domenica 5 giugno 2016

Linux o barbarie!

da Ubu Re
 

"Care compagne e cari compagni",  venticinque anni fa nasceva Gnu/Linux (auguri!), un “adorabile”,  efficiente e stabile sistema operativo “libero”, che io utilizzo con grande soddisfazione, su una vecchia, obsoleta ma gloriosa macchina. Una macchina che ad un certo punto, quattro anni fa, decise autonomamente e contro la mia ferma volontà di disfarsi di Windows 7. Ero a letto per un malanno di stagione e dopo inutili, reiterati quanto disperati tentativi di resuscitare la creatura di Bill Gates, ho provato, in un gesto di forsennata visionarietà, forse causata dai cattivi farmaci, ad installare Ubuntu "Precise Pangoline": e magicamente ha funzionato! Ancora oggi, guarito, osservo con stupore  questa macchina che continua egregiamente e un po' rumorosamente a lavorare  (è quella con cui sto scrivendo).

 Linux d'altronde si comporta bene: fa “quasi sempre” ciò che gli viene detto di fare, anche se, naturalmente, ha il carattere  deciso che ci si aspetta e che  in alcune circostanze può sfociare in una parziale scontrosità. Ma in genere, alla fin fine, oltre che affidabile, Linux sa essere anche più che affabile: frugale!... e quando serve, luminosamente ed eminentemente sontuoso. 

Lo ammetto, a volte, per curiosità, cambio “distribuzione”. Ho provato Ubuntu (primo amore), Debian (dura, pura e solida), Fedora (una scappatella), Linux Mint "Rebecca"  (bella e impossibile) e infine Linux Mint "Rosa" con Kde (psichedelica!). Scusate, ma il gergo mi incanta. Tutte gratis, apprezzabili  e facilmente reperibili. Tutte estremamente personalizzabili. Varietà è ricchezza! 
Ma sotto il cofano, come si dice, il “motore” e sempre lo stesso (ma continuamente aggiornato): il kernel Linux, leggero, granitico, capace di riconosce al volo la stragrande maggioranza dell' hardware in circolazione e di subire i peggiori maltrattamenti senza fare una piega. Com'è evidente non sono un genio dell’informatica, anzi! Ma grazie a Gnu/Linux, che adoro, curiosità, lavoro, divertimento, sicurezza, flessibilità sono a portata del mio vecchio PC.
E poi infine… "un tuffo dove l'acqua è più blu": è bello essere  dentro questa “storia di liberazione”  di cui fanno parte Richard Stallman (un genio, creatore di GNU e ideatore della licenza GPL), Linux Torvalds (un simpatico, talentuoso e provvidenziale “ragazzo” finlandese che ha creato il Kernel linux), Ian Murdock (il visionario idealista creatore di Debian)… e tanti altri, protagonisti di un viaggio dentro  nuovi spazi di libertà. Una storia che continua, nonostante tutto, nonostante troppe delusioni e disillusioni. Nonostante la scomparsa, a quanto pare, "care compagne e cari compagni",  di qualsiasi "soggetto" o classe rivoluzionaria, o quantomeno riformatrice o anche solo disperatamente pensatrice... In fondo, grazie a GNU/Linux, questo è ancora uno dei rari ambiti dove  si possa esercitare una piccola scelta, a dispetto delle più o meno grandi piattaforme che dragano profitto nella rete, scelta che può anche essere, sta a noi, etica, estetica, politica o dolente o solo semplicemente "desiderante"... esercizio che iniziò, pensate un po’,  fra gli hacker geni o genialoidi, barbuti o meno, ma certamente "picchiatelli" dell’ Università della California. Tanti anni fa  a  Berkeley




