lunedì 6 ottobre 2008

Saperi: per una razionalizzazione del sistema di ricerca

Pubblichiamo volentieri l'intervento che il  Prof. Sensi, docente e ricercatore nel campo delle neuroscienze, ha tenuto nell'ambito di una Conferenza Programmatica del partito della rifondazione Comunista, tenutasi a Pescara e intitolata: " Il Cantiere del Programma". La conferenza era suddivisa in due distinte sezioni: " saperi" ed "ambiente e territorio".



PER UNA RAZIONALIZZAZIONE

DEL SISTEMA RICERCA


Stefano Sensi, docente Università G. d’Annunzio e University of California-Irvine

Echeggio le proposte del gruppo 2003 che in larga parte contengono un’analisi condivisibile ed una terapia adeguata per il sistema “ricerca” italiano



1) Meritocrazia e valutazione

Il primo punto riguarda la spinosa questione della meritocrazia, parola oggi di moda, verso cui abbiamo sempre avuto una comprensibile allergia, ma che deve essere ri-considerata in maniera razionale e senza pregiudizi. Come messo in evidenza dal gruppo 2003, i ricercatori capaci e motivati hanno in Italia forti difficoltà a svolgere il proprio lavoro in quanto i criteri su cui si basano avanzamenti di carriera ed autonomia gestionale sono legati in maniera prioritaria ad anzianità o l'appartenenza a gruppi di potere (accademico, politico, eccetera). Si tratta dunque di introdurre un criterio meritocratico in maniera però ponderata.  Il criterio meritocratico infatti non regge se non ci realizzano due condizioni fondamentali:

A)     Indipendenza e trasparenza della valutazione tramite l’azione di agenzie e organismi terzi. In Italia, il sistema gerontocratico e paternalista che controlla la ricerca controlla anche se stesso in palese conflitto d'interesse. A livello internazionale sono invece in vigore criteri razionali per permettere una valutazione obiettiva: citazioni, fattore di impatto, brevetti venduti, finanziamenti competitivi da sorgenti di finanziamento pubblico o privato. Si tratta dunque di usare gli strumenti disponibili per valutare i singoli e le istituzioni (istituti, dipartimenti, facoltà, università, enti di ricerca pubblici e privati), premiando chi opera bene, prendendo misure correttive per chi opera in condizioni di difficoltà e/o inefficienza ed infine penalizzando chi persevera in condotte basate su criteri nepotisti e poco trasparenti.

b)      Competizione alla pari. Competere è lecito (anche se un grosso impulso, vd sotto, dovrebbe essere parimenti dato alla collaborazione) quando lo si può fare davvero. La competizione è efficace quando si mettono i potenziali competitori in grado di farlo sul serio. Il principio sacrosanto di premiare chi si impegna deve trovare una sua ricomposizione con la necessità di far partire tutti allo stesso punto. È fondamentale che si potenzino i finanziamenti per rendere realmente operativi i centri di ricerca, i nuovi soggetti (giovani), ed i nuovi gruppi di ricerca. Oggi è molto difficile per un giovane ricercatore svilupparsi in Italia come scienziato indipendente. La scarsità di fondi, l'incertezza e le caratteristiche dei meccanismi di finanziamento privilegiano, nel migliore dei casi, gli scienziati affermati, responsabili di grandi gruppi.



2) Autonomia e responsabilità dei singoli e delle istituzioni

Autonomia. Come giustamente indicato dal Gruppo 2003 “L'autonomia, la competizione e la collaborazione, a livello dei singoli e delle istituzioni, costituiscono i cardini di ogni sistema di ricerca moderno”. Come accennato nel punto 1 il criterio gerontocratico del sistema Italiano sbarra le porte soprattutto ai giovani che hanno grande difficoltà a gestire autonomamente fondi e gruppi.  Un sistema efficace dovrebbe incentivare l’ elargizione di fondi dedicati a gruppi e ricercatori giovani.

Responsabilità. Uno dei punti di forza del sistema anglosassone è il principio dell’accountability. Ciascuno, a qualsiasi livello (gruppo, dipartimento, vertici accademico istituzionali), si rende responsabile delle scelte fatte. Verifiche condotte da organismi terzi, con scadenze triennali,  assicurano la bontà ed efficacia di quanto fatto. Gestioni efficaci e trasparenti vengono premiati, comportamenti nepotisti e corrotti no. Le istituzioni scientifiche sono facilmente valutabili usando i criteri elencati sopra. È importante indurre una rivoluzione dei costumi che permetta di mettere in chiaro che nessuno è “sopra la legge” e che scelte fatte con criteri al di fuori del merito (anzianità, clientela, parentela) hanno entro tempi brevi gravi conseguenze sul livello di finanziamento e sull'esistenza stessa del dipartimento, dell'università o dell'ente di ricerca.



3) Flessibilità

Anche qui l’analisi del gruppo 2003 è ampiamente condivisibile “Il sistema di ricerca Italia è caratterizzato da estrema rigidità, antitetica ad un sistema efficiente e produttivo. Scarsi sono i livelli di mobilità all'interno delle istituzioni pubbliche o fra istituzioni pubbliche e private e spesso questi rispondono più a criteri di aggiustamento interno che non a politiche di ricerca fatte da istituzioni autonome e responsabili”.

