domenica 7 febbraio 2016

Brexit e teatrino Cameron.

di Tonino D’Orazio

Molti sono preoccupati per i “ricatti” del premier inglese Cameron verso la gang-troika di Bruxelles e l’eventuale sfaldamento definitivo dell’Unione, se la Gran Bretagna dovesse uscirne, (Brexit), vista già la drammatica situazione dell’euro e di Schengen con il cavallo di Troia dell'immigrazione selvaggia.
I conservatori inglesi, avendo accettato (anzi proposto prima che lo facessero altri) il referendum se rimanere o meno nell’Unione, a causa del malumore popolare, devono adesso scegliere. Sono cominciate le grandi manovre mediatiche per poter dire sì, facendo finta di aver ottenuto grandi vantaggi dalla contrattazione con i commissari UE. 
Diventa in gran parte un esercizio per mantenere le apparenze, visto che la maggior parte dei termini concordati fanno poca differenza sostanziale dalle condizioni pregresse di adesione del Regno Unito. Ma per Cameron, l'accordo rappresenta una vittoria per la Gran Bretagna, facendolo passare, fra l’altro, come riforma dell'Unione europea. Quindi ora è pronto a difendere il mantenimento della Gran Bretagna nell'Unione europea nel prossimo referendum. Qualcuno poteva pensare che la gestione economica mondiale delle destre avrebbe permesso a uno di loro di sganciarsi veramente dalla presa oligarchica massonica e statunitense?
L'opposizione ridicolizza il tutto. Secondo gli euroscettici, anche nel partito conservatore, certificano che l'accordo raggiunto con l'Unione europea non vale la carta su cui è scritto. A meno che vi siano i soliti oligarchici accordi segreti. Gli euroscettici promettono di intensificare la loro opposizione contro l'adesione britannica all'UE.
L’unico accordo vero, come sempre, è sulle spalle dei lavoratori e del welfare, costante ideologica ormai più che decennale. In realtà sul tema degli immigrati; tema preminente della paura popolare pilotata e delle destre europee.
Cameron ha voluto ridurre la migrazione verso la Gran Bretagna dal resto dell'UE, lasciando i lavoratori UE-migranti nel Regno Unito ad aspettare quattro anni prima di poter godere dei benefici sociali. Intanto, prima dovrà trovare una maggioranza qualificata in sede europea per imporre una tale restrizione, né potrebbe imporla unilateralmente. Se ognuno cominciasse a fare così dove altro andremmo a finire! Più stupidamente, una tale restrizione non farà nulla per fermare l'immigrazione nel Regno Unito, per l’Europa, soprattutto polacca e rumena.
Ma possibile che l'UE preferisca minare uno dei suoi pilastri fondamentali: la libera circolazione e sfruttamento dei lavoratori? Non sanno che la Corte di giustizia europea deciderà sicuramente di vietare questa discriminazione arbitraria nei confronti degli stranieri comunitari riguardo l'accesso al welfare? Allora è fumo attendista negli occhi. La vittoria di Pirro. Alla prossima Renzi bullistica maniera.
I lavoratori UE sono attratti verso il Regno Unito non a causa delle prestazioni sociali, ma a causa delle molte opportunità di lavoro che il Regno Unito offre, come in altri paesi fuori dalla €urozona. Sono persone che vanno a lavorare e non a beneficiare della generosità britannica. Anche perché questa, pur importante, è sempre più ridotta, dal socialista Blair in poi. La Thacher faceva solo il suo mestiere indicando la strada maestra della guerra ai poveri e ai lavoratori.
Cameron ha raggiunto l’accordo che il Regno Unito non parteciperà ai prossimi programmi di "unificazione europea", cioè quello che aveva già raggiunto come diritto di non essere trascinato in ulteriori allargamenti dell’Unione. Non ha veramente mai partecipato. Ormai, a parte inglobare la Russia non è che ci sia rimasto molto. E poi le mani in pasta ce l’hanno sempre con la Nato, che gestisce sempre più la politica estera dell'Europa. Non è un membro della zona euro. Non partecipa a Schengen e mantiene il pieno controllo sui propri confini. Era comunque già stato accettato da tutti che il Regno Unito non avrebbe partecipato a programmi futuri di unificazione. Era solo un pallino dei continentali tedesco centrici, che loro hanno guardato sempre con diffidenza. Il “riarmo” economico e di potenza della Germania, per ovvie ragioni storiche, non è mai piaciuto agli inglesi. Nemmeno una Europa a doppia velocità, una forte con tentativo federativo più stretto e una come va,va, serva dell’altra, come la Grecia di Syriza. Questa "vittoria" di Cameron è priva di significato pratico. Rimaneva solo da chiedere che la Gran Bretagna potesse mantenere il suo diritto a parlare inglese.
Cameron ha voluto imporre la sovranità del Parlamento britannico dandogli il diritto di veto sulle leggi future che verranno decise dall'UE. Bluff. Accordo che può passare solo se lo vota il 55% dei parlamentari europei. Tra l’altro la legislazione europea è decisa dal Consiglio europeo. La GB è minoranza nel Consiglio. Dunque? Tutti contenti?
Cameron ha voluto assicurarsi che il contribuente britannico non sarà costretto a contribuire in future operazioni di salvataggio finanziario nella zona euro. Ma anche qui il Regno Unito aveva già acquisito questo diritto. Non è nella zona euro, anche se le loro banche, tramite FMI, continuano a percepire lauti interessi sui debiti dei paesi in difficoltà della zona euro. E poi hanno la loro moneta e la loro crescita.
Infine, Cameron ha chiesto che l'Unione europea diventi più competitiva riducendo la quantità di regolamenti. Spera di svicolare. Non sarà possibile, volenti o nolenti, azzeccati o sbagliati, vi sono troppe cose da regolamentare in comune, dalla sicurezza alla sanità, al cibo e a tutto il resto. Quindi ve ne saranno sempre di più.
In sostanza, ritengo che l'accordo raggiunto da Cameron con l'Unione europea è il solito ed ipocrita esercizio di "mantenere le apparenze", affinché tutto cambi e niente cambi.
E’ evidente che l’altarino una volta scoperto non fa altro che dare fiato a quelli che vogliono uscire dall’Unione. La Gran Bretagna ne ha comunque una migliore di Unione, che si chiama Commonwealth, ed è ben estesa su tutto il mondo e della quale è capofila, culturale ed economica, come la Germania per l’Europa, e un’altra unione molto stretta, privilegiata e di sangue (e di guerre) con gli Stati Uniti.  

  

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