Linux Mint 17.3 "Rosa" - KDE

da
Daniele Giacomini


Software libero

Il software libero è software che fornisce il permesso per chiunque di utilizzarlo, copiarlo e distribuirlo, in forma originale, o anche dopo averlo modificato, sia gratuitamente, sia a pagamento. Il software libero può essere tale solo se viene messo a disposizione assieme al codice sorgente, per cui, a questo proposito, qualcuno ha detto: «se non è sorgente, non è software» (if it’s not source, it’s not software). È importante sottolineare che la «libertà» del software libero non sta tanto nel prezzo, che eventualmente può anche essere richiesto per il servizio di chi ne distribuisce le copie, ma nella possibilità di usarlo senza vincoli, di copiarlo come e quanto si vuole, di poterne distribuire le copie, di poterlo modificare e di poterne distribuire anche le copie modificate.

In alcuni ambienti si preferisce utilizzare la definizione «Open Source » per fare riferimento al software libero nei termini che sono stati descritti, per evitare ambiguità nella lingua inglese. Sotto questo aspetto, nella lingua italiana, come in molte altre lingue, è più appropriato l’uso della definizione «software libero». Si distinguono quattro punti fondamentali, necessari perché il software possa essere considerato «libero»:

libertà 0
la libertà di eseguire il programma per qualunque scopo

libertà 1
la libertà di studiare come funziona il programma e di adattarlo alle proprie esigenze (in tal caso, deve essere disponibile il sorgente)

libertà 2
la libertà di ridistribuire copie del programma
 
libertà 3
la libertà di migliorare il programma e di distribuire tali miglioramenti (anche per questo è necessario disporre dei sorgenti).




Il software che non può essere commercializzato, pur soddisfacendo i punti elencati qui, viene considerato «software semi-libero», come viene chiarito in seguito. Vale la pena di elencare alcune definizioni riferite al software libero.

• software di dominio pubblico
Il software di dominio pubblico è software senza copyright. Di per sé, questo tipo di software è libero, solo che, mancando chi può difenderlo, qualcuno può riuscire ad accamparvi dei diritti; pertanto, alcune copie, o varianti di questo software possono non essere più libere.

• software protetto da copyleft
La parola copyleft («permesso d’autore»), a cui a volte si associa il simbolo , è un’invenzione e vuole rappresentare il copyright di chi, mentre difende il proprio diritto di autore, vuole difendere la libertà della sua opera, imponendo che questa e le sue derivazioni restino libere. In pratica, una licenza appartenente alla categoria «copyleft» impedisce che chi ridistribuisce il software (originale o modificato che sia) possa aggiungere delle restrizioni ulteriori. Il classico esempio di licenza di questo tipo è la licenza pubblica

• software libero non protetto da copyleft
Il software libero non è necessariamente di tipo copyleft e ciò accade quando la licenza non vieta espressamente l’aggiunta di restrizioni da parte di chi lo ridistribuisce. Quando si utilizza software di questo tipo, non è possibile generalizzare: occorre accertarsi dei termini del contratto che riguarda la copia particolare della quale si è venuti in possesso.

• software GPL
La licenza GNU-GPL è l’esempio più importante di licenza che protegge il software libero con il copyleft. Quando si parla di «software GPL» si intende fare riferimento a software protetto con la licenza pubblica GNU-GPL.






Origini del software libero

Il «software libero» è un concetto semplice e intuitivo, ma il percorso attraverso cui si conquista una libertà è sempre difficile. Se oggi questo tipo di software rappresenta concretamente una scelta possibile, lo si deve all’azione di persone che con impegno hanno agito, legalmente, verso il raggiungimento di questo obiettivo. Confondere invece la facoltà tecnica di copiare ciò che si vuole, soprattutto ciò che la legge vieta, non è libertà, ma dipendenza dallo stesso sistema che si crede di combattere.