Il sistema universitario italiano vive di un paradosso. Una sorta di legge del tutto o nulla.  I “giovani” ricercatori vengono mantenuti in una sorta di limbo e precariato (con stipendi di 800-1000 euro al mese) che si protrae spesso ben oltre i 35- 40 anni (un’età in cui in altri sistemi si è spesso in posizione di piena autonomia gestionale). Qualora arrivi però l’assunzione tutto si ribalta, non ci sono criteri razionali di valutazione e chi fa prende o va avanti tanto quanto chi si impegna poco o nulla. Una possibile soluzione viene offerta dal modello anglosassone ed americano in particolare, dove anche avere “il posto fisso”, la cosidetta tenure, garantisce un reddito fisso che può però essere incrementato a seconda del lavoro svolto. Un ricercatore americano può infatti integrare il proprio salario con finanziamenti da lui ottenuti per progetti competitivi (grants), in una condizione in cui lo Stato (attraverso agenzie come NIH-National Institutes of Health, DOE-Department of Energy, NSF-National Science Foundation, MRC-Medical Research Council, NASA, eccetera) offre sorgenti di finanziamento affidabili e costanti. Nel sistema americano, vengono anche previste misure di sicurezza per cui chi per motivi vari esce dal giro dei finanziamenti pubblici viene messo in condizione, tramite l’elargizione di bridge funds istituzionali, di mantenersi competitivo e rimettersi in pista.  



4) Massa critica e collaborazione

In generale, la ricerca scientifica in aree altamente competitive richiede massa critica. Massa critica significa strutture di grandi dimensioni, condivisione di apparecchiature sofisticate e costose, banche dati e sistemi informativi efficienti, processi moderni, servizi di base, eccetera; ma anche la costituzione di centri in cui la maggior parte dei cervelli abitino sotto lo stesso tetto e siano messi in condizione di interagire quotidianamente sia livello scientifico (seminari,  journal club, ecc.) ma anche informale (mense ed attività ricreative che permettano di incontrarsi e discutere al di fuori del laboratorio). La parcellizzazione non paga e non serve una pletora di minuscoli istituti di bassa qualità.

Collaborazione. I grossi successi di progetti collaborativi come quelli di fisica ed astrofisica ma anche di progetti come Linux indicano che una parte fondamentale di una ricerca scientifica e di una produzione di sapere che si basi su criteri di efficienza ed efficacia vede come ineludibile la condivisione della conoscenza. E necessario  implementare a tutti i livelli quel concetto di open source che permette di evitare lo spreco di risorse umane e finanziarie in progetti paralleli e ridondanti.



5) Il reclutamento dei cervelli: per un sistema aperto

La mobilità costituisce un elemento essenziale della ricerca scientifica.  Critico il discorso del "rientro dei cervelli" ma soprattutto la possibilità di una libera migrazione dei ricercatori all’interno di networks nazionali ed internazionali. Un sistema aperto dovrebbe attrarre ricercatori, italiani e non, nella fase di massima creatività e produttività, offrendo condizioni che consentano loro di esprimersi. Si dovrebbe inoltre penalizzare, pratica questa comune negli USA, il reclutamento interno onde evitare che i laureati interni perpetrino visioni  e pregiudizi dei propri “maestri”. Bisogna evitare che si sviluppino “scuole” in cui i ricercatori anziani condizionano anche culturalmente le scelte e punti di vista dei più giovani (talvolta, visti i livelli di nepotismo, persino fra essi legati da parentela). Si dovrebbe anche favorire lo sviluppo di politiche immigratorie a favore di ricercatori che vengano da aree disagiate. Si tratta spesso di giovani estremamente motivati che possono arricchire il nostro asfittico panorama nazionale.



6) Il finanziamento

Come indicato dal gruppo 2003 “Finanziare la ricerca non è un lusso ma una necessità. Solo una classe dirigente miope non si rende conto che la ricerca (insieme all'istruzione) è il pilastro su cui si costruisce il futuro e la prosperità di un Paese. Il nanismo industriale italiano deriva, oltre che da altri fattori, dalla nostra storica incapacità di costruire sistemi industriali complessi e globali, alimentati dall'innovazione quale fattore propulsore dello sviluppo”.

Una necessità critica è quella di chiedere con forza un aumento significativo, programmato, non episodico del finanziamento statale, ma anche una radicale revisione dei criteri di valutazione delle proposte e dei progetti di ricerca. Ad oggi vige in Italia una vera cupola gerontocratica che controlla in maniera capillare l’esiguo flusso dei finanziamenti. Una vistosa anomalia è data dalla pressoché totale assenza di grants individuali. Tutto avviene tramite il finanziamento di progetti multicentrici, le cosidette “cordate”. In questa maniera i soldi vengono presi dai soliti noti e lo spazio per ricercatori giovani e/o fuori dal giro è nullo. Per capire quanto grave è la situazione quanto forte sia la richiesta potenziale di fondi individuali per giovani , si può considerare quanto è avvenuto in risposta al bando europeo nella call IDEAS. Si trattava di un’opportunità di finanziamento per progetti individuali gestiti in maniera indipendente da giovani ricercatori a inizio carriera. La comunità Europea si era attrezzata per qualche centinaio di proposte: ne sono arrivate poco meno di 10.000.



10 Proposte in breve del gruppo 2003



   1. Non più promozioni per legge o comunque mascherate come concorsi dedicati.

   2. Valutazione da parte di esperti indipendenti, anonimi, internazionali (peer review) per progetti, finanziamenti e carriera.

   3. Valutazione delle istituzioni, dei laboratori e dei centri di ricerca, usando anche strumenti quali site visits e su questa base dosare il finanziamento pubblico.

   4. Accesso anche per giovani ricercatori a finanziamenti, su progetti valutati, da gestire in autonomia.

   5. Mercato del lavoro affidabile che consenta mobilità, retribuzioni adeguate e percorsi di carriera.

   6. Scelte politiche strategiche sulle priorità della ricerca.

   7. Programma di attrazione di ricercatori dai Paesi meno sviluppati.

   8. Incentivi fiscali all'industria per investimenti in ricerca.

   9. Facilitazioni fiscali per le donazioni a università, istituti o enti di ricerca.
  10. Otto per mille alla ricerca.

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