mercoledì 16 ottobre 2013

«Questo capitalismo è in guerra e il debito è la sua arma»


Questa economia è fondata sul debito che diventa una leva nello scontro tra modello Usa e modello renano. Parla Alessandro Somma di Insolvenzfest.


di Checchino Antonini da popooffglobalist

«Questo capitalismo è in guerra e il debito è la sua arma». Seconda edizione, stavolta a Ferrara, di "InsolvenzFest - Confronti pubblici interdisciplinari sull'insolvenza". Ancora una rivelazione del diritto dell'insolvenza, da condurre fuori dai suoi confini. Questa la sfida culturale riproposta dall'OCI, l'Osservatorio sulla crisi d'impresa, che attraverso una serie di dialoghi tra giuristi, docenti universitari di economia aziendale, filosofia e diritto comparato, giornalisti ed esperti in altre discipline, propone un incontro trasversale tra mondi - l'impresa, l'etica pubblica, il mercato del lavoro, il credito e la giurisdizione, l'associazionismo consumeristico - che raramente si confrontano, se non per controversie su casi singoli. Un festival in cui i temi dell'insolvenza vengono liberati dal loro tecnicismo ed offerti alla curiosità culturale di tutti, con una particolare apertura verso i giovani e gli studenti delle università.

Tra i Relatori di IF 2013 ci saranno Marco Revelli, il magistrato antimafia Raffaele Cantone, Marco Bersani di Attac, il giornalista Luca Martinelli, Andrea Fumagalli, economista.

Il Coordinamento scientifico del festival è a cura di Massimo Ferro ed Alessandro Somma. Il primo è magistrato, il secondo è professore ordinario di diritto privato comparato a Ferrara, autore - tra l'altro - di "Economia di razza. Dal fascismo alla cittadinanza europea" (2009).

«Insolvenzfest - spiega proprio Somma a Liberazione - serve a comprendere il ruolo del debito nella nostra società, come impatta sulla vita di cittadini e lavoratori. Parleremo di debito pubblico e debito privato. Il debito è centrale per capire le trasformazioni di oggi perché la nostra è un'economia fondata sul debito».

Il ragionamento del docente parte dall'esame dell'«unica fase in cui il capitalismo ha prodotto livelli accettabili di esistenza. E' stato nel secondo dopoguerra quando s'è affermato il modello del fordismo: consumo e produzione di massa». Tutto ciò, in Europa, è stato possibile grazie allo stato sociale che consentiva di liberare reddito per il consumo e, negli Usa, dal credito al consumo anche per i beni primari. «Negli Usa oggi il debito contratto dagli studenti per pagarsi le università ammonta a 700 miliardi di euro, pensa che l'intero debito pubblico italiano è di 2000 miliardi di euro. Questo per dire come una società ha prodotto benessere solo perché c'era credito al consumo oppure un welfare più o meno adeguato. Dunque questa non è una crisi momentanea ma è l'affermazione di un sistema fondato sul debito e questo diventa sempre più grande, gli Usa sono il primo debitore al mondo». L'ipotesi, appunto, è che il debito sia lo strumento di una «guerra tra modelli di capitalismo», spiega ancora Somma che, a If2013, presenterà "Oltre il pubblico e il privato", il libro di Maria Rosaria Marella, docente a Perugia, e dialgherà con Geminello Preterossi, filosofo del diritto, su "Chi è il debitore?". La guerra di cui parla Somma è quella del capitalismo Usa al modello europeo, renano, il debito è lo strumento per questa guerra.

«Non a caso Jp Morgan ha individuato con precisione nelle costituzioni prodotte dalla reazione al fascismo (in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo) un ostacolo per il liberismo. Non solo c'è la democrazia politica, in quelle costituzioni, ma ci sono elementi di democrazia economica. Lo Stato regola sempre il mercato. La differenza è se lo fa per garantire la concorrenza, le guerre per procurare fonti energetiche sono interventi dello Stato, o per bilanciare gli effetti della concorrenza, della disuguaglianza, per combattere con la forza pubblica la debolezza sociale. Anche la miriade di Authority (il mercato senza regole crea un monopolio) sono un intervento dello Stato ma senza emancipare le persone, senza rimuovere le differenze sociali».