BSD

Negli anni 1970, i primi utenti di UNIX sono state le università, a cui in particolare questo sistema operativo è stato fornito a costo contenuto, con i sorgenti, ma senza alcun tipo di assistenza, né alcuna garanzia. Proprio questa assenza di sostegno da parte della casa che lo aveva sviluppato originariamente, ha stimolato la cooperazione tra gli utenti competenti, in pratica tra le università. Il maggior fermento intorno a UNIX si è concentrato presso l’università della California a Berkeley, dove a partire dal 1978 si è cominciato a distribuire una variante di questo sistema operativo, con il nome BSD, ovvero Berkeley software distribution.

Per questo software è nata una licenza d’uso che rimane il progenitore della filosofia del software libero: la licenza BSD. Per molto tempo, la variante BSD di UNIX è rimasta relegata all’ambito universitario o a quello delle aziende che avevano acquistato i diritti per utilizzare il codice sorgente dello UNIX originale. Ciò fino a quando si è sentita l’esigenza di ripulire lo Unix BSD dal codice proprietario. Il risultato iniziale è stato 386BSD, pubblicato nel 1992 con la versione 0.1. 
Tuttavia, questa edizione libera dello Unix BSD non ha avuto vita facile, dal momento che da quel punto sono iniziate delle contese giudiziarie sulla proprietà di alcune porzioni di codice ritenute libere (a torto o a ragione che fosse). Dai problemi di 386BSD che hanno causato la sua eliminazione dalla distribuzione pubblica, si sono sviluppati altri progetti indipendenti per ottenere, finalmente, un sistema BSD libero. Il primo di questi è stato nominato NetBSD, al quale si è aggiunto subito dopo FreeBSD e più tardi anche OpenBSD.

Tuttavia, i problemi legali non sono terminati con 386BSD: la variante denominata FreeBSD è stata «libera» solo all’inizio del 1995 con la versione 2.0.

Allo stato attuale, le tre varianti *BSD sono tutte riconducibili a BSD 4.4-Lite, dove le differenze più importanti riguardano le piattaforme hardware in cui possono essere installate e l’origine della distribuzione.





Debian 7 "Wheezy" - Gnome



GNU

Nel 1985, Richard Stallman fonda la FSF, Free software foundation, con lo scopo preciso di creare e diffondere la filosofia del «software libero». Libertà intesa come la possibilità data agli utenti di distribuire e modificare il software a seconda delle proprie esigenze e di poter distribuire anche le modifiche fatte. Queste idee filosofiche si sono tradotte nella redazione di un contratto di licenza d’uso, la General Public License (appendice A), studiato appositamente per proteggere il software libero in modo da non poter essere accaparrato da chi poi potrebbe impedirne la diffusione libera. Per questo motivo, oggi, il copyright di software protetto in questo modo, viene definito copyleft.

Il software libero richiede delle basi, prima di tutto il sistema operativo. In questo senso, l’intento pratico di Richard Stallman è stato quello di realizzare, con l’aiuto di volontari, un sistema operativo completo. Con questo obiettivo è nato il progetto GNU (Gnu’s not Unix), puntando inizialmente alla realizzazione di un compilatore C, quindi alla costruzione di programmi di servizio, soprattutto quelli standard di un sistema Unix tipico, lasciando per un momento successivo lo sviluppo di un kernel. Così facendo, il progetto GNU ha dato vita subito a una grande quantità di software utilizzabile sulla maggior parte delle piattaforme Unix, indirizzando implicitamente il software libero nella direzione dei sistemi di questo tipo.






Minix

Alla fine degli anni 1980, il professor Andrew S.Tanenbaum sviluppa Minix, un sistema operativo Unix per elaboratori x86-16,2 realizzato specificamente per uso didattico. Era sufficiente acquistare il libro a cui era abbinato e si otteneva un sistema completo di sorgenti. Tuttavia, Minix aveva un problema: poteva essere usato, distribuito e modificato, solo per fini didattici. I diritti di questo sistema operativo sono stati ceduti inizialmente alla casa editrice del libro con il quale questo veniva diffuso; tuttavia, nell’anno 2000, Andrew S. Tanenbaum ha ottenuto dalla casa editrice di poter distribuire il sistema Minix con una licenza simile a quella di BSD.







