L'analogia che viene più facilmente alla mente, qui in Italia, è quella tra il caso di Prasher e quello dell'assistente di laboratorio che scoprì quel sistema di istofluerescenza che, in seguito, valse il Nobel per la medicina a Camillo Golgi (1905). Del resto molte autorevoli persone che si sono occupate di storia della scienza, da Stephen J. Gould a Bruno Latour, hanno sottolineato più volte come la scoperta sia di solito l'esito di circostanze assai più complesse di qualsivoglia "lampo di genio" di questo o quello scienziato.

Se dunque ciò che si nota e colpisce prima facie è l'ingiusta sproporzione tra il destino di Prasher e quello di Chalfie e Tsien, ciò che incuriosisce il lettore più posato e riflessivo è invece il fatto che un personaggio del genere sia rimasto senza fondi. È possibile che un talento del genere, una simile risorsa, venga trascurata e sciupata in questo modo? E come spiegare che un Prasher non è riuscito a trovare (almeno) un mestiere vicino ai suoi interessi e alle sue competenze?

In questi giorni di schermaglie su ricerca e finanziamenti domande di questo genere incuriosiscono e fanno rifilettere. Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, se qualche varietà nostrana di Prasher possa nascondersi dietro il ghigno del conducente dell'autobus o dietro la voce della telefonista del call center dell'assistenza auto.

Il fatto è che in Italia per pubblicare a livello Prahser si deve essere figure istituzionali, ed è molto raro che una figura istituzionale possa trovarsi fuori del circuito dei garantiti. Nei fatti un caso Prasher in Italia difficilmente potrebbe verificarsi: se esistesse un Prasher sarebbe titolato, istituzionalizzato e garantito, se non lo fosse non sarebbe in grado di fare ricerca a un livello così alto.

In un certo senso si può arrivare a dire che da noi un caso Prasher è molto improbabile, se non impossibile.

La cosa si spiega con il fatto che negli USA, crisi economica o meno, le fondazioni sono capaci di creare un circuito parallelo a quello delle università. Per cui si possono incontrare persone molto titolate ma non per questo garantite, come appunto Prasher. Gente che ha lavorato su progetti a termine e, quando sono finiti i fondi, ha dovuto arrangiarsi.

Dunque non ci sono talenti nascosti dietro l'autista del pulman o la telefonista? In realtà i talenti molto probabilmente ci sono, ma non sono in condizione di arrivare dov'è arrivato Prasher. La questione sarebbe allora chiedersi come individuarli. Non è un discorso utilitaristico o strumentale: Prasher s'è dichiarato contento di aver fatto quel che ha fatto e non ha manifestato invidia o risentimento nei confronti dei suoi più fortunati colleghi.
Un atteggiamento, il suo, per certi versi anche comprensibile: lui, almeno, può dire di non aver fatto l'autista tutta la vita. Sul piano della soddisfazione personale può affermare che i suoi geni di medusa sono stati all'origine di consistenti progressi nella ricerca. Ma i nostri Prasher? Quelli che hanno studiato neutroni e neutrini e finiscono con il passare la loro vita in un call center?

Le meduse fluorescenti avrebbero potuto perfino estinguersi, e nessuno in quel caso avrebbe potuto catturarne gli affascinanti misteri.
Perfino i nostri scienziati mancati sono, a ben guardare, un po' come le meduse fluorescenti. La loro luminescenza è in via di estinzione.
Riuscire a coglierne i bagliori nascosti è un rompicapo affascinante. Come scrisse un poeta: «il tenue bagliore strofinato laggiù non era quello di un fiammifero».

Rattus

da Rekombinant

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