Molti
sono preoccupati per i “ricatti” del premier inglese Cameron verso la
gang-troika di Bruxelles e l’eventuale sfaldamento definitivo dell’Unione, se
la Gran Bretagna dovesse uscirne, (Brexit), vista già la drammatica situazione
dell’euro e di Schengen con il cavallo di Troia dell'immigrazione selvaggia.
I
conservatori inglesi, avendo accettato (anzi proposto prima che lo facessero
altri) il referendum se rimanere o meno nell’Unione, a causa del malumore
popolare, devono adesso scegliere. Sono cominciate le grandi manovre mediatiche
per poter dire sì, facendo finta di aver ottenuto grandi vantaggi dalla
contrattazione con i commissari UE.
Diventa
in gran parte un esercizio per mantenere le apparenze, visto che la maggior
parte dei termini concordati fanno poca differenza sostanziale dalle condizioni
pregresse di adesione del Regno Unito. Ma per Cameron, l'accordo rappresenta
una vittoria per la Gran Bretagna, facendolo passare, fra l’altro, come riforma
dell'Unione europea. Quindi ora è pronto a difendere il mantenimento della Gran
Bretagna nell'Unione europea nel prossimo referendum. Qualcuno poteva pensare
che la gestione economica mondiale delle destre avrebbe permesso a uno di loro
di sganciarsi veramente dalla presa oligarchica massonica e statunitense?
L'opposizione
ridicolizza il tutto. Secondo gli euroscettici, anche nel partito conservatore,
certificano che l'accordo raggiunto con l'Unione europea non vale la carta su
cui è scritto. A meno che vi siano i soliti oligarchici accordi segreti. Gli
euroscettici promettono di intensificare la loro opposizione contro l'adesione
britannica all'UE.
L’unico
accordo vero, come sempre, è sulle spalle dei lavoratori e del welfare,
costante ideologica ormai più che decennale. In realtà sul tema degli
immigrati; tema preminente della paura popolare pilotata e delle destre
europee.
Cameron
ha voluto ridurre la migrazione verso la Gran Bretagna dal resto dell'UE,
lasciando i lavoratori UE-migranti nel Regno Unito ad aspettare quattro anni
prima di poter godere dei benefici sociali. Intanto, prima dovrà trovare una
maggioranza qualificata in sede europea per imporre una tale restrizione, né
potrebbe imporla unilateralmente. Se ognuno cominciasse a fare così dove altro
andremmo a finire! Più stupidamente, una tale restrizione non farà nulla per
fermare l'immigrazione nel Regno Unito, per l’Europa, soprattutto polacca e
rumena.
Ma possibile
che l'UE preferisca minare uno dei suoi
pilastri fondamentali: la libera circolazione e sfruttamento dei lavoratori?
Non sanno che la Corte di giustizia
europea deciderà sicuramente di vietare questa discriminazione
arbitraria nei confronti degli stranieri comunitari riguardo l'accesso al
welfare? Allora è fumo attendista negli occhi. La vittoria di Pirro. Alla prossima
Renzi bullistica maniera.
I
lavoratori UE sono attratti verso il Regno Unito non a causa delle prestazioni
sociali, ma a causa delle molte opportunità di lavoro che il Regno Unito offre,
come in altri paesi fuori dalla €urozona. Sono persone che vanno a lavorare e
non a beneficiare della generosità britannica. Anche perché questa, pur
importante, è sempre più ridotta, dal socialista Blair in poi. La Thacher
faceva solo il suo mestiere indicando la strada maestra della guerra ai poveri
e ai lavoratori.
Cameron
ha raggiunto l’accordo che il Regno Unito non parteciperà ai prossimi programmi
di "unificazione europea", cioè quello che aveva già raggiunto come
diritto di non essere trascinato in ulteriori allargamenti dell’Unione. Non ha veramente
mai partecipato. Ormai, a parte inglobare la Russia non è che ci sia rimasto
molto. E poi le mani in pasta ce l’hanno sempre con la Nato, che gestisce
sempre più la politica estera dell'Europa. Non è un membro della zona euro. Non
partecipa a Schengen e mantiene il pieno controllo sui propri confini. Era comunque
già stato accettato da tutti che il Regno Unito non avrebbe partecipato a
programmi futuri di unificazione. Era solo un pallino dei continentali tedesco
centrici, che loro hanno guardato sempre con diffidenza. Il “riarmo” economico
e di potenza della Germania, per ovvie ragioni storiche, non è mai piaciuto
agli inglesi. Nemmeno una Europa a doppia velocità, una forte con tentativo
federativo più stretto e una come va,va, serva dell’altra, come la Grecia di
Syriza. Questa "vittoria" di Cameron è priva di significato pratico. Rimaneva
solo da chiedere che la Gran Bretagna potesse mantenere il suo diritto a
parlare inglese.
Cameron
ha voluto imporre la sovranità del Parlamento britannico dandogli il diritto di
veto sulle leggi future che verranno decise dall'UE. Bluff. Accordo che può
passare solo se lo vota il 55% dei parlamentari europei. Tra l’altro la
legislazione europea è decisa dal Consiglio europeo. La GB è minoranza nel
Consiglio. Dunque? Tutti contenti?
Cameron
ha voluto assicurarsi che il contribuente britannico non sarà costretto a
contribuire in future operazioni di salvataggio finanziario nella zona euro. Ma
anche qui il Regno Unito aveva già acquisito questo diritto. Non è nella zona
euro, anche se le loro banche, tramite FMI, continuano a percepire lauti interessi
sui debiti dei paesi in difficoltà della zona euro. E poi hanno la loro moneta
e la loro crescita.
Infine,
Cameron ha chiesto che l'Unione europea diventi più competitiva riducendo la
quantità di regolamenti. Spera di svicolare. Non sarà possibile, volenti o nolenti,
azzeccati o sbagliati, vi sono troppe cose da regolamentare in comune, dalla
sicurezza alla sanità, al cibo e a tutto il resto. Quindi ve ne saranno sempre
di più.
In
sostanza, ritengo che l'accordo raggiunto da Cameron con l'Unione europea è il
solito ed ipocrita esercizio di "mantenere le apparenze", affinché
tutto cambi e niente cambi.
E’
evidente che l’altarino una volta scoperto non fa altro che dare fiato a quelli
che vogliono uscire dall’Unione. La Gran Bretagna ne ha comunque una migliore di
Unione, che si chiama Commonwealth, ed è ben estesa su tutto il mondo e della
quale è capofila, culturale ed economica, come la Germania per l’Europa, e
un’altra unione molto stretta, privilegiata e di sangue (e di guerre) con gli
Stati Uniti.
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