Linux

Linux nasce all’inizio degli anni 1990 come un progetto personale di studio delle funzionalità di multiprogrammazione dei microprocessori x86-32 da parte di Linus Torvalds, all’epoca uno studente all’università di Helsinki, in Finlandia. Inizialmente il lavoro di Linus Torvalds si basava su un sistema Minix, riscrivendo il kernel e adattando successivamente il compilatore e i programmi sviluppati dal progetto GNU. L’idea di Linus Torvalds era quella di realizzare «a better Minix than Minix», ovvero, voleva costruire qualcosa di meglio del sistema Minix.

Dopo molto lavoro, Linus Torvalds arriva a un sistema minimo e soprattutto autonomo da Minix. Il 5 ottobre 1991 invia il messaggio seguente al gruppo di discussione comp.os.minix.


Do you pine for the nice days of Minix-1.1, when men were men and wrote their own device drivers? Are you without a nice project and just dying to cut your teeth on a OS you can try to modify for your needs? Are you finding it frustrating when everything works on Minix? No more all-nighters to get a nifty program working? Then this post might be just for you. As I mentioned a month ago, I’m working on a free version of a Minixlookalike for AT-386 computers. It has finally reached the stage where it’s even usable (though may not be depending on what you want), and Iam willing to put out the sources for wider distribution. It is just version 0.02...but I’ve successfully run bash, gcc, gnu-make, gnu-sed, compress, etc. under it.   


Linux ha coinvolto in breve tempo un numero molto grande di persone, unite dal fatto che si trattava di un progetto libero da qualunque restrizione legale al suo utilizzo, alla sua diffusione, alla possibilità di modificarlo ecc. In pratica, la fortuna di Linux rispetto a Minix, è stata quella di avere scelto subito la licenza GNU-GPL (appendice A), quella che ancora oggi rappresenta la difesa ideale per il software che viene scritto perché sia a disposizione di tutti. Tuttavia, per il successo del kernel Linux è stato determinante il lavoro parallelo del progetto GNU, il quale ha dato al primo tutto quello che serve per un sistema operativo completo: GNU/Linux appunto.





Debian

Nel 1993 Ian Murdock fonda il progetto Debian, con lo scopo di realizzare una distribuzione GNU/Linux libera e accurata. Successivamente, Bruce Perens stila la bozza di ciò che attualmente costituisce le «linee guida», per stabilire cosa sia da intendere «software libero» e cosa invece non rientri in questa categoria, ai fini della distribuzione stessa. Tali linee guida sono note con la sigla DFSG; successivamente, queste hanno dato origine alla definizione di Open Source.

Il progetto Debian ha curato distribuzioni GNU/Linux per le architetture più comuni e anche istribuzioni con combinazioni differenti di kernel e software applicativo.





Open Source

Sulla scia delle linee guida del progetto Debian, nel 1998 nasce la definizione Open Source, a identificare i principi secondo cui il software può essere ritenuto «libero», stilando e aggiornando un elenco delle licenze certificate (http://www.opensource.org ). Dopo la definizione Open Source è apparso l’uso dell’acronimo OSS, per open source software, a cui si sono affiancati anche FOSS, per free open source software, e FLOSS, per free-liberal open source software, ma sostanzialmente equivalenti.






Creative Commons

Nel 2001 viene fondato Creative Commons (http://creativecommons.org ) con lo scopo di trasferire alcuni principi del software libero a opere artistiche di tipo differente. Il lavoro importante di Creative Commons sta nello studio delle problematiche legali che riguardano le opere artistiche in generale, classificando diversi tipi di esigenze da parte degli autori, le quali si traducono in pratica in diversi tipi di licenza, ognuna con un diverso grado di «libertà».





Richard M. Stallman "Software Libero Pensiero Libero" - vol. 1  - vol.2

Linus Torvalds "Rivoluzionario per Caso"


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