Ecco che si sta affermando in Europa il modello americano che deve semplicemente alimentare la concorrenza, «il fascismo è nato da un cocktail di questo tipo, doveva servire a "riformare" il capitalismo senza il vincolo delle libertà politica, del conflitto sociale - avverte Somma - e anche ora si sta sospendendo la democrazia, si impone agli ordinamenti di superare il compromesso keynesiano e questo avviene disprezzando i parlamenti, imponendo il pareggio di bilancio e il rientro dal debito. Da questo punto di vista siamo tutti molto fuori, direi irrecuperabili. L'Italia è 130% per quanto riguarda il rapporto debito/Pil. Ma, come nella logica dell'usura, il creditore non ha interesse a recuperare il credito ma a controllare il debitore mantenendolo indebitato sempre secondo il medesimo schema: prestito in cambio di tagli a salari e diritti e servizi, dismissioni del patrimonio pubblico e liberalizzazioni, sempre cercando di legare salario alla produttività (creare così l'operaio cooperativo non più conflittuale).

E' una trasformazione violenta: i lavoratori non rivendicano più diritti, i cittadini non reclamano più servizi, ecco cosa succede con la leva del debito pubblico». Racconta ancora il docente come anche la Germania sia investita da questo processo: lì la Conferenza contro la povertà (i sindacati, l'associazionismo e le chiese) denuncia da tempo redditi di cittadinanza così bassi da non riuscire a garantire la cittadinanza. «Diciamo che esiste una versione esteticamente più forte in Grecia di questo modello e altre varianti negli altri paesi ma sempre su indicazioni della Troika. L'ultimo suo documento contiene le condizioni per interrompere la procedura di infrazione: la ricetta è quella applicata in Grecia e Portogallo, tagli servizi, dimagrimento della pubblica amministrazione e maggiori entrate da ottenere con le dismissioni nei prossimi vent'anni per un gettito di un miliardo di euro l'anno. In Italia la Cassa depositi e prestiti compra, con soldi pubblici, tutto quello che il mercato non riesce ad assorbire».

Perché i soldi non è vero che non ci sono e sarebbero sufficienti per invertire la rotta ed impostare un nuovo modello sociale, basato sulla riappropriazione sociale dei beni comuni e sulla riconversione ecologica dell'economia. Dodici milioni di persone, infatti, affidano i propri risparmi a Poste Italiane, attraverso i libretti di risparmio postale e i buoni fruttiferi postali. La massa di questi risparmi viene raccolta dalla Cassa Depositi e Prestiti, che, dalla sua nascita nel 1860 e fino al 2003, li utilizzava per permettere agli enti locali territoriali di poter fare investimenti con mutui a tasso agevolato. Nel 2003, la Cdp è stata tramutata in società per azioni e nel suo capitale societario sono entrate (30%) le fondazioni bancarie. Da allora, la Cdp si è progressivamente trasformata in una merchant bank che continua a finanziare gli enti locali ma a tassi di mercato e che investe in diversi fondi con finalità di profitto. La massa di denaro mossa annualmente dalla Cassa Deposti e Prestiti è enorme: circa 250 miliardi di euro, con una liquidità disponibile di quasi 130 miliardi di euro. Soldi con cui si potrebbe immaginare un futuro socialmente diverso, ma l'unica attuale finalizzazione è la produzione di profitti.

Anche di questo si parlerà (specie nel dialogo con Marco Bersani) a Insolvenzfest, un evento attento a ogni aspetto della questione debito: lavoro, crisi di impresa, criminalità economica, qualità del ceto manageriale. Perché il liberismo sta stravolgendo la politica, il diritto e la società: «in una situazione in cui molti hanno debiti, chi ha i soldi? - si chiede infine Somma - la criminalità organizzata (agevolata dal ritiro dello stato), ecco ad esempio una delle conseguenze del credit crunch». Appuntamento a Ferrara, il 25 e 26 ottobre. 


Fonte: Liberazione 

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