sabato 5 ottobre 2013

Così non va Rodotà 2

Mi scusi se insisto Prof. Rodotà, ma credo che occorra darsi una mossa e dare una messa a punto ai paradigmi. Così non va, glielo detto e glielo ripeto. Così non va. Ho letto il suo intervento dal titolo “ l'agenda politica che serve al paese”. Se l'astrazione fosse un programma politico e i discorsi generici una panacea, saremmo a cavallo. Ma così non è. Se è vero come è vero che la situazione è grave, e che viviamo in seno ad un corpo sociale martoriato e malfermo sulle gambe, tale da farci presagire l'imminente tragedia, occorre qualcosa di più che dichiarazioni di intenti così pregevoli e allo stesso tempo di così poca sostanza. 
Tempo fa scrissi della politica italiana come fonte di “learned helplessness”, cioè di un sentimento che annulla ogni aspettativa positiva dell'azione, condannata ad un'inevitabile fallimento qualunque siano le intenzioni o la perizia, con il risultato di una profonda e insanabile depressione. Ecco la situazione italiana è questa, e a nulla vale esorcizzare il male con parole come gattopardismo. Lei però con le sue parole non mi è di alcun conforto e mi da l'idea di non volere uscire dalle paludi di un politicismo d'antan, giustificandosi con l'alibi della prudenza e della ponderazione. Cambiare registro. Oggi più che mai il decisionismo e il parlare chiaro sono la chiave della strategia. Dica semplicemente: faccio parte di una classe intellettuale che vuol prendersi la briga di cambiare l'Italia per cambiare l'Europa e faccio a tutti questa proposta per un governo del paese, ecc. ecc.

Occorre- metaforicamente parlando- una chiamata alle armi, la formazione di un esercito compatto, ramificato sul territorio, con sue casematte e suoi sottufficiali, che si arruolino non per avidità, ma per l'ideale. Mi creda non voglio qui rispolverare un elitismo d'accatto ed eleggere lei quale “Custode della Costituzione”, ma da che mondo e mondo le masse hanno bisogno di chi gli mostri la via, perché altrimenti non possono fare altro che girarsi attorno e accontentarsi della mera sopravvivenza, limitandosi tuttalpiù ad inseguire sogni, anche questi ormai sempre meno a buon mercato.

Lei Professore come pure il sindacalista Landini, lasciate per un istante da parte la prudenza e la saggezza, abbandonate i toni vaghi, dateci un bel programmino, almeno come esperimento socio-politico, e noi masse ignoranti, forse vi seguiremo.


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