Mi scusi se insisto Prof. Rodotà, ma
credo che occorra darsi una mossa e dare una messa a punto ai
paradigmi. Così non va, glielo detto e glielo ripeto. Così non va.
Ho letto il suo intervento dal titolo “ l'agenda politica che serve
al paese”. Se l'astrazione fosse un programma politico e i discorsi
generici una panacea, saremmo a cavallo. Ma così non è. Se è vero
come è vero che la situazione è grave, e che viviamo in seno ad un
corpo sociale martoriato e malfermo sulle gambe, tale da farci
presagire l'imminente tragedia, occorre qualcosa di più che
dichiarazioni di intenti così pregevoli e allo stesso tempo di così
poca sostanza.
Tempo fa scrissi della politica italiana come fonte di “learned helplessness”, cioè di un sentimento che
annulla ogni aspettativa positiva dell'azione, condannata ad un'inevitabile
fallimento qualunque siano le intenzioni o la perizia, con il
risultato di una profonda e insanabile depressione. Ecco la
situazione italiana è questa, e a nulla vale esorcizzare il male con
parole come gattopardismo. Lei però con le sue parole non mi è di alcun conforto e mi da l'idea
di non volere uscire dalle paludi di un politicismo d'antan,
giustificandosi con l'alibi
della prudenza e della ponderazione. Cambiare registro. Oggi più che
mai il decisionismo e il parlare chiaro sono la chiave della
strategia. Dica semplicemente: faccio parte di una classe
intellettuale che vuol prendersi la briga di cambiare l'Italia per cambiare l'Europa e faccio a
tutti questa proposta per un governo del paese, ecc. ecc.
Occorre-
metaforicamente parlando- una chiamata alle armi, la formazione di un
esercito compatto, ramificato sul territorio, con sue casematte e
suoi sottufficiali, che si arruolino non per avidità, ma per
l'ideale. Mi creda non voglio qui rispolverare un elitismo d'accatto
ed eleggere lei quale “Custode della Costituzione”, ma da che
mondo e mondo le masse hanno bisogno di chi gli mostri la via, perché
altrimenti non possono fare altro che girarsi attorno e accontentarsi
della mera sopravvivenza, limitandosi tuttalpiù ad inseguire sogni,
anche questi ormai sempre meno a buon mercato.
Lei
Professore come pure il sindacalista Landini, lasciate per un istante
da parte la prudenza e la saggezza, abbandonate i toni vaghi, dateci
un bel programmino, almeno come esperimento socio-politico, e noi
masse ignoranti, forse vi seguiremo.
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